Cultura Arbëreshë - San Paolo Albanese 2019
Non puoi sapere davvero dove vai finché non sai da dove vieni!!!
San Costantino Albanese e San Paolo Albanese.Tradizioni vive
Il video illustra brevemente l'abbigliamento antico ed il fastoso costume solenne delle donne, nonchè la pratica musicale, il ballo ed il canto nelle due comunità arbereshe della Val Sarmento, nella Basilicata meridionale in prossimità del Monte Pollino. Le immagini, realizzate negli anni dal 1985 al 2010, sono accompagnate da musiche tradizionali eseguite dai Totarella, in particolare con la zampogna e con l'organetto.
Altri aspetti della cultura arbereshe dei due centri, tra cui il rito religioso e quello del matrimonio, di grande interesse, formeranno il tema di un ulteriore video.
per il museo di san paolo albanese
Matera, rapporti con la comunità Arbereshe: incontro a Palazzo Lanfranchi
Interviste ad Annibale Formica, Presidente Museo Cultura Arbereshe; Anna Santamaria, Sindaco San Paolo Albanese; Raffaello De Ruggieri, Sindaco di Matera.
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San Paolo Albanese Himunea 2011
Himunea nella processione di San Rocco del 2011
Frascineto (Cs) e la sua storica Comunità arbëreshë
Frascineto (Frasnita in arbëreshë) è un comune italiano di 2.094 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria.Comunità arbëreshë, cioè italo-albanese, conserva ancora la lingua, la cultura e le tradizioni d'origine e le funzioni religiose in rito bizantino, soggette alla giurisdizione ecclesiale dell'Eparchia di Lungro. Si stende, all'interno del Parco nazionale del Pollino a 486 m s.l.m., su un'ampia pianura. Frazione di Frascineto è Eianina (Purçilli), separati da una breve distanza. L'antico toponimo Li Porticilli col tempo si è mutato in Percile e infine in Porcile, fino a quando, verso la fine degli anni '30 dello scorso secolo ne fu richiesto il cambio e diventò Eianina, in ricordo di Ioannina, antica località della Çamëria, abitata da popolazioni albanesi (arbërorët). Gli abitanti continuano a dirsi purçilotë per tradizione e per affetto, legati al proprio passato che ha dato alla comunità e all'Arbëria anche figure di spicco e negli ultimi tre decenni, e anche due periodici culturali.Frascineto si trova alla base delle pendici della Serra Dolcedorme, imponente massiccio del Parco Nazionale del Pollino, accostato dall'autostrada A2. Prima denominato Casale Novo o Casal San Pietro, fu ripopolata da una colonia di profughi albanesi nel XV secolo, accolti dall'Abate del vetusto monastero greco di San Pietro, ai quali vennero assegnate terre dell'Abbazia stessa. Nel 1552 i due casali si fusero assumendo il nome di Frascineto. Da allora i suoi abitanti mantengono la loro identità etnica culturale, linguistica e religiosa. Gli abitanti di Frascineto/Frasnita hanno da sempre avuto rapporti con il vicino paese Eianina, frazione di Frascineto, altro antico centro di provenienza albanese, ed entrambi hanno simili costumanze linguistiche e religiose.Un popolo da ammirare perchè arrivati in Italia nel 1470 circa, dopo oltre sei secoli, pur essendo perfettamente integrati hanno saputo custodire gelosamente le loro radici.
San Paolo Albanese: il paese più piccolo della Basilicata
Chiesa Esaltazione della Croce, San Paolo Albanese, Potenza, Basilicata
Divina Liturgia del 3 settembre 2017
BASILICATAPRIMA | SAN COSTANTINO ALBANESE
Capito in questo paese, un posto magico in cui presto spero di tornare. Una bell'arietta, con gente che sa prendersi in giro...e un paesaggio che val la pena vedere coi propri occhi. Volete assaggiare un po' di museo della civiltà? buona visione
Alla scoperta del Museo della Cultura Arbëreshe di Caraffa
Alla scoperta del Museo della Cultura Arbëreshe di Caraffa di Catanzaro
LE VALLJE ARBERESHE DI FRASCINETO (CS)
LE VALLJE DI FRASCINETO
TANTI GRUPPI IN COSTUME ARBERESHE di Civita e Frascineto
L'ANNUALE RICORRENZA DEDICATA ALL'EROE SCANDERBERG
BALLI, CANTI, COREOGRAFIE, UNTORI, PORTATORI DI TESCHI
L’evento si svolge il martedì dopo Pasquetta (video con la parte di Frascineto 2016)
La componente albanese di Calabria, tra le più numerose d’Itala, pur nella totale integrazione avvenuta nei cinque secoli di coesistenza, conserva molti aspetti della cultura e delle tradizioni dei luoghi di origine. Uno spaccato antropologico rilevante, ampiamente studiato, documentato, dibattuto. Per tutte le esigenze conoscitive sullo straordinario contesto arbereshe si rimanda a spazi web specifici che trattano adeguatamente la tematica.
SINTESI DELLE VALLJE.
Sono balli di gruppo in costume tipico albanese che si svolgono il giorno successivo alla Pasquetta. Tanti gruppi in piazza cantano inneggiando all’eroe d’Albania Scanderbeg che nella metà del 15° secolo impedì l’invasione ottomana. In passato le Vallje si svolgevano in tutti i paesi albanesi di Calabria; ora si concentrano a Frascineto e Civita.
Le corografie simulano comportamenti di battaglia, di accerchiamenti e avanzate.
Ogni gruppo di ballo, che simboleggia un insieme di militari, è guidato da un caporale che a fine danza (a guerra vinta) offre da bere (nella circostanza rosolio) a tutti.
Dai vestiti, dai copricapo, dai colori, dalle movenze è possibile individuare la provenienza.
Durante i balli s’immettono tra la folla gli untori (vestiti di nero) che tingono il volto con fuliggine di coloro che sono individuati come “nemici latini”; i malcapitati devono “espiare” la loro colpa offrendo una consumazione in un locale pubblico.
Si insinuano tra gli astanti anche i Portatori del teschio (vestiti con camice bianco) che sottopongono gli anziani al bacio rituale di un teschio di animale con il monito: ricordati che dovrai morire.
Il rito delle Vallje, tanto atteso nella comunità albanese, è probabilmente l’elemento identitario che maggiormente riconduce alle radici albanesi nonostante cinque secoli di totale integrazione in terra di Calabria.
LE VALLJIE DI CIVITA E FRASCINETO DI MARTEDÌ 29 MARZO 2016
Il nutrito programma approntato da Webiamo, per documentare e raccontare i riti pasquali 2016 in Calabria, elencava come giorno conclusivo le Vallje arbereshe che si celebrano il martedì successivo al Lunedì dell’Angelo del rito latino. Una magnifica giornata primaverile ha consentivo la partecipazione ai due riti prevalenti che sono quelli di Civita e Frascineto. Trattasi di due paesini del nord della provincia di Cosenza, addossati al Pollino, distanti tra loro meno di dieci km.
Partiamo da Amantea in quattro, in tempo utile per visitare un po del comprensorio; abbiamo ammirato la superba bellezza di Morano, un giro rapido per Frascineto motivato dalla visita al Museo delle Icone e della tradizione Bizantina. Accompagnati dalla guida abbiamo appreso tante cose di questo spazio culturale della tradizione ortodossa. Con piacere scopriamo che la sala principale del museo è dedicata all’amanteana Domenica Aloe, nonna del religioso amanteano padre Paolo che al museo ha donato tante opere.
Andiamo a Civita ove restiamo fino alle ore 17, poi andiamo a Frascineto.
ARRIVIAMO A FRASCINETO poco prima delle ore 17,30. La kermesse è nel momento topico. La disposizione è diversa rispetto a Civita, i gruppi accodati in via Roma sfilano davanti al palazzo comunale e alla chiesa di S Maria Assunta. Il clima è simile a quello di Civita, sono diverse le coreografie, tutti i gruppi cantano lo stesso motivo con un alternarsi delle voci ai lati del semicerchio dei cantori/combattenti che avanzano lungo la strada.
Sono tanti i bambini e rispettive orgogliose mamme.
Intorno alle ore 18,20 irrompono tra la folla i portatori del teschio in cerca di irredenti da imbonire. Venti minuti dopo arrivano i temuti untori con la padella fuligginosa strumento della unzione dei “nemici”. Si va avanti a tirar sera, ma il primo buio ci prende per strada perché un po’ dopo le ore 19 ci mettiamo in macchina arrivando ad Amantea che non sono ancora le ore 21.
Un altro pezzo della Calabria è passato davanti agli occhi e rimarrà nella nostra mente.
Sempre più sale il convincimento di questa regione ricca di risorse e di buona umanità inspiegabilmente attraversata da tanto sole e così poca luce.
Antonio Cima 30-03-2016
Bukurìa Arbëreshe PHOTOGALLERY La Bellezza Albanese - by ToniCondello2
Nuovo Editing 2018 - Cosenza 17 maggio 2015 - Papàs Pietro Lanza, il parroco della Chiesa di rito greco-bizantino di Cosenza, dedicata al Santissimo Salvatore, presente in città dal 1978, ha organizzato la festa parrocchiale dal significativo titolo “Bukurìa arbëreshe (la bellezza albanese), per far conoscere ai cosentini, e non solo, una parte del grande patrimonio di storia, cultura, spiritualità che il popolo italo-albanese custodisce nei piccoli centri dove, da oltre 500 anni vive. Un tributo di riconoscenza anche a Cosenza, città dove abitano oltre 5.000 italo-albanesi.
Sono giunte centinaia di persone, abbigliati con i loro bellissimi e splendidi costumi tradizionali, appartenenti alle Comunità italo-albanesi di: Acquaformosa, Cerzeto, Civita, Firmo, San Demetrio Corone, Santa Sofia d’Epiro, Vaccarizzo Albanese.
© Toni Condello
Cosenza (Calabria, Italia) 17 maggio 2015
Pane Amore e Arberia - anteprima
Pane, amore e Arberia
Riti e Pasti degli albanesi di Basilicata
(documentario di 30'circa)
“La casa del lucano di cultura arbëreshë è di Dio e dell’ospite. A Dio si fa onore con la preghiera e all'ospite si offrono pane, sale e cuore. In questo diritto consuetudinario, che dalle montagne dell’Albania è giunto fin in Basilicata, si svela l’enorme valore culturale e sociale del cibo e della cucina dell'Arberia lucana. In questi luoghi, ogni mito ha il suo rito e, soprattutto, il suo pasto. “
Il calendario della vita, nelle comunità albanesi lucane, si snoda intorno a tre riti fondamentali: la nascita, le nozze (la vita) e la morte. Questi momenti, fondamentali per ogni cultura, hanno conservato a Barile, S. Costantino Albanese e S. Paolo Albanese delle feste/ritualità molto interessanti sotto il profilo simbolico ed etnoantropologico, da meritare d’essere valorizzati, raccontati e tramandati. Così come da sempre è e sarà, “festa importante, gastronomia rilevante”: ogni ritualità si porta dietro un “pasto sacro” da offrire a tutti gli ospiti.
Cap. I La Nascita
Il Battesimo delle bambole di Barile (solstizio d’estate) con biscotti tradizionali
Interviste :
1) Teresa Suozzo (bambina partecipante al rito)
2) Giovina Paternoster (pres. dell'Associazione Intercultura Arbëreshë di Barile)
Cap. II La vita (le nozze)
Paragrafo I
I Nuzasit di S. Costantino Albanese (maggio).
Interviste:
1) Antonio Loprete (ottantenne di S. Costantino)
2) Nicola Scaldaferri, etnomusicologo e antropologo
Paragrafo II
Il matrimonio di rito greco-ortodosso e il cugliaccio degli sposi a S. Costantino
Interviste:
1) Nunzia Larocca (fornaia di S. Costantino)
2) Nicola Scaldaferri, etnomusicologo e antropologo
Paragrafo III
La danza del falcetto di S. Paolo Albanese e i taralli tradizionali
Interviste:
1) Antonio Abitante, esperto di albanologia
2) Nicola Scaldaferri, etnomusicologo e antropologo
Paragrafo IV
La capra che suona, la tradizione musicale di S. Costantino
Interviste:
1) Valvano Quirino, liutaio e guida del Parco del Pollino
2) Nicola Scaldaferri, etnomusicologo e antropologo
Cap. III La morte
Il grano dei morti a S. Costantino
Interviste:
Brescia Antonietta (novantenne di S. Costantino), ricetta antica
Pina CIminiello (cinquantenne di S. Costantino), ricetta attuale
Regia di Carmensita Bellettieri e Raffaele Cutolo
San Paolo Albanese: Neve 2017 parte A
Un po' di freddo per i turisti estivi
LE VALLJE ARBERESHE DI CIVITA
LE VALLJE DI CIVITA E FRASCINETO
TANTI GRUPPI IN COSTUME ARBERESHE
L'ANNUALE RICORRENZA DEDICATA ALL'EROE SCANDERBERG
BALLI, CANTI, COREOGRAFIE, UNTORI, PORTATORI DI TESCHI
L’evento si svolge il martedì dopo Pasquetta (video con la parte di Civita)
La componente albanese di Calabria, tra le più numerose d’Itala, pur nella totale integrazione avvenuta nei cinque secoli di coesistenza, conserva molti aspetti della cultura e delle tradizioni dei luoghi di origine. Uno spaccato antropologico rilevante, ampiamente studiato, documentato, dibattuto. Per tutte le esigenze conoscitive sullo straordinario contesto arbereshe si rimanda a spazi web specifici che trattano adeguatamente la tematica.
SINTESI DELLE VALLJE.
Sono balli di gruppo in costume tipico albanese che si svolgono il giorno successivo alla Pasquetta. Tanti gruppi in piazza cantano inneggiando all’eroe d’Albania Scanderbeg che nella metà del 15° secolo impedì l’invasione ottomana. In passato le Vallje si svolgevano in tutti i paesi albanesi di Calabria; ora si concentrano a Frascineto e Civita.
Le corografie simulano comportamenti di battaglia, di accerchiamenti e avanzate.
Ogni gruppo di ballo, che simboleggia un insieme di militari, è guidato da un caporale che a fine danza (a guerra vinta) offre da bere (nella circostanza rosolio) a tutti.
Dai vestiti, dai copricapo, dai colori, dalle movenze è possibile individuare la provenienza.
Durante i balli s’immettono tra la folla gli untori (vestiti di nero) che tingono il volto con fuliggine di coloro che sono individuati come “nemici latini”; i malcapitati devono “espiare” la loro colpa offrendo una consumazione in un locale pubblico.
Si insinuano tra gli astanti anche i Portatori del teschio (vestiti con camice bianco) che sottopongono gli anziani al bacio rituale di un teschio di animale con il monito: ricordati che dovrai morire.
Il rito delle Vallje, tanto atteso nella comunità albanese, è probabilmente l’elemento identitario che maggiormente riconduce alle radici albanesi nonostante cinque secoli di totale integrazione in terra di Calabria.
LE VALLJIE DI CIVITA E FRASCINETO DI MARTEDÌ 29 MARZO 2016
Il nutrito programma approntato da Webiamo, per documentare e raccontare i riti pasquali 2016 in Calabria, elencava come giorno conclusivo le Vallje arbereshe che si celebrano il martedì successivo al Lunedì dell’Angelo del rito latino. Una magnifica giornata primaverile ha consentivo la partecipazione ai due riti prevalenti che sono quelli di Civita e Frascineto. Trattasi di due paesini del nord della provincia di Cosenza, addossati al Pollino, distanti tra loro meno di dieci km.
Partiamo da Amantea in quattro, in tempo utile per visitare un po del comprensorio; abbiamo ammirato la superba bellezza di Morano, un giro rapido per Frascineto motivato dalla visita al Museo delle Icone e della tradizione Bizantina. Accompagnati dalla guida abbiamo appreso tante cose di questo spazio culturale della tradizione ortodossa. Con piacere scopriamo che la sala principale del museo è dedicata all’amanteana Domenica Aloe, nonna del religioso amanteano padre Paolo che al museo ha donato tante opere.
ARRIVIAMO A CIVITA ad ora di pranzo che per noi si trasforma in un panino appostati ai margini del Raganello come uccelli stanziali della profonda gola scavata in milioni di anni.
Siamo nel centrale largo Castriota per le ore 14 circa; fervono i preparativi per il collegamento in diretta su Rai3 Calabria; ci aggreghiamo partecipando al momento divulgativo.
I gruppi di ballo simulano le dinamiche per creare la suggestione mediatica televisiva.
A seguire alcuni continuano nei balli, altri si dirigono nell’edificio scolastico punto di concentramento.
Alle ore 16, a ridosso del piazzale belvedere sulla gola, comincia il tramestio, tutti i gruppi s’incolonnano per recarsi nell’agorà di esibizione davanti al palazzo municipale.
Mezzora di corteo in un tripudio di colori abbaglianti, danze coinvolgenti, musiche trascinanti con il massimo trasporto degli spettatori che formano una sorta di massa coesa.
Intorno alle ore 16,30 tutte le componenti, adeguatamente distanziate, sono schierate nello spazio cittadino intitolato all’eroe Giorgio Castriota Scanderbeg orgoglio indiscusso degli albanesi di Calabria.
In piazza è un continuo e armonioso movimento, un alternarsi di canti, balli, coreografie esaltate dei abiti femminili che non sembrano indumenti da indossare, ma superbe creazioni per adornare.
Va avanti cosi nel coinvolgimento generale dal quale ci estraiamo per andare a Frascineto.
Antonio Cima 30-03-2016
Presepe Vivente Arbëresh (Flëj Ti Bir), San Costantino Albanese, Potenza, 27 dicembre 2018
Presepe Vivente Arbëresh (Flëj Ti Bir), San Costantino Albanese, Potenza, Basilicata, 27 dicembre 2018
PAESE MIO (degrado San Costantino Albanese)
VITI I SKENDERBEUT 17 01 2019
san marzano BELLA E ANTICA SAN MARZANO
DESCRIZIONE DEI MONUMENTI. San Marzano (Ta): Sequenza immagini: Antica Piazza Angelo Casalini, Chiesa di San Gennaro edificata dal Marchese Giuseppe Lopez nel 1600, Monumentale Palazzo Marchesale edificato nel 1530 dal Barone e Nobile dello Skanderbeg, Capitano Demetrio Capuzzimati, di fronte il Municipio di San Marzano. Scendenco per l'antica Via Castriota si nota sulla destra il monumento in bronzo dell'eroe Giorgio Castriota Skanderbeg, di fronte in alto da notare il balcone barocco Arbereshe epoca 1600, arrivando nella Piazza Milite Ignoto si nota il monumentale campanile rifatto negli anni '20, al centro della Piazza il nuovo edificio con i portici del Palazzo della Cultura, di fronte la casa espositiva Museo Skanderbeg, andando avanti si notano i vicoli dell'antica strettola d'Angela con il Comignolo tipico Arbereshe del 1500, a muro si nota la scultura in terracotta dell'Aquila a due teste (simbolo dell'antica Albania, Madecodia, Thessalia e Illyria), nel finale si sentono suonare le campane della Chiesa Matrice San Carlo Borromeo. BREVE STORIA DI SAN MARZANO: GIORGIO CASTRIOTA SKANDERBEG è stato mai a San Marzano? Non ci sono fonti certe...alcune leggende dicono di si. SKANDERBEG insieme ai suoi soldati passò da San Marzano (Ta) intorno al 1461-1463, percorrendo le zone di Casa Rossa e Santuario Rupestre. Era il periodo in cui SKANDERBEG ebbe forti diatribe con il Principe Orsini di Taranto. Lo stesso condottiero dei Balcani venne in provincia di Taranto per aiutare l'amico Ferrante I° D'ARAGONA. Evidentemente proprio per le diatribe tra Orsini e Skanderbeg, lo stesso condottiero invase i feudi e casali fedeli agli stessi Orsini. Pare che Il condottiero SKANDERBEG (Principe di Kruja e dell'Epiro) arrivò in terra jonica con 5.000 soldati nel giorno di Pasqua del 1463, alcuni casali furono distrutti del tutto, si pensa che solo San Marzano resistette e insieme alle persone già esistenti sul territorio si creò la prima Comunità (colonia Arbereshe più grande e importante in terra jonica ma anche dell'intera Puglia). Successivamente nel 1530 il Re Carlo V proclamò il Capitano Demetrio Capuzzimati (Nobile del Castriota) come il primo Barone Feudatario del Casale di San Marzano (il Capitano Capuzzimati popolò il feudo con gente Arbereshe e dell'Epiro, inserendo costumi tipici e Religione Greca Ortodossa). Sul fatto che SKANDERBEG sia passato da San Marzano non esiste certezza assoluta, molti affermano di si. Questo racconto rimane una versione fatta da alcuni studiosi e antenati del paese, quindi una leggenda. Da sfatare un vecchio detto, dove si asserisce la nascita del paese risalente solo al 1530, ebbene affermare che la storia di San Marzano è più che millenaria, infatti il primo documento del paese risale al XII secolo, quando il paese veniva denominato CASTRUM CARRELUM (la conca d'oro), uno dei primi feudatari era Giovanni Nicola DE TREMBLAYO, successivamente il feudo passò al Principe Reggero DI TAURISANO, LOPEZ ROYO, ORSINI, CASTRIOTA e Marchese Bonelli (il Marchese Bonelli era Senatore dell'antico Regno di Napoli). Andando indietro con la storia possiamo risalire ai primi insediamenti fatti durante l'età della preistoria (vedi grotte e gravine del Santuario rupestre), oltre ad insediamenti e scorribande di Saraceni, Impero Romano (vedi antica Via Appia che andava da Roma, Taranto e Brindisi, tracce della strada in zona Santuario Rupestre), Bizantini, Monaci Basiliani e per ultimi gli arrivi degli Arbereshe in epoca di SKANDERBEG (epoca comprendente 1461-1530 e oltre). Attualmente il paese è il Comune Arbereshe più grande in Italia. Possiamo affermare senza alcun dubbio che San Marzano (comprendenti terre, ipogei, feudi e zona rurali) ha una storia antichissima e millenaria. Video messo in rete dai ragazzi Sammarzanesi. .
Mostra permanente storica ed etno-antropologica, museo, Villa Badessa
La Mostra permanente storica ed etno-antropologica di Villa Badessa, Rosciano, Pescara, Abruzzo è una delle antiche abitazioni del primo insediamento abitativo delle famiglie arbëreshë.
Di solito lo spazio museale è aperto e visitabile nei giorni festivi e la domenica mattina dopo la funzione religiosa, dalle 11.15 in poi.