RASIGLIA Il borgo delle acque - Umbria - 4k
© CLAUDIO MORTINI™◊
Rasiglia è una tra le più belle frazioni montane del comune di Foligno (PG), composta da edifici la cui organizzazione ha la classica impostazione delle costruzioni rurali di un tempo.
Il borgo è molto ben tenuto, in un paesaggio splendido in mezzo al verde. Dalla sorgente Capovena, che in fondo al paese, confluisce nel torrente Menotre, l’acqua presente in ogni viuzza scorre con tutta la sua forza; sembra di tornare indietro nel tempo. I ruscelli confluiscono nella grande vasca della peschiera.
Qui una volta si lavavano le pecore prima della tosatura.
Una storia che è interessante conoscere per apprezzare meglio l’incanto del paesaggio e degli scorci. E’ bello entrare negli antichi lavatoi, nelle stanze dove si tingevano o si tessevano le lane, seguendo le stradine accanto all’acqua che scorre ovunque.
Il paese conserva l’aspetto tipico di borgo medievale umbro, raccogliendosi in una struttura ad anfiteatro.
Le prime notizie sull’esistenza del paese risalgono agli inizi del XIII secolo, nelle cosiddette “carte di Sassovivo”, cioè l’archivio dell’Abbazia di Sassovivo.
Qui è menzionata per la prima volta la curtis de Rasilia (1222), che risultava avere come edificio di culto la chiesa di S. Pietro. Il termine “curtis” attesta persistenze feudali e potrebbe altrettanto riferirsi ad una villa, ossia un villaggio rurale senza fortificazioni.
L’abbondanza di acqua favorì l’impianto di mulini idraulici da granaglie e già nella prima metà del Quattrocento si profila la specializzazione di Rasiglia nel trattamento della lana: tintura di filati e panni e dei tessuti grezzi.
Nel Seicento, diminuita l’importanza militare, Rasiglia si affermò definitivamente per le sue attività artigianali.
Montesanto - Sellano
Montesanto è un Castello di poggio che sorge sopra un colle di fronte a Sellano, dall’altro lato della Valle del Vigi.
La sua posizione era certamente strategica, a confine tra i comuni di Spoleto, Foligno e Camerino, che a lungo se ne contesero il controllo, a strapiombo sul fiume e ben difendibile. Ancora oggi il borgo di forma allungata, organizzato lungo tre vie parallele raccordate da vicoli, è in buona parte racchiuso dalla cinta muraria con i ruderi della rocca visibili nella parte più alta. I danni prodotti dai diversi terremoti hanno causato la perdita di tanti palazzetti che sorgevano nel centro del borgo e che risalivano soprattutto al XVI e XVII secolo. Gli edifici appartenevano alle principali famiglie di Montesanto, fra cui spiccavano i Collicola e i Monthioni, che poi si trasferirono a Spoleto e Roma, ricoprendo anche importanti incarichi presso la curia pontificia. Ancora visibile è invece il palazzo Pazzi Morelli, con il bel portale in bugnato e due eleganti stemmi sugli spigoli.
Cuore del paese è la piazza, su cui si affacciano la pieve e il palazzo del Comune. Quest’ultimo, oggi sede del “Centro Studi Montesanto per la Scienza”, presenta un ampio portico a due arcate sotto il quale una fessura con la scritta Qui si mettono le lettere de la posta 1632. L’edificio conserva, dunque, la memoria di una delle più antiche “cassette per le lettere” giunte fino a noi.
La pieve di Santa Maria Assunta, eretta tra XII e XIII secolo, assunse le dimensioni attuali grazie ad un ampliamento effettuato a metà del Cinquecento. L’interno, a tre navate, è oggi quasi completamente spoglio, ad esclusione delle acquasantiere in pietra del XVI secolo, del fonte battesimale e di scarse tracce di decorazioni pittoriche. La sacrestia è invece interamente affrescata con dipinti risalenti al 1637 e raffiguranti un Compianto sul Cristo morto e le figure dei dodici Apostoli . Queste poche testimonianze sono tutto quel che rimane di un apparato ornamentale ricchissimo. Il sisma del 1979, con il crollo del tetto, portò alla distruzione di alcuni dei preziosi manufatti che la chiesa custodiva. Per evitare ulteriori perdite, le opere e gli arredi superstiti vennero trasferiti in altre sedi, o musealizzati.
Presso una delle porte cittadine sorge una piccola chiesa dedicata a Santa Lucia, fondata probabilmente nel XIV secolo. Alla facciata dell’edificio è addossata un’edicola in pietra di sobrio gusto rinascimentale, denominata Madonna della Porta, che conserva al suo interno una ricca decorazione pittorica: sulla parete di fondo una Madonna con Bambino, risalente indicativamente al 1370 e attribuita al Maestro dell’oratorio di San Pietro a Spoleto e altre opere della metà del Cinquecento attribuibili alla bottega degli Angelucci da Mevale.