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5 - RARE PITTURE: LUDOVICO CARRACCI, GUERCINO E L'ARTE NEL SEICENTO A CARPI
È stata inaugurata la mostra Rare Pitture: Ludovico Carracci, Guercino e l'arte nel Seicento a Carpi. Una esposizione multipla, aperta in tre sedi: il Museo diocesano di Sant'Ignazio, Palazzo Pio e Palazzo Foresti. Per l'occasione è arrivato dalla cattedrale di Parigi il dipinto che rappresenta San Bernardino che libera Carpi da un esercito nemico.
CARPI PALAZZO dei PIO Museo della Città + CAPPELLA dei PIO + monumento dei CAMPI DI CONCENTRAMENTO
Il Museo della Città espone, razionalizzandolo nel filo cronologico della storia di Carpi, il patrimonio artistico e artigianale del vecchio Museo civico fondato nel 1898. Quell’istituto, in pieno clima positivista, aveva raccolto nelle sue collezioni, oltre a opere d’arte, tutto ciò che esprimesse l’attività e l’ingegno dell’uomo nei secoli della vita di Carpi. Dalle produzioni ceramiche alle terrecotte, dalle scagliole ai cimeli risorgimentali, passando per volumi a stampa e dcoumenti, ma anche frammenti architettonici e decorativi della città, si arriva a macchinari, attrezzi e documentazione multimediale della attività agricola, quindi della produzione del truciolo fino alla più recente attività imprenditoriale del tessile abbigliamento. Una parte rilevante dei quasi venti mila pezzi presenti è costituita dalle donazioni di collezioni private, tra le quali meritano di essere citate per la loro importanza e specificità quelle di Pietro Foresti, Lando Degoli e Carlo Contini.
Il periodo della signoria dei Pio segna una profonda trasformazione di Carpi sia dal punto di vista urbanistico che economico e culturale. I materiali esposti nella loggia settentrionale del Museo della Città sviluppano alcuni temi espressi dalle opere della collezione museale databili tra il Duecento - prima quindi della signoria dei Pio - e i primi anni del Cinquecento, intorno al 1520-1530, quando Alberto III Pio perse Carpi.I temi sviluppati nelle isole tematiche del Museo sono:
- le maestranze tra Trecento e Quattrocento
- architettura e urbanistica
- i Pio di Savoia
- Carpi rinascimentale sotto Alberto III Pio
- Aldo Manuzio e la cultura umanistica a Carpi.
La produzione artistica del periodo di dominazione estense a Carpi (1527-1859) è caratterizzato nei primi due secoli dalla realizzazione dei paliotti in scagliola.
Si tratta delle tavole che erano collocate sul fronte dell'altare, che a partire dal Seicento, in pieno Barocco, sviluppano in Italia motivi decorativi monocromi provenienti dagli antichi pallia (drappi, da cui il nome paliotti) che addobbavano gli altari delle chiese.
La scagliola carpigiana, inventata da Guido Fassi, si diffonde dai primi anni del Seicento a tutto il Settecento con una sua forma caratteristica perimpasto e modelli decorativi. In città nascono botteghe che ben presto escono dalla produzione sacra per creare veri e propri oggetti d'arte e d'uso: quadretti, tavoli, elementi d'arredo, numeri civici.
Uno dei nuclei principali del Museo originario di Carpi è costituito dai cimeli risorgimentali (armi, onoreficenze, divise, documenti) appartenuti a personaggi di origine locale che hanno avuto un ruolo nelle vicende locali e nazionali che hanno portato all'Unità d'Italia.
Si tratta di tre figure in particolare: Ciro Menotti, fucilato durante i moti del 1831 a Modena, Manfredo Fanti, generale dell'esercito sabaudo e Ministro del Regno, Antonio Gandolfi, militare di carriera nell'esercito.
Carpi (Modena) LA SAGRA Chiesa di Santa Maria in Castello
La chiesa di Santa Maria in Castello, nota anche come La Sagra, è la chiesa più antica della città di Carpi (Modena), essendo stata eretta nel 752.
Si affaccia su piazzale Re Astolfo. Si tratta di una pieve romanica consacrata nel 1184, costruita su di una precedente fondazione longobarda.
La facciata rinascimentale venne progettata da Baldassarre Peruzzi e realizzata nel 1515, insieme all'abbattimento di alcune campate della navata, che hanno diminuito l'originaria lunghezza dell'edificio, e alla realizzazione di una copertura con volta a botte, eliminata tra il 1886 e il 1887 per opera dell'ingegnere Achille Sammarini. Notevole l'imponente torre campanaria, alta 49.50 metri.
La facciata rinascimentale rappresenta una innovativa sperimentazione in cui Peruzzi, forse utilizzando uno schema bramantesco poi divulgato da Palladio, sovrappone sullo stesso piano due ordini architravati di diversa altezza.
Il portale centrale, spostato in occasione dei lavori rinascimentali da uno degli antichi accessi laterali, reca una lunetta, scolpita a bassorilievo ma piuttosto aggettante, raffigurante una Crocifissione, probabilmente di scuola antelamica, con caratteristiche di potente verismo. Nel rilievo, ai fianchi di Gesù in croce si trovano i due centurioni: quello con la lancia (Longino) e quello con spugna e bottiglia di aceto. La Madonna si trova alla sinistra di Cristo e san Giovanni a destra. Chiudono la composizione due piccole figure, agli estremi della lunetta, forse rappresentanti del popolo.
I fianchi della chiesa sono decorati all'esterno da un motivo ad arcate posate su semicolonne, influenzato dal duomo di Modena, con capitelli, piuttosto consunti, che raffigurano aquile ed animali fantastici.
L'interno ospita un ciclo di affreschi romanici, piuttosto rari in Emilia, avvicinabili a quelli della pieve dei Santi Faustino e Giovita di Rubiera (RE). Risalgono al XII secolo e furono rinvenuti dopo l'abbattimento della volta a botte peruzziana. I dipinti, frammentari, descrivono scene della vita di Cristo ed altri episodi del Nuovo Testamento, tra cui l'Incredulità di San Tommaso, l'Ascensione di Gesù, la Strage degli innocenti, la Fuga in Egitto, la Cena di Emmaus e altri.
Pressoché coevo è l'affresco che si trova al centro dell'abside centrale, raffigurante l'Adorazione dei Magi, piuttosto degradato, ma restaurato ed integrato nelle campagne del 1932 e del 1951.
Rilievo antelamico del portale
Affreschi del primo Quattrocento emiliano sono conservati in due cappelle:
la cappella di San Martino, costruita nel XV secolo al posto dell'absidiola di sinistra, conserva affreschi che rappresentano sulla volta a crociera i quattro Evangelisti, in medaglioni circolari, e sulle pareti i quattro Dottori della Chiesa latina, oltre ad una Annunciazione e ad una Adorazione dei Magi.
la cappella di Santa Caterina, che si apre lungo la navata sinistra, venne costruita al termine del XIV secolo e quasi interamente ricoperta da affreschi: sulla volta, costolonata, si vedono in quattro medaglioni tre Arcangeli e un Cristo benedicente. L'autore degli affreschi è un anonimo maestro del Quattrocento, convenzionalmente chiamato Maestro della Sagra di Carpi.
All'interno si conservano inoltre un sarcofago in marmo del 1351, opera di Sibellino da Caprara, contenente le spoglie del signore di Carpi Manfredo I Pio e un pulpito romanico, con rappresentazioni ad altorilievo dei simboli dei Quattro evangelisti.