Il Tempio della Fraternità - Cella - Varzi (PV)
Chiesa - Museo della guerra.
Cella un piccolo paesino a 10 km da Varzi dove si trova l'incredibile Tempio della Fraternità, una chiesa diversa dalle altre e sicuramente unica al mondo, che a prima vista può disorientare il visitatore per l'apparente contrasto di significati presenti in questo luogo.
Su questa terra sacra e all'interno della chiesa troviamo oggetti bellici risalenti all'ultimo conflitto mondiale e sempre nuovi arrivi da ogni parte del mondo dove purtroppo si combatte e si muore ancora.
Bisogna vederlo di persona questo Tempio, non lo si pur descrivere, e tanto meno trasmettere l'emozione che suscita in noi.
La storia del Tempio della Fraternità è legata al ricordo dell'ultima guerra mondiale e alla volontà, di un cappellano militare, reduce dalla guerra, che un giorno trovandosi nella necessità di dover ricostruire la piccola chiesa del suo paese ebbe l'idea di raccogliere le rovine del conflitto e con esse ricostruire il tempio come simbolo della fratellanza umana e poi arredarlo con tanti dolorosi ricordi di questo tremendo conflitto trasformando così gli ordigni di distruzione e di morte in simboli di vita.
La prima pietra del tempio, tolta dall'altare frantumato di una chiesa nei pressi di Coutances, distrutta durante lo sbarco degli Alleati in Normandia nel giugno del 1944, fu inviata da Nunzio Apostolico Mons. Angelo Roncalli che divenne poi Papa Giovanni XXIII.
Ne seguirono molte, inviate dalle città dove con maggior vigore infuriò il conflitto: da Berlino, da Londra, Dresda, Varsavia, El Alamein ed anche da Hiroshima.
Il tema della fratellanza umana costituisce la linea guida della realizzazione dell'intera opera.
Così, la vasca battesimale h costituita dall'otturatore di un cannone della corazzata Andrea Doria, armi insanguinate provenienti da tutto il mondo compongono la figura del Crocifisso mentre i resti di due navi inglesi che hanno partecipato allo sbarco in Normandia formano il pulpito.
All'esterno troviamo un F104 dell'Aereonautica militare, dei cingolati americani, un altare dedicato alla Marina militare e alcuni monumenti dedicati ai caduti appartenenti ai corpi dei paracadutisti e dei carristi.
Un grazie a Don Luigi Bernini Rettore del Tempio.
Il Tempio della Fraternità a Celle di Varzi
Domenica 29 ottobre 2017 il gruppo Facebook Edicole Sacre del Tortonese ha organizzato la quarta #edicolata sui colli torinesi. Appuntamento alle nove sotto la Pieve Romanica di Fabbrica Curone, siamo un bel gruppo anche questa volta, ventiquattro pellegrini e un cane.
La passeggiata è piacevole, siamo dentro al bosco, dominiamo la val Curone dall’alto ed abbiamo una vista splendida della vallata di fronte a noi.
Finalmente arriviamo a Cella di Varzi, tra poco potremo vedere con i nostri occhi il Tempio della Fratellanza.
Ma prima un caffè, è il primo bar che incontriamo da questa mattina e io, Luciano e pochi altri decidiamo che il Tempio può attendere qualche minuto.
Il percorso 104 è un percorso molto tecnico, parte costeggiando la val Curone, poi gira verso il monte Caponega e quindi Cella di Varzi. E’ adatto a tutti ma comunque impegnativo, dopo circa sei chilometri dalla partenza da Fabbrica Curone si arriva a Cella di Varzi e quindi al tempio della Fraternità.
Il Tempio della Fraternità è un luogo in cui sono esposti cimeli bellici della prima e, soprattutto, della seconda guerra mondiale, tra questi un aereo F104, un carrarmato e un cannone completi ed una infinità di pezzi di armi appartenute alla marina, all’aviazione e agli eserciti di tutto il mondo.
Reduce dalla guerra, il cappellano militare don Adamo Accosa si trovò nella necessità di dover ricostruire la piccola chiesa del suo paese sui monti. Ebbe l'idea di raccogliere le rovine del conflitto e con esse ricostruire il tempio come simbolo ed auspicio di una ricostruzione più grande: quella della fratellanza umana. Era il 1952 e trovare residuati bellici era molto, molto facile dal momento che la guerra era finita da poco.
Questo prete-soldato ebbe la fortuna di incontrare casualmente a Parigi l'allora Nunzio Apostolico Mons. Angelo Roncalli che divenne poi Papa Giovanni XXIII.
23. Il futuro Pontefice prese subito a cuore l'iniziativa, l'incoraggiò e l'aiutò inviando anche la prima pietra, tolta dall'altare frantumato di una chiesa distrutta durante lo sbarco degli Alleati in Normandia nel giugno 1944. Una delegazione parigina portò la pietra a Cella il 7 settembre 1952. Dietro quella rovina ne seguirono molte, inviate da tutte le città dove maggiormente infuriò la guerra. Un centinaio di località hanno contribuito all'erezione dell'altare maggiore inviando ognuna una rovina del suo monumento più significativo. Milano inviò alcune guglie del Duomo, cadute durante i bombardamenti.
Negli anni i cimeli hanno continuato ad aumentare di numero tant’è che oggi, il tempio della fraternità è diventato un vero e proprio museo ed è meta di pellegrinaggio. Lo consiglio a tutti, è facilmente raggiungibile sia a piedi che in automobile. Anche se è una frazione di Varzi, la strada più comoda per raggiungerlo è quella che parte da Fabbrica Curone.
Noi ci rimettiamo in viaggio, per visitare bene il Tempio servirebbe almeno mezza giornata. Tempo che noi non abbiamo. Al cimitero giriamo verso destra e ci incamminiamo verso Selvapiana.
Cella di Varzi _ Tempio della Fraternità
Tempio della Fraternità, un viaggio all'interno dei Luoghi di Culto d'Oltrepò Pavese e delle Quattro Province
Tempio della Fraternità, Cella di Varzi (PV).
Tempio della Fraternità
Descrizione
Nelle terre dei Malaspina - Tempio della Fraternità - Alessandro Gandolfi
Intervista a Don Luigi Bernini, rettore del Tempio
A.N.Art.I Genova Gita sociale Cella di Varzi 13 Aprile 2013
Gita sociale A.N.Art.I al Tempio della Pace a Cella di Varzi ( PV )
La Sezione, sabato 13 aprile 2013, ha effettuato la gita sociale al Tempio della Fraternità a Cella di Varzi. I partecipanti, una quindicina di soci, hanno raggiunto la meta posta sul crinale tra la Val Staffora e la Val Curone, in provincia di Pavia, dopo un percorso tortuoso attraverso le colline dell'Appennino. Il tempio, ideato da don Adamo Accossa, cappellano militare della divisione Monterosa e caldamente sostenuto dall'allora cardinale Roncalli, è stato costruito pezzo per pezzo negli anni '50 ed è arredato da residuati di guerra di tutti i generi e provenienti da tutto il mondo. Nel piazzale, ove i partecipanti si sono fatti fotografare, sono sistemati carri armati, aerei, cannoni, mitragliatrici, mine subacquee. La visita all'interno, ha evidenziato come tanti strumenti di guerra possono essere convertiti in strumenti di pace, a cominciare dal tabernacolo, realizzato in una bomba d'aereo. Il santuario, continuamente aggiornato, presenta anche un monumento ai caduti di Nassiyria, con macerie della base Grecale sede dell'attentato, e le fotografie di tutti i nostri Caduti.
Al termine della visita i soci si sono recati ad Isola del Cantone dove presso la trattoria Al Vecchio Scalo, gestita dal socio Walter Moretti, si è consumato un ricco pranzo, a base di specialità liguri.
27 GIUGNO 2012 -IL TEMPIO DELLA FRATERNITA'- ITALIANI BRAVA GENTE?
sono in viaggio per tutta l'Italia a scoprire verità e splendori del belpaese e la domanda per tutti è : ma gli italiani sono brava gente? segui l'eXtraviaggio su JOEPLOG.COM grazie ad EXTRASISTOLE.COM
Varzi, porticoes, wine and salami | Italia Slow Tour
Welcome to Varzi, Oltrepò Pavese: once upon a time its porticoes provided shelter for merchants and the trade caravans of those travelling along the Salt Route. Now what's left is a highly sought after and very well known route for excursions and trekking. There are many reason to discover Varzi: its beautiful castle and the Malaspina Castle, the local tradition of playing accordion and the typical products to taste (the great salami of Varzi and local wines: Pinot Nero, Riesling, Barbera and Bonarda).
Cover pic by Flickr User Serafino Centenaro
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La Via del Mare, quarta tappa, da Fabbrica Curone a Selvapiana
Fabbrica Curone, Pareto, Cella di Varzi (Tempio della Fraternità), Selvapiana
Varzi e Zavattarello (Pavia)
Varzi e Zavattarello (Pavia) Oltrepò - Italia
Varzi in fiera 2019 N°137 - 4k
Una giornata in Alta Valle Staffora
28-7-2015 Reportage sulla giornata organizzata da Angelo Dedomenici, ospiti gli amici francesi. Visita al museo del Salumiere, al Tempio della Fraternità, Pian del Poggio e Monte Chiappo, ottimi pasti alla Trattoria Ginepro di Sala.
DA BUSALLA GIRO CICLOTURISTICO A CELLA DI VARZI PAVIA
Visita al Santuario della Fraternità. Questo è Il mio percorso: Busalla Arquata Vignole Borbera Vigoponzo Dernice Sebastiano Curone Gremiasco Fabbrica Curone Cella Frazione Bastardini Morigliassi Serra Gregassi Serbaro Giarolo
Borgo Adorno Cantalupo Rocchetta Lig. Pagliaro Inf. Pagliaro sup. Roccaforte Ligure Grondona Arquata
Varzi - (Pavia) - Lombardia - Visita al paese
Di probabile origine ligure (il nome contiene la radice var che -cfr. i fiumi Var e Vara - dovrebbe significare fiume), Varzi è noto dal 993, quando era possesso dell'abbazia di San Colombano di Bobbio; in quell'epoca non era che una dipendenza della curtis di Ranzi, attualmente una piccola località nel territorio comunale. Presso Varzi sorgeva l'antica pieve di San Germano, della diocesi di Tortona, da cui dipendevano molti paesi della valle. Come il resto della vallata, cadde sotto il potere dei Malaspina, che ne ebbero regolare investitura nel 1164. Il diploma imperiale non cita ancora Varzi, ma i castelli circostanti. Probabilmente il paese cominciava a svilupparsi grazie ai traffici dei mercanti che, percorrendo la via del sale, dalla pianura risalivano la valle per raggiungere la costa ligure attraverso i passi del Pénice, Brallo e Giovà. La fortuna di Varzi iniziò nel XIII secolo: le successive divisioni ereditarie tra i Malaspina determinarono nel 1221 la separazione tra i Malaspina dello Spino Secco (in Val Trebbia) e dello Spino Fiorito (in Valle Staffora); questi ultimi si divisero nel 1275 tra altre tre linee; il marchese Azzolino, capostipite della linea di Varzi, vi prese dimora, vi fece costruire il castello e fortificò il borgo, facendone il capoluogo di una vasta signoria. Essa comprendeva, oltre che gran parte del comune di Varzi attuale (tranne le frazioni Cella, Nivione e Sagliano che appartenevano al marchesato di Godiasco), il comune di Menconico e parte di quelli di Santa Margherita di Staffora e di Fabbrica Curone. Nel 1320 i Malaspina diedero a Varzi gli Statuti, compilati dal giurisperito cremonese Alberto dal Pozzo.
I Malaspina, seguendo il diritto longobardo che prevedeva la divisione ereditaria tra tutti i discendenti maschi, si suddivisero in molteplici linee, ognuna delle quali aveva poteri sempre più limitati: o su frazioni del territorio (Menconico, Santa Margherita di Staffora, Fabbrica Curone, Pietragavina, Monteforte ecc.) o su quote del capoluogo, che finì per essere amministrato in condominio da una pluralità di marchesi Malaspina, non di rado rissosi e turbolenti. Ne derivò inevitabilmente la rovina del marchesato: non solo dovette riconoscere la supremazia del Duca di Milano, che prese a disporne a proprio piacimento malgrado i diplomi imperiali, ma finì per cadere sotto il dominio di un estraneo, il conte Sforza di Santa Fiora, che dopo aver ottenuto l'investiture del terziere di Menconico in cui si era estinta la locale linea dei Malaspina, a poco a poco acquistò la maggior parte delle quote feudali finendo per essere riconosciuto unico feudatario di Varzi. Ai Malaspina rimaneva solo il titolo di Marchesi, la proprietà del castello e una serie di redditi dispersi e sempre più esigui.
La progressiva rovina dei Malaspina comunque non diminuì la prosperità di Varzi, che rimase il centro dei commerci della valle e uno dei maggiori centri dell'Oltrepò. Il marchesato di Varzi era una delle principali giurisdizioni dell'Oltrepò, cioè uno dei grandi feudi dotati di larga autonomia giudiziaria e fiscale (vedi Oltrepò Pavese (storia). Nel XVIII secolo, passato ai Savoia nel 1743, fu sede di uno dei tre cantoni giudiziari in cui era divisa la provincia dell'Oltrepò. Il regime feudale ebbe termine nel 1797. In quest'epoca il territorio comunale era molto più piccolo di oggi. All'inizio del secolo successivo furono uniti i soppressi comuni di Bosmenso e Monteforte, che avevano costituito una signoria, nell'ambito della giurisdizione di Varzi, rimasta sempre ai Malaspina.
Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio. Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Nel 1859 entrò a far parte nel Circondario di Bobbio della nuova provincia di Pavia e quindi della Lombardia.
Nel 1872 fu unito a Varzi il comune di Pietra Gavina. Nel 1923 venne smembrato il Circondario di Bobbio e suddiviso fra più province[3]. Nel 1929 vi furono uniti i comuni di Sagliano Crenna, Cella di Bobbio (in parte, il resto del territorio aggregato a Santa Margherita di Staffora) e Bagnaria (che riacquistò l'autonomia nel 1946).
Dopo l'8 settembre del 1943, come in tutto l'Oltrepò Pavese, si formarono le prime bande partigiane e Varzi divenne, sul finire del settembre del 1944, il centro di una zona libera (le cosiddette 'repubbliche partigiane'), comprendente 17 comuni circostanti. Rimase territorio libero fino al 29 novembre.[4]
Varzi CHIESA DEI BIANCHI o Oratorio dei Bianchi o del Gonfalone (Pavia Oltrepò Pavese) slideshow
La chiesa è detta anche Oratorio del Gonfalone per la Confraternita omonima in esso eretta. L'appellativo di Oratorio dei Bianchi deriva invece dal colore della cappa indossata dai confratelli.
L'edificio, originariamente a croce greca, fu edificato nel 1646 ed una bella cupola domina il complesso. Solo più tardi, forse nell'800, vennero aggiunti una nuova facciata ed altri corpi, che alterano l'architettura originaria.
Internamente, vi è un bell'altare di marmo nero lavorato, stile barocco, sormontato da un magnifico tempietto; in uno dei due altari minori in cotto si venera una statua della Madonna in legno dorato.
La Compagnia dei Battuti di Varzi e l'Arciconfraternita del Gonfalone di Roma, nel 1636 decisero di costruire un loro oratorio, in quanto non potevano più risiedere nei locali che avevano affittato nella chiesa dell'Annunziata (che era ubicata in fondo a via Porta Sottana) perché l'acqua dello Stàffora li invadeva periodicamente.
Pertanto, il 12 settembre del 1636 i suddetti scrissero al feudatario di Varzi, Duca Sforza Sforza, perché concedesse loro di co-struire un oratorio all'interno del borgo, più precisamente in via di Dentro, dove il duca aveva una camera che gli rendeva 3 staia di formento all'anno.
I confratelli avrebbero occupato anche la sede di un altro locale di proprietà di Pietro Antonio Malaspina, il quale pagava (forse di tasse al duca) mezzo cupello di formento all'anno.
Il duca rispose alla Confraternita concedendo gratuitamente la sua camera e condonando anche l'obbligo che aveva l'altra costruzione del Malaspina.
È da questo momento che inizia la realizzazione di quell'oratorio tanto caratteristico da non aver eguali nell'area dell'Appennino settentrionale. Verrà ultimato 10 anni dopo, nel 1646, come da iscrizione tuttora ben visibile sul portale della facciata.
al ritorno da Varzi
io,ali,sbri,raffo e francesco che cantiamo
Per le vie di Varzi 2011 N°83
Una passeggiata per il centro storico di Varzi centro dell'oltre po pavese
Il Piedescritto - Varzi
Seconda Puntata de Il Piedescritto, la rubrica di Smoppy che si occupa di raccontare i borghi e le specialità d'Italia. Settimana dopo settimana visiteremo un borgo lontano dagli itinerari del turismo di massa cercando di entrare in contatto con le persone e le tradizioni locali. Tutto questo è il Piedescritto, ossia il tentativo di scrivere una nuova storia di viaggio attraverso i nostri piedi, calandoci nel territorio italiano passo dopo passo.
Oggi siamo a Varzi, un piccolo borgo nell'Oltrepò Pavese celebre per essere al centro della via del sale, l'antica rotta commerciale che univa la Lombardia al mar Tirreno.
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Pillole Azzurre, Alessandro Nuccio dell'Agriturismo Cà De Figo (Varzi)