SPIAGGIATA DI CHARLIE WHITE
Sentiero della sdricca di Buttrio con il kuti, il druido, Anto e Charlie White. Spiaggiata con tuffo doppio carpiato e triplo avvitamento ...... prima di connettere sono passati due lunghissimi minuti...poi visione dei danni......
1566.-Le cascate di Tures - Sentiero di San Francesco - Cantico delle Creature
Campo Tures - Valle di Tures e Aurina - Brunico - Alto Adige
Laude dell'Eroismo Ardito
Partendo dall'esempio delle Sturmtruppen avversarie, sorta di super fanteria, i comandi italiani fin dal 1915 emanarono direttive volte alla creazione di unità d'assalto o esploratori. Fra tali reparti della forza di un plotone per reggimento di fanteria, spicca la Compagnia Baseggio, dal nome del suo comandante.
Nell'ottobre 1915, su autorizzazione del Comando Supremo, il Capitano Cristoforo Baseggio costituì a Strigno in Val Sugana, una compagnia autonoma di Esploratori Arditi, della forza di circa 500 uomini e si distinse subito in diverse azioni locali.
Soltanto nel 1917 però in ambito 2^ Armata, comandata dal Gen Luigi Capello, prende corpo il progetto di costituire una unità speciale, adatta ad aprire la strada alla fanteria di linea.
Il Colonnello Bassi costituisce una scuola a Sdricca di Manzano (UD) dove inizia un addestramento realistico per i suoi arditi.
La prima unità, ha la forza di una compagnia su quattro plotoni di fanteria, una sezione mitragliatrici, una sezione di artiglieria da montagna con due pezzi da 65/17.
Il Generale Capello
Valutata sia da Capello che dal Generale Grazioli, Comandante della Brigata Lambro prima e poi della 48^ Divisione, l'unità si espande fino a formare un riparto della forza di un battaglione.
Presentata al Re a Sdricca di Manzano (UD) il 29 luglio 1917 con una esercitazione a fuoco, l'unità, denominata I reparto d'assalto, riscuote notevole successo e viene seguita dalla costituzione di un II riparto.
Il primo impiego è per la battaglia della Bainsizza, il 18 e 19 di agosto. L'esito vittorioso, sancisce la nascita di ulteriori reparti in ambito 2^ armata e l'ordine di costituire reparti arditi presso ciascuna delle altre armate.
Nuovi reparti arditi vengono costituiti entro la fine dell'anno. L'impiego non è sempre indovinato. Spesso i reparti arditi saranno impiegati come unità di fanteria in difensiva pur non avendone le capacità.
Dopo il disastro di Caporetto, il cambio nel Comando Supremo, anche gli Arditi vengono riordinati.
Distintivo per militari arditi
Il Comando Supremo cerca di mettere ordine fra le unità, ciascuna con organici, armamento, tecniche di impiego ed uniformi proprie; i reparti vengono così rinumerati una prima volta, quindi assegnati ai Corpi d'Armata. Successivamente poi assumono la numerazione del Corpo d'Armata di dipendenza e vengono ordinati in tre compagnie con tre sezioni mitragliatrici, sei sezioni pistole mitragliatrici ed altrettante di lanciafiamme.
L'armamento individuale passa dal solo pugnale e petardo Thevenet a prevedere anche il moschetto 91 TS, versione accorciata del fucile modello 91. L'uniforme resta la stessa ma, per penuria di materiali viene introdotta la camicia grigioverde di flanella con cravatta nera ed il fez nero anchesso, come copricapo unificato per la truppa. Appare anche un sacco da Ardito, zainetto tascapane che possa contenere un minimo di sostegno logistico.
Tornati in combattimento, dal 10 giugno del '18 nove reparti vengono destinati alla costituzione della Divisione d'Assalto A poi denominata 1^, seguita quindici giorni dopo dalla 2^ Divisione d'Assalto con la quale venne creato un Corpo d'Armata d'Assalto.
A fine guerra i reparti d'assalto erano ben trentanove, 12 nelle divisioni d'assalto, 14 nelle armate, 9 reparti di complementi e quattro all'estero (Francia, Albania e Macedonia).
clip non ufficiale di Ultima Frontiera
Gli Arditi a Manzano - 30 luglio 2017
Casa Forte Nussi Deciani - Manzano 30 luglio 2017
Letture, riflessioni e dialoghi sulla vita civile e militare durante la Grande Guerra dal romanzo L'Ardito di Roberto Roseano e dal diario di Emma Beltrame.
Monte Musi Cima Ovest dalla Val Torre 2019
MONTE MUSI CIMA OVEST 1866 M.S.L.
11/12/19 - Giornata internazionale della montagna. Info sul trekking...
Da Udine prendere la SS13 in direzione Tarvisio. Seguire le indicazioni per Tricesimo e successivamente Tarcento (consiglio variante “Braidamatta”). A Tarcento prendere la SR646 per la Val Torre/Uccea. Proseguire dritto e superare tutti i paesini arrivando al ristorante “Le Sorgenti” e quindi a Musi. Da qui ci sono due opzioni:
- La più breve: superare le indicazioni per Musi e proseguire sulla strada e fare attenzione al lato destro della carreggiata per la presenza di una segnaletica di sentiero CAI sul muro di protezione in pietra. Svoltare a SX in prossimità di tale segno e parcheggiare. Da poco tempo c’è un agriturismo (dove sorgeva la casera Tanatcason) che è indicato proprio lì del parcheggio: impossibile sbagliare.
- Prendere le indicazioni per Musi dopo il ristorante “Le Sorgenti” e poi superare il borgo e dirigersi nella frazione di Simaz. Parcheggiare e seguire le indicazioni per Plan dei Ciclamini.
Itinerario (tratto da quello in partenza dalla SR646):
La Cima Ovest dalla Val Torre non è propriamente una gita “semplice”: l’ambiente è molto selvaggio, impervio e se si trovano delle condizioni sfavorevoli può essere anche pericoloso (umido, foglie scivolose, terriccio franoso, neve ecc…). Serve una buona preparazione fisica per sostenere le pendenze che il sentiero presenta: quasi costante per tutto il tragitto una media di poco più di 45°.
Imboccato il sentiero dal parcheggio, proseguire per il bosco sino all’agriturismo e alla casetta di vetro; tenere sulla DX la recinzione e inoltrarsi nel bosco. Guadare con attenzione il torrente Mea e assicurarsi che non ci sia ghiaccio sulle pietre (cosa probabile nelle mattine d'inverno e in autuno inoltrato). Seguire il sentiero 737 sino al bivio e prendere le indicazioni per il Bivacco Brollo e la Cima dei Musi. Il sentiero 737 parte da subito con una pendenza importante, mettendo a dura prova i quadricipiti su una tortuosa serpentina, che però fa prendere quota con facilità. Si susseguono alcuni falsopiani che portano alla forra di un torrente, il tratto è esposto ma attrezzato. Da qui si continua a salire senza tregua e il terreno si fa più impervio. Poco oltre sarà possibile rifornire le borracce dalla sorgente, unica ed ultima fonte d’acqua per il resto della salita alla cima. Dopo alcune svolte tra i prati, si rientra in un boschetto, più rado, ma comunque ricco di foglie secche. Cominciano delle roccette da salire con attenzione sino al raggiungimento di una rampa erbosa molto verticale (visibile fin dalle prime curve di salita), contornata da pareti di roccia e mughi. Fare molta attenzione in questo tratto perché la presenza di foglie secche ed erba rendono scivoloso il terreno (già di suo instabile) creando un pericoloso “mix da sbrissa”. Qui il sentiero prende decisamente quota, una volta arrivati ad una forcelletta si aprirà una meravigliosa vista sui Musi. Da qui il sentiero piega a SX e copre una piccola pendenza dentro a un bosco (anche qui, se fate l’escursione in inverno o in autunno prestare la massima attenzione sia in salita che in discesa alle foglie! Si scivola e ci possono essere sassi sotto di esse non visibili!). Finito il bosco si sale per l’ultimo pendio ricco di mughi e si raggiunge l’agognato bivio: Biv. Brollo o Cima Musi. Consiglio vivamente un salto al bivacco, perché offre una visione sublime sulle Dolomiti friulane, sulla pianura udinese, sul Golfo di Trieste e sul Monte Nero! Spettacolare in giornate limpide (vedevo le petroliere nel mare!). Se vi siete concessi una pausa, rimettete tutto in ordine nel bivacco affinché i nuovi ospiti trovino in ordine e poi proseguite per l’ultima dorsale. Qui il sentiero è decisamente più agevole, ma c’è da mettere in conto la fatica: non è da abbassare la guardia. La ferrata non presenta particolari difficoltà e sale con roccette di I grado e qualche tratto esposto. Fare massima attenzione alle corde (alcune da poco sostituite), sono lasche e non garantiscono un appiglio sicuro. Attenzione al grip: le rocce non sono delle più amichevoli e spesso riservano degli improvvisi scivoloni (anche con gli scarponi adeguati). Prima della cima troverete un’indicazione che vi segnala la possibilità di raggiungere la Cima Est, la più alta, e la relativa ferrata sulla cresta. Io ho proseguito dritta per la cima più bassa. C’è il libro di vetta da firmare. Il panorama nelle giornate più limpide è indescrivibile! Siete sul primo “muro” alpino tra mare e montagna, soprattutto appaiono le loro Maestà Canin e Montasio. Cima che non ha nulla da invidiare ad altre montagne ben più alte.
Attenzione alla discesa.
PS: se potete portate qualche provvista al bivacco. Va sempre bene renderlo vivibile e godibile a chi ne ha bisogno.
More info:
Arditi, cimeli, gloria!: successo per la mostra a Moriago nell'anno del Centenario
Il Comune di Moriago della Battaglia non poteva esimersi, nell’anno del centenario della Grande Guerra, dal dedicare una mostra a quei soldati che nell’ottobre del 1918, varcando il Piave, resero il paese nuovamente libero.
1329.Manzano - arte e spettacolo - Cantanti - Complessi musicali
rassegna dei cantanti e dei complessi musicali che numerosi si erano creanti negli anni 60/70
1281.Monte Sabotino- salita al monte - Grande Guerra
La Grande Guerra
Il fronte nord di gorizia - il monte sabotino.la salita al monte
Filmato fotografico dei campi di battaglia, trincee caverne, cannoniere, ossari, cimiteri chiese e quant'altro, ripreso fotograficamnte cento anni dipo la prima guerra mondiale, sul fronte orientale.Descrizione
1138.Monte sei Busi - Sommaco tra le trincee - escursioni varie
La Grande Guerre - sur le front de l'Est - Cent ans plus tard
The Great War - on the Eastern Front - One hundred years later
The Great War - an der Ostfront - Hundert Jahre später
A Nagy Háború - a keleti fronton - Száz évvel később
Velika vojna - na vzhodni fronti - Sto let kasneje
2. Museo della Guerra di Vermiglio_2015
Progetto realizzato dalla Rete Trentino Grande Guerra con il contributo di Provincia autonoma di Trento e Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Riprese, interviste e edit a cura di Luciano Stoffella e Roberta Bonazza
Il progetto
In Trentino ci sono 19 Musei che si occupano, in maniera esclusiva o parziale, di Prima guerra mondiale.
Sorti nelle città, nelle valli o sulle montagne lungo quella che un tempo era la linea del fronte, sono realtà diverse fra loro per natura, dimensioni e specializzazioni.
Dal 2009 questi 19 musei fanno parte della Rete Trentino Grande Guerra, coordinata dal Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, nata per dare forza al ruolo dei musei sul territorio e sostenere la loro offerta culturale, favorendo la realizzazione di azioni comuni.
Tra il 2014 e il 2015 la Rete ha realizzato il progetto “Descrivere, raccontare e interpretare. Nuovi apparati informativi nei musei della Rete Trentino Grande Guerra”, attraverso il quale sono state prodotte 19 clip video che presentano ciascuno dei musei aderenti ed un video che racconta cosa significa farne parte.
trentinograndeguerra.it
ARDITI SUL GRAPPA (parte 6)
Una iniziativa dell'Archivio Storico Dal Molin, grazie al sostegno della famiglia Rosa e di Palma Viola di Ca' Tasson, ricostruisce l'appassionante storia della specialità degli Arditi durante la Grande Guerra. Testi di Ruggero Dal Molin, montaggio di Natalino Meneghin.
Acsi Time 13 - Ipplis di Premariacco
Il magazine dedicato al circuito Acsi della provincia di Udine. In questa puntata, si corre su strada a Ipplis di Premariacco, per il 1° trofeo Cospalat 2015, organizzato dalla Stella Azzurra.
Gli arditi, le truppe d’assalto italiane sacrificate a caporetto
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Un gruppo di arditi appena decorati (da Wikimedia) Arditi! Ho serbato per voi lâimpresa più audac...