Inaugurazione Museo di Belluno a Palazzo Fulcis
VIAGGIANDO 19-11-11 VILLA DEI VESCOVI
Questa settimana Piero Brazzale ci porta in provincia di Padova nei Colli Euganei a visitare la Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia.
Ars Artis - Villa dei Vescovi
L'incanto dei Colli Euganei si dispiega davanti al suo orizzonte in sublime armonia con lo straordinario ciclo di affreschi del fiammingo Lambert Sustris che ne decora le stanze e le logge. Siamo a “Villa dei Vescovi” edificata nel Cinquecento da Giovanni Maria Falconetto con la collaborazione dell'umanista Alvise Cornaro, una delle più preziose testimonianze della romanità nel Veneto. Oggi patrimonio del FAI la villa, costruita nel ‘500 dal Vescovo di Padova come dimora estiva a Luvigliano di Torreglia, è tornata agli antichi splendori dopo l’opera di restauro iniziata nel 2011.
Chiesa di Santa Maria Assunta - Antole di Belluno
FAI Delegazione di Belluno 2013 - attività dell'anno svolte dal Fondo Ambiente Italiano
2013: un anno di successi per la Delegazione di Belluno del FAI - Fondo Ambiente Italiano. Dalle Giornate FAI di Primavera a Belluno e Feltre (Palazzo Rosso Municipio, Palazzo Reviviscar, Villa Doglioni, Teatro de La Sena), alle visite al Parco di Villa Gaggia, ma anche i Marted' del FAI (presentazioni di tesi di laurea) e le escursioni a Corte di Cadore, Cortina d'Ampezzo, Fornesighe e molte altre attività alla scoperta di arte, cultura, architettura (video Simone Osta).
Belluno. Duomo o cattedrale. Interno. Il presbiterio. 14/9/17
I giovani del FAI a Villa dei Vescovi
Si è concluso ieri a Villa dei Vescovi di Luvigliano di Torreglia in provincia di Padova il secondo convegno nazional... [continua a leggere su :
Salviamo la Provincia di Belluno - La notte dei Fuochi del Serva
Non spegnete la montagna! Diamo luce e vita alla Provincia di Belluno.
Mercoledì 24 Ottobre ore 19.00 ci sarà la Manifestazione per il salvataggio della Provincia di Belluno - Partenza Piazzale Stazione #nonspegnetebelluno
Evento ufficiale del Comitato Salviamo la Provincia di Belluno: si parte dalla stazione Fs e si arriva a Palazzo Piloni. Siamo tutti chiamati a scendere in piazza uniti come mai successo prima. Il comitato è espressione di partiti, categorie economiche, sindacati e Diocesi, col vescovo monsignor Andrich in testa.
Lo slogan? «Non spegnete la montagna! Diamo luce e vita alla Provincia di Belluno».
E' nostro diritto morale manifestare tutti insieme per il SALVATAGGIO DELLA PROVINCIA di BELLUNO: siete tutti chiamati a dotarvi di nastri e coccarde blu/azzurre come quella nella nostra foto, colore simbolo dell'evento.
Inaugurazione Mostra Tiziano, Venezia e il Papa Borgia
a mostra 'Tiziano, Venezia e il papa Borgia', che la Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore promuove dal 29 giugno al 6 ottobre al Palazzo Cosmo di Pieve di Cadore (Belluno), in occasione dei suoi primi dieci anni d'attivita', insieme al paese natale del grande artista, Pieve di Cadore appunto, e alla Magnifica Comunita' del Cadore, curata da Bernard Aikema e organizzata da Villaggio Globale International, vuole esser il racconto, assolutamente inedito, di quella notissima e fondamentale opera, conservata al Museum voor Schone Kunsten di Anversa, in cui Tiziano dipinge 'Il vescovo Jacopo Pesaro e papa Alessandro VI davanti a San Pietro'.
Cosa significa fare Servizio civile a Belluno
SERVIZIO CIVILE, UN'ESPERIENZA INDIMENTICABILE
Ecco le voci di alcuni dei volontari che a settembre del 2016 hanno terminato un anno di Servizio civile nazionale in provincia di Belluno.
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Alessandro Di Battista a Belluno
Belluno, 2 gennaio 2017 Alessandro di Battista (MOvimento 5 Stelle) a sostegno della candidatura di Federico D'Incà
AVELLINO ( Irpinia - Italy ) - IL DUOMO CON CRIPTA - Tour Completo - THE CATHEDRAL WITH THE CRYPT -
Il Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino è la cattedrale della diocesi di Avellino.La cattedrale fu costruita a metà del XII secolo, tra il 1132 ed il 1166 dal vescovo Roberto, che la dedicò a San Modestino, in stile romanico. Mantenne il suo aspetto originario fin verso la fine del Seicento, quando s'iniziarono alcune trasformazioni e restauri che, proseguendo nel Settecento, trasformarono l'antico impianto romanico in forme barocche. Il vescovo Francesco Gallo (1855-1896), che mise in opera un totale rifacimento della cattedrale trasformandola in stile neoclassico: il rifacimento della facciata fu affidato all'architetto Pasquale Cardola e fu compiuto tra il 1857 e il 1868; la trasformazione dell'interno invece fu opera dell'architetto Vincenzo Varriale, che vi lavorò dal 1880 al 1889. Il nuovo edificio dovette subire i bombardamenti della seconda guerra mondiale e il terremoto del novembre 1980: in entrambi i casi furono necessari importanti interventi di consolidamento e di adeguamento alle norme sismiche.La facciata neoclassica in marmo bianco e grigio è divisa in due ordini da un cornicione. Nell'ordine inferiore, suddiviso in cinque fasce da quattro colonne, sono inseriti i tre portali d'entrata: due lapidi, rifacimenti di quelle antiche, ricordano le vicissitudini del portale centrale, costruito dal vescovo Roberto nel 1133 ed ampliato dal vescovo Guglielmo nel 1167. Oggi nelle porte bronzee sono scolpiti momenti della storia religiosa e civile di Avellino. Nella lunetta sovrastante la porta centrale è un bassorilievo raffigurante l'Ultima cena. A fianco del portale principale, in due nicchie sono collocate le statue di san Modestino, patrono della città, e di san Guglielmo, fondatore del monastero di Montevergine e patrono dell'Irpinia. Una terza lapide ricorda l'edificazione della nuova facciata nell'Ottocento.La scala di accesso alla cattedrale (in stile barocco) e la sistemazione della piazza antistante sono opera del vescovo Martinez della fine del Settecento.Sul lato destro della chiesa è il campanile, eseguito in epoche diverse. La parte inferiore, la più antica, è costituita da pietre e marmi di edifici romani del I secolo.L'interno della cattedrale è a pianta a croce latina a tre navate suddivise da pilastri; il transetto immette nella profonda zona presbiteriale.Sono nove le cappelle o altari laterali presenti nelle due navate laterali: nella navata di destra ci sono gli altari dedicati a san Gerardo Maiella, all'Adorazione dei Magi, a sant'Antonio di Padova e alla Crocifissione. Nella navata di sinistra vi sono due cappelle iniziali, di cui la prima dedicata alla vergine dei Sette Dolori, e la seconda ha servito per lungo tempo come battistero; seguono gli altari dedicati alla Madonna Assunta e alla Madonna del Rosario; infine è un altare un tempo dedicato a sant'Alfonso Maria de' Liguori, dove si ritiene che il santo abbia celebrato la Messa.Interno della cattedrale di Avellino, visto dall'abside.Il soffitto a cassettoni della navata centrale, che copre l'antico soffitto a capriate, è stato realizzato nel Settecento; al centro è la grande tela di Angelo Michele Ricciardi che raffigura Maria assunta in cielo (1702-1705). .Nelle dieci piccole cupole che danno luce alle navate laterali sono stati dipinti episodi evangelici della vita di Maria, opera di Achille Iovine ma rifatti, a causa dell'umidità, da Ovidio De Martino. Dello stesso Iovine sono le 20 figure di profeti o di personaggi biblici dipinti negli archi che separano le navate, e le figure degli apostoli Pietro e Paolo nell'arco che immette nel transetto.Nella fascia che corre lungo il cornicione è stata inserita, in latino, una lunga frase di papa Paolo VI tratta del discorso di chiusura della terza sessione del concilio Vaticano II.Alcuni gradini danno accesso dalle navate al transetto al cui centro è oggi collocato il nuovo altare, l'ambone e il fonte battesimale.Nelle pareti al di sotto del cornicione sono collocate due tele di Achille Iovine raffiguranti la Sacra Famiglia a sinistra e san Lorenzo martire a destra; inoltre in quattro nicchie vi sono le statue in gesso dei quattro evangelisti. Al di sopra del cornicione invece hanno posto cinque tele di Angelo Michele Ricciardi raffiguranti cinque santi: Francesco Saverio, Carlo Borromeo, Andrea Avellino, Modestino di Antiochia e Gaetano di Thiene.Dal transetto si accede poi a due cappelle poste lateralmente al presbiterio. A sinistra è la cappella di san Modestino, o anche cappella del tesoro di San Modestino, perché conserva, in preziose teche, le reliquie dei santi patroni a cui la diocesi avellinese è devota, ed il busto argenteo di San Modestino.Questa è la cappella più importante del Duomo.Cappella di San Modestino, patrono di Avellino
Ho creato questo video con l'Editor video di YouTube (
***** COMO - Basilica di Sant'Abbondio - Presbiterio con affreschi del Maestro di Sant'Abbondio
La basilica di Sant'Abbondio è una chiesa romanica di Como. Al suo fianco sorge un monastero costruito nel Medioevo, che oggi, dopo essere stato restaurato, ospita la facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi dell'Insubria.
AFFRESCHI.
Gli affreschi che adornano il presbiterio costituiscono uno dei cicli pittorici più integri del primo Trecento in Lombardia realizzato da un artista anonimo. Il programma iconografico inizia nell'arco trionfale che porta al presbiterio affrescato con la usuale rappresentazione dell'Annunciazione e figure di santi poste nel sottarco; la volta della prima campata (ormai scarsamente visibile) reca tracce di un cielo stellato e di quattro troni sui quali erano verosimilmente assisi i Dottori della Chiesa. Nell'arco che precede il catino absidale troviamo un Cristo benedicente affiancato da due Arcangeli e, racchiusi in otto tondi, figure di Patriarchi, Profeti ed altri santi nel sottarco. Il catino absidale presenta una raffigurazione della Deesis (Cristo benedicente tra la Madonna e Giovanni Battista) con ai lati le immagini di San Pietro e di San Paolo. Il programma iconografico prosegue sul cilindro dell'abside, diviso in cinque bande da quattro semicolonne, con venti episodi della vita di Gesù (che mostrano due temi cristologici: la Natività di Gesù, in alto, e la sua Passione, in basso). Nella fascia inferiore troviamo, a fianco dell'episodio delle Crocifissione, figure di Apostoli ed il Tetramorfo (simboli degli evangelisti). Le immagini presenti sulle lesene e sulle semicolonne che separano gli episodi della vita di Gesù rendono alquanto complesso il programma decorativo con le figure dei re e dei profeti, degli apostoli, dei vescovi e dei dottori della Chiesa e una miriade di personaggi minori, assieme ad animali e figure fantastiche di gusto medievale. La volta del coro ha un cielo stellato dipinto con polvere di lapislazzuli.
Non si conosce l'autore dell'importante ciclo di affreschi, convenzionalmente chiamato Maestro di Sant'Abbondio. Studi recenti collocano quest'opera tra il 1315 e il 1324 durante l'episcopato del vescovo francescano Leone Lambertenghi, committente dell'opera[1] Nella esecuzione delle scene riguardanti la vita di Gesù l'artista si connota per un linguaggio capace di unire il ritmo pacato del racconto con l'attenzione naturalistica ai dettagli degli abbigliamenti, che offrono uno interessante spaccato sui costumi del tempo. Sull'altare si trovano dei corpi di persone morte di cui se guardi bene si vede la pelle rosa scuro e delle ossa di costole. Appena vicino all'altare sulla destra c'é il corpo di un bambino morto. È sulla sinistra una donna morta. Sotto il pavimento ci sono delle bare con persone morte. Poi se guardi bene c'è un buco sulle scalette della sacristia dove si vede il vecchio altare della chiesa vecchia e delle bare delle persone morte.
ESTERNO.
La basilica presenta quattordici colonne assai slanciate. A sviluppare il senso di altezza e verticalità contribuiscono anche due notevoli campanili gemelli posti nella zona absidale, soluzione piuttosto comune nella zona renana, ma eccezionale in Italia. La prossimità della città alle vallate alpine - importanti vie di comunicazione con l'Oltralpe - ha garantito una reciproca influenza del romanico espresso al di qua e al di là delle Alpi: allo stesso modo si spiega il forte verticalismo dell'interno della basilica, che dimostra, peraltro, la vitalità - ancora agli inizi del II millennio - della tradizione tardo-antica (soprattutto nella facciata, in cui tanto i contrafforti quanto delle tozze semicolonne evidenziano la partizione interna delle navate). Sui portali e intorno ad alcune delle finestre si trovano alcune sculture.
INTERNO.
L'interno della chiesa è una moltitudine di colonne composte con conci di pietra e sormontate da una notevole varietà di capitelli, da quelli semplici che ricordano le due forme geometriche basilari: il cubo e la sfera a quelli corinzi o a quelli decorati con motivi liberi. La chiesa ospita poi bassorilievi romanici e una serie completa di affreschi della metà del Trecento. Sotto l'altare maggiore si conservano le reliquie del patrono.
Le strutture della basilica paleocristiana, scoperte durante i lavori di restauro avviati nel 1863, sono ancor oggi segnate nel pavimento della chiesa con lastre di marmo scuro, mentre in corrispondenza delle antiche aperture è posto del marmo chiaro.
Sulla cantoria in controfacciata è collocato l'organo Mascioni op.733, costruito nel 1956. Lo strumento consta di due tastiere, 15 registri ed è a trasmissione elettrica.
La Diocesi di Caserta ricorda Giacomo Gaglione l'apostolo della sofferenza
La Diocesi di Caserta ha ricordato il Venerabile Giacomo Gaglione, figlio spirituale di Padre Pio con una Santa Messa presieduta dal Vescovo Mons. Giovanni D'Alise nella chiesa parrocchiale di Sant'Andrea a Capodrise (CE).
Stava per compiere sedici anni e proprio quella mattina di metà giugno del 1912 lo attendeva la prima prova scritta degli esami di licenza ginnasiale. Davanti all'ingresso del palazzo di famiglia, mentre saliva sulla carrozza che lo avrebbe portato al liceo che frequentava a Caserta, percepì un dolore al tallone così forte da essere costretto a rientrare in casa e a mettersi a letto. Per Giacomo Gaglione ebbe così inizio una malattia che durò esattamente cinquant'anni e che lo condusse sulle vette della spiritualità cristiana, come ha documentato il processo di canonizzazione. Giacomino, così tutti lo chiamavano, era nato il 20 luglio 1896 a Marcianise (Ce), primogenito di dieci figli di Valerio Gaglione e Amelia Novelli. Nulla faceva presagire il morbo che lo colpì nel fiore dell'adolescenza, una poliartrite reumatica deformante per la quale nessuno degli specialisti interpellati poté fare qualcosa. Fra i tanti anche Giuseppe Moscati, il medico napoletano proclamato santo nel 1987 effettuò una visita nel 1921. Lo sconforto e un sentimento di ribellione cominciarono ad agitare l'animo di Giacomino. La sorella Nicolina ha ricordato che nei momenti di particolare afflizione ricorrevano sulle sue labbra queste espressioni: Che cosa ho fatto per soffrire tanto? Tutti i peccati li ho fatti io, e soltanto io devo essere punito?. Al rientro dei mutilati dalla prima guerra mondiale, vedendoli dotati di protesi ortopediche, esclamava: Gli altri senza gambe possono camminare e io, con le mie gambe, non posso muovermi. Nel 1919 Giacomino lesse sul quotidiano napoletano Il Mattino che a San Giovanni Rotondo c'era un frate, P. Pio da Pietrelcina, che godeva fama di santità e operava prodigi. Nella speranza di poter ottenere anche lui la guarigione volle recarsi nel convento garganico, anche se il viaggio gli risultò penosissimo. Nell'incontro e nella confessione con il cappuccino il giovane disse di non aver ricevuto la grazia, ma di aver trovato la grazia. Qualche anno dopo Giacomino stesso rivelò: Vedere Padre Pio e dimenticare la ragione del mio viaggio a San Giovanni Rotondo fu un tutt'uno; Padre Pio mi fece un'operazione chirurgica, mi levò una testa e me ne mise un'altra.
Rientrato a Marcianise, Giacomino iniziò a studiare la S. Scrittura, con l'intento di conoscere meglio Dio, per amarlo sempre di più.
Divenne terziario francescano indossandone lo scapolare il 15 agosto 1921.
Nel 1929 si recò per la prima volta a Lourdes, qui Giacomino comprese che l'ammalato può completare nel suo corpo la Passione di Gesù e si sentì chiamato da Dio a offrire generosamente e incondizionatamente il suo corpo come ostia pura, santa e immacolata. Giacomino iniziò addirittura a festeggiare la data che segnò l'inizio della sua malattia: il 20 ottobre. Ancora oggi in questa data ricorre la festa della sofferenza! Un pellegrinaggio a Loreto nel 1947 fu per Giacomino l'occasione per dare compimento alla sua intima ispirazione di avviare una nuova realtà apostolica per gli ammalati, che condivise subito con il nuovo vescovo di Caserta Mons. Bartolomeo Mangino.
Il 20 gennaio 1948 lo Statuto era pronto e fu inviato al Vescovo che lo approvò il successivo 21 marzo accettando di diventare Presidente dell'Associazione, mentre Giacomino ne era il segretario generale: nasce l'Apostolato della Sofferenza.
Negli ultimi mesi del 1961 le condizioni di salute di Giacomino cominciarono a peggiorare. Sul suo corpo si formarono vesciche sierose che dai piedi si diffusero per tutto il corpo e una prostrazione fisica lo rese sempre più debole.
Il giorno prima di morire volle essere adagiato sul nudo pavimento, dinanzi all'altare del suo studio.
La morte sopraggiunge il 28 maggio 1962 e i funerali, celebrati il giorno seguente furono una vera apoteosi di popolo giunto da ogni parte d'Italia.
Un riconoscimento singolare ci fu anche da parte di Padre Pio quando un gruppo di amici palermitani dell'Apostolato della Sofferenza gli domandarono se Gaglione fosse santo, ascoltarono personalmente dalla bocca del cappuccino la risposta: E' un santo? Giacomino è un grande santo!.
Padre Pio Tv
Emittente televisiva cattolica dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo.
Puoi guardare Padre Pio Tv
sul digitale terrestre al canale 145,
su Tv Sat al canale 445,
su Sky al canale 852,
in streaming sul sito internet:
Asola (Mantova Lombardia) Cattedrale di Sant'Andrea integrale + Polittico della Misericordia
Esternamente, la cattedrale è maggiormente visibile sul fianco destro, poiché la facciata è parzialmente nascosta dal tessuto urbano. Lungo la fiancata si riconoscono il transetto, l'orologio cinquecentesco, il campanile e l'abside: questi ultimi sono gli unici elementi sopravvissuti del più antico edificio. Notevoli, nel transetto, sono la monofora e l'oculo asimmetrico che la sovrasta. Le forme architettoniche sono tipiche del tardogotico lombardo, sia all'esterno, sia all'interno. La pianta è a tre navate, contraddistinta da lievi anomalie.
Fra i tesori custoditi nella cattedrale si annoverano diverse opere d'arte soprattutto risalenti al Cinquecento.
Nel presbiterio:
• Polittico della Misericordia all'altare maggiore, grande opera attribuita ad Antonio della Corna risalente alla seconda metà del Quattrocento e perfettamente conservato nelle tavole e nella cornice lignea. Il polittico è composto da dieci pannelli principali (Santi, Crocifissione e Madonna misericordiosa), e da cinque tavolette nelle cuspidi (Dio Padre e i dottori della Chiesa), più una predella dove sono raffigurati i dodici apostoli.
• Otto tempere del Moretto provenienti dal Palazzo Civico
Sulla controfacciata e sul lato sinistro:
• L'organo cinquecentesco dell'Antegnati e il pulpito, entrambi impreziositi da tele del Romanino: sul primo si trovano le immagini di san Pietro, san Paolo,sant'Andrea e il vescovo Erasmo, il sacrificio di Isacco e altri episodi dell'Antico Testamento. Spiccano poi, oltre all'autoritratto dell'artefice, numerosi profeti e sibille e la scena della Sibilla Tiburtina che rivela ad Augusto il prossimo volgere dei secoli. Sul pulpito e sul relativo pilastro, invece, sono dipinti gli Apostoli, e un Ecce Homo.
• Un Cenacolo di anonimo dell'inizio del Cinquecento, influenzato dall'omonima opera leonardesca e affreschi coevi intorno all'altare di Sant'Antonio
• San Domenico offre le rose alla Madonna del Rosario, opera di inizio Seicento di Jacopo Palma il Giovane
• Cappella Daina, un tempo gestita dalla nobile famiglia asolana, affrescata nel Seicento.
• Altare della Madonna, lavoro di fine intaglio di Clemente Zamara del primi del Cinquecento
• Cappella di Giovanni Crisostomo, eretta verso la fine del Seicento con stucchi coevi una tela di Francesco Paglia e un busto reliquiario in argento con la raffigurazione del santo.
Sul lato destro:
• Altare di San Giuseppe con la pala cinquecentesca di Giovanni e Bernardino da Asola il ciclo di affreschi coevi che la attornia. *Altare di Santa Barbara con pala dei Antonio Gandino
• Altare della Concezione con la Madonna col Bambino e san Giovanni Battista fanciullo, tela di Lattanzio Gambara. Intorno, altri affreschi cinquecenteschi.
• Altare del Santissimo Sacramento, seicentesco, con una pregevole Assunta di anonimo coevo.
Dal 1509, quando la chiesa maggiore era stata elevata alla dignità di collegiata, al 1818, quando il papa Pio VII la aggregò alla diocesi di Mantova, la comunità asolana visse l'autonomia religiosa che da tempo rivendicava. Fu infatti una prelatura nullius (cioè non soggetta ad altre diocesi) cui presiedeva un abate commendatario; nessuno degli abati portò mai il titolo di vescovo di Asola, ma solitamente essi erano vescovi (titolari di diocesi in partibus infedelium, cioè antiche diocesi dei Paesi caduti sotto i musulmani) ed Asola, con le parrocchie della quadra, costituì una diocesi pressoché autonoma. Ecco perché la chiesa principale portò il titolo, ancora in uso, di cattedrale.
VESSATE E PRECARIE DA 30 ANNI, DENUNCIA AL VESCOVO MOSCONE
Le lavoratrici della struttura ricettiva dalla fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, si sono affidate al sindacalista Fials Giuseppe Mangiacotti per denunciare tutte le angherie subite negli anni
Da Serravalle di Vittorio Veneto a Santa Augusta
03-03-2015:( Riprese effettuate con Telecamera Panasonic AG-AC8EJ ) Il borgo di Serravalle è di origini molto antiche che sarebbero da far risalire all'epoca romana, tuttavia i reperti in nostro possesso sono assai limitati e comunque non provano con certezza l'esistenza di installazioni militari durante questo periodo.Secondo l'ipotesi più accreditata, il centro era inizialmente un presidio militare, sorto durante i primi anni dell'impero romano, quando il territorio circostante (appartenente ad Opitergium, l'attuale Oderzo) venne centuriato. Aveva il compito di difendere la sottostante Ceneda e soprattutto di controllare la Val Lapisina che, tramite la via ad Danuvium, collegava la pianura con il Norico e la Stiria; da qui passava infatti un ingente traffico commerciale, ma il valico poteva essere sfruttato anche da barbari invasori.La tradizione cristiana attribuisce la fondazione del castello ad un dignitario goto, Manducco o Matrucco, che eresse una fortificazione sul monte Marcantone culminante con la Turris Nigra di cui ora restano i ruderi. Figlia di Manducco era Santa Augusta, martirizzata proprio dal padre perché cristiana. Gli attuali resti del castello sembrano effettivamente risalire all'età barbarica, sebbene la costruzione sia stata più volte ampliata e rimaneggiata.
Intervista Marco Perale assesore alla cultura del Comune di Belluno.
Voglio sottolineare dell'intervista un solo passaggio, decisivamente significativo: Marco Perale intravvede il ruolo di Belluno come Città Capoluogo. Un sogno ventennale di Quaderni bellunesi.
Noè Zanette
Matteo Renzi a Belluno Cimema Italia
Matteo Renzi a Belluno giovedì 13 settembre 2012
Vittorio Veneto - La Cattedrale
La Cattedrale di Vittorio Veneto, prima di Ceneda, è dedicata a S. Maria Assunta e San Tiziano. L'edificio attuale è del XVIII secolo, costruita tra il 1740 e il 1773 su progetto dell'arch. Ottavio Scotti, in stile neoclassico; la facciata invece è del 1912 su disegno degli arch. Moretti e Rupolo che hanno rielaborato il primitivo progetto dello Scotti. Ma è ben più antica la fondazione della cattedra di Ceneda. La leggenda la vuole fondata con la traslazione miracolosa, nel VII secolo, delle spoglie del Vescovo di Oderzo San Tiziano, sono giunte sino alla base dell'attuale torre campanaria - dove sono tuttora venerate nella cripta sotto la chiesa.