Busto Arsizio SANTUARIO DI S. MARIA DI PIAZZA (Beata Vergine dell'Aiuto)
Il santuario di Santa Maria di Piazza (detto anche santuario della Beata Vergine dell'Aiuto) è situato nel centro storico di Busto Arsizio, dove sorgeva una precedente chiesa dedicata alla Madonna, che a sua volta aveva sostituito una cappella risalente all'epoca della cristianizzazione. Questo splendido santuario mariano fu costruito rapidamente tra il 1515 e il 1522.
Due nomi compaiono nei documenti che trattano la costruzione del tempio: quello di Antonio da Lonate (autore del modello per il duomo di Vigevano) e quello di magistro Tomaxio ingeniero, probabilmente Tommaso Rodari, il noto scultore e architetto attivo nel duomo di Como, allievo di Giovanni Antonio Amadeo. Il primo avrebbe impostato la pianta centrale, per la quale si è ipotizzata l'esistenza di un disegno bramantesco, Bramanti secutus exemplar; il secondo avrebbe eseguito i due portali a ovest e a sud, e forse l'elegante loggiato nel tamburo sotto la cupola simile al tiburio del santuario della Beata Vergine dei Miracoli a Saronno, attribuito all'Amadeo.
Internamente, la parte bassa, quadrata, che è tagliata negli angoli da archi diagonali formanti nicchie e cuffie, rimanda ai numerosi studi di chiese a pianta centrale compiuti da Leonardo mentre il tamburo ottagonale con una ghiera di nicchie (la corona dei 12 santi) e le otto unghie della volta di copertura riecheggiano gli esempi di Santa Maria Incoronata di Canepanova a Pavia e dell'Incoronata a Lodi e di Santa Maria della Croce a Crema).
All'esterno, il rigoroso volume cubico scandito da lesene è sormontato da un tiburio con gugliotti e lanterna che interpreta in forme più leggere ed eleganti la tipologia della tradizione lombarda (come già nel non lontano santuario di Saronno).
All'interno si possono ammirare opere di scultura e dipinti di Gaudenzio Ferrari (come l'Ultima cena, nell'altare di destra), Bernardino Luini ed una copia della perduta Madonna delle Vittorie di Giovan Paolo Lomazzo. La cupola fu affrescata nel 1531 da Giovan Pietro Crespi, nonno di Giovan Battista Crespi detto Il Cerano.
Del santuario di Santa Maria esiste una copia esatta, ma più piccola, a Crespi d'Adda, paese annoverato tra i patrimoni dell'umanità dall'UNESCO. Della statua della Madonna esiste una copia esatta in Uruguay a Montevideo, nella chiesa del quartiere popolare del Cerro.
Il campanile in mattoni risale al 1584. Tra il 1886 e il 1889 fu innalzato dall'architetto Carlo Maciachini, che fece lo fece rivestire di pietra chiara.
Dipinto tra il 1539 e il 1540 da Gaudenzio Ferrari, il grande POLITTICO DELL'ASSUNTA fu offerto nel 1541 al santuario da Donato Prandoni, consigliere della comunità bustese. Originariamente esso fu collocato sulla parete di fondo del presbiterio, dove copriva un oculo, per poi essere trasferito nella posizione odierna (sulla parete settentrionale) in occasione dei lavori di restauro compiuti tra il 1939 e il 1943.
Il polittico è dominato dal Padre Eterno, raffigurato con le braccia aperte per accogliere Maria, portata in cielo da angeli che accompagnano il nimbo su cui siede e la incoronano regina.
Negli scomparti laterali vi sono i santi maggiormente venerati in quel tempo a Busto Arsizio. A sinistra si trovano le immagini di san Giovanni Battista con l'Agnus Dei e di san Gerolamo, titolare del convento femminile che sorgeva presso la chiesa di San Giovanni Battista; a destra vi sono invece san Michele Arcangelo che alza la spada contro il demonio e san Francesco d'Assisi. La ricca cornice dorata appoggia le quattro colonne, fasciate di rami e di foglie, su una predella con dipinti ed è divisa in tre parti da due piedritti: a sinistra è raffigurata la natività di Maria, al centro la presentazione al tempio e lo sposalizio, a destra si vede invece la Sacra Famiglia.
La statua in legno policromo della MADONNA DELL'AIUTO è collocata sopra l'altare al centro dello spazio dell'abside. Il simulacro, risalente al 1602, è opera di Fabrizio De Magistris. La statua, che venne incoronata nel 1895 dal beato cardinale Andrea Ferrari, è protetta da una teca affiancata da due angeli marmorei cinquecenteschi. La simmetria e centralità della figura di Maria (sottolineata dai torciglioni della cattedra) evidenziano il dinamismo asimmetrico del Bimbo, che è messo di lato, come scivolante sul ginocchio della Madre. È dunque evidente lo stacco tra la ieraticità dell'immagine della Madonna e quella del Bambino che sembra venire incontro all'astante. In questa particolarità, l'opera del De Magistris costituisce una innovazione rispetto all'iconicità tradizionale.
SANTUARIO MADONNA DELL AIUTO - LODRONE - STORO
Il santuario della Madonna dell'aiuto.mp4
Chiesa Santa Maria dell'aiuto Napoli
In Via Santa Maria dell'aiuto a Napoli Sorge l'omonima chiesa
Voluta dalla devozione popolare come segno di grazia ricevuta per la fine della pestilenza del 1656, fu progettata da Dioniso Lazzari e realizzata sui resti dell'antico palazzo Pappacoda.
La pianta centrale è a croce greca, con brevi braccia, coperta da volta a botte. Conserva interessanti opere d'arte.
L'altare maggiore è opera di Dionisio Lazzari mentre gli angeli reggicandelabro furono realizzati dallo scultore Francesco Pagano su disegno di Domenico Antonio Vaccaro.
Di grande interesse tre tele di Gaspare Traversi raffiguranti storie mariane. La grande tela che raffigura la Madonna dell'Aiuto, mentre dispensa grazie ai fedeli, posta nel braccio sinistro della navata è opera di Giuseppe Farina. Nel braccio destro invece vi sono tele raffiguranti storie di San Giuseppe attribuite ad un pittore dell'ambito di Paolo De Matteis.
Hostýn, la Vergine protettrice
Hostýn è la meta di pellegrinaggio più visitata della Moravia, la regione orientale della Repubblica Ceca. Secondo la leggenda la nascita di questo luogo di devozione risale all'epoca dell'invasione dei Tartari nel 1241, una popolazione barbara che al suo passaggio seminava morte e distruzione. Allora, i moravi che trovarono rifugio sul Monte Hostýn riuscirono a scampare miracolosamente.Questo episodio, considerato un segno dell'intervento divino, venne attribuito all'intercessione della Madonna Protettrice dell'Assunta o Madonna di Svaty Hostýn, che accorse in aiuto dei cristiani contro gli assalti dei nemici. Il monte, su cui anticamente si svolgevano riti pagani, divenne quindi luogo di devozione cristiana quando, grazie all'opera dei due fratelli santi Cirillo e Metodio, la Moravia si convertì al Vangelo.La statua della Madonna Protettrice, detta anche Madonna Vittoriosa, è posta sull'altare centrale della Basilica. L'immagine ritrae la Vergine con il bambino Gesù mentre tiene in mano un fascio di fulmini con cui scaccia i nemici. La statua venne collocata qui in segno di ringraziamento da coloro che vi trovarono rifugio. A metà del 1500 venne eretta sul Monte una cappella, frequentata principalmente dagli operai che lavoravano nelle miniere limitrofe; tuttavia un secolo dopo verrà distrutta, continuando a subire attacchi ripetuti nel tempo. Una volta rieretta, alla fine della Guerra dei Trent'Anni, venne qui collocata per la prima volta la statua di Maria con il Bambino Gesù in braccio.Il 15 agosto del 1912, in occasione dell'incoronazione della statua, si organizzarono dei grandi festeggiamenti. La corona, adornata con molte pietre preziose, fu benedetta a Roma da Papa San Pio X. Nelle vicinanze si trovano altri santuari mariani, come quello di Velehrad, antica sede di San Metodio, dove si venera la Mater Unionis, la Madre dell'unità di tutti i cristiani. O Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore...Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio.(Estratto della Preghiera di Pio XII alla Vergine, Assunta in cielo, 1° novembre 1950)
Maria Ausiliatrice e il Santuario nato dal sogno di Don Bosco
Maria Ausiliatrice e il Santuario nato dal sogno di Don Bosco
Servizio di Giacomo Avanzi
STORIA DELL'ARTE. Rimini. Chiesa di Santa Maria in Corte detta dei Servi
Rimini.Chiesa di Santa Maria in Corte detta dei Servi, edificata nel XIV secolo e rimaneggiata in senso barocco nella seconda metà del XVIII secolo dal bolognese Gaetano Stegani con l'aiuto dello stuccatore riminese Antonio Trentanove le dorature sono del XIX secolo. Il critico d'arte Alessandro Giovanardi descrive l'opera di Marco Marchetti (1528 circa - 1588), San Paolo folgorato sulla via di Damasco, XVI secolo, proveniente dalla Chiesa di San Domenico.
ARTE - la sacrestia barocca di S.Maria del Carmine a Milano
La Chiesa del Carmine nacque come chiesa nobile, accanto al Castello e alle vaste distese bastionate dove le milizie, tra un corruscar d' armi e di vessilli e il rombo polveroso della cavalleria, si addestravano alla guerra o addirittura si scontravano con i nemici in sanguinose battaglie.
Non si fatica ad immaginare che il convento e la chiesa dei Carmelitani - l' ordine si era stabilito a Milano nel 1250 - vennero così a trovarsi coinvolti in un'opera di assistenza e di aiuto davvero singolari: ricovero di feriti e nascondiglio di sbandati, azione di pacificazione, di consiglio, di mediazione.
La Chiesa del Carmine nacque dunque come chiesa aristocratica, viscontea nella prima e seconda (1391 - 1406) versione, sforzesca nella terza edizione, quella definitiva anche se incompleta, sopravvenuta al crollo del 1446. Ricevette pertanto devozione, culto e onori dalle più cospicue famiglie milanesi. Fu dotata con larghezza dai Visconti, tra i quali si ricordano: l'arcivescovo Giovanni, il duca Gia Galeazzo che nel 1400 rilasciava il decreto per l'occupazione del fondo lasciato nel 1354 in eredità al Convento dei Carmelitani da Martino de Capelli e sito sotto la parrocchia di San Carpoforo, affinchè... il mio corpo venga seppellito nella nuova Cappella che s'è incominciata a farsi nella Chiesa, cioè presso la Chiesa dei Frati di S. Maria del Monte Carmelo di Milano e il duca Filippo Visconti. Fu sostenuta e finanziata dagli Sforza, prima da Francesco Sforza, poi da Galeazzo Maria, dal cardinale Ascanio Sforza, da Gian Galeazzo Maria e infine da Ludovico il Moro e dai consiglieri, ciambellani e cavalieri, appartenenti - i più noti - alle famiglie Simonetta, da Corte e Lampugnani. Infine, anche nell' epoca dell' ormai temuta decadenza, la nostra chiesa fu cara a tanti nobili casati milanesi, via via legati ai successivi padroni francesi, spagnoli e austriaci.
A questa ricca frequentazione, che l' arricchì di tombe e di cappelle gentilizie, fonti di annui e sicuri cespiti, fin dal principio ebbero ad affiancarsi alcune confraternite, tra le quali - famosissima e potente - la Scuola dell' Abito del Carmelo che nel periodo più antico contese (fino al 1391) il primato all' altra non meno fiorente Arciconfraternita dei Divoti della Purificazione. Quest' ultimo sodalizio trasse il nome del titolo che la chiesa, all' inizio dedicata all' Annunciazione (come ricordano i due bassorilievi a fianco del portale principale), ebbe ad avere per qualche decennio prima di assumere definitivamente quello della Madonna del Carmine; dopo un periodo di decadenza, ebbe infine a ricostituirsi nel 1511, quando pose sede al Carmine presso la cappella della Purificazione.
(da
Campanili per tutto il mondo.
La settimana Incom 00630 del 08/08/1951
Riproduzioni in alabastro della Torre di Pisa.
Descrizione sequenze:la torre di Pisa ; bottega artigiana per la lavorazione dell'alabastro di Volterra ; artigiano ricava un disco di alabastro che viene perfezionato su un tornio ; artigiano con l'aiuto di uno scalpello scolpisce il loggiato sul cilindro di alabastro ; artigiano completa la riproduzione in alabastro della torre di Pisa ; le torri di Pisa di varie dimensioni vengono impagliate ed poste dentro delle casse per la spedizione ;
Archivio Storico Luce .
Istituto Luce Cinecittà: tutte le immagini e i fotogrammi più belli di come eravamo, rivissuti attraverso i film, i documentari e i video che hanno fatto la storia del nostro Paese.
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MORROVALLE: INAUGURATA CASAMUSICA, ESEMPIO DI SOLIDARIETA' E SENSO CIVICO 22-04-18
Inaugurata a Morrovalle la struttura in legno che sarà la nuova sede del corpo bandistico cittadino Giuseppe Verdi. Casamusica, questo il nome dell'accogliente struttura di 70 mq circa, è stata donata dal corpo bandistico Dino Fantoni di Dossobuono di Villafranca (VR). La banda musicale veneta aveva risposto, due anni fa, ad una richiesta d'aiuto dei colleghi morrovallesi rimasti senza sede a causa del sisma del 2016.
Un progetto che si è potuto concretizzare anche grazie al supporto di numerose aziende e associazioni che hanno contribuito nella fase della messa in opera. envisiontv.it
Grottammare: Angeli Sempre Vigili
GROTTAMMARE - Santa Barbara martire di Izmit, è venerata sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa. Una santa vissuta alla fine del III secolo d.C. che si festeggia il 4 dicembre di ogni anno e che rappresenta la patrona dei minatori. Barbara da Izmit nacque in un contesto in cui la zona, ubicata nell'attuale Turchia, fu provincia Romana, un contesto coevo alla nascita di quelli che saranno i Vigili del Fuoco del mondo contemporaneo.
La nostra vita è il fuoco, la nostra fede è Dio, Per Santa Barbara Martire, così recita il finale della Preghiera dei Vigili del Fuoco, di cui Santa Barbara è patrona e punto di riferimento di un'attività dura e rischiosa, finalizzata all'aiuto di chi si trova in situazioni di pericolo, spesso salvando vite umane da incendi e calamità naturali o addirittura evitando stragi.
Vigili del fuoco che evitarono nel quartiere Valtesino di Grottammare una strage che avrebbe portato gravi conseguenze alla Città e ai suoi abitanti. Questa è la storia degli angeli sempre vigili, guidati dai caposquadra Enrico Brandi e Natalino Costantini, che appena due mesi fa, lo scorso 13 gennaio, fermarono il folle gesto di Filippo Capocasa morto suicida.
Un gesto che se non fosse stato per la prontezza dei vigili sambenedettesi in forza al Corpo di Ascoli Piceno, avrebbe provocato una fuga di GPL d'estrema pericolosità per l'area in prossimità della Parrocchia Madonna della Speranza.
Nella serata del 13 marzo, il Teatro delle Energie è stata la location per la loro festa, un omaggio dalla duplice valenza, non solo del loro operato, ma anche della loro presenza sul territorio.
La serata è stata organizzata dalla Città di Grottammare, dalla Confcommercio e dall'Associazione Lido Degli Aranci, trinomio presente anche in Una Rotonda sul Mare, manifestazione che proclama il Grottammarese dell'Anno.
Una serata che ha visto una sezione istituzionale con l'omaggio a questa squadra di eroi, alla presenza del Sindaco Enrico Piergallini, del Prefetto di Ascoli Piceno S.E. Avv. Graziella Patrizi, del Comandante del Corpo Provinciale Ing. Mauro Malizia, del Presidente dell'Associazione Lido Degli Aranci Sandro Ciarrocchi e di Tullio Luciani nella doppia veste di patron dell'Associazione ideatrice dell'evento e di rappresentante Confcommercio. Presenti anche il Presidente della Provincia Paolo d'Erasmo, il Consigliere Provinciale all'Urbanistica Stefano Novelli e una buona rappresentanza del Consiglio Comunale grottammarese.
Bellissime le parole del Sindaco Piergallini che citando il celebre motto del Corpo Flammas Domamus Donamus Corda - Domiamo le fiamme, doniamo i cuori, ha sancito il dono dei cuori della Città ai Vigili del Fuoco, tra i prodomi d'età imperiale romana e il contesto dei nostri giorni.
I Vigili del Fuoco sono stati premiati con una bellissima serigrafia ad opera del Maestro Franco Pirzio. Premiati anche Igor Caldaroli, Rosella Priori e Meri Bici, che in quegli attimi concitati chiamarono il 115, cosa che invitiamo a fare in qualunque situazione di emergenza.
La sezione istituzionale della serata è stata caratterizzata dalla visione di due video: da una parte l'operato dei vigili ascolani nella tragedia del Vajont, dall'altra la classica giornata tipo di un vigile del fuoco, che deve essere sempre attivo e donare il suo cuore per il bene e la sicurezza comune.
Angeli sempre Vigili è stato un omaggio anche dal punto di vista dell'intrattenimento, con una bellissima serata comico-musicale della migliore tradizione del Lido, condotta dalla collega di RTM Fabiola Silvestri, con la partecipazione di Marko Tana e con la presenza di un grande esponente del Bagaglino e della Magicomicità italiana come Alberto Alivernini, della musica di Vicky e soprattutto di Padre Gianfranco Priori, detto Frate Mago.
L'esibizione del Rettore del Santuario della Madonna dell'Ambro è stata di grande interesse. Bellissime le sue magie con le carte piacentine, che hanno formato la data dello spettacolo (13 marzo 2015) che è anche un anniversario molto importante: il biennio dall'elezione a Pontefice del Cardinal Bergoglio, con il nome di Papa Francesco.
Angeli Sempre Vigili ha avuto un occhio di riguardo anche alla soIidarietà. Infatti, il ricavato della serata è andato all’Ambalt di Ancona che si occupa di oncologia pediatrica.
Angeli sempre Vigili, una serata di musica, cabaret, magie e senso di appartenenza ad una comunità. Il ringraziamento della Città di Grottammare in cui dopo questa esperienza ci sentiamo tutti vigili del fuoco.
La Madonna della Neve a Castel Santa Maria
C’era una volta, tanto tempo fa,
un paesino in mezzo alle montagne umbre, a metà strada tra Norcia e Cascia.
In un piccolo borgo di case, viveva una comunità innamorata dei profili degli Appennini, del verde della valle e della maestà della sua chiesa.
Era stata costruita nel 1565 in onore della Madonna della Neve, affinché il miracolo che si era prodotto, fosse ricordato per sempre. Un uomo infatti, sorpreso da una delle frequenti tormente di neve, era rimasto intrappolato sotto la coltre gelata e la gente del paese era riuscita a tirarlo fuori solo tre giorni dopo. Quando fu ritrovato incolume, gli abitanti si resero conto di essere stati testimoni di un evento straordinario.
Tutti insieme raccolsero fondi per costruire un magnifico santuario di forma ottagonale, sormontato da una cupola ed arricchito dalle splendide decorazioni degli Angelucci da Mevale, che ne affrescarono gli interni.
La chiesa sopravvisse ai terremoti, alla neve e al tempo, restando al centro della devozione e della vita non solo della piccola comunità di Castel Santa Maria, ma di tutta la valle.
La festa che vi si teneva ogni 5 di Agosto, dedicata appunto alla Madonna della Neve, portava sulla montagna centinaia di persone per celebrare e mangiare insieme.
Nel 1979 però, un terribile terremoto distrusse il paese, la chiesa e la vita di centinaia di persone. Il magnifico santuario fu lasciato in rovina e i suoi affreschi condannati a sbiadire pian piano, nel tempo.
Dopo anni passati in baracche e roulotte, la comunità di Castello costruì nuove case sul colle di fronte, mentre il vecchio paese veniva interrato, poiché la montagna dove vivevano da centinaia di anni non era più sicura.
Dal 2009, la ProLoco ha reintrodotto la festa del 5 di Agosto e ha lavorato per ridare al paese la sua identità perduta e tramandare ai più giovani la nostra storia.
La cicatrice del terremoto è rimasta in silenzio per tutti questi anni finché, di nuovo, la terra ha tremato e le case sono state distrutte. La ferita ha ricominciato a sanguinare, i ricordi sono riaffiorati, più forti che mai. I ruderi della chiesa stanno finendo di crollare, e con loro i brandelli degli affreschi rimasti.
Il sogno di ricostruire la Madonna della Neve è diventato allora una volontà collettiva, un’esigenza interiore, l’ultima possibilità che il nostro villaggio in rovina non venga abbandonato.
Oggi vogliamo un Ritorno a Castello della nostra comunità proprio passando attraverso il suo simbolo, quello che per secoli l’ha rappresentato: la nostra chiesa.
L’idea è di restaurarla per renderla di nuovo fruibile e trasformarla in un’opera d’arte che possa attrarre le persone, riportarle sulla montagna. Vogliamo continuare a celebrare la festa della Madonna della Neve ogni 5 di Agosto, vogliamo che i nostri bambini tornino a giocare nel verde e che la nostra storia mostri a tutti che rinascere dalle proprie ceneri è possibile.
Per questo abbiamo bisogno anche del tuo aiuto, del tuo supporto e della tua partecipazione.
Aiutaci a diffondere la nostra storia e diamole insieme un lieto fine!
SANT'AGATA DE' GOTI - IL GIARDINO SEGRETO DI AIROLA - in viaggio con La Strada dei Fiori onlus -
L'ASSOCIAZIONE La Strada dei Fiori e delle Preghiere onlus di San Fele ( Potenza ), si propone,oltre che la rivalutazione e la conservazione delle risorse naturalistiche,paesaggistiche,del patrimonio architettonico,degli edifici di culto e dei prodotti tipici locali,anche di valorizzare,un tragitto di 14 Km che da secoli viene percorso dai pellegrini che si recano a far visita all'Abbazia della Madonna di Pierno.Sarà realizzata con donazioni e con l'aiuto di tutti,come atto di devozione,una strada con fioriture cicliche,un luogo possibile di meditazione spirituale o attività sportive,già oggi particolarmente suggestivo e da visitare,un'OPERA VIVENTE dedicata alle Associazioni dei Lucani nel Mondo come segno di gratitudine per le loro attività all'estero di promozione culturale.
Ho creato questo video con l'Editor video di YouTube (
Don Elia Bellebono - Parte 1a - Apostolo del Sacro Cuore di Gesù - 3 Piccoli Passi
Don Elia Bellebono - Parte 1a - Apostolo del Sacro Cuore di Gesù - 3 Piccoli Passi
Elia Bellebono nasce il 8 ottobre del 1912. Nasce da una famiglia numerosa ed è il diciassettesimo figlio di 18 e la sua famiglia vive in povertà avendo perso in età ancora giovane il padre, che rimane schiacciato sotto la ruota di un carro, la mamma con tantissimi sforzi e sacrifici tira avanti tutta la famiglia e ben presto Elia impara il mestiere di calzolaio. La fame era tanta in quella casa che un giorno Elia già giovinetto riceve dalla mamma una fetta di pane e un fico e chiede alla mamma, mamma ma io solo un fico e la mamma gli risponde dividilo a metà e così avrai due parti. Per entrare e capire la famiglia di Elia Bellebono poche cose sappiamo ma una cosa è stata trascritta ed era la preghiera che la mamma, al mattino svegliando tutti questi figli diceva: “svegliati Anima mia pensa che hai da morire la tua carne a da marcire, ama chi ti ama lascia il mondo che t’inganna, Ama Gesù Ama Maria, recita tre volte l'Ave Maria.....”
Questa era la vita in famiglia di Elia. Elia che nella sua vita fa anche il militare durante il periodo della guerra è di molto aiuto ai suoi amici. Durante quel periodo si sacrifica a donare il proprio pasto, anche se la fame era proprio tanta.
La vita di Elia trascorre con questa grande Fede e Iniziando dal mattino alla sera la sua vita era fatta di preghiera, di servizio verso gli altri, fatto sempre con umiltà con tanta umiltà. Il giorno 3 Settembre del 1941 Elia ha la prima apparizione; è il primo colloquio con Gesù, nella Cappella Mater Divinae Gratiae a Lonigo.
Nel settembre del 1952 nel collegio Rosmini di Stresa, Gesù apparendo gli dice: “desidero che tu sia mio sacerdote”…..
Elia dopo questo messaggio tenta in tutti i modi presso numerosi seminari Gesuiti Rosminiani ed altri, di intraprendere gli studi per diventare sacerdote
Purtroppo era il 17° di tanti figli, la sua mamma con molti sforzi l'aveva fatto studiare fino alla Terza elementare, e questo è stato lo scoglio più grosso, ogni volta che entrava in seminario per studiare, i confratelli lo mettevano a fare o il portinaio o il calzolaio. Nel frattempo il Signore continuava ad essere presente in Elia, portandolo da tante anime che si erano perdute.
Elia con i suoi Doni Carismatici era interprete del volere del Sacro Cuore. Il suo compito era quello di chiamare all'amore (del Sacro Cuore) tutte quelle anime che si stavano perdendo per vari motivi. Lui stesso sul suo corpo durante la prima apparizione ricevette la stimata sul costato, nonostante le tribolazioni dopo un lunghissimo percorso è stato consacrato Sacerdote .
Il Sacro Cuore oltre a salvare tante anime, ha indicato tramite Don Elia di far erigere ad Urbino un santuario.
Con l'aiuto della Provvidenza nel tempo, la fondazione opera del Sacro Cuore di Gesù, sta costruendo il Santuario, tra le mille difficoltà che si possono incontrare a livello di progettazione, di accettazione da parte degli enti locali dei vari progetti. Il 18 ottobre sono 20 anni dalla posa della prima pietra, l'opera attualmente non è stata terminata, ma abbiamo buone probabilità che a breve inizieranno i lavori per il completamento dell'Opera.
Gesù disse a Elia nella chiesa di San Francesco di Urbino nel 1969 questa frase: “desidero che tu faccia costruire un santuario dedicato al mio Cuore Sacratissimo”. Successivamente il 7 gennaio 1973, Gesù in un'altra apparizione dice: “farai dipingere un quadro del Sacro Cuore come tu mi vedi destinato a Urbino perché là voglio un santuario parrocchia dedicato al Mio amore. Sarà sede del mio amore e della mia Misericordia, e farò piovere Tante grazie”. L’11 aprile 77 nella cappella di San Girolamo della Carità a Roma il Cardinal Pietro Palazzini lo consacra sacerdote.
Il primo ottobre 1981 in un'altra apparizione Gesù dice a Elia: “desidero che oltre al Santuario Parrocchia, ci sia una casa di spiritualità perché ci sono tanti studenti universitari che ne hanno bisogno, sono come pecore senza un pastore”.
Ormai ottantenne Elia costituisce la fondazione opera del Sacro Cuore di Gesù, che sta procedendo ad esaudire la richiesta.
Posso dire di aver conosciuto un uomo di Dio, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita all'amore e alla carità, e nel momento in cui è diventato sacerdote ha messo in pratica la Misericordia e la riconciliazione.
Domenico Maria Bruscolini.
L'antica campana dell'Abbazia di Chiaravalle (Milano)
Milano, Abbazia di Chiaravalle Milanese
1 campana a corda in Re4 (Glaudio da San Martino 1453)
Distesa durante il canto del Sanctus de Angelis
Il monastero fu edificato il 22 gennaio 1135 per espressa volontà di san Bernardo, come sorta di ringraziamento al santo, che fu invitato a rimanere a Milano come arcivescovo, per acclamazione popolare. San Bernardo, che passò per Milano di ritorno dal Concilio di Pisa del 1134, dovette rifiutare tale proposta e scelse un luogo sul quale sarebbe dovuto sorgere il primo insediamento cistercense nella regione lombarda; egli scelse la zona di Rovegnano, circa quattro chilometri fuori dalla città. Con l’aiuto e la benevolenza dei cittadini milanesi, l’abbazia poté ben presto consolidarsi, sia come guida spirituale della città che come monumento architettonico. Del primo abate non si ha notizia fino al 1138; vista l’assenza dell’abate per i primi quattro anni, farebbe intendere nel frattempo un periodo di completamento dell'edificio ecclesiale. Il primo abate di Chiaravalle fu tal Brunone, nominato in una bolla papale di Innocenzo II, che poneva l’abbazia del Cerreto sotto quella di Chiaravalle. Durante tutto il XIII secolo, cominciarono i lavori per la realizzazione del primo chiostro, situato a sud della chiesa. Nel XIV secolo vennero realizzati il tiburio e il refettorio, mentre nel 1412 venne costruita una piccola cappella, posizionata in corrispondenza del transetto meridionale e rimaneggiata nel XVII secolo per essere adibita a sacrestia. Nel 1442 l'abbazia venne affidata in commenda ai signori di Milano, salvo poi ritornare nelle mani dei cistercensi nel 1474. Durante il periodo di commenda, venne fusa una piccola campana e collocata nella celebre torre nolare della Ciribiciaccola, costruita dall'architetto Francesco Pecorari tra il 1329 e il 1340. La campana dal suono argentino, risulta essere la più antica montata a sistema ambrosiano, poiché fa sentire la sua voce ancora oggi come se fosse quel mattino del 1453, giorno nel quale fece udire i suoi primi rintocchi. La campana si chiama Bernarda, in onore del suo santo patrono. Nel 1490, gli artisti Bramante e Giovanni Antonio Amadeo iniziarono a costruire il celebre Chiostro Grande (demolito per far spazio alla ferrovia nel corso del XIX secolo) e il capitolo, un'opera alla quale ne seguirono molte altre di celebri artisti. Nel XVI secolo molti pittori e artisti lavorarono all'interno dell'abbazia; a questo periodo risalgono le opere di Bernardino Luini, mentre dal 1613 al 1616 i Fiammenghini ebbero l'incarico di decorare le pareti interne della chiesa, ricoperte di splendidi affreschi visibili ancora oggi. L'abbazia fu soppressa il 13 maggio 1798, come conseguenza di un regio decreto di Napoleone. Dopo due secoli di vita parrocchiale, l'ordine cistercense poté fare il suo ritorno a Chiaravalle nel 1952, grazie all’intervento del cardinale arcivescovo Alfredo Ildefonso Schuster. La facciata e il campanile, completati in epoca barocca, vennero rimaneggiati nel 1926 fino ad assumere l'odierna forma con mattoni a vista. Il campanile ospita un pregevole concerto di cinque bronzi, fusi dalla fonderia Pruneri di Grosio in sostituzione delle tre precedenti del Settecento. In cima alla ripida scala del transetto, si giunge in un piccolo pianerottolo, abbellito da uno dei primissimi capolavori assoluti di Bernardino Luini: la Madonna della buonanotte (1512). Accanto a quest'opera vengono citate le sculture del fiorentino Lorenzo Lotti, su disegni del celebre Raffaello Sanzio.
Santuario di Caravaggio - intervista a Vittore De Carli, Presidente Unitalsi Lombardia
In un clima di fraternità e preghiera, al Santuario di Caravaggio, in concomitanza con la sessione della Conferenza episcopale lombarda, si è svolta la IV giornata regionale del sacerdote anziano e malato, promossa dalla stessa Cel in collaborazione con la Fondazione Opera Aiuto Fraterno e l’Unitalsi Lombarda.
Momenti centrali, la processione verso il Santuario recitando il Rosario, la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Mario Delpini e concelebrata dai Vescovi lombardi e il pranzo conviviale.
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La Vara ritorna all'Eremo. Una festa delle fede come quasi 450 anni fa
21 Novembre 1567, Reggio la 'sua' Madonna
Reggio Calabria - Tradizione popolare e devozione si intrecciano ancora nel cuore di Reggio Calabria. La Vara della Madonna della Consolazione domenica prossima uscirà dal Duomo e, attraversando il corso Garibaldi, ritornerà all'Eremo. A scandire la processione la recita del Santo Rosario.
Era il 21 novembre 1567 quando il popolo reggino celebrò la prima festa in nome della Madonna della Consolazione, accorsa in aiuto durante la lunga pestilenza che quello stesso anno causò la morte di settecento dei settemila abitanti di Reggio e che dall'altra parte dello Stretto, a Messina, avrebbe continuato a mietere vittime anche nel 1568. Fu, proprio, il reggino fra' Antonino Tripodi ad annunciare in modo prodigioso la liberazione della città dalla peste dopo l'apparizione dell'Immacolata ad essa nel 1577. Prima ancora era apparsa a Fra' Francesco Foti da Reggio Calabria affinchè accorresse con gli altri due frati, Girolamo da San Giorgio e Girolamo da Montesoro, a prestare soccorso alla popolazione colpita dalla pestilenza.
Fu proprio la gratitudine, la riconoscenza verso un atto di benevolenza a scrivere la prima pagina di una storia di devozione e affidamento che oggi rappresenta una delle tradizioni più toccanti e suggestive della nostra cultura. Un dono di Fede rivolto al popolo reggino che ha saputo accogliere nel proprio cuore il mistero della Misericordia, lasciandosi consolare in un momento di buia disperazione.
E proprio per ricordare quel primo atto di riconoscenza che ogni anno la domenica successiva al 21 novembre, cioè domenica prossima, la cittadinanza devota, non solo reggina, condivide la preghiera stretta quotidianamente nel proprio cuore e nel proprio intimo. L'occasione è quella del ritorno della Vara dal Duomo alla collina dove oggi sorge la basilica dell'Eremo e dove un tempo vi era quella terra benedetta perchè lavorata con quella fatica che nobilita le mani consumate degli umili contadini.
Lassù, nei pressi di contrada Botte, un tempo sorgeva una cappella consacrata alla Madonna della Consolazione e un ospizio per eremiti, poi donati nel 1533 dal proprietario del terreno Giovanni Bernardo Mileto alla comunità dei Cappuccini provenienti dal monastero di Vallettuccio nel territorio di San Lorenzo che ne fecero una chiesa più capiente, divenuta subito riferimento per le province francescane del Meridione d'Italia. Così i Cappuccini, che durante le pestilenze si distinsero particolarmente per l'assistenza ai malati, legavano la loro storia di permanenza a Reggio alla Madonna. Dopo Fra' Francesco Foti e Antonino Tripodi, tra i graziati vi furono anche altri frati del popolo, tra i quali padre Bernardino Molizzi, fra Martino Garusi, fra Benedetto da Galato, il ven. padre Gesualdo Malacrinò.
Proprio in quella chiesa più capiente, anni dopo trovò rifugio il quadro raffigurante la Madonna della Consolazione affiancata da San Francesco d'Assisi con le stimmate, una croce di legno e il libro della Regola Francescana e da Sant'Antonio da Padova con il giglio e il libro di Teologia. Sul capo della Madonna, due angeli a sostenere la corona e la palma del martirio e della gloria. Ecco la Vara. Si tratta di un'opera realizzata su legno di noce da Nicolò Andrea Capriolo e donato dal gentiluomo reggino Camillo Diano nel 1547 alla comunità dei Cappuccini di cui quest'anno ricorre il centenario del ritorno nel 1911, dopo la cacciata in applicazione della Legge eversiva del 7 luglio 1866, con la quale lo Stato sopprimeva gli ordini religiosi e ne incamerava i beni.
Seguirono altre pestilenze e carestie (1672 - 1743) ed epidemie di colera (1836 -- 1847- 1854) e sismi (1693 - 1696 - 1719 - 1908) e l'affidamento alla Madonna crebbe nel tempo.
Si narra che il quadro venne rubato da ignoti e poi miracolosamente ritrovato, pochi giorni dopo, nelle vicinanze della Basilica dell'Eremo.
Una storia di devozione le cui pagine si susseguono nei decenni e nei secoli successivi. Protagonisti sono la Madonna della Consolazione e la cittadinanza devota, non solo reggina.
Anna Foti
Pompei (NA) - Il Santuario accoglie nove migranti eritree (09.05.15)
- Pompei (Napoli) – Nove immigrate provenienti dall’Eritrea sono state accolte alla “Casa Emanuel” del Santuario della Madonna di Pompei, che ospita donne in difficoltà, gestanti e madri con i loro bambini.
Sbarcate in Sicilia, le nove migranti, di cui due madri, rispettivamente di una bambina di 3 anni e una di 5, sono giunte lo scorso 5 maggio a Salerno, trasportate da una nave della Marina Militare.
Accolte dalle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei e dalle operatrici, la più giovane ha 20 anni, la più grande 25. Sono tutte donne scappate dalla difficile situazione del loro Paese.
L’accoglienza delle migranti eritree si pone sulla scia del carisma del Fondatore del Santuario e delle Opere Sociali, il Beato Bartolo Longo. Continua, dopo più di 130 anni, infatti, l’opera di ospitalità e di assistenza che il Santuario mariano assicura agli ultimi, agli emarginati, a chi, per diverse problematiche, ha bisogno di aiuto. (09.05.15)
Volto Santo di Gesù nel Santuario di Capodimonte NA
La venerazione del Volto Santo di Gesù nel Santuario di Capodimonte - Napoli, si è sviluppata per volontà della Signora Flora Romano, nata a Napoli nell'anno 1899 e sposata con il signor Ernesto De Santis nell'anno 1917. I coniugi De Santis vissero in perfetta intesa soprattutto sul piano spirituale e religioso, desiderosi di vivere coerentemente la loro fede cristiana. «Madre» Flora De Santis, così sarà chiamata in seguito da tutti i devoti, fu donna tutta protesa verso il soprannaturale e il trascendente, dotata di tenerissimo amore per il Signore Gesù, di cui contemplava il Volto, «quel Volto luminoso che è stampato sul volto di tutti gli uomini». Ella pregava dinanzi ad un'immagine del Volto di Gesù, pervenutale attraverso Crociata Missionaria, un periodico di Propaganda Fide, al quale era molto interessata, ansiosa e tutta impegnata com'era della diffusione della buona stampa. Il frontespizio di Crociata Missionaria riproduceva la bella e dolce immagine del Volto di Cristo, delineato dalla pittrice Rina Maluta. Fu durante uno dei suoi momenti forti di preghiera che come si narra, il Volto di Gesù, da Madre Flora accuratamente sistemato in una cornice, si animò prodigiosamente trasfigurandosi, e nella sua bellezza radiante le rivolse la parola: Flora, guarda questo Volto tanto offeso e ingiuriato. Amalo e fallo amare. Era il 10 febbraio 1932. Da quel momento la sua vita si trasformò totalmente, giacché l'unica preoccupazione fu quella di aderire alla voce del Signore che la chiamava a farsi privilegiato strumento di amore tra gli uomini. Forte nello spirito d ella missione affidatale nutriva totalmente la sua vita di valori soprannaturali, dedicandosi alla preghiera incessante, alla penitenza austera, e a un totale impegno di carità. Suo pensiero costante fu la diffusione nel mondo dell'immagine sacra del Volto di Cristo, il Volto Santo; la diffusione del suo Vangelo, del Suo divino messaggio: portare Cristo nel mondo significava incontrare i fratelli toccati da dolore, dalla sofferenza, dalla povertà e dalla sfiducia, e donare loro l'aiuto e il soccorso insieme alla consolazione e alla speranza. Nel periodo storico in cui incombeva nel mondo la guerra con le sue difficoltà e le sue durezze, e la città di Napoli ne fu brutalmente colpita, Madre Flora si sforzò più fortemente di dispensare la parola della solidarietà e della fiducia in Dio. Amò i poveri in maniera particolare e ad essi donò ciò che possedeva e quanto riceveva attraverso le vie della carità. L'intensa opera di diffusione del culto del Volto Santo trovò ampio riscontro nel cuore della gente di ogni ceto sociale. Da tutti i devoti del Volto Santo ella fu considerata la Madre. In lei videro la donna ispirata, di straordinaria accoglienza, desiderosa di offrire sempre la giusta risposta di carità a quanti le si rivolgevano. Ogni risposta pensata, frutto del discernimento dello spirito, adeguata ai problemi di fede e di vita, era una risposta che assumeva il tono della profezia. Possedeva, infatti, il dono della profezia, che esplicò nella testimonianza profonda della fede e della carità. Madre Flora divenne così per tutti apostola instancabile e insonne del Volto Santo. Seppe aprire l'animo della gente al senso forte della preghiera, e si prodigò continuamente perché fosse compresa e conosciuta da quanti la frequentavano l'efficacia della grazia dei sacramenti, suscitando con la sua parola, nel cuore di tutti il desiderio vero della conversione.
Barbara Oggionni e il Polittico
Il Polittico di San Martino è un dipinto su tavola di Bernardo Zenale e Bernardino Butinone, realizzato tra il 1485 e il 1505 e conservato all'interno della basilica di San Martino a Treviglio, in provincia di Bergamo. Il polittico fu commissionato a Bernardo Zenale e Bernardino Butinone dal parroco Simone da San Pellegrino il 6 maggio 1485. La somma che egli s'impegnò a pagare, esorbitante per l'epoca, fu di mille lire imperiali. Il progetto è così complesso che, gli artisti, consapevoli che questa era l'opera della loro vita, impiegheranno vent'anni per completarla.
L'opera venne realizzata dai due maestri trevigliesi dividendosi equamente il lavoro, con l'aiuto di Ambrogio de' Donati per la cornice lignea dorata di tipo bramantesco. Questa cooperazione tra maestri diversamente specializzati era tipica della cultura medievale e col tempo divenne obsoleta. In Lombardia ad esempio iniziava a scomparire proprio in quegli anni, dopo le rivoluzioni portate da Leonardo da Vinci.
Qui Barbara Oggionni descrive il lavoro realizzato dalla Proloco di Treviglio per far conoscere l'opera.