VIALE ZARA / ZADAR AVENUE (MILANO, ITALY)
Viale Zara deve il suo nome a Zara / Zadar / in dalmatico Jadera, città della Dalmazia croata, che si affaccia sul Mare Adriatico e che conta 75082 abitanti (al 2011). E' la capitale storica della Dalmazia pur essendo stata superata attualmente da Split / Spalato per numero di abitanti. Per secoli Zara fece parte della Repubblica di Venezia e ne fu una delle città più importanti, ma con il trattato di Campoformio (1797) fu annessa all'Impero austriaco. Tra il 1805 ed il 1810 Zara per alcuni anni fu unita al Regno napoleonico d'Italia, ma successivamente alla disfatta di Napoleone fu occupata dagli austriaci fino ai primi anni del Novecento. In seguito alla prima guerra mondiale la città divenne un'enclave italiana, capoluogo della provincia di Zara, circondata dalla Dalmazia jugoslava. Viale Zara è una delle arterie strategiche di Milano per il collegamento con Monza, Lecco e Sondrio. In questo video immagini di archivio e recenti di piazzale Lagosta, viale Zara, via Stelvio, viale Marche, piazza Istria, viale Fulvio Testi e viale Ca' Granda. La zona attorno ai due ponti ferroviari è soggetta alle periodiche alluvioni del Seveso in caso di pioggia persistente. In questo viale si trova anche la sede amministrativa del Consiglio di Zona 2 della città di Milano.
VIALE ZARA / ZADAR AVENUE (MILANO, ITALY)
Viale Zara deve il suo nome a Zara / Zadar / in dalmatico Jadera, città della Dalmazia croata, che si affaccia sul Mare Adriatico e che conta 75082 abitanti (al 2011). E' la capitale storica della Dalmazia pur essendo stata superata attualmente da Split / Spalato per numero di abitanti. Per secoli Zara fece parte della Repubblica di Venezia e ne fu una delle città più importanti, ma con il trattato di Campoformio (1797) fu annessa all'Impero austriaco. Tra il 1805 ed il 1810 Zara per alcuni anni fu unita al Regno napoleonico d'Italia, ma successivamente alla disfatta di Napoleone fu occupata dagli austriaci fino ai primi anni del Novecento. In seguito alla prima guerra mondiale la città divenne un'enclave italiana, capoluogo della provincia di Zara, circondata dalla Dalmazia jugoslava. Viale Zara è una delle arterie strategiche di Milano per il collegamento con Monza, Lecco e Sondrio. In questo video immagini di archivio e recenti di piazzale Lagosta, viale Zara, via Stelvio, viale Marche, piazza Istria, viale Fulvio Testi e viale Ca' Granda. La zona attorno ai due ponti ferroviari è soggetta alle periodiche alluvioni del Seveso in caso di pioggia persistente. In questo viale si trova anche la sede amministrativa del Consiglio di Zona 2 della città di Milano.
CHIOGGIA
Chioggia esisteva certamente già in epoca romana. L'antico nome Clodia diede origine ad altri toponimi come Cluza, Clugia, Chiozza e infine Chioggia. L'isola si popolò con l'afflusso degli abitanti del retroterra veneto, fuggiti dalle invasioni degli Unni (452) e dei Longobardi (568). Chioggia subì due distruzioni: una ad opera di Pipino il Breve, re dei Franchi (810) e un'altra ad opera degli Ungheri (902). Nel 1110 divenne sede vescovile, trasferendo le reliquie dei Santi patroni Felice e Fortunato da Malamocco, che a sua volta le aveva ereditate da Acquileia. Clugia Major (Chioggia) e Clugia Minor (Sottomarina) divennero in seguito l'XI e la XII isola della Serenissima, sottoposte all'autorità del dogado veneziano. In periodo medioevale la città divenne famosa per la produzione del pregiato sal Clugiae, esportato un tempo in tutta Italia. Chioggia fu teatro della storica Guerra di Chioggia (1379-80) tra le Repubbliche marinare di Genova e di Venezia. Dopo aver raso al suolo Sottomarina, ricostruita solo nel 1700, i genovesi strinsero d'assedio Chioggia, liberata poi dalla flotta veneziana. Ne seguì un lungo periodo di crisi tra il '400 e il '500 con pestilenze e carestie, portando gli abitanti a scoprire la pesca come fonte di sostentamento primaria. Attività che col tempo divenne peculiare al punto da essere ancor oggi conosciuta come una delle capitali della pesca italiana. Dopo i tramonto della repubblica Veneta, la città venne occupata nel 1797 dai Francesi e, dopo il trattato di Campoformio nel 1798, dagli Austriaci, alla cui dominazione i chioggiotti tentarono di ribellarsi invano con la storica 'sollevazione del Cristo' del 20 Aprile 1800. Le dominazioni francesi e austriache si alternarono per un'altra cinquantina d'anni. Importante il contributo che diede alla lotta risorgimentale, al punto di ottenere la medaglia d'oro: furono una settantina i chioggiotti che parteciparono alle lotte per raggiungere l'unità d'Italia. Fra tutti si ricorda il ragazzo undicenne Giuseppe Marchetti, il più giovane dei Mille. Chioggia divenne italiana il 15 ottobre 1866.
Jesi : Teatro Giovanni Battista Pergolesi
Per rispondere all'esigenza sempre più sentita di uno spazio teatrale adeguato alle rappresentazioni, che il vecchio Teatro del Leone (1731) - poco elegante oltre che molto incomodo e pericoloso - non poteva più soddisfare, nel 1790 venne presa la decisione di costruire un nuovo teatro per la città di Jesi. Ne furono sostenitori un gruppo di nobili cittadini e il Prelato Governatore Mons. D. Pietro Gravina dei Grandi di Spagna, che preventivarono una spesa di 16.000 scudi (in effetti, questa ammontò a 24.000), da recuperarsi con la vendita dei palchetti, in tutto 100, suddivisi su quattro ordini. Il nuovo Teatro della Concordia - secondo la primitiva denominazione - nacque in realtà sui progetti tutt'altro che concordi dei due architetti designati all'opera: il fanese Francesco Maria Ciaraffoni e l'imolese Cosimo Morelli, quest'ultimo senza dubbio superiore all'altro nella progettazione teatrale, di cui fu uno dei più rinomati specialisti dell'epoca. E' a Morelli che si deve, ad esempio, la definizione dell'ampia curva ellittica della sala, da cui dipende la sua ottima acustica. Per le decorazioni pittoriche vennero invece convocati due famosi artisti neoclassici: l'architetto Giovanni Antonio Antolini (autore del celebre Foro Bonaparte di Milano, mai realizzato), al quale spettò la progettazione scenico-arredativa del teatro, e il pittore Felice Giani, che insieme all'ornatista Gaetano Bartolani e agli aiuti Francesco Micarelli e Giuseppe Guiducci dipinse le Storie di Apollo sulla volta della sala.
In questa veste il teatro venne inaugurato nel carnevale del 1798, ma non alla presenza dei nobili finanziatori quanto del popolo e dei giacobini, che nel frattempo avevano invaso la città in seguito alla vittoria napoleonica e al trattato di Campoformio. Per l'occasione vennero rappresentate tre operine, di cui due di Marc'Antonio Portogallo Lo spazzacamino principe e Le confusioni della somiglianza ossia Li due gobbi e la terza La capricciosa corretta di V. Martin y Soler.
Nel corso dell'Ottocento numerosi furono gli interventi a cui fu sottoposto il teatro: dalla sistemazione della piazza antistante, verso il 1828, ai lavori di ampliamento, tra il 1834 e il 1837 (anni in cui il Concordia rimase chiuso), sino all'installazione nel 1839 dell'orologio monumentale sulla facciata, finanziato dal principe Beauharnais in seguito alla calorosa accoglienza ricevuta l'anno prima durante la sua visita a Jesi.
Nel 1850 venne realizzato dal pittore jesino Luigi Mancini il sipario storico (restaurato nel 1995), in cui fu raffigurato con tipico gusto romantico l'ingresso di Federico II a Jesi, dove il grande imperatore svevo era nato nel 1194 e che egli amava chiamare la mia Betlemme. In realtà questo ritorno alla città natale - che la leggenda data al 1220 - pare non sia mai avvenuto. Nel 1883 il teatro acquisì la denominazione definitiva di Giovanni Battista Pergolesi, in omaggio al celebre compositore nato nella stessa Jesi. Negli anni successivi, però la tradizione lirica del teatro conobbe momenti di stasi, dovuti all'affermarsi di spettacoli leggeri (operette, caffè concerto, proiezioni cinematografiche), alla necessità di interventi di consolidamento (in particolare del tetto), agli eventi bellici. La difficile gestione economica spinse i Condomini proprietari a vendere il Pergolesi al Comune, che nel 1929 l'acquistò, assumendosi tutti gli oneri e le passività relativi, per la cifra di 247.460 lire. L'attività teatrale non conobbe comunque una ripresa rilevante se non tra il 1934 e il 1942 (si può ricordare una fortunata edizione del Barbiere di Siviglia nel '34, con Mercedes Capsir e Giovanni Manurita, diretta da Riccardo Zandonai e un Rigoletto nel '42 con Gino Bechi), dopo di che seguirono periodi a singhiozzo di chiusura. Nel 1947 il teatro riaprì, ospitando anche artisti di fama, come Benvenuto Franci (nell'Andrea Chénier), Clara Petrella e Bruno Landi (nella Manon di Massenet, nel '49), Mafalda Favero e Aldo Protti (in Bohème, nel '50), la giovanissima Renata Scotto, che nel '53 affrontò per la prima volta uno dei suoi futuri cavalli di battaglia, Madama Butterfly. In occasione del 250° anniversario della nascita di Pergolesi venne ospitata nel 1960 una fortunata edizione de Lo frate 'nnammurato, per la regia di Franco Zeffirelli, proveniente dalla Scala di Milano, che nel '68 portò a Jesi anche il suo corpo di ballo, per uno spettacolo con Carla Fracci.
Dall'estate 2005 la Fondazione Pergolesi Spontini si occupa della gestione del teatro organizzando eventi artistici e molte altre attività al suo interno, arricchendo e sviluppando in questo modo il patrimonio artistico e culturale
LA BELLISSIMA CITTADINA DI VENZONE !!!
Vi mostro la mia gita fuoriporta a Venzone !!!
Il nome di Venzone viene citato per la prima volta nel 923 come Clausas de Albiciones; in seguito Albiciones diventerà Aventinone, Avenzon, Avenzone e quindi Venzone. Il toponimo deriva certamente da av-au, flusslauf (sorgente, corso d'acqua) e il nome deriva quindi sicuramente dal torrente Venzonassa. È comunque del 1001 il primo documento ufficiale nel quale viene menzionata la città di Venzone. Si tratta di un diploma dell'imperatore Ottone III con il quale si concedeva al Patriarca d'Aquileia l'erbatico del Canal del Ferro intendendo con ciò un'ampia zona, di grande valore, coperta di erba, contrariamente alla pianura friulana che in quei tempi contava quasi esclusivamente boschi e paludi. Nel 1258 Glizoio di Mels, diventato signore del luogo, fece iniziare la costruzione delle fortificazioni: fece in modo di avere una doppia cinta muraria circondata da un profondo fossato in cui scorresse l'acqua del torrente; la pianta è di forma esagonale con lati ineguali. Le mura, alte 8 metri e larghe 1,5 erano robustamente ancorate ad un sistema di 15 torri. Nel 1335 il feudo di Venzone venne ceduto a Giovanni Enrico di Gorizia al quale subentrò il Patriarca di Aquileia Bertrando di San Genesio, che l'anno successivo espugnò la cittadina annettendola al Patriarcato. Nel 1351 Venzone passò nuovamente come feudo al duca d'Austria Alberto II e nel 1381 divenne finalmente libera comunità avente voce nel parlamento friulano. Nel 1391 con bolla pontificia di papa Bonifacio IX venne nominata parrocchia. Nel 1420 sotto il doge Tommaso di Mocenigo passò a far parte, come tutto il Friuli (escluso il Goriziano), della Repubblica di Venezia. In quel periodo Venzone raggiunse il suo massimo splendore e i suoi abitanti superavano il numero di 2000. Fu questo, però, anche il periodo in cui iniziò il suo decadimento accelerato dalle incursioni dei turchi. Nel Cinquecento, quando divenne sede di continui soggiorni regali, venne invasa alternativamente dai tedeschi e riconquistata dai veneti. Nel 1797 Venzone venne occupata dalle truppe francesi ma, in seguito al Trattato di Campoformio, subentrarono gli austriaci. Nel 1866, in seguito alla terza guerra di indipendenza e al successivo voto plebiscitario, la cittadina fu unita all'Italia. Nel 1965 il Ministero della Pubblica Istruzione ha proclamato la cittadina monumento nazionale riconoscendone così l'importanza storico-artistica. Anche a causa dell'età avanzata della maggior parte degli edifici, che non avevano subito danni nel corso dei due conflitti mondiali, venne quasi completamente rasa al suolo dal sisma che nel 1976 ha sconvolto il Friuli, ma grazie agli aiuti giunti da tutto il mondo e alla tenacia dei suoi abitanti il paese è risorto ed è oggi un modello della ricostruzione avvenuta in Friuli a seguito del terremoto. marketing
Arcole (Vr)
Arcole is a comune with 6.000 inhabitants in the province of Verona. It is known as the site of the Battle of the Bridge of Arcole (Napoleon)
Arcole è un comune di 6.000 abitanti della provincia di Verona che si trova a metà strada tra Verona e Vicenza in una zona ricca d'acqua, ai piedi dei monti Lessini (Prealpi). Nel suo territorio scorre il torrente Alpone, che poco lontano sbocca nell'Adige. Arcole ha due frazioni: Gazzolo e Volpino, situate a nord-nordest del paese.
È noto in tutto il mondo per la famosa battaglia del ponte di Arcole che si tenne tra il 15 ed il 17 novembre 1796 in cui Napoleone Bonaparte batté gli austriaci. Un obelisco, fatto innalzare da Napoleone stesso, ricorda quell'evento. Le iscrizione latine presenti alla base dell'obelisco, unico originale dell'epoca napoleonica in Italia, sono state redatte da Carlo Cattaneo. Inizialmente era stato incaricato il Foscolo, il quale però, dopo il trattato di Campoformido, si rifiutò. Le memorie napoleoniche si custodiscono in un piccolo museo situato nel centro del paese.
Italy: Veneto government in favour of democracy in Donetsk
W/S Venetian government holding public meeting, Udine
M/S President of Veneto Albert Gardin
M/S Venetian government cheering
M/S President of Veneto Albert Gardin speaking
C/U Members of Venetian parliament
SOT, Albert Gardin, President of Veneto (Italian): This isn't a political demonstration, this is an institutional meeting of the Veneto's parliament, an institution that wants to give continuity and voice to Veneto's Republic which we don't consider finished. In this context we'll also approve a motion in favour of Donetsk and in favour of democracy in Donetsk and to support the future elections that will be held in November.
C/U San Marco flag
M/S Venetian government holding San Marco flag
C/U Piazza Trattato , Infamy Treaty Square sign, Udine
W/S Piazza Trattato church
SCRIPT
President of Veneto Albert Gardin announced the Veneto government's support for democracy in Donetsk when speaking at a public meeting in Udine, Saturday.
Approving a motion in favour of Donetsk and in favour of democracy in Donetsk, Gardin said Veneto supports the future election to be held in Donetsk November 2.
The Veneto regional government meeting fell on the anniversary of the 1797 Campoformido Treaty, which marked the conclusion of Napoleon's campaign in Italy and led to permanent European occupation of the region.
Il vaso di pandora
Provided to YouTube by Believe SAS
Il vaso di pandora · NH3
Hate and Hope
℗ Long Beach Records Europe
Released on: 2016-04-22
Author: Fabrizio Di Stanislao
Composer: Fabrizio Di Stanislao
Auto-generated by YouTube.