Storie di Persone e di Musei - Museo Territoriale del Lago di Bolsena
Protagonisti del ciclo Storie di Persone e di Musei sono in questa occasione un museo, il Museo territoriale del lago di Bolsena di Bolsena (VT), ed un sistema museale, il Simulabo che si sviluppa intorno al lago di Bolsena, entrambi presentati il 13 aprile 2018 da Pietro Tamburini, Direttore del Museo e Coordinatore del Sistema Museale.
Il percorso virtuale insito nel titolo dell'intervento intende in primo luogo richiamare l'impegno che, soprattutto nell'ultimo trentennio, la Regione Lazio ha profuso a favore del recupero, della valorizzazione e dello sviluppo della museologia locale, programmando e sostenendo con finanziamenti strutturali sia i musei di enti locali (pubblici) sia i musei di interesse locale (privati), fino a giungere ai modelli organizzativi rappresentati dai Sistemi museali territoriali e dai Sistemi museali tematici. Il Sistema museale del lago di Bolsena, formalmente istituito nel 2000 all'estremo limite settentrionale del Lazio, è cresciuto negli anni ed è oggi costituito da 14 istituti culturali, organizzati attorno al Museo territoriale inaugurato nel 1990 all'interno della Rocca Monaldeschi della Cervara, al culmine del quartiere del Castello di Bolsena.
Il percorso museografico del museo, attualmente diviso tra le due sedi della Rocca e del Palazzo Monaldeschi, si articola in varie sezioni che spaziano dalla formazione del territorio alla protostoria, dagli insediamenti etruschi dell'area alla città etrusco-romana di Volsinii, dal periodo paleocristiano al Medioevo e al Rinascimento, dall'artigianato artistico del merletto ai relitti che, tra l'età del Bronzo e l'ultimo conflitto mondiale, sono finiti sui fondali lacustri.
Il Sistema museale del lago di Bolsena, nato per ragioni di ottimizzazione gestionale, segue da anni un percorso virtuoso tendente a trasformare l'originaria e casuale aggregazione di musei in un unico grande museo diffuso, in grado di interpretare e decodificare le molteplici anime che formano il tessuto connettivo del territorio di riferimento.
Panorama di Bolsena e del suo lago visto dal castello Rocca Monaldeschi della Cervara (Bolsena)
La rocca Monaldeschi della Cervara ospita il Museo territoriale del lago di Bolsena, interessante per l'inquadramento che offre del comprensorio del lago e per alcune testimonianze della cultura materiale. Il museo si distribuisce su tre piani dell'edificio: al piano d'ingresso, attraverso plastici reperti archeologici e pannelli didattici, sono sviluppate con particolare dettaglio le sezioni riguardanti la formazione del bacino vulcanico del lago, la preistoria, la protostoria e la fase etrusca fino alla conquista romana. La parte centrale di questo piano è costituita dai reperti dell'età del ferro recuperati nell'ambito dell'abitato del Gran Carro, rinvenuto sommerso presso la sponda orientale del lago di Bolsena nel 1959. Il piano superiore è interamente dedicato ai reperti provenienti dagli scavi della città etrusco - romana di Volsinii. Al piano inferiore è illustrato il periodo che va dal Medioevo ai giorni nostri. In questo piano l'esposizione si apre con le splendide ceramiche medievali e rinascimentali trovate nel butto della torre maggiore della Rocca e prosegue con la presentazione degli aspetti folclorici (tradizioni popolari e festività religiose), con particolare riguardo al lavoro dei pescatori, illustrato attraverso l'esposizioni di oggetti, attrezzi e pannelli illustrativi delle tecniche di pesca nonché dei pesci e dell'ambiente naturale del lago. Nel cortile esterno è allestito un lapidario dove sono esposte numerose are e cippi funerari di epoca romana. Il museo territoriale del lago di Bolsena, oltre che un'attrattiva di carattere turistico, intende essere anche un centro di ricerca scientifica e un luogo di produzione e socializzazione culturale. Dagli spalti della Rocca, infine, si può godere un magnifico panorama che spazia sull'intero lago e sugli scavi della città etrusco - romana di Volsinii, a brevissima distanza dal museo.
BOLSENA (VT): In giro per il borgo - di Sergio Colombini (Video 4K)
La città di Bolsena è posizionata sulla sponda settentrionale del Lago di Bolsena, formatosi oltre 300.000 anni fa in seguito al collasso calderico di alcuni vulcani appartenenti alla catena dei monti Volsini. Il suo territorio è tutto compreso tra le sponde del lago, e le alture che costituivano l'orlo dell'antico cono vulcanico.
Il centro storico di Bolsena possiede quattro rioni: Castello, Santa Cristina, Borgo San Rocco, San Giovanni.
Castello: È il rione medievale della città,con diverse architetture tipiche di quel periodo. Questo rione prende il nome dal castello di Bolsena, noto anche con il nome di Rocca Monaldeschi della Cervara, e attualmente ospita il museo territoriale del lago di Bolsena.
Santa Cristina: È il rione più esteso e popolato della cittadina. In esso si trova l'omonima basilica e le scuole primaria e secondaria. Contiene anche la stragrande maggioranza delle seconde case turistiche e di più recente costruzione, le quali sono sorte in prossimità del lago.
Borgo: È il rione centrale del comune ed è il meno esteso e popolato. Contiene piazza Matteotti e piazza San Rocco, con la sua storica Fontana. In esso troviamo anche una delle zone più antiche del Paese, il borgo di Sottosante, così come la sede del comune e gli uffici.
San Giovanni: È il rione che ha la presenza minore nel centro storico ed è quasi totalmente costituito dalla zona più moderna del paese. Piazza San Giovanni è il cuore del quartiere ed è dove si organizza anche la tradizionale festa rionale. In esso si trovano sia il polo sportivo che il cimitero di Bolsena.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
#Bolsena #Lazio #Borghi
Acquario dei Piranha all'interno del Castello di Bolsena
Breve filmato della vasca dedicata ai temutissimi pesci Piranha, che si trova nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena, ottimamente realizzato all'interno del Castello di Bolsena, il quale ospita anche molte specie che si possono trovare nello stesso lago. Da visitare ;-)
Parco di Turona ( Bolsena ) VT Samsung ES-55
Ad appena 5 Km da Bolsena, che ha dato il proprio nome al lago vulcanico sul quale è adagiata, si trova il Parco Archeologico Naturalistico di Turona.
Il parco rappresenta il tipico aspetto collinare che ricopre i monti Volsini nell'alto Lazio: boschetti e corsi d'acqua in cui è possibile incontrare diffusamente le specie arboree ed arbustive come il carpine, l'ornello, il ligustro, la ginestra, il caprifoglio, l'olmo, il sambuco, il corniolo, la rosa canina, il nespolo, il rovo ed il sorbo. A coronare la vista dello splendido boschetto ed a riempire di musica il paesaggio sono delle piccole cascatelle molto suggestive di uno dei due corsi d'acqua che delimitano il parco. Infatti il parco è attraversato dal Fosso Turona e Arlena. Quest'ultimo trae origine dalle sorgenti naturali del bucine le cui acque son drenate fino al lago.
Il parco ben si introduce nell'ambiente circostante. In effetti tutto il circondario del Lago di Bolsena è ricco di colline verdeggianti e lussureggianti di coltivazioni arbustive come l'ulivo e le viti al cui alternarsi spesso si incontrano piccoli boschetti di cerri e roverelle.
Anche la fauna ittica merita qualche attenzione: la presenza dei corsi d'acqua contribuisce infatti a renderla più ricca. Presso il parco vivono specie tipiche dei Monti Volsini, alcune rare, altre completamente assenti nel circondario. Da segnalare sono l'airone cenerino ed il merlo acquaiolo, la rana verde e la rana dalmatina, gli ormai rari granchi di fiume, le anguille che risalgono dal lago e qualche trota.
Il Parco di Turona ha anche una valenza archeologica: in cima al colle principale da cui si domina con la vista le vallate circostanti sorgeva infatti un centro etrusco di cui oggi non rimangono che poche tracce. Qui si incontrano i resti di un edificio presumibilmente allestito a tempio, i resti delle mura di cinta e qualche antica abitazione. Inoltre lungo le pendici di un colle minore, detto della Capriola, è stata rinvenuta un area sepolcrale da cui sono stati portati alla luce numerosi reperti relativi agli arredi funerali oggi esposte presso il Museo Territoriale del Lago di Bolsena. L'insediamento etrusco apparteneva probabilmente alla più nota comunità di Velzna, capoluogo della popolazione etrusca insediata sulla rupe orvietana.
Patrick Nicholas in Bolsena
This video is about Art Photographer Patrick Nicholas. Patrick has opened a new Gallery in Bolsena, Italy, for the summer season. You are invited to visit the Gallery at 12 Corso Cavour, Bolsena.
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NewTuscia TV-Gold TV: Inaugurata la nuova sede della Lega a Bolsena
Primo servizio televisivo realizzato dalla redazione di NewTuscia TV in collaborazione con Gold TV e Lazio TV. Inaugurata la nuova sede della Lega a Bolsena
Enduro - Lago Di Bolsena (Gopro Onboard)
Moto passeggiata attorno al lago di Bolsena, a bordo di Honda CRF 450, Yamaha WRF 450 e KTM Exc 525!
27-11-16
GoPro Hero 5 Black
Ormeggi abusivi sul Lago di Bolsena, sequestri e denunce a Marta (16.10.18)
- Nel pomeriggio di venerdì 12 ottobre, i finanzieri della stazione navale di Civitavecchia hanno sottoposto a sequestro quattro natanti da diporto e due pontoni galleggianti da lavoro, tutti abusivamente ormeggiati presso le opere portuali site in corrispondenza del Fiume Marta, nel territorio dell’omonimo comune viterbese.
continua su:
(16.10.18)
La bellezza del Lago di Vico e del Lago di Bolsena
Servizio andato in onda il 10 settembre 2018 nell’edizione delle ore 14,00 del TG Regionale del Lazio
Museo Casa Rurale di Carcente Comune di San Siro (Lago di Como)
Casa Rurale di Carcente
Il piccolo abitato di Carcente è uno stupendo balcone sul Lario, posto sul tracciato dell'antica via Regina e della via dei Monti Lariani. In una delle caratteristiche case in pietra a vista del nucleo storico è stato allestito dall'associazione Vivi Carcente il museo. All'interno è raccolta una serie di strumenti di lavoro, utensili e arredi domestici strettamente legati alla storia locale, presentati attraverso la ricostruzione di alcuni aspetti di vita quotidiana. Dopo la visita al museo si può proseguire per raggiungere, attraverso una mulattiera, i tipici edifici rurali, detti masòn, che costituiscono l'insediamento dei Monti di Carcente. La Casa Rurale di Carcente fa parte dello S.Mu.T.A.L. - Sistema Museale Territoriale delle Alpi Lepontine.
Valorizzazione territoriale: Lanuvio
Valorizzazione territoriale ad opera della Compagnia dei Cavalieri Cortesi: Torre di Lanuvio
Breve storia della Torre di Lanuvio:
Il castello fu edificato intorno al IX secolo d.C. quando, probabilmente, una piccola comunità di persone, preoccupata per le incursioni saracene, iniziarono l'edificazione del primo nucleo recuperando materiali edilizi da opere romane, tra cui il teatro.
Una nuova cinta muraria fu realizzata dai Monaci Benedettini, oggi ne restano quattro torri angolari e buona parte della cinta muraria; anche in questo caso le opere sono realizzate con materiale di recupero romano.
L'ultima fase costruttiva del castello risale al XIV secolo quando venne edificata la Torre con funzione semaforica di piazza Carlo Fontana, dato che quella dell'XI sec. realizzata dai Benedettini venne distrutta alla metà del 1300, in seguito ad una incursione dei Frangipane. Il castello ha subito gravi danni durante i bombardamenti nel passato conflitto, ciò ha reso necessario lavori di riedificazione nel dopoguerra, che evidenziano la difformità nell'edilizia delle mura.
Storie di Persone e di Musei - Il Museo della Ricerca Archeologica di Vulci
Conferenza tenutasi il 7 dicembre 2017 nell'ambito del ciclo Storie di Persone e di Musei
Storie di Persone e di Musei - Musei Civici di Pitigliano (GR)
In questo appuntamento il ciclo Storie di Persone e di Musei affronta il racconto dei Musei Civici (Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca e Museo Archeologico all'aperto Alberto Manzi) di Pitigliano (GR), presentati il 22 marzo 2018 dalla Direttrice scientifica Debora Rossi e da Irene Lauretti, Assessore alla Cultura Turismo del Comune di Pitigliano e Presidente della Rete Museale Musei di Maremma.
I Musei Civici di Pitigliano sono oggi rappresentati da due realtà distinte e al contempo unite in quanto entrambe fortemente deputate ad assolvere al ruolo di palcoscenici privilegiati per la diffusione della cultura etrusca nel territorio vulcente della media valle del Fiume Fiora. In particolare, il Museo archeologico della Civiltà Etrusca, presente come Antiquarium fin dalla fine dell'800 e chiuso dopo l'ultima guerra poiché in stato di grave decadenza, è stato riaperto al pubblico dal 1995 e si compone di sole quattro sale progettate sapientemente intorno al magazzino-laboratorio con area adibita a restauro. Ospitato all'interno di Palazzo Orsini, il Museo espone i materiali archeologici delle due importanti città etrusche situate nel territorio comunale: Poggio Buco e Pitigliano.
Nelle prime sale sono presenti in particolare i reperti che fanno parte della Collezione Vaselli: si tratta di numerosi vasi con decorazione geometrica provenienti dagli scavi effettuati fra il 1955 e il 1960 nelle aree sepolcrali di Poggio Buco in località Sparne, Caravone, Insuglietti e Selva Miccia, insieme ad un importante nucleo di suppellettili etrusco-corinzie e di rari vasi in bucchero, soprattutto hydriae e crateri con decorazione a rilievo, databili alla prima metà del VI sec. a.C. Ai pochi scavi in contesti urbani, sono destinate le sale successive dove sono musealizzati manufatti rinvenuti nell'attuale centro storico del paese (area de Le Macerie e Capisotto) che attestano una frequentazione dello stesso e del territorio limitrofo a partire almeno dal Bronzo finale (XII sec a.C.) sino al III sec. a.C. Sono significativi della fase insediativa arcaica e tardo-arcaica anche le ceramiche della Collezione Martinucci esposte nella terza sala del Museo. Recentemente rinnovato nell'impianto espositivo e didattico, il percorso di visita si è arricchito nel 2016 dei materiali di età arcaica ed ellenistica provenienti dalla necropoli sub-urbana di San Giovanni Nepomuceno, compresa nel circuito del Museo Archeologico all'aperto Alberto Manzi.
Il Parco si trova poco fuori il moderno centro abitato e occupa il pianoro del Gradone che prospetta da sud lo stesso paese a tal punto che i due speroni tufacei si fronteggiano, si osservano e diventano panorama uno dell'altro. All'inizio del percorso di visita è possibile rivivere i vari momenti di formazione dell'impianto insediativo urbano che ha caratterizzato la storia di Pitigliano: dall'articolato villaggio protostorico dell'età del Bronzo finale, rappresentato qui da un modello didattico di abitazione del tipo a capanna circolare con dimensioni vicine al vero, alla città etrusca idealmente ricostruita da una casa a tre vani e portico che alcuni scorci virtuali consentono di osservare internamente. Una scoscesa via cava, ovvero intagliata nel banco tufaceo lungo il corso del torrente Meleta, affluente del fiume Fiora, taglia il Pianoro del Gradone lasciando sulla sommità la Città dei Vivi per raggiunge la necropoli omonima in uso dalla seconda metà del VII fin quasi la fine del VI sec. a.C.
L'allestimento di una tomba a camera dimostrativa con finalità didattiche accompagna il visitatore verso la Citta dei Morti. Al culminare della via in tagliata, si apre la Necropoli di San Giovanni Nepomuceno (VI-IV inizi III sec. a.C.) che restituisce tombe a cassa litica di età ellenistica sistemate negli spazi tra i dromoi (corridoi di accesso) delle tombe a camera arcaiche, alcune monumentali, servite da una via carraia che conduceva in antico al pianoro di Pitigliano. L'ubicazione della necropoli nota sin dal XIX secolo, è rimasta incerta sino al 2002-2003 quando grazie alla tenacia nelle ricerche dell'etruscologo Enrico Pellegrini, fu riportata alla luce.
Una esemplificazione del vasellame rinvenuto nelle camere funerarie di queste tombe è esposta nel Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca, ospitato nel Palazzo Orsini di Pitigliano.
Italia(LAZIO).Torre Alfina 1080p
Torre Alfina è una frazione del comune di Acquapendente, in provincia di Viterbo
Situata al margine settentrionale dell'altopiano dell'Alfina, a circa 9 km di distanza dal capoluogo, a 600 m s.l.m., ha una popolazione di 345 abitanti (dati Istat, 2001) ed è inserita tra I borghi più belli d'Italia.
Confina con la Riserva naturale Monte Rufeno e con il bosco monumentale del Sasseto, al quale si accede dai giardini pubblici del borgo.Non si hanno notizie certe che l'area fosse abitata in epoca etrusca e nemmeno in quella romana, anche se la vicinanza con l'insediamento etrusco di Velzna e il fatto che l'altopiano fosse attraversato dalla via Traiana lo lascia supporre. Le prime notazioni storiche riguardo all'esistenza di una torre d'avvistamento le abbiamo nei Comentarii Historici di Monaldo Monaldeschi della Cervara, che parla di una torre fortificata trasformata in castello durante il regno longobardo di Re Desiderio (VIII secolo). E proprio la famiglia dei Monaldeschi prima, e il suo ramo della Cervara poi, saranno signori del castello e proprietari di molte delle terre intorno, dal 1200 al 1700.
Il castello passò, per via ereditaria, ai marchesi Bourbon del Monte in seguito al matrimonio di Gia' Mattia del Monte con Anna Maria Monaldeschi, nella seconda metà del Seicento. Il borgo di Torre Alfina, nel frattempo, intorno alla metà del '400 aveva raggiunto una certa autonomia amministrativa costituendosi in comune rurale dipendente da Orvieto.
La rivoluzione francese lasciò il segno anche sul piccolo comune che, nel 1809, con il riassetto territoriale fu assegnato al circondario di Todi e al cantone di Acquapendente e poco dopo, a causa del calo demografico (contava solo 300 abitanti), fu addirittura soppresso e il suo territorio aggregato al comune di Acquapendente. L'assetto amministrativo deciso dai francesi verrà confermato anche dal nuovo Regno d'Italia, facendo diventare Torre Alfina una frazione del comune di Acquapendente.
Durante la spedizione garibaldina nell'agro romano, del 1867, il generale Giovanni Acerbi la scelse come suo quartier generale, in virtù della sua posizione geografica favorevole, da dove proclamò la prodittatura.
Il castello e la sua tenuta rimasero proprietà dei Bourbon del Monte fino al 1880 circa quando furono acquistati da un ricco banchiere francese, Edoardo Cahen d'Anvers, che, già conte (titolo ereditato dal padre Giuseppe Mayer, già nobilitato da Vittorio Emanuele II per ringraziarlo di essere stato l'unico banchiere europeo a finanziare il Risorgimento), fu nominato marchese nel 1885 da Umberto I e si fregiò del titolo di Marchese di Torre Alfina, dando il via alla ristrutturazione del palazzo come oggi appare, secondo il progetto affidato all'architetto senese Giuseppe Partini. A Edoardo successe Teofilo Rodolfo Cahen, che continuò l'opera di ristrutturazione. Passato di mano per eredità nel 1959, il castello fu acquistato da Alfredo Baroli, passando poi al discusso Luciano Gaucci. In seguito al fallimento del Perugia Calcio il Castello è stato pignorato e messo all'asta. In attesa di un nuovo compratore è stato affittato alla famiglia di ristoratori romana Boscolo.
Campagna dei Carabinieri a tutela del patrimonio paesaggistico e dei siti archeologici marini
È in corso la campagna a tutela del patrimonio paesaggistico e dei siti archeologici marini, disposta dalla Divisione Unità Specializzate Carabinieri.
Le unità del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, dei Carabinieri per la Tutela della Salute e di quelli per la Tutela del Lavoro, in collaborazione con l’Organizzazione Territoriale dell’Arma, con il Raggruppamento Aeromobili Carabinieri ed i Nuclei Carabinieri Subacquei, stanno conducendo su tutto il territorio nazionale, attività di controllo finalizzate alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio paesaggistico e quello archeologico marino.
Nelle immagini, l’intervento all’isolotto della Scola a Pianosa (LI) con l’ausilio di esperti della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno.