Palcoda, un borgo abbandonato
Palcoda è un borgo della provincia di Pordenone nel comune di Tramonti di Sotto, fu fondato all'inizio del 1600 dalle famiglie Masutti e Moruzzi.
I primi stavoli che si incontrano nel sentiero sono quelli di Palcoda di Sotto, che già nel 400 si conoscono come insediamenti pastorali temporanei legati alla transumanza delle greggi, il borgo si andò formando quando tra la metà del XVII secolo e la prima XVIII i Musatti si trasferirono a Parcoda di Sopra.
La prosperità economica si consolidò quando all'agricoltura e alla pastorizia, oltre alle costruzioni delle fornaci e al mulino, si aggiunse il commercio dei cappelli all'estero, la presenza sui mercati dei fiorentini, e la crescita culturale dei suoi abitanti, quali notai ecc. dediti alla compravendita dei prestiti.
Nel 1780 grazie alla famiglia Masutti fu eretta la chiesetta dedicata a San Giacomo, sul sentiero sono ancora ben visibili i segni dell'antica viabilità.
Palcoda ad un altitudine di 628 m. nel 1914 contava ancora ben 126 abitanti, l'ultima famiglia che abbandonò il borgo a causa della crisi economica dopo la prima grande guerra ed il fenomeno dell'emigrazione che interessò la montagna friulana furono i Masutti nel 1923.
Musica di: Eivind Aarset
Palcoda il Borgo Fantasma (Palcoda The Ghost Village)
04-02-2018: Si parte dalla ampia carrabile che subito attraversa il torrente Tarcenò, Il primo tratto, sentiero CAI 831a, non è complesso. Ad un certo punto, dopo una curva dove un torrentello si palesa con le sue marmitte che offrono la visione di una natura selvaggia quanto magnifica, vediamo il cartello che indica a destra per Palcoda e sinistra per Vuar. Durante il percorso, sempre ben visibile, passeremo accanto agli Stavoli Crovat, mentre sul sentiero incontreremo l’enigmatico “leone sulla roccia“, ovvero dall’altra parte del torrente Tarcenò alto si dovrebbe scorgere la figura del viso di un leone che esce dalla roccia. Tranquilli, un cartello, anch’esso in terracotta vi avviserà di guardare dalla parte opposta.Siamo vicini allo scollinamento e anche al terzo e penultimo aggancio per andare a Tamar, noi si prosegue dritti perdendo quota, da circa 650 fino 570 mslm, tanto da raggiungere il sottostante Torrente Chiarzò. Nella discesa per la prima volta vedremo in lontananza e in tutta la sua bellezza Palcoda di sopra, Arrivati sotto al torrente, un cartello ci indica a sinistra per Palcoda e destra per le Cascate del Pissulat. Si prende ovviamente a sinistra, guadando il torrentello, da qui in poi è il trionfo dell’acqua, piccole sorgenti e torbe ovunque, così come il suono dell’acqua che scorre. Dopo circa 3-400 metri incontreremo i primi ruderi, si tratta di due abitazioni che danno il nome a Palcoda di sotto.
Poco più avanti svetta un capitello votivo con un Cristo, segno che la cittadella fantasma non è lontana. Si sale ancora fino a trovare uno dei ormai noti cartelli in terracotta ci indica a sinistra per la “Fornace” Abbiamo optato per andare a vedere la fornace, uscendo così dal CAI 831a. Questa si palesa dopo una cinquantina di metri, probabilmente restaurata. Davvero un manufatto di altri tempi che fa ricordare la vita passata. Sappiamo che questa è una delle due di cui disponeva il paese, probabilmente quella più potente.Ci infiliamo dentro i resti delle abitazioni di Palcoda, tutte a più piani, ovviamente nessuna si è salvata da quasi 100 anni di abbandono, e se i tetti non esistono più, qua e la dei piani rimane qualche trave. Le gramigne e il muschio ancora oggi cercando di farsi avanti disegnando bizzarre forme che si fondono con la pietra. La vista è spettrale e affascinante allo stesso tempo, ci fa ricordare cosa doveva essere la vita tra i viottoli dal 1400 e i primi del 1923 quando il paese fu abbandonato definitivamente.Nel massimo splendore Palcoda contava 150 abitanti, essi vivevano di pastorizia e agricoltura, ma anche della produzione dei cappelli di paglia che erano persino venduti nel Nord Europa. Nel 1780 fu eretta una chiesa, restaurata nel 2011. Questa ovviamente spicca visivamente per la sua ricostruzione, così come il campanile dove i visitatori possono far suonare la campana, regalando al paesino “fantasma” un aurea ancora più malinconica. Si può visitare anche la piccola chiesetta, composta da due porte, una chiamata “porta del sole” è davvero imponente. Vista da davanti con il disegno del sole, ma vista dall’interno con i meccanismi di sgancio sembrano degni della più imponente delle fortezze. L’interno della chiesa è spoglio e ci sono oltre all’altare in pietra, dei cartelli informativi circa il lavoro di ricostruzione.Percorriamo a ritroso il sentiero, oltre Palcoda di sotto, fino a tornare ai cartelli visti in precedenza. Questa parte del sentiero è piuttosto differente da quella percorsa sino ad ora, meno marcata ed esposta in qualche punto, inoltre si prende quota per una parte iniziale tanto da vedere il torrente davvero molto in basso per poi perderla fino a tornare sul greto del torrente stesso e doverlo attraversare nuovamente..A Tamar è presente il Bivacco Guglielmo Varnerin, decisamente ben attrezzato dal CAI. Dietro di esso parte un “troi” con muretti a secco e dopo aver attraversato l’ultimo rudere a più piani, si scende fino ad arrivare ai piedi del primo attraversamento sul Tarcenò, ovvero a circa 200 metri da dove abbiamo parcheggiato.
( Riprese effettuate con Videocamera Sony HDR-CX625 )