IN VOLO SU GUARDIA PIEMONTESE (CALABRIA) CON XIAOMI MI DRONE 4K
UN PO' DI NOTIZIE SU GUARDIA PIEMONTESE
Il capoluogo del comune, che sorge a 514 metri sul livello del mare sul litorale tirreno della provincia di Cosenza, è localmente noto come Guardia Piemontese paese, mentre la frazione Marina, di recente sviluppo, è detta Guardia Piemontese Marina.
Già nota con il nome di Casale di Fuscaldo, chiamata successivamente Guardia Fiscalda, Guardia dei Valdi e Guardia Lombarda, solo in anni più recenti ha preso la denominazione attuale di Guardia Piemontese. L'aggettivo piemontese del nome, deriva dall'origine valdese della popolazione locale, la quale a causa della povertà, dell'intolleranza religiosa e delle persecuzioni subite nelle proprie terre, in Piemonte, dovette fuggire alla ricerca di un luogo più sicuro e ospitale e si trasferì in Calabria dove fondò il paese di Guardia. Altre comunità di valdesi si stabilirono in alcuni paesi vicini, a Montalto Uffugo, e a San Sisto dei Valdesi.
I Valdesi arrivarono in Calabria tra il XII e il XIII secolo dal Piemonte, provenienti soprattutto dalla Val d’Angrogna e dalla Val Pragelato. Gli abitanti di Guardia Piemontese vissero senza conflitti per due-tre secoli con le comunità cattoliche circostanti. Dopo la loro adesione alla riforma protestante il cardinale alessandrino Michele Ghislieri (futuro papa Pio V), deliberò che venissero annientati sia i valdesi del Piemonte sia quelli della Calabria. Scatenò così contro di loro una crociata e li sterminò.[3]
La persecuzione religiosa si portò, in tempi antichi, fino nella parte antica di Guardia (il cosiddetto paese) con scontri e violenze e l'uccisione di gran parte della popolazione, comprese donne e bambini. I pochi superstiti scampati al massacro furono costretti alla conversione. Rimane a tal testimonianza la porta del sangue, chiamata così dal 5 giugno 1561, oltre ai nomi delle strade che ricordano tali fatti storici. Una testimonianza diretta dei fatti cruenti di quel sanguinoso giugno 1561 è contenuta in tre lettere scritte da un abitante di Montalto.
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Una gita a Guardia Piemontese
Un tuffo nel passato e nella storia di Guardia Piemontese.
Guardia Piemontese sorge su un colle a 514 metri sul livello del mare. Già Casale di Fuscaldo fu fondato nel 1375 circa da popolazione di origine valdese provenienti dalle Valli del Piemonte (Val d'Angrogna, Val Pragelato) condotti in Calabria da Bernardo Zanino del Poggio Nobile Lombardo che aveva ricevuto da Carlo I° d'Angio Re di Napoli alcuni possedimenti in Calabria come ricompensa di guerra. Giunti in Calabria in numero sempre piu numeroso si stanziarono anche in altri paesi della provincia di Cosenza come: Montalto Uffugo, Vaccarizzo, San Sisto dei Valdesi e San Vincenzo la Costa. Successivamente ottennero dal Marchese Spinelli di Fuscaldo la concessione di edificare in un luogo del suo feudo chiamato prima la guardia poi guardia lombarda e solo nel 1863 assunse lattuale nome di Guardia Piemontese. Vissero in pace per tre secoli circa dedicandosi all'agricoltura, pastorizia, curando uliveti, ficheti e vigneti. Ad un certo punto l'inquisizione cattolica li perseguitò anche in Calabria. Nel 1561 in seguito alle persecuzioni dei valdesi, ormai seguaci di calvino a Guardia Piemontese avvenne la strage contro questa comunita con danni in termini umani, nella notte del 5 giugno di quello stesso anno i valdesi vennero perseguitati e la maggior parte uccisi. Di tutte le colonie valdesi presenti in Calabria l'unica a sopravvivere fu quella di Guardia Piemontese anche se a dure restrizioni di tipo religioso. I superstiti scampati al massacro furono costretti a convertirsi con la forza al cattolicesimo. Oggi a ricordo di quel tragico eccidio la porta principale d'ingresso è chiamata dal 5 giugno 1561 la porta del sangue. Si parla ancora oggi la lingua occitana e rappresenta una delle piu importanti zone etniche linguistiche della Calabria.
La STRAGE di AULETTA (30 Luglio 1861) - Quando l'Esercito Piemontese massacrò la popolazione del SUD
PER NON DIMENTICARE MAI IL MALE CHE FU FATTO AL SUD!!! Un pugno di mesi appena dalla proclamazione dell'Unità d'Italia, e già l'intero Mezzogiorno brucia in un inferno di sangue e violenza. Nei territori periferici dell'ormai defunto Regno delle Due Sicilie divampa furiosa la rivolta legittimista contro le truppe piemontesi, contro la leva obbligatoria, contro le nuove tasse. Una vera e propria guerra civile, liquidata troppo frettolosamente dalla storiografia ufficiale come una successione di eventi puramente criminali. Campania, Lucania, Calabria: la mappa dell'insurrezione popolare è vasta. Decine i centri che si sollevano contro «l'invasore calato dal Nord» , aprendo le porte alle bande di «briganti», bruciando tricolori ed effigi della nuova dinastia sabauda. E scatenando rappresaglie ordinate dai vari Pallavicini, La Marmora o Cialdini, generale celebre per aver confessato di preferire di gran lunga «beduini affricani ai cafoni meridionali».
Una lunga lista di paesi martiri: Pontelandolfo e Casalduni i più noti, ma anche Auletta, teatro di un eccidio troppo spesso dimenticato. È il pomeriggio del 28 luglio quando una nutrita colonna di legittimisti invade il piccolo centro sulle rive del Tanagro. Accolta, secondo le accuse, da «ignobili feste, balli e canti». Da giorni i ribelli si concentrano nella vicina località Lontrano, in attesa di rinforzi che arrivano alla spicciolata. Contadini delusi, nobiluomini spiantati, disertori, soldati del disciolto esercito napoletano, cani sciolti. Disperati che non hanno nulla da perdere. Il primo atto, altamente simbolico, è la rimozione coatta dei ritratti di Vittorio Emanuele e di Garibaldi, i padri della Patria. Il vessillo borbonico sventola di nuovo sul palazzo comunale, mentre nella chiesa di San Nicola di Mira riecheggia il Te Deum il suono delle campane invita l'intero circondario alla rivolta. Possidenti e liberali filo-piemontesi si sono già volatilizzati da un pezzo, incalzati dallo spettro di inevitabili ritorsioni. Dalla vicina Pertosa, sede di un drappello della Guardia Nazionale, scatta immediato l'allarme. Decine di guardie e carabinieri calano su Auletta nel tentativo di snidare i ribelli ma vengono respinti a suon di fucilate.
Troppo alto il numero degli insorti: urge una repentina ed esemplare azione di forza, l'analisi dei vertici militari del VI Comando, anche per scongiurare pericolosi tentativi di emulazione. Si decide l'invio dei bersaglieri, affiancati da una squadra di mercenari ungheresi. Al soldo dei Savoia già da diversi anni, gli ausiliari magiari (ma non mancano polacchi, russi, tedeschi, americani, avventurieri e tagliagole) affiancano spesso le truppe sabaude, incaricandosi del «lavoro sporco». Li precede una sinistra fama, alimentata da stupri, saccheggi, abusi e vessazioni. I soldati espugnano Auletta all'alba del 30 luglio, attraversando quella contrada Piano lasciata indifesa dagli assediati. È il caos.
Per le strade e i vicoli si apre una caccia al brigante, criminale e stupida, lo si intuisce ben presto, poiché in giro ci sono soltanto civili inermi: i veri guerriglieri hanno ritenuto più conveniente ripiegare nei boschi che affrontare un avversario superiore per numero ed equipaggiamento. Il paese viene messo a ferro e fuoco. I colpi di baionetta come colonna sonora, basta uno sguardo, una parola di troppo, un semplice sospetto per finire davanti al plotone di esecuzione. Un massacro. Sono proprio gli ungheresi a rendersi protagonisti dei crimini più orrendi, penetrano nelle case, saccheggiano, bruciano. La furia cieca e selvaggia della rappresaglia non risparmia nemmeno i luoghi di culto. E i preti, additati come i veri ispiratori della sedizione.
Il parroco Giuseppe Pucciarelli viene barbaramente seviziato a coltellate nella canonica, letteralmente fatto a pezzi dalla soldataglia assetata di violenza. Che ha il tempo di far piazza pulita di arredi sacri, ex-voto e reliquie. Stessa sorte tocca a quattro religiosi, pestati a sangue in piazza, obbligati ad inginocchiarsi al cospetto del tricolore sabaudo tra risate di scherno ed umiliazioni. Uno di loro - «quasi ottantenne» raccontano le ingiallite cronache del tempo - non resiste nella scomoda posizione, prova ad alzarsi in piedi ma un sergente gli fracassa il cranio con il calcio del fucile. Il bilancio finale della mattanza è terribile: 45 morti accertati (ma potrebbero essere molti di più) e oltre duecento arrestati, condotti a marcire nelle carceri di Salerno con l'accusa di rivolta e cospirazione.
Fonte Articolo pubblicato sul :
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Assalto portavalori della sala Bingo di Moncalieri
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Doppia H-Incazzato
Prima traccia
DoppiaH-Incazzato
Accetto tutte le critiche, questo pezzo è uno sfogo..
TESTO:
Incazzato scrivo parole non ci piove anni 19 ho ragione ma zero prove, con la società che ti impone di diventare un loro clone con zero ambizione
Poi ciò che non vuoi diventa ciò che vuoi simili come avvoltoi, se non ti arrangi tutti cazzi tuoi non mangi piangi
Con chi segue la massa perdendo dignità, tutte nullità come fanno il danno lo sanno solo loro frà
Con i vecchi amici per l'atteggiamento tutti felici per le doppie facce c'han l'abbonamento, le parole le porta via il vento
Coi potenti bei abbigliamenti coscienti viscidi come serpenti, ci fan sembrare perdenti loro Dei onnipotenti, ma italia quando cazzo è che ti svegli?!!
Incazzato con chi non ti fa fumare uno spinello considerato reato fratello, solo l'alcool sa quanta gente ha ammazzato abusato questo è un suicidio di stato
Con il paese che non ti dà opportunità possibilità di farti un futuro sicuro qua, tengo duro te lo giuro sfonderò questo muro e a tutto il resto spetta un gran vaffanculo
Bloccato qui a Mondovì dalla solita routin mi faccio viaggi tipo trip, un grande MC?
Invece zero lavoro peggioro non miglioro la mia vita nelle mani loro, non mi sento libero mi divo pian piano peggio di quando mi innamoro non ci siamo..
Fanculo a tutte le mie EX a saperlo valevan solo il costo del durex e del mex
Tante belle parole uscite da un cuore senza valore, da teste vuote
Fanculo alla gente che pretendi di vederti sempre sorridente.. Quando di positivo non vedo un cazzo di niente, chiamami negativo depresso questo è ciò che scrivo, il sentimento che ci metto è tutto onesto, nel creare cosa sento ci riesco..
Ma soprattutto fanculo a me stesso che mi stresso coi giudizi degli altri sto a tormentarmi non so come cazzo comportarmi, abbandonarmi a questi pensieri che stanno a cercarmi..
Fanculo alla mia svogliatezza, non mi fa essere all'altezza del sogno di ciò che voglio se non mi muovo resto senza quindi pensa, per evitare di pentirti ragazzo apprezza..
Devo smettere di vivere da spettatore mentre tutto si muove è ora di far l'attore..
Sfondare questo palco volare in alto come un falco e oltrepassare il mio varco
Occasioni perse Non torneran indietro immerse in un bicchiere di vetro fatto di sofferenze
Sputo sangue sul micro si espande questa rabbio che esprimo quando scrivo e rimo
Incazzato così tanto che il mio cuore d'amianto si è infranto e col cazzo che mi CALMO!!
Incazzato con il mondo rispondo con una base di sottofondo creo lo sfondo lo affondo, parole troppo vere sembran uscire dal foglio nelle mie sere prendon vita sotterrando il mio sogno non dormo.. Trasformando ciò che ho attorno in un incubo senza ritorno..
Grazie a MONDOVIP per la registrazione.
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Giuramento della 'Ndrangheta in nome di Garibaldi Mazzini e Lamarmora
Gli affiliati alla ‘Ndrangheta, la più impenetrabile delle associazioni mafiose, vengono iniziati ancora oggi con un giuramento nel nome di Garibaldi, Mazzini, e Lamarmora, tre dei padri dell’unificazione italiana.
L'hanno scoperto i carabinieri del Ros, che hanno registrato un filmato con il rito dell’affiliazione di un nuovo ‘ndranghetista in un covo di Castello di Brianza (Lecco). Si tratta – secondo i militari - “della cerimonia di conferimento della “Santa”, il più alto grado di affiliazione ‘ndranghetista. In precedenza, tale cerimonia era stata solo raccontata da pentiti (ANSA, 18.11.2014).
«Nel nome di Garibaldi, Mazzini, Lamarmora»: si giura sui padri fondatori, che poi sono gli stessi dello stato-canaglia italiano. La 'ndrangheta (con le altre cinque o sei mafie tricolori) è il vero partito della nazione dello Stivale, di cui le varie sigle pubbliche non son altro che la proiezione istituzionale.
Veganismo: il concetto di comunità. (vegan / vegans / veganism)
Translation by Maddalena.
A letter to Pope Francis | Farian Sabahi | TEDxMilano
Farian Sabahi is a writer, journalist and university professor, an expert of Middle East issues. Farian is a lecturer on History of Islamic Countries at the University of Turin, as well as she taught in Geneva and Bocconi University. She writes about Islamic issues for the cultural pages of Sole 24 Ore, is Middle East columnist for Il Corriere della Sera, writes for the supplement Io Donna and collaborates with Radio Rai and Radio Popolare. She is the author of several books, including History of Iran, Islam: the restless identity of Europe, We women of Tehran.
This talk was given at a TEDx event using the TED conference format but independently organized by a local community. Learn more at