Brindisi Punta delle terrare dalla storia al degrado
L'insediamento preistorico di punta delle Terrare, nei pressi della villa Monticelli/Skirmut, è situato nella parte media del porto e risale alle varie fasi dell'età del bronzo, in particolare fra la seconda metà del XV e gran parte del XIII secolo a.C.
Fu scoperta dagli archeologi negli anni '60 e il materiale rinvenuto si trova in parte nel Museo Archeologico Provinciale F. Ribezzo di Brindisi (MAPRI) ed in parte nel Museo Nazionale di Egnazia.
L'area del porto medio di Brindisi, adiacente alla celebre spiaggia di sant'Apollinare, che attualmente si identifica con Punta delle Terrare, reca nel nome stesso l'importanza storico-archeologica del sito. Per terrare si identificavano appunto i cocci che abbondanti affioravano dalla collinetta prospiciente la parte esterna del seno di Levante, prova evidente della frequentazione del sito già in età protostorica., nell'età del Bronzo. Nella nostra Puglia l'introduzione della metallurgia del bronzo avvenne attorno all'inizio del secondo millennio avanti Cristo; il bronzo, lega di rame e di stagno, risultò un materiale molto più duttile e malleabile del rame per la produzione di utensili, ornamenti, armi (lo stagno si estrae dalla cassiterite che proveniva da giacimenti in Nord Italia e Nord Europa). La ricerca di tali materiali spinse gruppi di uomini provenienti da varie parti del Mediterraneo a spostarsi incrementando così traffici commerciali e scambi culturali .
L'utilizzo di attrezzi in bronzo e la diffusione dell'aratro permisero l'intensificazione delle attività agricole con conseguente aumento demografico che si manifestò con l'incremento del numero e dell'estensione degli insediamenti che vennero posizionati principalmente in punti topograficamente strategici, come appunto il porto medio di Brindisi.
Presso punta delle Terrare il lavoro degli archeologi che hanno studiato i vari livelli stratigrafici, ha permesso una datazione dei reperti al periodo del bronzo medio e quindi all'età micenea (Miceneo I e II). Antichi navigatori si insediarono in questa posizione strategica per i loro traffici, ed al contempo generosa di acqua dolce, come attestano gli antichi canali di Fiume piccolo e di Fiume grande, con un retroterra ubertoso e ricco di cacciagione (un meraviglioso palco di cervo è conservato al Museo di Egnazia).
Continui scambi con le popolazioni elladiche arricchirono le popolazioni locali sia dal punto di vista materiale che socio-culturale.
Nell'area di Punta delle Terrare sono si sono svolte campagne di scavo da parte della Soprintendeza negli anni 1966 - 72 (Lo Porto) e nel 1979-81. Gli studiosi hanno dedotto che il sito dell'insediamento doveva essere ben più esteso di quello attuale ed occupare l'odierna zona di costa Morena e molto probabilmente anche l'isola di Sant'Andrea. Bisogna anche considerare che il livello del mare era di almeno due metri più basso rispetto a oggi. Tutta questa zona può quindi, a giusta ragione e con fondate evidenze archeologiche, definirsi la prima Brindisi storica.
Nel sito sono state trovate diverse strutture di capanne protette da mura di cinta a secco , aree di lavoro, di particolare interesse è una fornace a ferro di cavallo con pani di argilla pronti per essere lavorati; gli scavi abbondano di ceramica di produzione domestica liscia, preparata a mano con argille di provenienza locale e ceramica di importazione a decorazione appenninica con motivi a spirale o a meandri ottenuti con l'incisione.
L'abbondante presenza di scarti di cucina e vasellame ha permesso di constatare quali fossero le abitudini alimentari e lo stile di vita degli antichi abitanti di questo insediamento: essi furono dediti alla raccolta di molluschi e alla pesca (sono state ritrovati resti di molluschi in particolare patelle e resti di fauna ittica come saraghi e addirittura cernie ), alla caccia ( è frequente il ritrovamento di palchi e ossa di cervo e di cinghiale), alla produzione di ceramica domestica, all'allevamento; ancora, il ritrovamento di fuseruole in argilla , ovvero pesetti per filare, ci fanno dedurre che gli abitanti fossero dediti alla lavorazione della lana.
Come molti altri siti dell'età del bronzo della costa pugliese (i recenti scavi sugli scogli di Apani ne sono ulteriore esempio), Punta delle Terrare fu abitata per alcuni secoli ed abbandonata prima dell'età del ferro.
Il ritrovamento di vasellame in ottimo stato rinvenuto nell'insediamento e le tracce di incendi fanno pensare all'abbandono repentino dell'area e attestano, insieme ad altri insediamenti della Puglia, che il periodo fu caratterizzato da sconvolgimenti socio politici che lasceranno presto spazio alla venuta di altri popoli indoeuropei e alla civiltà Iapigio-Messapica. Testo: Danny Vitale