Riapre la Rocca di Bergamo dopo un anno di lavori
Riaperti questa mattina la Rocca di Bergamo e il Museo storico sezione Ottocento Mauro Gelfi. È un primo passo verso la valorizzazione completa della #Rocca: in arrivo (nel piano opere pubbliche 2018) anche il restauro della cosiddetta #CasaDellaMarchesa. #ComunediBergamo
Riaperti la Rocca e il museo del Risorgimento in Città Alta
Finalmente sabato 18 marzo ha riaperto la Rocca di Bergamo, la terrazza belvedere della Casa dei Bombardieri che ospita la Sezione Ottocento del Museo Storico della città.
MUSEO STORICO DELL'ETÀ VENETA | Fondazione Bergamo nella Storia
L'allestimento del Museo Storico dell'Età Veneta è luogo di sperimentazione di una nuova modalità espositiva in cui si intrecciano suggestioni spaziali storiche -- quelle del Palazzo del Podestà di Bergamo -- e un avvolgente apparato multimediale di narrazione. Il progetto si basa su due concetti principali: il viaggio e la conoscenza, intesi come processi in continuo divenire. Il percorso compiuto dal pubblico all'interno delle sale è ideato come un viaggio a tappe a scandire un graduale avvicinamento alla storia della città, alla scoperta di spazi, soggetti e attività che qui avevano luogo nel Cinquecento. L'allestimento gioca con la diffusa modalità real time di vivere e conoscere il mondo contemporaneo, trasformando una serie di fonti e di documenti storici originali in inediti medium digitali d'interazione e informazione. Distribuite in tutte le sette sale del museo, numerose immagini di cartografie, dipinti e manoscritti originali sono rielaborate e animate graficamente e quindi arricchite di commenti vocali e musicali, capaci di catturare l'attenzione anche di un pubblico non specialistico. Il percorso espositivo multisensoriale è integrato da schede di approfondimento, tablet e QRCode che consentono a ciascuno di personalizzare e rendere unico il proprio viaggio di conoscenza.
NOME
MUSEO STORICO DELL'ETÀ VENETA -
SEZIONE IL '500 INTERATTIVO
TIPOLOGIA
MUSEO MULTIMEDIALE, SENSORIALE E INTERATTIVO
LUOGO
PALAZZO DEL PODESTÀ, BERGAMO
(INAUGURATO: 28.01.2012)
COMMITTENTE
FONDAZIONE BERGAMO NELLA STORIA ONLUS
PROGETTO DI ALLESTIMENTO E PRODUZIONE MULTIMEDIALE: EXHIBITION AND MULTIMEDIA PRODUCTION DESIGN
N!03, ALESSANDRO BETTONAGLI ENTERTAINMENT
COMITATO SCIENTIFICO
ACHILLE MARZIO ROMANI (UNIVERSITÀ BOCCONI), GIUSEPPE DE LUCA (UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO), CHIARA FRUGONI (GIÀ/ FORMERLY OF UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA)
RICERCA SCIENTIFICA
MARIA MENCARONI ZOPPETTI (ATENEO DI SCIENZE, LETTERE E ARTI DI BERGAMO), LAURA BRUNI COLOMBI, ROBERTA FRIGENI, NAZZARINA INVERNIZZI ACERBIS, MONICA RESMINI
MATERIALI
STORIE, IMMAGINI, SUONI. SCHEDE DI APPROFONDIMENTO, TABLET, QRCODE. LE TESTIMONIANZE DEL PASSATO -- DIPINTI, MANOSCRITTI, MAPPE E DOCUMENTI -- DIVENTANO NARRAZIONE SENSORIALE E MULTIMEDIALE.
DIMENSIONI
SETTE SALE DEL PALAZZO DEL PODESTÀ.
SEVEN ROOMS IN THE PALAZZO DEL PODESTÀ
ALLESTIMENTO SCENOGRAFICO
INNBILT
adidesignindex.com/2013_e02163
Ardesio la tecnologia impiegata dal museo Meta Antenna 2 TV 08102014
Ardesio: l'impiego della nuova tecnologia NFC al museo Meta.
ArtsLife - Francesco Guardi a Venezia
Museo Correr. Dal 29 settembre 2012 al 6 gennaio 2013
Nel terzo centenario della nascita di Francesco Guardi, l'ultimo grande vedutista settecentesco, la mostra monografica promossa dalla Fondazione dei Musei Civici di Venezia ha come finalità la messa in luce della sua complessa produzione artistica, dalle meno note opere giovanili di figura, fino alle 'scene d'interno' nel gusto di Pietro Longhi, per concludersi con le splendide vedute di Venezia e i fantastici capricci, risalenti agli anni della maturità e della vecchiaia.
L'esposizione al Museo Correr testimonia con una ricchezza di prestiti mai prima d'ora giunti a Venezia, le diverse fasi in cui si articola tutta l'attività di Francesco Guardi.
La prima parte dell'esposizione è incentrata sulla produzione di opere di figura, in particolare quelle scene di vita contemporanea ispirate alla pittura di costume in cui allora primeggiava Pietro Longhi. Nel percorso espositivo si possono ammirare di questo suo momento due capolavori: il Ridotto e il Parlatorio delle monache di San Zaccaria ora a Ca' Rezzonico, vere e proprie immagini simbolo del Settecento veneziano.
Le prime vedute, capricci e paesaggi di fantasia, costituiscono la seconda sezione dell'esposizione. Queste opere ricalcano le composizioni di Canaletto e Marieschi, mentre successivamente avanza quella pittura frizzante e stenografica che lo renderà celebre.
Francesco Guardi fu anche l'ultimo cronista delle feste e delle cerimonie della Serenissima, attività cui è dedicata una sezione specifica della mostra. Esemplare in tal senso è la tela con Il Bucintoro a San Nicolò del Lido del Musée du Louvre, il capolavoro della serie, dove, pur mantenendosi fedele al modello, Francesco crea un'immagine di grandissimo fascino e suggestione.
Una sezione ad hoc viene dedicata a capricci e vedute, seppure siano collocabili lungo tutto l'iter professionale di Francesco Guardi, così da evidenziare la sua originalità in questo campo rispetto agli altri maestri veneti. Si vedano ad esempio i Grandi Paesaggi dell'Ermitage di San Pietroburgo, dove l'elemento naturale è trasfigurato da vibranti e irreali effetti luministici, mentre veri e propri capolavori tra i capricci sono i due grandi Paesaggi fantastici del Metropolitan Museum di New York.
Dal punto di vista filologico si tratta della sezione forse più interessante della mostra, che consente di confrontare un cospicuo numero di opere mai viste assieme e quindi di verificare le proposte cronologiche fin qui avanzate dagli studi.
Il percorso espositivo si chiude con le opere dell'estrema maturità, dove lo stile personalissimo di Francesco diviene sempre più libero e allusivo. Le figure sono semplici macchie di colore, un rapido scarabocchio bianco o un punto nero tracciato con un segno tremolante. A questo momento risalgono composizioni come la Regata sul Canale della Giudecca dell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera oppure le due vedute del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
La mostra ha quindi un itinerario insieme cronologico e tematico che si sviluppa attraverso dipinti e disegni scelti per il loro particolare valore qualitativo e storico, all'interno di un corpus assai vasto ed eterogeneo che va dalle meno note opere giovanili di figura, ispirate alla pittura di costume ai dipinti sacri alle prime vedute, dai paesaggi e capricci, in cui risalta la sua originalità rispetto agli altri maestri veneti alle tele che immortalano le feste e le cerimonie della Serenissima, fino alle splendide vedute di Venezia degli anni della maturità, dove il suo stile personalissimo si fa sempre più libero e allusivo.
Il percorso della mostra presenta oltre un centinaio di opere provenienti dalle principali istituzioni italiane ed estere, tra i quali l'Accademia Carrara di Bergamo, la Gemäldegalerie di Berlino, il Museum of Fine Arts di Boston, la Fondazione Gulbenkian di Lisbona, la National Gallery di Londra, la Fondazione Thyssen-Bornemisza di Madrid, la Pinacoteca di Brera e il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l'Alte Pinakothek di Monaco, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Musée du Louvre di Parigi, l'Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery di Washington.
La mostra può contare su un comitato scientifico costituito dai maggiori studiosi internazionali della pittura veneziana del '700 e sarà corredata da un ricco catalogo illustrato, curato da Alberto Craievich e Filippo Pedrocco, edito da Skira, nel quale saranno pubblicati gli studi più aggiornati sull'artista.
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A cura di: Alberto Craievich e Filippo Pedrocco
Comitato scientifico: Giuseppe Pavanello, Charles Beddington, Catherine Whistler, Keith Cristiansen, Stephane Loire, Andrew Robison, Irina Artemieva, Lino Moretti
Direzione scientifica: Gabriella Belli
LA ROCCA CITTÁ ALTA BERGAMO GEOSAPIENS
La Rocca di Bergamo si trova nella parte alta della città sul colle di Sant'Eufemia, da cui domina, verso sud, la città bassa e la pianura circostante mentre verso nord guarda la corona delle Orobie.
La costruzione della rocca iniziò lo stesso anno della dazione di Bergamo al re di Boemia, 1331. I lavori furono condotti sotto il coordinamento di Guglielmo di Castelbarco vicario del re, furono proseguiti dai Visconti, dopo che l'effimera esperienza, circa 20 mesi, di Giovanni del Lussemburgo era sta chiusa dalle armi viscontee, e ultimati da Azzone Visconti nel 1336.
I Visconti aggiunsero delle opere di fortificazione che ne aumentarono la funzione difensiva sia contro nemici esterni sia contro quelli interni e le loro eventuali velleità di ribellione: il castello come difesa ma anche come strumento di repressione e di controllo del territorio.
Il podestà Negro Pirovano, che reggeva Bergamo in nome dei Visconti, fece apporre una targa commemorativa sui muri che erano stati fatti costruire per rinforzare il castello, 1345.
Nel 1355 Bernabò Visconti iniziò la costruzione, sul colle San Giovanni, della Cittadella chiamata Firma Fides, come indicato in un'apposita lapide.
La lapide, oltre all'iscrizione e allo stemma visconteo, aveva in altorilievo una figura umana a tre teste come allegoria della concordia che regnava tra i Visconti.
Quest'opera completò la funzione difensiva della Rocca, costruita sul colle Sant'Eufemia, racchiudendo il centro storico tra i due colli ora entrambi fortificati. Le due fortezze costituirono così un unico complesso difensivo coordinato, di cui uno, la Rocca, rappresentava, in caso di occupazione nemica, l'ultima possibilità di salvezza e di contrattacco, l'ultima ridotta.
Nel 1428 alla signoria viscontea successe la dominazione veneziana che portò a nuove opere di fortificazione.
Nella parte bassa della città fu costruita una cinta muraria, le Muraine, una vera e propria barriera fortificata che la isolava dalla pianura: il suo resto più vistoso è la torre del Galgario nella parte sud-orientale.
Le Muraine costituivano l'anello difensivo più esterno della città mentre il baluardo più importante restava il complesso fortificato di città alta, che dal 1º settembre 1561, data d’inizio dei lavori, al 1588 verrà racchiuso da un imponente circuito bastionato che avrebbe reso Bergamo una città fortezza, nelle intenzione dei progettisti imprendibile.
Al mastio della Rocca fu aggiunto il torrione circolare che ancora oggi lo caratterizza e al suo interno un edificio, la cosiddetta scuola dei Bombardieri, come caserma degli artiglieri.
La Rocca mantenne la sua funzione militare anche durante il breve periodo napoleonico, 1797-1814, e sotto la successiva dominazione austro-ungarica, dal 1814 all’8 giugno 1859, quando fu liberata da Garibaldi.
Negli anni 1927/33 il complesso, già ceduto dallo Stato al Comune di Bergamo, fu sottoposto a un attento restauro al fine di ridargli il suo aspetto originario e di utilizzarlo come luogo ideale per la celebrazione della storia risorgimentale bergamasca.
Dal 7 maggio 2004 l’edificio all’interno del mastio, già alloggio dei granatieri veneziani, ospita l’attuale Museo Storico di Bergamo, mentre il piazzale antistante è sede di manifestazioni celebrative.
La Rocca, per la sua posizione elevata, e particolarmente il torrione del mastio, da cui si gode una bellissima vista a 360 gradi sulla pianura e sulle Orobie, sono mete di un notevole flusso turistico.
Vernissage mostra L'Africa di Maurizio
Lunedì 29 maggio nella sede del Rettorato dell’Orientale a Palazzo du Mesnil, via Chiatamone 62, vernissage della mostra “L’Africa di Maurizio. Oggetti africani della collezione Valenzi”.
La collezione africana di Maurizio Valenzi per la prima volta in esposizione. Sono 14 maschere, 5 sculture e 1 poggiatesta, provenienti dall’Africa centrale e occidentale di proprietà di Maurizio Valenzi databili tra fine Ottocento e primi del Novecento. Furono comprate da Valenzi durante alcuni dei suoi viaggi in Africa o gli furono donate.
Mai esposte per la prima volta lasciano l’abitazione di Valenzi dopo essere state inventariate e studiate.
Introdurranno con i loro saluti la Rettrice dell’Orientale Elda Morlicchio, l'assessore alla cultura del Comune di Napoli Nino Daniele e Lucia Valenzi. Seguiranno interventi della storica dell’arte contemporanea Maria De Vivo, della storica dell’Africa contemporanea Cristina Ercolessi e dell’archeologo e curatore della sezione africana del museo d’Ateneo Andrea Manzo.
L’interesse artistico di Valenzi per l’Africa va certamente inserito nel quadro di una più generale attenzione degli ambienti artistici europei del XX secolo, a partire dalle avanguardie, per le espressioni artistiche africane. Benché l’interesse per l’arte africana non abbia poi avuto seguito evidente nella sua stessa produzione pittorica, la raccolta documenta il gusto e la curiosità di Valenzi artista. Ma l’Africa interessò anche il Valenzi politico. La sua particolare attenzione per la sponda sud del Mediterraneo e per l’Africa subsahariana emerge da alcuni episodi della sua attività politica e parlamentare, dall’impegno per il rafforzamento e lo sviluppo dei giovani Stati africani, ben inquadrabile nel contesto delle relazioni che in quegli anni il P.C.I. intesseva con quelle regioni. Senz’altro questo impegno civile si alimentò anche di trascorsi personali, come l’incarcerazione in gioventù nelle prigioni coloniali in Tunisia e Algeria.
La mostra, cui hanno contribuito Maria De Vivo, Cristina Ercolessi e Andrea Manzo, intende ripercorrere tutti questi aspetti della vita di Maurizio Valenzi attraverso gli oggetti africani che egli raccolse e alcuni documenti in parte indediti custoditi nell’archivio della Fondazione a lui intitolata.
La mostra rimarrà visitabile fino al 30 luglio con ingresso gratuito, visitabile il martedì, mercoledì e venerdì dalle 11 alle 14, il giovedì dalle 11 alle 17 oppure su appuntamento.
Conferimento dell’Ordine del Cherubino - Università di Pisa
12 Aprile 2019: Cerimonia di Conferimento dell’Ordine del Cherubino per gli anni 2018 e 2019