Lendinara Santuario Beata Vergine Nostra Signora del Pilastrello - la Madonna Nera (Rovigo Veneto)
Il santuario della Beata Vergine del Pilastrello è una chiesa dedicata alla Beata Vergine sita a Lendinara. Nel gennaio del 1911 papa Pio X la elevò al rango di basilica minore.
L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo.
Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
Nella navata sinistra si trova l'ingresso del Bagno. L'impianto è quello voluto dal Baccari ma ha subito molti rifacimenti e aggiunte di epoca successiva. Sulla sinistra si trova la fonte miracolosa coronata dalla Madonna in bronzo (1910) del melarese Policronio Carletti mentre alle pareti si trova il ciclo ottocentesco dei dodici dipinti con I miracoli della Vergine del Pilastrello di Giovanni Baccari. In una vasca monolitica in marmo degli inizi del Novecento sgorga l'acqua della fonte miracolosa.
Furto Santuario Madonna del Pilastrello Lendinara
Furto nel Santuario Madonna del Pilastrello di Lendinara, denunciati da Carabinieri i responsabili
Santuario B.V. del Pilastrello - Lendinara
Il Santuario della Beata Vergine del Pilastrello è un santuario mariano eretto in seguito ad avvenimenti miracolosi avvenuti nel XVI secolo, connessi all'acqua di una fonte che dimostrò avere poteri taumaturgici e che è stata deviata all'interno della nuova chiesa. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. La chiesa contiene numerosi affreschi e tele tra le quali un'opera di J. e D. Tintoretto.
(Da Wikipedia)
Visita al Santuario del Pilastrello | Lendinara (RO) | PianuraNews.TV
Ultimo appuntamento al Santuario del Pilastrello a Lendinara con il viaggio tra le chiese del Polesine organizzato dall'associazione Flumina con il contributo degli assessorati al Turismo e all'Agricoltura della Provincia di Rovigo (...)
Il servizio continua su
LUCA PACCAGNELLA SALVE REGINA cello from INVOCATIONS (2017) alla MADONNA del PILASTRELLO LENDINARA
LUCA PACCAGNELLA SALVE REGINA violoncello (2017)
dedicata alla MADONNA del PILASTRELLO di LENDINARA
THE SOUND OF STONE - Architetture Sonore (Live Recording)
L' Abbazia situata a pochi chilometri da Rovigo e in vicinanza delle provincie di Ferrara, Padova e Vicenza, fa parte della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. I primi monaci giunsero nel settembre 1578, chiamati dal Consiglio di Lendinara a reggere il Santuario mariano, ancora oggi cuore spirituale del Polesine e meta di pellegrinaggi. Il 29 ottobre 1771 i monaci lasciarono il luogo per decreto di soppressione da parte della Repubblica Veneta. Nel 1905, dopo 134 anni di forzata assenza, vi fecero ritorno. Il monastero venne eretto in abbazia il 15 dicembre 1920 da papa Benedetto XV.Il Santuario di Santa Maria del Pilastrello è considerato a più titoli il tesoro di Lendinara. La venerazione della statua lignea, cinquecentesca, della Madonna con Bambino risale al 1509. L'artistico Santuario, iniziato il 26 agosto 1577, venne affidato ai monaci Benedettini Olivetani il 7 settembre 1578.L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo. Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
benedettinilendinara.it/
paccagnellaluca.net
LUCA PACCAGNELLA DONA NOBIS PACEM cello from INVOCATIONS (2017) MADONNA DEL PILASTRELLO LENDINARA
LUCA PACCAGNELLA DONA NOBIS PACEM cello from INVOCATIONS (2017) prima esecuzione assoluta
preghiera dedicata alla MADONNA DEL PILASTRELLO di LENDINARA - THE SOUND OF STONE - Architetture Sonore (Live Recording)
L' Abbazia situata a pochi chilometri da Rovigo e in vicinanza delle provincie di Ferrara, Padova e Vicenza, fa parte della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. I primi monaci giunsero nel settembre 1578, chiamati dal Consiglio di Lendinara a reggere il Santuario mariano, ancora oggi cuore spirituale del Polesine e meta di pellegrinaggi. Il 29 ottobre 1771 i monaci lasciarono il luogo per decreto di soppressione da parte della Repubblica Veneta. Nel 1905, dopo 134 anni di forzata assenza, vi fecero ritorno. Il monastero venne eretto in abbazia il 15 dicembre 1920 da papa Benedetto XV.Il Santuario di Santa Maria del Pilastrello è considerato a più titoli il tesoro di Lendinara. La venerazione della statua lignea, cinquecentesca, della Madonna con Bambino risale al 1509. L'artistico Santuario, iniziato il 26 agosto 1577, venne affidato ai monaci Benedettini Olivetani il 7 settembre 1578.L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo. Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
J.S. BACH MINUET 1 SUITE Luca Paccagnella cello Santuario del Pilastrello
J.S. BACH MINUET 1 SUITE
Luca Paccagnella cello
Santuario del Pilastrello di Lendinara . L' Abbazia situata a pochi chilometri da Rovigo e in vicinanza delle provincie di Ferrara, Padova e Vicenza, fa parte della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. I primi monaci giunsero nel settembre 1578, chiamati dal Consiglio di Lendinara a reggere il Santuario mariano, ancora oggi cuore spirituale del Polesine e meta di pellegrinaggi. Il 29 ottobre 1771 i monaci lasciarono il luogo per decreto di soppressione da parte della Repubblica Veneta. Nel 1905, dopo 134 anni di forzata assenza, vi fecero ritorno. Il monastero venne eretto in abbazia il 15 dicembre 1920 da papa Benedetto XV.Il Santuario di Santa Maria del Pilastrello è considerato a più titoli il tesoro di Lendinara. La venerazione della statua lignea, cinquecentesca, della Madonna con Bambino risale al 1509. L'artistico Santuario, iniziato il 26 agosto 1577, venne affidato ai monaci Benedettini Olivetani il 7 settembre 1578.L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo. Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
THE SOUND OF STONE -Architetture Sonore (Live Recording)
Campane del Santuario della B. V. del Pilastrello in Lendinara (RO)
Distesa delle 7 minori delle 10:15 per la Messa festiva delle 10:30.
Concerto di 9 campane alla Veronese.
Sabato 8/10/2016, guardando il sito del FAI (Fondo Ambiente Italiano) per trovare un bel posto da visitare per la FAI Marathon, che si sarebbe tenuta il fine settimana successivo, trovo la voce che riguarda il Campanile di Santa Sofia a Lendinara, che, come già sapevo, era il 9° campanile più alto d'Italia.
Così, alle 08:30 della mattina, parto per Lendinara.
Appena scendo dalla macchina, sento le campane del Pilastrello che suonano.
Le riprendo, faccio le riprese di presentazione e proseguo verso il Duomo...
Video 169
J.S. BACH Suite n. 1 Luca Paccagnella cello ABBAZIA S. MARIA DEL PILASTRELLO LENDINARA
J.S. BACH Suite n. 1 BWV 1007
Luca Paccagnella cello (Live Recording)
ABBAZIA S. MARIA DEL PILASTRELLO LENDINARA
THE SOUND OF STONE - Architetture Sonore
L' Abbazia situata a pochi chilometri da Rovigo e in vicinanza delle provincie di Ferrara, Padova e Vicenza, fa parte della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. I primi monaci giunsero nel settembre 1578, chiamati dal Consiglio di Lendinara a reggere il Santuario mariano, ancora oggi cuore spirituale del Polesine e meta di pellegrinaggi. Il 29 ottobre 1771 i monaci lasciarono il luogo per decreto di soppressione da parte della Repubblica Veneta. Nel 1905, dopo 134 anni di forzata assenza, vi fecero ritorno. Il monastero venne eretto in abbazia il 15 dicembre 1920 da papa Benedetto XV.Il Santuario di Santa Maria del Pilastrello è considerato a più titoli il tesoro di Lendinara. La venerazione della statua lignea, cinquecentesca, della Madonna con Bambino risale al 1509. L'artistico Santuario, iniziato il 26 agosto 1577, venne affidato ai monaci Benedettini Olivetani il 7 settembre 1578.L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo. Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
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L'oratorio della Madonna del Pilastrello a Paderno Dugnano (MI)
Posto al VII miglio dell’antica via romana che da Milano portava a Como, l’oratorio della Madonna del Pilastrello malgrado Si hanno notizie del Pilastrello in un manoscritto della fine del 1200, in documenti del XV e XVI secolo e numerosi documenti dell'Archivio Parrocchiale di Paderno. Curato nei secoli dalla Parrocchia di Paderno, era tuttavia di proprietà privata e, sino al 1952, dei nobili de' Capitani d'Arzago. Nel 1900 la Diocesi, trova un accordo con i proprietari che lo riparano ma nel corso dei quali “rovinò” il “pilastrello” e l’antico affresco che lo decorava. Nel 1971, essendo la facciata pericolante, viene rifatta arretrandola però di 2. Nel 1981, date le pessime condizioni dell'edificio, l'antico Crocefisso del Pilastrello li collocato nel 1836 e vittima nel 1897 di un grave sfregio, è trasferito in S. Maria Nascente a Paderno, dove è tuttora conservato e oggetto di devozione. Il Crocefisso però torna di nuovo una volta all’anno al Pilastrello in processione con grande partecipazione popolare. Dal 1982 è di proprietà comunale e nel 1987 si decide il suo recupero sottoponendolo a un restauro conservativo realizzando anche un parchetto che seppur soffocato dalla tranvia, da strade, da un canale di irrigazione e dalla vicinissima Rho-Monza è un gradevole se pur pallido richiamo all'antica situazione agricola. Nell’estate 2010, grazie ad alcuni cittadini padernesi, partecipa al progetto del F.A.I., “I Luoghi del cuore” ottenendo 721 sottoscrizioni. Si forma in quel momento un gruppo che lo adotta e fonda, il 14 gennaio 2012, l'Associazione “La Compagnia del Pilastrello”.
L’interno dopo i lavori degli anni “80 che lo hanno salvato presenta un tetto con capriate in legno a vista, la zona dell’altare è delimitata da una balaustra seicentesca in arenaria.
Sulla parete dell’abside è visibile un grande affresco di buona fattura del noto pittore monzese Giambattista Gariboldi che li eseguì nel 1779. Durante l'ultimo restauro si è scoperto che dietro l'abside vi è una doppia parete. Grazie ad una endoscopia con sonda e microcamera si è filmato un affresco di fattura arcaica. La mensa dell'altare in muratura è racchiusa in una moderna struttura lignea e una lastra di vetro consente di vederne la rustica fattura. Davanti all'altare in legno, dipinto a finto marmo, è esposto un restaurato paliotto in seta damascata. Sulla parete destra è esposta una grande icona in stile bizantino opera di Iulian Rosu, che impreziosisce il rustico ambiente.
A destra entrando si nota una lastra, collocata durante gli ultimi restauri, che ricorda la tomba (in parte esterna all'edificio), di un illustre cittadino che volle essere lì sepolto nel 1808. A sinistra entrando vediamo un'antica acquasantiera in quarzite con croce patente scolpita sul fondo. Sulla parete sinistra un antico crocefisso ligneo. Abitualmente è aperto la terza domenica dei mesi da marzo a ottobre, salvo diversa programmazione, dalle ore 15 alle ore 19. Per ogni apertura l'Associazione promuove manifestazioni di vario genere, religioso o culturale. L’associazione “La compagnia del Pilastrello” dopo gli ultimi lavori di accessibilità, intende realizzare altri interventi di risanamento, in accordo con l'Amministrazione comunale e col sostegno, già offerto, di alcune Aziende locali.
Coordinate Geografiche
45° 33’ 33”
09° 09’ 08”
h = 159 m./s.l.m.
Campane di Lendinara (RO), Santuario del Pilastrello e Duomo di Santa Sofia - UN ANNO DI CAMPANE
Lendinara, Santuario della Madonna del Pilastrello
Diocesi di Adria - Rovigo
Suonate per la S. Messa domenicale delle ore 18:00:
- Distesa delle 8 campane minori (dura 2 minuti e mezzo) alle 17:45.
- Distesa della campana minore (dura 2 minuti) alle 18 (purtroppo ho perso il battiore).
Concerto di 9 campane in scala diatonica maggiore di Mib3 elettrificate alla veronese fuse in diverse epoche e fusioni:
I: Mib3 (batte le ore). Rifusa da Pietro Colbachini di Bassano del Grappa (VI) nel 1935.
II: Fa3. Fusa da Daciano Colbachini di Padova nel 1810.
III: Sol3 (batte le mezze assieme alla grossa). Fusa da Daciano Colbachini di Padova nel 1810.
IV: Lab3. Fusa da Allanconi di Bolzone di Ripalta Cremasca (CR) nel 2002. Sostituisce la vecchia conservata nel cortile dietro abside.
V: Sib3 calante. Rifusa da Daciano Colbachini di Padova nel 1869.
VI: Do4 calante. Fusa da De Poli di Vittorio Veneto (TV) nel 1991.
VII: Re4 calante. Fusa da De Poli di Vittorio Veneto (TV) nel 1991.
VIII: Mib4 calante. Fusa da Daciano Colbachini di Padova nel 1810
IX: Fa4 calante. Fusa da De Poli di Vittorio Veneto (TV) nel 1991.
Il campanone suona solo nelle solennità ma se volete sentire il plenum vi rimando al mio video:
Questo campanile esegue il prebattito dell'Ave Maria di Lourdes prima del battito dell'ora.
Non ho fatto video nella chiesa perché la funzione era in corso
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Lendinara, Duomo di S. Sofia
Diocesi di Adria - Rovigo
- Distesa delle 7 campane minori (dura 3 minuti) alle 18:15 come unico richiamo alla S. Messa festiva delle ore 18:30
Concerto di 8 campane a slancio in scala diatonica maggiore di Do3 fuse da De Poli di Vittorio Veneto, con le 3 grandi nel 1857 le 5 piccole nel 1948:
I (Silvestro): Do3 leggermente crescente (batte le ore), dal peso di 2021,049 kg;
II (S. Sofia): Re3 leggermente crescente, dal peso di 1286,469 kg;
III (Tutti Santi): Mi3 leggermente crescente (batte le mezze assieme alla grossa), dal peso di 854,307 kg;
IV (Anna): Fa3 leggermente crescente, dal peso di 700,236 kg;
V (Maria): Sol3 leggermente crescente, dal peso di 484,155 kg;
VI (Domenico): La3 leggermente crescente, dal peso di 345,825 kg;
VII (Antonio): Si3 leggermente crescente, dal peso di 244,224 kg;
VIII (Ferdinando): Do4 leggermente crescente, dal peso di 187,461 kg.
Massa complessiva di 6123,726 kg.
Il campanone suona da solo la domenica alle 12 e nelle solennità assieme alle altre. Se volete sentire il plenum vi rimando al video di Albe Roan: Il campanile è il IX più alto d'Italia con i suoi 92,5 m, II in Veneto dopo S. Marco di Venezia (100,06 m).
Lendinara, 21 maggio 2017
Lendinara (Ro) 25/04/2013
iFilmati: SANTUARIO DI LENDINARA (Veneto)
Visita il nostro sito: ifilmati.com, che contiene 1.000 pagine, 15.000 foto e oltre 1.200 filmati.
Regia: Gigi Oliviero
Produzione: Luma Film
Durata: 1'40
L' Angelo di Lendinara
L' Angelo di Santa Sofia con la sua torre campanaria, la sesta per altezza in Italia, rappresenta uno dei simboli senza tempo della città che nei libri di storia è definita Atene del Polesine. L' altezza mozzafiato di questa antica struttura fa si che Lendinara possa essere localizzata ad occhio nudo da chilometri e chilometri di distanza.
Omelia Pilastrello 2
La seconda parte dell'omelia che il Patriarca Scola ha pronunciato in occasione del cinquecentenario della Madonna del Pilastrello a Lendinara (Ro)
Lo Jutificio di Lendinara nel 1942
Immagini di vita vissuta... di persone, e di un tempo, che non c'è più. Video riprese fatte allo Jutificio di Lendinara da Giovanni Vitrotti nel settembre del 1942, in occasione della Solenne Cerimonia per la nuova incoronazione della Madonna del Pilastrello sulle famosissime note di Lilì Marleen, canzone che accompagnò e accomunò i soldati di tutte le razze impegnati nella seconda guerra mondiale. Alla sera, quando alle ore 21.55, radio Belgrado la mandava in onda, come sigla di chiusura delle trasmissioni, le armi tacevano e i soldati ascoltavano la voce struggente di Lale Andersen e sognavano di tornare a casa, ognuno dalla sua Lilì Marleen, che stava aspettando.
Le vecchie immagini di Lendinara che in più occasioni abbiamo utilizzato per mettere insieme nuovi video-collage provengono da un dvd che gira da tempo a Lendinara. Dai Padri Olivetani è stata rispolverata una vecchia pellicola che un noto Fotografo del centro ha restaurato e digitalizzato aggiungendovi altre preziose riprese. Noi abbiamo estrapolato dal contesto alcune immagini, le abbiamo montate su un brano musicale, scritto qualche appunto e scelto il titolo.
Chiesa di S. Sofia in Lendinara
S. Sofia di Lendinara.
Questo video è stato fatto dagli alunni Marco Rossi e Josuè Saron.
Diaconato Don Ildefonso a Lendinara (RO)
Dal lunedì al sabato,In diretta dalla casa Sacro Cuore in Agropoli (SA), alle ore 8:30 le lodi, l'ora media e la S.Messa. Il mercoledì alle ore 21:30 l'ora santa con la recita del S.Rosario.
Campane del Duomo di S. Sofia in Lendinara (RO)
Distesa delle 7 minori delle 11:15 per la Messa festiva delle 11:30.
Concerto di 8 campane in Do3 fuse da De Poli di Vittorio Veneto ed elettrificate a slancio.
Come già detto nel video precedente, domenica 16/10/2016 sono andato a Lendinara.
Dopo aver ripreso la suonata festiva del Santuario della Madonna del Pilastrello (video precedente), mi sono diretto al campanile del Duomo che era aperto per il FAI Marathon.
Quando chiedo qualche informazione sulla visita, mi spiegano che per motivi di sicurezza non si può salire.
Proprio per questo ho seguito l'interessante visita guidata fatta al piano terra e dopo, su concessione, sono salito di un piano.
Dopo aver finito questa, anche se misera, esperienza, sono andato in chiesa dove ho fatto la ripresa mentre suonava l'organo per la fine della Messa.
Per ultima cosa sono andato in sacrestia a guardare il modellino del campanile che potete trovare sulla mia pagina Google+.
Prima di uscire ho trovato il sacrestano a cui ho chiesto a che ora avrebbero suonato le campane.
Lui mi risponde Alle 11:15.
Così mi preparo e riprendo le bellissime campane.
Dopo sono andato a Rovigo dove ho ricavato un altro video.
Video 171