Artisans, Pitti Mosaics
The technique of 'pietra dura' or mosaics, started in the Renaissance. A workshop in Florence is continuing the tradition and is one of the only places in the world to do so. LdM News went to look around 'Pitti Mosaici' studio and workshop in the heart of the Oltrarno.
Painting in Stone | Pietra Dura Inlay Mosaic | Pitti Mosaici
This short video shows some steps of the Florentine Mosaic creation, also known as Pietra Dura Inlay or The Art of Medici Family.
To know more about this antique traditional Art check out our website:
pittimosaici.com
* BOOK A FREE GUIDED TOUR IN OUR LABORATORY AND SHOWROOM *
We are based in Pitti Square in Florence, ITALY.
Google Map link:
Ilio De Filippis's interview
A short interview of Ilio De Filippis, the owner of Pitti Mosaici, Florence, Italy. One of a few place that still use a Renaissance Florentine Technique in their work.
Pitti Mosaici, Florence, Italy
pittimosaici.com
info@pittimosaici.com
This is my first video and i'm very excited, please feel free to leave a comment.
Music
Days are long - Silent Partner
(download for free at youtube free audio)
Palazzo Pitti, Firenze, Italia
Palazzo Pitti, Firenze, Italia
Scarpelli Mosaici
The Tuscan bottega Scarpelli continues a family long tradition working with mosaics going back all the way to Italian Renaissance. They paint gems and stones blending extraordinary skills, tradition, and an innovative spirit. Renzo Scarpelli is an established master in Florentine mosaics and his creations have the object of worldwide admiration for the past forty years. The Scarpelli invest in future generations to preserve the art of Florentine mosaics.
Pitti Mosaici
Renaissance Hard Stone Technique Workshop
Apollo Table, Pietra Dura
Apollo Table made in Pietra Dura, hand-cut semi precious stones, a traditional technique of the Florentine Renaissance. Made by Pitti Mosaici in Florence, Italy.
Museum of the Opificio delle Pietre Dure - Florence
Taken on December 21st , 2015
Pietre paesina Susan Rudolf intern at I mosaici di Lastrucci Florence 2018
For the geologist and the scientist is Paesina stone a variety of Alberese limestone which can be found in all the Northern Apennine mountain areas of Italy. It is the most singular example of pictorial stone in the limestone family. Because of the depictions it is able to conjure up and because of its specific origin, it is also called: landscape stone, ruin stone, ruiniform limestone or marble, and Florentine marble.
It is a sedimentary stone mainly made of compressed limestone and clay formed in sea beds about 50 million years ago (Eocene-Paleocene epoch).
The drawings and colours that seem made by a talented painter, are instead absolutely natural; they are produced by the millenary work of mineralized infiltrations in hydroxides of Iron and Manganese.
The origin of its pictorial features is, however, still a matter of debate. According to some scholars these infiltrations gave rise to the chromatic variations, but only subsequent mechanical interaction determined micro-fractures resulting in layer slides that created the final ruiniform aspect. According to others, these micro fractures, composed of spathic calcite, were already present in the limestone and determined the geometric design which affected the infiltration penetration.
For me
Music...
The breeze over the Tuscan landscape...
A hearty meal for my soul after a long walk in Florence...
Sweet memories from an exiting trip to Italy!
Gli Appartamenti Reali di Palazzo Pitti
Vecchio interessante video sul restauro delle tappezzerie di Palazzo Pitti 1994. Sponsorizzato dal Consorzio Tappezzieri Fiorentini.
Lastrucci Mosaic in Florence Italy from The Traveling Professor
On our small group tours to Italy we often visit artisan's studios. This time it is Lastrucci Mosaic near Santa Croce in Florence.
Firenze - Museo delle Cappelle Medicee e Biblioteca Medicea Laurenziana
Le Cappelle Medicee sono ai nostri giorni un museo statale di Firenze e luogo di sepoltura della famiglia Medici, ricavato da alcune aree della basilica di San Lorenzo a Firenze, al quale si accede dal retro della chiesa, in piazza Madonna degli Aldobrandini.
Le due parti principali che si visitano sono prolungamenti dell'abside della basilica: la Sagrestia Nuova, edificata da Michelangelo dal 1519 in un decennio circa, e la grande cappella dei Principi, del secolo successivo, completamente ricoperta da marmi e pietre semi-preziose dove sono sepolti i granduchi di Toscana e i loro familiari; inoltre fanno parte del percorso alcune sale della cripta (ideata dal Buontalenti) sotto la cappella dei Principi, dove sono situate la biglietteria e la libreria e talvolta sono realizzate esibizioni temporanee. La Biblioteca Medicea Laurenziana, anticamente chiamata Libreria Laurenziana, è una delle principali raccolte di manoscritti al mondo, nonché un importante complesso architettonico di Firenze, disegnato da Michelangelo Buonarroti tra il 1519 e il 1534.
Essa custodisce 68.405 volumi a stampa, 406 incunaboli, 4.058 cinquecentine e, soprattutto, 11.044 pregiatissimi manoscritti,nonché la maggiore collezione italiana di papiri egizi. Oggi nella biblioteca è conservata la più completa raccolta di opere di Virgilio, la raccolta è stata realizzata appena 18 anni dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente. Vi si accede dai chiostri della basilica di San Lorenzo a Firenze, da cui il nome Laurenziana. Medicea deriva invece dal fatto di essere nata dalle collezioni librarie di membri della famiglia Medici.
Jacopo Ligozzi exhibit at Palazzo Pitti, Florence
Florence’s Pitti Palace showcases the multi-talented painter, Jacopo Ligozzi in a new exhibition, Jacopo Ligozzi ‘Universal Painter’.
GALLERIA DELL'ACCADEMIA - MICHELANGELO A FIRENZE
David
Il David di Michelangelo è il fulcro fisico ed emozionale della Galleria dell'Accademia.
Ogni anno più di 1.300.000 persone giunge qui per vedere questo capolavoro del Cinquecento fiorentino.
FIRENZE - Palazzo Vecchio e i suoi tesori
Commissionato nel 1299 ad Arnolfo di Cambio dal comune di Firenze per ospitare i Priori Maggiori, divenne nel XV secolo Palazzo della Signoria, dal nome dell'organismo principale della Repubblica fiorentina. La torre (detta di Arnolfo), alta 94 m. ed oggi uno degli emblemi della città, venne terminata alla fine del XV secolo e racchiude la stanza dell' Albergaccio, dove sono stati imprigionati Cosimo il Vecchio nel 1433 e fra' Girolamo Savonarola nel 1498. Nel 1540 divenne Palazzo Ducale, quando il duca Cosimo I de' Medici ne fece la sua residenza. Fu, quindi, su disegno del Vasari, trasformato in una sontuosa reggia nella quale ancora oggi possiamo ammirare il Cortile di Michelozzo, il Salone dei Cinquecento, il prezioso Studiolo di Francesco I, gli affreschi raffinati del Quartiere di Eleonora e del Quartiere degli Elementi.
Le opere d'arte racchiuse all'interno del palazzo sono moltissime. Gli affreschi furono eseguiti da importanti artisti del tempo come il Ghirlandaio, il Bronzino, Francesco Salviati e lo stesso Vasari. Tra le sculture possiamo citare capolavori come il Genio della Vittoria di Michelangelo e il gruppo bronzeo della Giuditta e Oloferne di Donatello.
Il nome di Palazzo Vecchio lo assunse nel 1565 quando la corte del Duca Cosimo si spostò nel nuovo Palazzo Pitti. Per consentire ai Medici spostamenti in tutta sicurezza fra i due edifici fu realizzato un camminamento soprelevato e protetto, noto come Corridoio Vasariano, che oggi ospita una ricca collezione di autoritratti di vari artisti. Dal 1865 al 1871 (con Firenze capitale) il palazzo fu sede del Parlamento italiano, mentre oggi ospita, in alcuni ambienti, il Sindaco della città e vari uffici comunali.
L'edificio, nel tempo, si è gradualmente ingrandito verso est, arrivando ad occupare un intero isolato e allungando l'iniziale parallelepipedo trecentesco fino a quadruplicarne le dimensioni, con una pianta che ricorda un trapezio del quale la facciata è solo il lato più corto.
Tagliare con l'arco. Il Commesso fiorentino.
Il Commesso Fiorentino di pietre dure è un antichissimo mestiere che nasce alla fine del '500, per l'esigenza di trasformare l'arte del mosaico a tessere, esistente al tempo dei Medici, in qualcosa di ancora più evoluto e raffinato, che fosse più simile possibile ad una forma di pittura.
A Firenze, nella centralissima Via Ricasoli, il laboratorio di Renzo Scarpelli e di tutta la sua famiglia accoglie con entusiasmo e gentilezza chiunque si fermi incantato a guardare e domandare, che siano acquirenti o semplici curiosi, fiorentini o stranieri, attratti da immagini esposte di straordinaria bellezza, soprattutto ritratti, figure, nature morte, oggetti meravigliosi per forme e colori, per originalità e fattura.
Renzo Scarpelli, uno dei pochissimi commessi attuali, è maestro di un'arte poliedrica, che richiede attitudine per la pittura e il disegno, profonda conoscenza dei materiali, capacità di saperli trattare e lavorare trasformandoli, oltre che saper vedere l'opera finita e ultimata fino dalla fase iniziale, in cui i colori non sono ancora realmente percepibili, perché le pietre si trasformano durante la lavorazione. Solo l'ultima definitiva lucidatura a piombo metterà allo scoperto, finalmente, i veri colori di tutte le innumerevoli tessere geometriche che creano l'immagine finale, valorizzando le macchiature, che sono le caratteristiche cromatiche naturali di ogni pietra. Errori non sono ammessi. Questa arte non consente correzioni e sbagliare il colore di una tessera comprometterebbe la perfezione finale delle sfumature. Più rigorosa e più esigente della pittura, e di qualsiasi altra forma di arte figurativa, l'arte di Scarpelli diventa parte integrante della sua persona, diventa un modo di guardare, di scegliere, di comporre e unire, partendo dalla natura e dai tesori delle pietre che si nascondono nella terra dei nostri boschi. Renzo Scarpelli va a cercarle nei luoghi che conosce, le seleziona, le tratta, le divide prima in grandi fette e poi le taglia con l'arco, uno strumento da taglio che viene ancora costruito artigianalmente, proprio come un arco da tiro. Il ramo adatto viene scelto nel bosco e può essere di ciliegio, di nocciolo o di castagno: deve essere un pezzo unico, liscio, senza ramificazioni perché non si creino rotture. Si piega a fuoco da fresco e si mette in tensione a stagionare. La dimensione dipende dagli usi specifici e vi si applica, alle due estremità, del filo di ferro morbido adatto per segare la pietra. Ci si aiuta, nel taglio, con un abrasivo, il carburo di silicio, una pasta grigia con cui si copre via via il ferro, mentre si fa scorrere su e giù nella fetta di pietra.
In realtà esistono tecniche di taglio più moderne, ma sono utili per grandi produzioni in serie. Scarpelli crea pezzi unici artigianali per i quali la tecnologia evoluta non fornisce aiuto concreto. Per una produzione basata sull'oggetto di valore artistico le tecniche storiche risultano ancora le più efficaci e anche, in ultima analisi, le meno costose. Renzo Scarpelli produce ancora tutto da solo, partendo dalla ricerca delle pietre e dalla costruzione di certe attrezzature. Dice anche, però, che si deve inseguire il tempo e che una evoluzione nel lavoro e nel prodotto è di importanza essenziale. La sua grande fortuna, lui dice, è avere la famiglia affiatata che, compatta, lo sostiene nel lavoro, lo affianca e lo sostiene, anche moralmente.
Con la moglie Gabriella, insieme a lui da 42 anni, ha condiviso lavoro e vita e anche l'amore per le pietre dure che lei trasforma in gioielli a fianco del marito e nello stesso laboratorio. Il figlio Leonardo è diventato maestro d'arte e ha seguito in tutto le orme del padre mentre la figlia Catia si occupa di comunicazione e della gestione dell'azienda. Perché i mezzi, per poter stare sul mercato ed essere competitivi, devono essere sempre allineati ai tempi. Così è Catia che si occupa di informatizzare la comunicazione dell'azienda, di fare da interprete con i numerosi clienti sparsi nel mondo intero, e mentre Leonardo ci illumina dell'amore che ha per questo affascinante lavoro che condivide con un grandissimo padre è Catia che ci racconta dell'intera famiglia, della storia, dei successi, dei percorsi fatti. Con l'amore luminoso e sereno, contagioso e intenso, che le viene dalla consapevolezza del grande privilegio che sente di appartenere alla famiglia Scarpelli.
Per info: info@scarpellimosaici.it
Tagliare con l'arco. Il Commesso fiorentino.
Servizio di Cecilia Trinci
Immagini di Jacopo Merlini
Montaggio di Elena Mondovecchio
Fotografie Archivio Scarpelli Mosaici
La canzone che accompagna questo servizio è Sleeping Lions del duo canadese The Wind Whistles. E' distribuita con licenza Creative Commons BY-NC-SA via Jamendo.com.
#Lastrucci mosaic workshop in #Florence: artisans at work
The beautiful art called pietra dura or Florentine mosaic is still continued by very few craftmen still working in the traditional way
FIRENZE - Orsanmichele, una chiesa insolita.
In via de' Calzaiuoli, a metà strada tra il Duomo e Palazzo Vecchio, esisteva un monastero femminile con vasti terreni ad orto, nel quale il primitivo oratorio fu sostituito intorno alla metà dell'VIII secolo da una piccola chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, chiamata San Michele in Orto, da cui derivò il nome di Orsanmichele.
Intorno al 1240 la chiesa fu eliminata per far posto ad una loggia destinata a mercato delle granaglie. Questa bruciò nel 1304 e nel 1337 Francesco Talenti dette il via ad un progetto nuovo per ricostruire una loggia-mercato ancora più grande; l'opera terminò nel 1404 ed il vecchio edificio venne innalzato di due piani.
Intorno al 1370 si decise di tamponare le arcate al primo piano e trasferire il mercato per creare
una nuova chiesa.
All'inizio del 1400, su richiesta delle varie corporazioni fiorentine, vennero realizzati, sulle quattro
facciate, 14 tabernacoli che ospitarono, man mano, le statue dei Santi Protettori delle stesse
corporazioni, commissionate agli artisti più in vista dell'epoca come Ghiberti, Verrocchio, Giambologna, Brunelleschi e Donatello, oltre a Nanni di Banco, Baccio da Montelupo e altri.
Negli anni '90, in occasione di un profondo restauro, le statue sono state sostituite da copie e
gli originali conservati, in prevalenza, nel Museo al primo piano dello stesso edificio.
All'interno della chiesa si può ammirare il prezioso Tabernacolo dell'Orcagna (1348-1358) e la Madonna con Bambino di Bernardo Daddi (1347).
Palazzo Medici Riccardi - #Firenze
Tudo em Florença (Firenze) é muito interessante. Não só este Palácio mostrado no vídeo, mas a cultura é impregnada pelos demais museus e construções seculares.
Entre eles pesquise no site do Museu Galileu
museogalileo.it
Além da Galeria da Academia; igreja Duomo, etc etc etc.... boa viagem à história recente (mil anos...) da humanidade.
A Grassina l’arte del Mosaico Fiorentino rivive grazie a Mauro Tacconi
A Grassina, a pochi chilometri da Firenze, esiste un laboratorio dove viene svolto un antico mestiere, grazie a Mauro Tacconi, un artista che segue le orme del babbo – Marco Tacconi, mosaicista conosciuto a livello internazionale – in questa stupenda arte tutta fiorentina, continuando con grande passione il mestiere del Mosaico Fiorentino.
“Faccio il Mosaico Fiorentino qui a Grassina ormai da diversi anni – ci svela Mauro – ho iniziato praticamente da bambino”.
L’origine del mosaico fiorentino risale alla fine del 1500, quando, sotto l’impulso della famiglia dei Medici, l’antica tecnica dell’opus sectile viene riscoperta e perfezionata fino a dei livelli di altissima qualità.
Infatti, come racconta Mauro Tacconi: “Io continuo l’arte del Mosaico fiorentino, arte nata a Firenze in pieno Rinascimento; perché c’è una bella differenza tra quello che è il mosaico fiorentino e il mosaico che tutto il mondo conosce a tessere; difatti il mosaico nasce come prima forma di arte applicata, si presume in Siria, poi viene usato dagli egiziani, dai romani, fino ad arrivare nel 1500 a Firenze dove subisce questa ‘contaminazione’ tutta particolare”.
E la tecnica di lavorazione è rimasta praticamente la stessa dalla fine del 1500 a oggi.
Spieghiamo a grandi linee come nasce un Mosaico Fiorentino: basandosi su un disegno accurato il mosaicista sceglie le pietre sfruttandone l’infinita varietà di colori e sfumature (macchiatura). I modelli di carta vengono ritagliati e incollati sulle fette di pietre spesse 3 o 4 mm, quindi i pezzi vengono traforati con l’archetto e lo smeriglio e successivamente attaccati sul retro con della colla a caldo. Le sezioni che compongono il mosaico vengono poi incassate in un fondo (solitamente nero del Belgio) traforato con l’arco. Il tutto viene foderato da una sottile lastra di lavagna. Ed infine il mosaico è lucidato a mano così da rendere la massima luminosità e bellezza delle pietre dure.
Nei due video a fine articolo potrete entrare nel laboratorio dell’artista e vedere come viene realizzato il Mosaico Fiorentino.
Dalla bottega di Mauro in via Botticelli ci sono passati personaggi dell’arte, della politica, dello spettacolo, principi e notabili. Ma Tacconi vende perlopiù all’estero, in Italia è ancora poco conosciuto. “Da noi – spiega – l’arte è finita non perché mancano gli artisti ma perché manca la cultura per apprezzarla”.
Mauro Tacconi ha esposto le sue opere in prestigiose gallerie e musei nazionali e internazionali. A Firenze, Roma, Torino, a Bastia, a Miami, a Santiago del Cile, a Beaver Creek in Colorado, a Kuwait City, a Dallas in Texas, a Beijing e a Shanghai in Cina.
E i suoi lavori ora si trovano nei principali musei di tutto il mondo.
“Dal 2004, anno in cui m’invitarono a un importante evento, il Wine and Fashion Florence, e fino al 2011, ho esposto alla Galleria degli Uffizi, poi per problemi diciamo di sponsor ho tolto i miei lavori. Ma in quegli anni ho fatto anche una mostra a Palazzo Pitti, e i miei lavori giravano a Palazzo Vecchio; poi, nel 2011 ci fu un altro evento importante agli Uffizi dove le mie opere sono rimaste esposte per qualche tempo”.
Quando domandiamo a Mauro come sia nata questa passione, lui racconta: “I primi passi li ho fatti qui a Grassina. Mio padre faceva questo lavoro, io son sempre stato appassionato di disegno e pittura, per cui fare il mosaicista era proprio il lavoro che faceva per me. E oggi, a distanza di molti anni, sono ben felice di continuare questo mestiere, e non penso assolutamente alla pensione…”.
E se qualche giovane volesse avvicinarsi a questo antico mestiere, Mauro Tacconi suggerisce “di non farlo, perché è un lavoro tanto complicato, veramente difficile, e anche perché oggi si è persa, in parte, l’artigianalità. E questo vale un po’ per tutti i lavori, soprattutto perché mancano i maestri, e se non c’è un maestro bravo come fai a imparare?”.
Quando gli chiediamo se lui se la sentirebbe d’insegnare ai ragazzi un’arte così bella e difficile, il mosaicista toscano spiega: “Io ho avuto la fortuna di avere il babbo che ha insegnato a me e a mio fratello, nel modo migliore, e mio padre Marco è stato davvero un grande maestro. Detto questo, il tempo è cambiato, è cambiata la cultura, e anche se si sta tornando lentamente al ‘bello’ e alla riscoperta di alcuni valori, per un’arte come questa è più che altro difficile trovare chi la possa insegnare, perché oltre a una grande passione, ci vogliono tanti, tanti, tanti anni per impararla”.
Alla domanda su cosa farà, prossimamente, con le sue opere, Tacconi risponde: “A parte sperare di venderle… a fine ottobre, come tutti gli anni, andrò in Cina, a Pechino, per due settimane a esporre i miei lavori, e farò anche delle dimostrazioni”.
Infine Mauro ci svela anche quante ore lavora al giorno: “Troppe! Circa 12 ore al giorno, inizio la mattina presto e non so quando finisco…”.
Riprese di Mattia Lattanzi.
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