Selva di Paliano
Paliano è un comune italiano di 8.163 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio. Secondo la classificazione dei climi di Köppen, l'area gode di un clima mediterraneo temperato caldo. Gli inverni sono miti e piovosi alternati a rapidi e intensi picchi di freddo senza che si raggiungano, normalmente, temperature eccessivamente basse. L'estate è calda e siccitosa. La calura pomeridiana è talvolta interrotta da temporali benché si noti una leggera diminuzione di eventi temporaleschi nell'ultimo decennio rispetto al passato. La media delle precipitazioni annuali si aggira intorno ai 1000 mm. Il limite massimo per l'accensione degli impianti di riscaldamento è fissato a dodici ore giornaliere dal 1º novembre al 15 aprile, a meno che situazioni climatiche particolari non ne giustifichino l'uso in altri periodi dell'anno. Fin dal VI secolo gli atti ricordano la cittadina che nel XV secolo divenne possesso feudale dei Colonna che assieme a Palestrina, Genazzano e, più tardi Marino, ne fece uno dei centri del loro potere sull'Agro; tanto che un ramo della famiglia Colonna prese il nome di ramo di Paliano. Riserva naturale de La Selva; un parco ideato e fondato dal principe Antonello Ruffo di Calabria. Negli anni della sua gestione, il parco ospitava decine di specie animali: dallo struzzo al fenicottero rosa, solo per citare alcuni esempi. Dopo sette lunghi anni di stop, dovuti al fallimento economico e alle condizioni del territorio non favorevoli, il parco aveva riaperto i battenti il primo maggio 2010, con una serie di eventi che preparano l'apertura definitiva di settembre, grazie alla trasformazione del parco in un Monumento Naturale. Attualmente chiuso al pubblico per motivi burocratici.
Paliano è un caratteristico paesino della provincia di Frosinone, adagiato su una collina a 471 m. di altitudine. Nella storia, la cittadina ha avuto notevole importanza dal punto di vista strategico: la Fortezza Colonna (risalente al XIV sec.) che sovrasta il centro urbano testimonia il suo passato, insieme alle antiche Mura Castellane lungo le quali si aprono tre porte (Porta Romana, Porta Napoletana e Porta Furba). A Paliano merita una visita anche il Palazzo Baronale dei Colonna, sfarzosa residenza nobiliare che custodisce al suo interno opere d’arte, arredi preziosi, armi antiche e dipinti del XVII e XVIII secolo tra cui un ritratto di Marcantonio Colonna e uno di Papa Martino V. Splendidi anche la Collegiata di Sant’Andrea Apostolo, il Monastero di S. Pietro, Palazzo Picchia e Palazzo d’Ottavi. Patrimonio naturalistico di Paliano è il Parco Nazionale La Selva, un’area di 470 ettari ricca di giardini, boschi e laghetti che attirano ogni anno milioni di visitatori. Al suo interno si trova anche il Parco Uccelli che ospita tantissime specie di volatili, tra cui rari esemplari purtroppo in via di estinzione.
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Gallicano nel lazio visto dal drone
Gallicano nel Lazio era in epoca romana l'antica Pedum.
La prima menzione scritta in cui si parla del Castello di Gallicano risale al 984 ed è il diploma con cui Giovanni e Crescenzio, principi, donano la Chiesa di San Benedetto agli abitanti del Castrum Gallicani. Successivamente gli stessi lo cedettero ai Monaci Benedettini di Subiaco i quali, sul crinale di tufo ove ancora oggi sorge il paese, fortificarono il castrum, difeso naturalmente da due lunghi e larghi fossati a destra e a sinistra del borgo, edificandovi anche la Chiesa Parrocchiale, intitolata a Sant'Andrea Apostolo.
Accanto al Castello, sul colle poi denominato di Santa Maria, accanto ad una Chiesa intitolata alla Madre di Dio, edificarono un Monastero, stanziandovisi. In questa Chiesa posero in venerazione un'immagine mariana molto antica, che fu poi denominata Madonna delle Grazie. Passato successivamente all'Abbazia di San Paolo fuori le Mura di Roma, divenne proprietà della potente Famiglia Colonna agli inizi del XIII secolo.
Per quasi quattro secoli, la famiglia possedette Gallicano, coinvolgendolo sempre nei suoi dissapori con il Papato e facendo di esso un ponte con la vicinissima Roma. Ma anche tempi di pace sorsero sul paese che poté ospitare la villeggiatura di Martino V (Oddone Colonna) nel 1424. Ad essi si deve, inoltre, il passaggio del Monastero dei Benedettini di Santa Maria in Convento francescano, mentre era ancora in vita San Francesco (quindi prima del 1226).
Nel 1501 fu espugnato dai Borgia i quali lo tennero fino alla chiusura del pontificato del loro Papa, Alessandro VI (1503), poi tornò ai Colonna. Durante le ulteriori lotte tra il Casato e il Papa dell'epoca, Clemente VII, il Castello di Gallicano fu distrutto nel 1526.
Ricostruito dalla tenacia degli abitanti, dal 1530 fu amministrato dal principe Alessandro Colonna, che gli diede gli Statuti, ancora conservati nell'Archivio Vaticano e che ricostruì la Rocca oggi detta Palazzo Baronale. Il passaggio dei Colonna è ancora oggi ricordato dallo scudo con il loro stemma che campeggia sulla porta nord del borgo, detta del Santo Salvatore. La dinastia dei Colonna lasciò definitivamente la supremazia su Gallicano nel 1622 quando il principato passò al Cardinale Ludovico Ludovisi, Arcivescovo di Bologna, nipote di Gregorio XV. Questo papa visitò il paese nello stesso anno e celebrò la Messa nella Chiesa di Sant'Andrea.
Nel 1628 venne eretta all'ingresso del paese la Chiesa dedicata a San Rocco, che, secondo la leggenda, apparendovi, avrebbe liberato il luogo dalla peste.
Nel 1668 i Ludovisi vendettero il feudo di Gallicano al principe Giovanni Battista Rospigliosi.[3]
Tra i suoi discendenti il principe Nicolò Pallavicini e la sua consorte Vittoria Altieri vengono ricordati per la loro munificenza nei confronti degli abitanti di Gallicano, soprattutto per la ricostruzione ex novo dell'antica chiesa di Sant'Andrea in forme barocche su progetto di Ludovico Rusconi Sassi negli anni 1732-1734 e della fondazione di una scuola pubblica gratuita per le ragazze, aperta nel paese da Santa Lucia Filippini su invito della principessa Altieri Pallavicini (1726).
Nel 1734 giunse anche in Gallicano il corpo di sant'Aurelio Sabazio, Martire, tratto dalle Catacombe di Priscilla. Nello stesso periodo, la principessa Pallavicini ospitò a Gallicano per le missioni popolari il famoso predicatore francescano, poi santo, Leonardo da Porto Maurizio (1741). Tuttavia, in questo periodo Gallicano visse traumaticamente la soppressione del convento francescano di Santa Maria delle Grazie e l'incameramento dei suoi beni da parte del convento omonimo di Zagarolo(1748). Al paese rimase come un tesoro la sola vetustissima immagine della Vergine. Nel colle opposto rispetto a quello un tempo occupato dai francescani era sorto a metà del secolo XVII un convento domenicano, intorno all'antica chiesa in cui sono ancora oggi conservate le reliquie di san Pastore Martire. Oggi è sede estiva del Pontificio Collegio Germanico Ungarico.
I Pallavicini rinunciarono ai loro diritti feudali su Gallicano solamente nel 1849, quando esso divenne Comune libero. Nel 1872, infine, al nome del paese fu aggiunta la specificazione nel Lazio per distinguerlo dal Gallicano in provincia di Lucca. Nel 1905 il Cardinale Vincenzo Vannutelli, vescovo di Palestrina, incoronò la Madonna delle Grazie quale regina di Gallicano ad imperitura memoria di una devozione millenaria, ancora oggi molto viva.
Dagli anni Novanta del XX secolo Gallicano ha visto un notevole incremento demografico dovuto al basso costo degli immobili rispetto alla vicinissima Roma.
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Castello Caetani - Fondi Città Smart
Il Castello Caetani, monumento notevole sia per imponenza che per stato di conservazione, è il simbolo della città e rappresenta uno dei rari esempi in tutta Europa di fortezza costruita in pianura. Con i suoi 33 metri di altezza domina imponente tutta la Piana, ammirabile dal suo ampio terrazzo.
E’ composto da un magnifico mastio o torrione rotondo (elevato a torre di osservazione e in seguito adattata ad opera di difesa) - accuratamente costruito con pietre di taglio, con merlatura sostenuta da mensole in aggetto che s'innalza grandioso sopra una torre quadra, la cui base è formata da grossi blocchi di pietra squadrata - e dalla rocca con le alte torri cilindriche agli angoli, costruite con pietrame irregolare.
Queste ultime sono caratterizzate dall’orlatura con “piombatoie” che permetteva ai difensori di essere protetti anche quando erano costretti a lanciare in verticale qualsiasi tipo di proiettile o strumento di offesa contro gli assalitori.
La costruzione della rocca si fa risalire al 1319, insieme con la ristrutturazione della cinta muraria della città realizzata da Roffredo III Caetani che voleva farne il centro della sua signoria.
Contestualmente ad esso fu eretto il Palazzo Caetani, utilizzato come elegante abitazione, che venne collegato direttamente al castello con un ponticello in legno.
La famiglia Caetani ebbe un ruolo rilevante nella città. Fu infatti sotto la protezione di Onorato I Caetani che nel 1378 venne eletto a Fondi l'antipapa Clemente VII (Scisma d’Occidente).
Nel 1504 il ducato passò ai Colonna e poi ai Gonzaga.
Importante è la figura della contessa Giulia Gonzaga (cantata dall'Ariosto nell’Orlando Furioso), vedova di Vespasiano Colonna conte di Fondi, che fece del suo palazzo un importante ritrovo culturale tanto che in età Rinascimentale Fondi venne ribattezzata “la piccola Atene”.
La fama della sua bellezza raggiunse il corsaro saraceno Kair-ed-Din, detto il Barbarossa, che progettò il suo rapimento per farne dono al sultano Solimano “il Magnifico”.
La leggenda vuole che Giulia, avvertita in tempo, sia fuggita attraverso il sotterraneo che si troverebbe nello stesso castello.
Progetto Fondi Città Smart del Comune di Fondi (LT) - Italy.
fondicittasmart.it
Progetto sviluppato da Techmoving srlsu - techmoving.it
Music: Brandenburg Concerto No4-1 BWV1049 - Classical Whimsical di Kevin MacLeod è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (
Fonte:
Artista:
Palazzo Beneventano visto con gli occhi della Progettista Artistica Culturale Margherita Bucello
Palazzo Beneventano, edificato tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, è sicuramente l’edificio fra i più importanti della città di Lentini.
Il carattere severo dell’edificio, è sottolineato dalla presenza, finestre con alti davanzali, rispetto al piano stradale.
L’edificio si sviluppa lungo la strada principale (Via S.Francesco d’Assisi), soluzione scelta per indicare il prestigio della famiglia proprietaria.
Il Palazzo Beneventano riveste per Lentini, una notevole importanza, non solo per la bellezza del palazzo in sé, ma principalmente per il grande spessore umano del Barone Peppino Beneventano.
Dall’ingresso, si accede al cortile dai cui lati ci si immette ai locali di servizio quali: magazzini, stalle, alloggi per la servitù ed allo “scalone”, elemento che mette in comunicazione il piano terra con
il piano nobile tipico dei palazzo dell’epoca.
Nel piano nobile troviamo una serie di stanze del tipo “en enfilade” cioè una dietro l’altra, tutte le stanze di rappresentanza con volte decorate in colori smaglianti.
La sala più grande è la sala blu o sala degli specchi, dove si svolgevano serate di gala.
Sullo stesso piano si apre come per incanto, un grande terrazzo dalla vista mozzafiato.
La residenza è situata al centro di un ricco giardino mediterraneo.
Essa è composta da un bel portale d’ingresso arcuato, e dai bei balconi sorretti da pregevoli mensoloni decorati, con fini bassorilievi.
L’architetto che seguì il rifacimento del palazzo fu Carlo Sada, che modifico ed ingrandì l’edificio a sontuosa villa baronale.
La tipologia dell’impianto edilizio deriva dagli edifici turriti.
Il Palazzo è stato restaurato in due step successivi.
La parte nobiliare a sinistra dell’ingresso finanziata con i fondi post terremoto del 1990, la parte relativa della servitù a destra dell’ingresso è stata finanziata con fondi FERS della Regione Sicilia.
Il Palazzo viene consegnato alla città, dopo anni di restauro, nel suo massimo splendore.
Video
Turismo Arte e Cultura
Luogo: Palazzo Beneventano - Lentini SR
Durata: 05.51
Giugno 2016
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Il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli a Palazzo Italia expo
Servizio video da Expo
Tra gli intervistati, anche Benny Boccuzzi, (Clavicembolo) giovane musicista Conversanese.
In occasione della rassegna Vivaio Talenti, il conservatorio “Nino Rota” di Monopoli porta a Palazzo Italia due serate di musica, protagonisti sono cinque giovani musicisti che si esibiscono con un repertorio dello strumentalismo italiano del ‘600 e primo ‘700. Sul palco un clavicembalo e quattro archetti dell’epoca - mentre viole, violini e violoncelli sono moderni.
“La musica è energia”, sostiene Francesco Tanzi, che afferma anche: “Se il cibo sazia il corpo, la musica sazia l’anima”. Il collega Manuel D’Ippolito parla della musica come una forma di comunicazione: “Come le persone parlano e comunicano attraverso la parola, anche la musica può essere un linguaggio, può trasmettere e può creare delle connessioni tra le persone”. Sul rapporto tra musica e cibo e l’Esposizione Universale, tutti concordano che la loro presenza ad Expo Milano 2015 “è una grande opportunità professionale”.
Nato dalla collaborazione tra Padiglione Italia, MIUR e Conferenza dei Direttori dei Conservatori di Musica, Vivaio Talenti offre un saggio dell’alta qualità delle strutture di formazione musicale del nostro Paese.
Esecutori: Benedetto Boccuzzi (clavicembalo),Simona Pentassuglia (violino), Maria Pia Prete (violino); Manuel D’Ippolito (viola), Francesco Tanzi (violoncello).
Valle dell'Aniene - La Via dei Principi
Nella Valle dell’Aniene troviamo importanti testimonianze del periodo medievale, che ha segnato la storia del territorio. Visita per scoprire i comuni che fanno parte della Valle dell'Aniene.
• Il Castello Theodoli a Sambuci, costruzione irregolare frutto di interventi stratificati nel tempo;
• Il Palazzo Baronale degli Orsini a Licenza, ricco di affreschi raffiguranti stemmi e rappresentazioni profane;
• Il Castello di Roccagiovine, con un bassorilievo di epoca romana dedicato alla dea Vacuna, divinità benefica della campagna;
• Il Palazzo Baronale di Roviano, a pianta pentagonale con ampia corte selciata, pozzo marmoreo, bifore e un giardino pensile;
• Il Castello Massimo di Arsoli, dove sono conservati antichi documenti, strumenti musicali, armi, arredamenti d’epoca e preziosi affreschi;
• La Rocca Abbaziale di Subiaco, attuale sede del Museo delle attività cartarie e della stampa (MACS).
Video realizzato dalla Comunicando leader srl - agenzia di comunicazione e marketing territoriale che utilizza nuove forme di comunicazione volte alla promozione e alla crescita del territorio.
Offre strategie e progetti utili ad Enti Pubblici e Imprese con l’obiettivo di dare visibilità al territorio. Sviluppo di siti web responsive, analisi e sviluppo di strategie di marketing digitale e territoriale, impianti di cartellonistica, segnaletica turistica e commerciale d’avanguardia con QR code integrato, installazione di elementi di arredo urbano per la valorizzazione del territorio.
Sito web:
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Nel salotto di donna Marianna
Corrispondenze, disegni, arredi: a Palazzo Arone al Cassaro alto di Palermo si conserva ancora il ricordo della baronessa Lanza Filangeri. Visitarlo è come fare un viaggio nella storia e nei costumi della fine dell'Ottocento. Gattopardo ve lo mostra in anteprima
IL TEMPIO DELLE FOLE - EDIPO RE , ANTIGONE -
Rassegna di dramma antico e teatro letterario made in Salento.
Protagonista della stagione teatrale 2018 Sofocle con Edipo re e Antigone. Dal 28 Aprile al 20 Maggio al Palazzo Baronale di Collepasso (LE). Regia di Roberto Marius Treglia, direzione artistica di Alberto Greco, composizione e colonne sonore Cinzia Corrado. Una produzione POIEOFOLA' - CostruzioniTeatrali
11 Agosto 2012 (Quattro Colonne) by Ramin-Be
Ramin-Be Tour 2012 - Primo Evento alle Quattro Colonne località S.Maria al Bagno Gallipoli - Super serata con lanci di maglie Gadget e cappellini e drink offerti a tutti dal super privè Ramin-Be con la partecipazione di Rosy Dilettuso e Francesca De Andrè!! Presentazione della nuova collezione T-SHIRT 2012!!
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Trentino- Val di Non- Castello di Thun (HD)
Castel Thun è un monumentale fabbricato di origine medievale, fra i meglio conservati del Trentino e da sempre destinato a sede principale della potente famiglia dei conti Thun. Sorge nel territorio comunale di Ton, in val di Non.
Il castello si chiamava in origine Castel Belvesino, dal nome del dosso su cui era stato eretto. Prese poi il nome della famiglia titolare, i Tono. Questi tedeschizzarono il cognome in Thun. Sorge in cima ad una collina a 609 m di altitudine, vicino al paese di Vigo di Ton, in bellissima posizione panoramica. Venne costruito nella metà del XIII secolo e fu la sede della potente famiglia dei Tono, antichi feudatari vescovili che nell’arco di otto secoli passarono dalla oscurità delle origini a posizioni di primo piano nella scena politica del tempo.
l'imponente fabbricato civile-militare, di stile gotico è circondato da un complesso sistema di fortificazioni. Impressionanti le torri e torrette, i bastioni lunati e la Porta Spagnola costruita con massicci conci bugnati risalente al 1566. Varcata la porta del ponte levatoio, si entra nel primo cortile costruito in stile moresco, dominato dalle due torri medievali dette “delle prigioni” e 18 massicce colonne di pietra. Di fronte al colonnato, si erge il palazzo baronale, la parte più antica del castello. L'ambiente più famoso è la settecentesca “Stanza del Vescovo” interamente rivestita di legno di cirmolo, con soffitto a cassettoni e stufa in maiolica...
L’edificio, di gran valore monumentale e storico, conserva preziosi arredi, una biblioteca con 10.000 volumi, stanze signorili, un’armeria ed un gran numero di stufe di maiolica.
Storia, arte e natura a Fondi, Segmento 2, Codice MSS6745-0302AB
Si inizia dal Museo civico del castello, dove è possibile ripercorrere la storia della città sin dalle sue antichissime origini. Si ammireranno poi il Castello, simbolo di Fondi, e l'attiguo Palazzo comitale, residenza dei Caetani prima e dei Colonna Gonzaga poi. Si prosegue con il Duomo, ex Cattedrale, intitolato a San Pietro. Altro segmento è dedicato alla Chiesa di Santa Maria Assunta, gioiello rinascimentale, recentemente elevata a santuario. Nel segmento successivo è illustrato il complesso di San Domenico, con la chiesa e il chiostro rinascimentali e la chiesetta medievale di San Tommaso. Altro segmento è dedicato al complesso di San Francesco e all'antico quartiere ebraico chiamato Giudea, si conclude la parte dedicata alla storia e ai monumenti fondani. Per gli ultimi segmenti, dedicati alle bellezze naturalistiche, ci si è avvalsi della preziosa collaborazione dei Parchi naturali dei Monti Aurunci e dei Monti Ausoni. Parte artistica del modulo è stato curato dalla dott.ssa Paola De Luca
Il progetto “Officina dei giovani” prevede la collaborazione e la messa in rete degli istituti scolastici di Fondi: al termine dell’intervento sarà possibile per i soggetti partecipanti facilitare l’opportunità che lo studio delle discipline venga integrato con progetti che ne facilitino l’apprendimento, tramite l’utilizzo di tecnologie informatiche.
Filmato Palazzo con totali Respiro Barocco
filmato palazzo con totali
Vasto da scoprire: lo storico Orfanotrofio Genova-Rulli nel Palazzo della Penna
a costruzione del palazzo ebbe termine nel 1615. Probabilmente questa data deve riferirsi al solo fabbricato principale, in quanto altri lavori vennero effettuati nel 1621, quando l’Università di Vasto diede al Marchese tre migliaia di sassi provenienti dal porto della Meta, da utilizzare per il Palazzo della Penna. Mentre altri lavori vennero commissionati nel 1699 all’ingegnere veneto Daniele Galante ed al fabbricatore Giovanni Di Benedetto di Vasto.
Posto su uno spianato a circa 6 chilometri da Vasto, in bella posizione che un tempo dominava la sottostante valle del torrente Lebba, oggi invase dalle industrie, il Palazzo ha pianta quadrata, fortificata agli spigoli da quattro baluardi, un cortile spazioso, ampie sale, semicircondata da un recinto anch’esso protetto agli spigoli da bastioni e comprensivo di una serie di fabbriche adibite a locali di servizio. Arredato con eleganza, il palazzo fu frequentemente abitato sia dal suo fondatore, che dai suoi figli, Ferrante e Diego, nonché dal nipote Don Cesare Michelangelo. Così lo descrisse Tommaso Palma nel 1703, nel suo “Compendio istorico dell’antichissima terra del Vasto”: “…Le campagne sono tutte carrozzabili, ed amene, e precise le spaziose della Penna, dove poco distante dal mare vi è un famosissimo Casino fatto in forma di Fortezza con quattro Baloardi. Vi si ponno in esso collocare trè Principi colle loro famiglie per cagion di diporto. Le camere sono allegrissime, e l’architettura delle finestre, e delle porte è così bella per la loro regolarità corrispondenza, che reca gran meraviglia, à chi l’osserva. Gli Eccellentissimi Padroni vi sogliono andar spesso, non solo per occasione di villeggiatura, ma più per loro divozione, stante vi è poco lungi una Chiesa detta di Nostra Signora della Penna…”. Altra descrizione, molto più completa e dettagliata, è presente nell’Apprezzo del 1742, conservata manoscritta nell’Archivio storico G. Rossetti.
Il 20 giugno del 1711, il palazzo venne saccheggiato dai turchi. “Ad hora nove della notte giunsero due galere turchesche nella Lebbe”, si legge nella “Cronaca vastese” di Diego Maciano, “et ivi se ne andarono nel Palazzo di S.A. con rovinare tutto, cioè pigliarono da sei portieri, da diciassette forme di cascio, una bellissima reliquiaria, molti specchi ed altre robbe. Oltre di questi ruppero molti specchi grosssi, tutte le vitriate con intentione di mettere fuoco a detto Palazzo, perché avevano riuniti tutti li banchi, arcibanchi, boffette, sedie nel mezzo di ciascheduna camera, e sala e perché no hebbero tempo per l’aggiunto del popolo della Città lasciarono imperfetto il loro disegno”.
Il canonico Diego Maciano in data 25 febbraio 1713, annotava il rientro del Marchese Don Cesare Michelangelo d’Avalos, dopo dodici anni di esilio per motivi politici. Appena si sparse la notizia dell’arrivo del Marchese, molti cittadini accorsero a piedi per rendergli omaggio. Dopo l’arrivo della Marchesa D. Ippolita, insieme agli altri membri della casa marchesale, si diressero tutti alla chiesa della Madonna della Penna dove “si fece un gran sparo da 40 huomini Missonesi, e poi si disse la messa, e poi si cantò il Te Deum”.
Il dominio di Don Cesare Michelangelo segnò il periodo di maggior splendore nella storia del palazzo. Restaurato ed abbellito, l’edificio ospitò molti personaggi del Regno, che si fermavano nella nostra città, come il Connestabile Fabrizio Colonna, che venne a Vasto per ricevere il collare dell’Ordine del Toson d’Oro.
Storia, arte e natura a Fondi, Segmento 1, Codice MSS6745-0301AB
Si inizia dal Museo civico del castello, dove è possibile ripercorrere la storia della città sin dalle sue antichissime origini. Si ammireranno poi il Castello, simbolo di Fondi, e l'attiguo Palazzo comitale, residenza dei Caetani prima e dei Colonna Gonzaga poi. Si prosegue con il Duomo, ex Cattedrale, intitolato a San Pietro. Altro segmento è dedicato alla Chiesa di Santa Maria Assunta, gioiello rinascimentale, recentemente elevata a santuario. Nel segmento successivo è illustrato il complesso di San Domenico, con la chiesa e il chiostro rinascimentali e la chiesetta medievale di San Tommaso. Altro segmento è dedicato al complesso di San Francesco e all'antico quartiere ebraico chiamato Giudea, si conclude la parte dedicata alla storia e ai monumenti fondani. Per gli ultimi segmenti, dedicati alle bellezze naturalistiche, ci si è avvalsi della preziosa collaborazione dei Parchi naturali dei Monti Aurunci e dei Monti Ausoni. Parte artistica del modulo è stato curato dalla dott.ssa Paola De Luca
Il progetto “Officina dei giovani” prevede la collaborazione e la messa in rete degli istituti scolastici di Fondi: al termine dell’intervento sarà possibile per i soggetti partecipanti facilitare l’opportunità che lo studio delle discipline venga integrato con progetti che ne facilitino l’apprendimento, tramite l’utilizzo di tecnologie informatiche.
Palizzi Superiore - Calabria in Drone
Nuovo Canale: Il Castello domina Palizzi Superiore elevandosi su un mastodontico costone roccioso a 300 m s.l.m. con pareti a picco, in posizione dominante rispetto al centro abitato. Era considerato un baluardo difensivo per sfuggire alle incursioni dei nemici dei secoli della pirateria turchesca. L’unica possibilità di accesso è la via Castello a riprova della strategica posizione.
Non si hanno notizie certe relative alla data di costruzione dell’edificio, ma su una lapide posta all’ingresso si legge in latino che nel 1580 era “cadente per vecchiaia”. La prima edificazione della rocca potrebbe risalire al XIII secolo ma è probabile che il castello sia stato edificato dai Ruffo nel XIV secolo.
Negli anni, numerosi sono stati gli interventi a cui è stato sottoposto e che lo hanno condotto all’aspetto con cui si mostra adesso.
L’impianto difensivo venne rimaneggiato dai Romano, dai Colonna e dagli Erbo nel XVI secolo, dagli Arduino di Alcontres nel XVIII secolo e fu poi trasformato in palazzo residenziale dalla famiglia baronale dei De Blasio nel 1866 (nella persona di Tiberio che decise di ricostruire il castello di Palizzi ad un anno esatto della morte del padre avvenuta proprio nelle sue stanze) che sul lato ovest edificarono il palazzo tutto in laterizio.
Dopo la ricostruzione il castello fu utilizzato come residenza estiva da Don Tiberio fino alla sua morte avvenuta nel 1873, all’età di soli 46 anni.
Girato il 16 agosto 2018
Storia, arte e natura a Fondi, Segmento 4, Codice MSS6745 -0304AA
Questo modulo ha lo scopo di illustrare e far conoscere le bellezze storico-artistiche e naturalistiche del territorio fondano. Si inizia dal Museo civico del castello, dove è possibile ripercorrere la storia della città sin dalle sue antichissime origini. Si ammireranno poi il Castello, simbolo di Fondi, e l'attiguo Palazzo comitale, residenza dei Caetani prima e dei Colonna Gonzaga poi. Si prosegue con il Duomo, ex Cattedrale, intitolato a San Pietro. Altro segmento è dedicato alla Chiesa di Santa Maria Assunta, gioiello rinascimentale, recentemente elevata a santuario. Nel segmento successivo è illustrato il complesso di San Domenico, con la chiesa e il chiostro rinascimentali e la chiesetta medievale di San Tommaso. Altro segmento è dedicato al complesso di San Francesco e all'antico quartiere ebraico chiamato Giudea, si conclude la parte dedicata alla storia e ai monumenti fondani. Per gli ultimi segmenti, dedicati alle bellezze naturalistiche, ci si è avvalsi della preziosa collaborazione dei Parchi naturali dei Monti Aurunci e dei Monti Ausoni. Per la parte monumentale, modulo è stato curato dalla dott.ssa Paola De Luca
Il progetto “Officina dei giovani” prevede la collaborazione e la messa in rete degli istituti scolastici di Fondi: al termine dell’intervento sarà possibile per i soggetti partecipanti facilitare l’opportunità che lo studio delle discipline venga integrato con progetti che ne facilitino l’apprendimento, tramite l’utilizzo di tecnologie informatiche.
Il Restauro del Palazzo del Fucile
IL RESTAURO DEL PALAZZO DEL FUCILE
Situato nel centro del paese di Caraglio il cosiddetto “Palazzo del Fucile” è stato per quasi due secoli la residenza dei signori Marchetti, una ricca famiglia borghese di Saluzzo che (come molte altre dell’epoca) riuscì nel 18° secolo ad acquisire il titolo nobiliare di “Conti di Montestrutto”.
Il palazzo nasce a duplice scopo: residenza dei Marchetto e opificio per la fabbricazione della seta (come è possibile notare dai lavori effettuati nelle cantine del palazzo).
Solo a metà Settecento la fabbrica di seta viene dismessa e il palazzo adibito a residenza privata.
A metà dell’Ottocento i Marchetti o Conti di Montestrutto vendettero il palazzo che, dopo un passaggio intermedio, divenne di proprietà dei “Garin di Cocconato”, un’antica famiglia nobiliare che lo usò per circa quarant’anni come residenza estiva.
Agli inizi degli anni ’20 i Garin di Cocconato lo cedettero e dopo alcuni passaggi il palazzo venne smembrato:
- la porzione ovest (quella più stretta la cosiddetta “canna del fucile” attualmente occupata dalla banca) fu ceduta ai signori Lonigo, una famiglia di emigranti rientrata dalla California, che fece ritorno a Caraglio dopo la II Guerra Mondiale. I Lonigo mantennero la proprietà del fabbricato fino agli inizi del 2000;
- la porzione est (quella più larga a forma trapezoidale) fu ceduta ai signori Migliore, anch’essi emigranti ma in Argentina; i proprietari si insediarono stabilmente, frazionando a loro volta il fabbricato in più unità immobiliari, di cui alcune furono vendute.
La “canna”, con l’antistante area scoperta a sud (un tempo parco del palazzo nobiliare) rimase per fortuna di un’unica proprietà ma con il tempo andò progressivamente in degrado a causa della scarsa manutenzione. Alcuni locali a piano terreno furono concessi in locazione per l’esercizio di attività commerciali, mentre i locali del primo e del secondo piano rimasero inutilizzati per molti anni.
Al giorno d’oggi il Palazzo è stato acquistato dalla Banca Bcc di Caraglio e della Riviera dei Fiori, la quale lo ha integralmente restaurato ed eletto a propria sede sociale.
I locali del vecchio palazzo sono visitabili in occasione della Fiera d’Autunno, durante la quale la Banca organizza un “porte aperte” con un tour della parte storica.
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FESTA DI SANT'ALESSANDRO 2014 ISCHIA 1° PARTE - (1°Appuntamento di Borghi e Castelli in scena)
Primo appuntamento di “Borghi e Castelli in scena” è ad Ischia: un piccolo borgo incastonato nella natura del porto di Ischia; una vera e propria gemma ricca di storia e di tradizioni che ogni anno, il 26 agosto, in occasione della festa di Sant'Alessandro prende vita e come il più bello dei tesori schiuso dallo scrigno incantato si mostra in tutto il suo splendore.
Le sue case dalla caratteristica architettura isolana, con i colori pastello e le verande in fiore, la chiesina posta al centro dell'antico borgo (reperti storici testimoniano sia stato tra i primi insediamenti isolani), le viuzze strette e piastrellate e tutta l’atmosfera del borgo stesso per il magico giorno del 26 agosto cambia, assume un aria ancora più incantevole e misteriosa, un connubio che non solo attrae ma cattura e colpisce.
Organizzato da anni dalla Pro Loco S. Alessandro, il corteo storico, quest’anno si svolgerà con quasi 400 figuranti e passerà lungo le strade principali dell’Isola, partendo dal Castello Aragonese e terminando proprio presso la chiesina dedicata al santo che è un po’ il fulcro dell'intero borgo incantato. Si parte dai coloni greci, a seguire, in rigoroso ordine cronologico, i romani che scelsero Aenaria come isola ideale. Si continua così arrivando ai vaporosi e signorili abiti delle dominazioni che per secoli si sono alternate, come i Ferrante, i D’Avalos e la splendida Vittoria Colonna, ma anche l’antipapa Baldassarre Cossa e altre figure dell’alto clero dell'epoca, per poi arrivare alla coppia regale con Ferdinando II di Borbone.
A precedere questa suggestiva manifestazione ci sarà sabato 23 agosto una serata omaggio per Giorgio Buchner, archeologo tedesco, famoso per i suoi studi sulle origini dell’isola d’Ischia e delle colonie della Magna Grecia, a partire dalle ore 21,30 presso la piazzetta della chiesa di Sant’Alessandro. Interverrà anche l’attore Romeo Barbaro e sono previste anche delle degustazioni tipiche isolane.
Lunedì 25 agosto, dalle ore 21,30, ci sarà il corteo dei gruppi gemellati con Ischia: particolarità della festa di Sant’Alessandro appunto, il gemellaggio con gruppi provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa, la cui storia è intrecciata nelle diverse dominazioni con la popolazione isolana. A partire dalle ore 21,30 sfileranno dalla chiesa di Sant’Alessandro alla piazzetta San Girolamo circa 140 figuranti dei gruppi della città di Marino (città natale di Vittoria Colonna), di Pescara con il gruppo di Popoli, il gruppo storico scozzese di Norman Fidess, il gruppo locale della ‘Ndrecciata, il balletto di Barbara Rumore e gli sbandieratori.
Si chiude il 26 agosto con la sfilata storica dei costumi d’epoca: a partire dalle ore 18 di martedì 26 agosto i figuranti partiranno dal Castello Aragonese percorreranno le strade principali del comune di Ischi, con carrozze, e giungeranno sino al borgo di Sant’Alessandro, dove si tiene la tradizionale messa nella chiesina bianca dedicata al Santo.
Davvero un modo unico ed indimenticabile per rivivere in pochi attimi la storia dell'isola d'Ischia e capirne le radici tradizionali e culturali, grazie al programma “Borghi e Castelli in scena” del Comune di Acerra (ente capofila) finanziato dalla Regione Campania con fondi europei, con l’obiettivo di valorizzare il Complesso monumentale del Castello di Acerra e il centro storico, il complesso Badiale Santa Maria del Plesco e il centro storico di Cicciano; Piazza Duomo, Piazza Marconi, Piazza Colleggio e il centro storico di Nola; Il Castello Aragonese e la Chiesa di Sant’Alessandro di Ischia; il palazzo Baronale e il Palazzo De Rinaldi di Roccaraionola.
Video: TV Cultura Bruno Aymone Channel
Montaggio: Fatima Estrella
Ottimizzazione: Lucrezia Verbena
Postproduzione: Baypressagency
Regia: Bruno Aymone
Ripi (Fr)
Diverse sono le ipotesi sulla etimologia dell'appellativo Ripi. Alcuni pensano che derivi dal nome latino Ripae nominativo al plurale; era questo un privilegio che si attribuiva ai paesi sotto la giurisdizione della Diocesi di Veroli che avevano un arciprete, e Ripi lo aveva. Altri dicono che il nome di Ripi derivi dal latino ripa, ripae. In pianura scorre il torrente Meringo, il Castello di un tempo aveva poco lontano la ripa, gli argini del fosso, del citato Meringo. Alcuni, invece, dicono che, essendo il paese costruito su una roccia alta e scoscesa, derivi dal latino rupes poi tramutato in Ripi con il passar del tempo. Le prime notizie storiche che abbiamo del nostro paese risalgono all'VIII secolo.Nel Sinodo Romano, celebrato dal Papa San Zaccarìa nell'anno 743 si parla della Diocesi di Veroli, alla presenza del Vescovo Martino. La Diocesi, Verulana Civitas comprendeva Veroli, Bauco, oggi Boville Ernica, Strangolagalli, Torrice, Ripi, Arnara, Pofi e Monte San Giovanni.Monsignor Vittorio Giovardi, scrittore e fondatore della Biblioteca Giovardiana di Veroli, scrive nella Historia Verularum al foglio 1092, che il Castrum Riparum, ossia il Castello di Ripi, nell'anno 1129 fu bruciato. Subì la stessa sorte nel 1165 per mano dei Normanni di Guglielmo I re di Sicilia e, successivamente, il 30 novembre 1198 fu saccheggiato per tre settimane per opera di Diapoldo, capitano tedesco imperiale.
La situazione di sudditanza della popolazione di Ripi si protrasse fino al 7 aprile 1331, quando il Rettore e l'Università del Castello di Ripi stabilirono lo Statuto, il cui originale si conserva ancora presso l'Archivio Colonna a Subiaco (Perg. XLVI - 125).Questo Statuto fu letto ed approvato nella piazza del paese sotto il pontificato del Papa Giovanni XXII alla presenza di alcuni testimoni e di Arduino da Ripi, prefetto dell'Alma Roma.Vari signori feudali si sono alternati nel possesso del Castello di Ripi, sempre con l'avallo della Chiesa. Dall'anno 1410 Ripi passò nelle mani della potente famiglia Colonna e vi rimase fino al 1816 allorché, dopo la caduta di Napoleone e ristabilito lo Stato Pontificio, ebbe termine la giurisdizione baronale dei Colonna sui due stati di Genazzano e di Pofi da cui dipendeva anche Ripi.La visita al centro storico offre l’occasione di far conoscere gli stabili, la storia di Ripi, le vicende che hanno influenzato la vita degli abitanti e l’economia della zona. Il paese era delimitato longitudinalmente da mura fortificate disposte da porta a porta, a forma di fuso. Il centro storico di Ripi conserva solo l’immagine e l’impianto complessivo, ma non la struttura, dell’antico “Castrum”. Alcune tracce delle mura di cinta del Castello sono visibili lungo la strada chiamata “La Moddia” (il nome potrebbe derivare da “Contrada Lamodei”, citata in un rogito notarile del 1300. Da una ricerca effettuata da insegnanti di Ripi, risulta che La Moddia trae origine da un orto, chiamato propriamente Lamodei, della sig.ra Bizardi. Prima di questa scoperta, si diceva che era l’espressione di un soldato francese “Mon Dieu, Mon Dieu!”, durante una guerra cha ha coinvolto il territorio) e, sul lato opposto, lungo la strada chiamata “Muriglio” (dal nome antico “Contrada Murillo”, di derivazione latina “Contrada delle piccole mura”), da dove è possibile osservare due splendidi panorami (il nord e il sud della Ciociaria). Il paese conserva le due porte di accesso: Porta Santa Croce, rivolta a sud ovest verso l’antica via Latina (oggi via Casilina) e Porta Sant’Angelo, rivolta verso Veroli.