Fermo: Il Barbiere di Siviglia incanta il Teatro dell'Aquila
Fermo: Il Barbiere di Siviglia incanta il Teatro dell'Aquila - Servizio di Laura Meda - fm tv -
Il barbiere di Siviglia di Rossini incanta il pubblico di Fermo e da il via alla nuova stagione lirica 2015 - 2016 con due serate di tutto esaurito.
Dopo l'anteprima del 29 ottobre dedicata agli studenti e alle loro famiglie, Il Teatro dell'Aquila di Fermo ha ospitato lo scorso 31 Ottobre l'attesa serata di gala: tante le personalità e le autorità presenti, dal sindaco di Fermo Paolo Calcinaro al Prefetto Angela Pagliuca, dal senatore Remigio Ceroni all'Assessore Regionale Fabrizio Cesetti.
Pashmina attorno al collo e scarpe da ginnastica rosse ai piedi, Figaro debutta entrando in scena dal parterre e fermandosi a dialogare con il Conte d'Almaviva proprio di fronte al pubblico, lasciando tutti piacevolmente sorpresi.
Un barbiere moderno, lontano anni luce dagli sfarzosi costumi del 1800, un barbiere, affidato alla regia di Francesco Calcaginini, su allestimento del Rossini Opera Festival, i cui personaggi si muovono e interagiscono nell'intero spazio scenico del teatro, inaspettatamente arricchito dalle proiezioni del video-mapping, dagli elementi scenici e dai costumi, preparati dai ragazzi dell'accademia di belle arti di Urbino.
Sulle note dell'orchestra filarmonica marchigiana, diretta dal maestro Matteo Beltrami, il barbiere Figaro, il conte d'Almaviva, la sua innamorata Rosina e il geloso tutore Bartolo hanno saputo offrire al pubblico un'Interpretazione vocale d'eccezione, ricca di virtuosismi e tempi vorticosi.
Una straordinaria serata di musica e cultura, fortemente voluta dall'assessore Francesco Trasatti, per una prima che ha soddisfatto veramente tutti, esperti e neofiti, e che fa decisamente ben sperare per il prosieguo della stagione teatrale.
Italia Nostra. Convegno nazionale 2013 a Fermo
La centralità della cultura nell'azione del governo. Questo il titolo del convegno organizzato al Teatro dell'Aquila di Fermo da Italia Nostra alla presenza del presidente nazionale, Parini e di quello della sezione di Fermo, Serena. (Prima parte) Servzio di Alessandro Giacopetti
Restauro del Teatro Ristori di Verona
Una delle scommesse più grandi dello Studio Daniela Campagnola è stata quella di riuscire a fare di un gruppo di collaboratori preparati una squadra affiatata e capace di entusiasmo e dedizione. Perché è così, con entusiasmo e dedizione, che tutto cominciò. Attenta a non lasciarsi sfuggire le rare possibilità degli anni successivi al diploma, Daniela Campagnola partecipa al concorso decisivo della sua vita e nel 1983, dopo vari stages formativi tra il Friuli Venezia Giulia e l'Emilia Romagna, fonda a Verona uno studio proprio che, nel giro di dieci anni, cresce e si afferma dentro e fuori i confini cittadini. Di pari passo le esperienze si fanno sempre più interessanti: lo studio è chiamato a restaurare opere prestigiose fra le quali i tempietti del parco di Villa Pallavicini, a Genova, e la chiesa dei Santissimi Martiri, a Torino. Oggi, nel laboratorio sul Lungadige Galtarossa, tra il fiume e la ferrovia, due elementi simbolo del fluire del tempo, dalle pieghe del tempo escono, rinati, dipinti su tela e tavola, sculture lignee dorate e policrome, e preziose cornici antiche. Mentre fuori, nei diversi cantieri all'opera, tornano a respirare chiese ed edifici di grande importanza storica e artistica. Lo Studio Daniela Campagnola si occupa anche di opere monumentali, delle quali cura ogni cosa: dall'affresco al bassorilievo, dalle sculture alle mura. Per tutti questi interventi vige la stessa filosofia di conservare e valorizzare ciò che è rimasto, il che significa inoltre rendere chiari i segni di ciò che non c'è più, si tratta insomma di ripristinare non tanto l'effettivo aspetto originario, quanto l'armonia che esso esprimeva. Mirabile esempio non solo delle capacità di Daniela Campagnola e della sua équipe ma anche della filosofia conservativa dello studio, è stato il complesso intervento di restauro degli affreschi della scuola di Giotto della basilica di Santa Chiara ad Assisi, gravemente danneggiata dal terremoto del 1997.
L'inevitabile traguardo di questo percorso professionale è la possibilità di fornire un servizio peritale esaustivo, utile per il privato, per il committente ecclesiastico e per il mercante d'arte, con la valutazione economica e la carta d'identità dell'opera d'arte, comprensiva delle indicazioni materiali e culturali che la riguardano.
L'altra grande scommessa dello Studio Daniela Campagnola, è stata quella della versatilità. Una competenza ed una sensibilità maturate fra studi sempre più specialistici e varie e significative esperienze in tutta Italia, un utilizzo sapiente della più moderna tecnologia, rendono oggi lo Studio Campagnola una realtà in grado di affrontare qualsiasi intervento col massimo grado di affidabilità.
Tolta ogni falsità, le opere dopo il restauro sembrano come purificate, ordinate e, soprattutto, quello che vediamo è quanto di più vicino si possa avere all'opera voluta dagli antichi autori.
Per lo Studio Daniela Campagnola, infatti, è la storia che va salvaguardata, la storia che, volenti o nolenti, è entrata nel mondo dell'opera d'arte.
Infatti restaurare non è rendere piacevole, tanto meno, lo abbiamo visto, ripristinare l'aspetto originario. Non si tratta di cancellare il tempo: passato e presente devono coesistere.
Ma solo uno studio veramente capace riesce anche a far sì che passato e presente si valorizzino a vicenda, rendendo lo scorrere del tempo una ricchezza aggiuntiva dell'opera.
Ed è con questo nobile scopo che Daniela Campagnola guarda avanti.
Nelle Marche il Mercatino del Giovedì di Fermo
- Da 34 anni (1983 - 2016) anima il centro storico della città di Fermo. In una atmosfera carica di storia, luci, colori, profumi, incontri e sorrisi, tra Musei aperti, Mostre e degustazioni di prodotti tipici locali, oltre 200 espositori danno vita a il Mercatino del Giovedì, dal tardo pomeriggio fino a mezzanotte, nei mesi di luglio, agosto e primo settembre.
Una vera e propria Mostra Mercato dell'Antiquariato e dell'Artigianato all'aperto che, nel corso dei decenni, ha assunto un ruolo importante sia sotto il profilo economico che come momento di aggregazione sociale. Ormai oltre 20.000 i visitatori che, settimanalmente, in un clima festoso e rilassato, abitualmente si riversano nella città delle Marche durante l'estate per curiosare e non solo tra le tante bancarelle piene di oggetti di vario genere: dai mobili d'antiquariato alle porcellane, dai vestiti ai giocattoli antichi, dall'argenteria alla bigiotteria, dai dischi alle monete, dai francobolli ai libri e a molto altro. Gli ambulanti ed i commercianti specializzati trovano posto in Piazza del Popolo, lungo Viale Vittorio Veneto, Corso Cefalonia e Piazzale Azzolino.
A curiosare tra le vie del prestigioso mercato anche Mariangiola Castrovilli con l'aiuto di Paul Mancini, fotografo e musicista primo classificato nel concorso Storie da musei, archivi e biblioteche. Con loro anche Anan e Giorgio Cifani di Namasté per scoprire l'artigianato e le sete indiane oltre ad un particolare tipo di carta, fatto a mano, dove scrivere... Ma vediamo di cosa si tratta...
- OLTREPENSIERO REDAZIONE -
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HELVIA RECINA. AREA ARCHEOLOGICA (VILLA POTENZA, MACERATA, MARCHE, ITALY)
HELVIA RECINA PERTINAX. AREA ARCHEOLOGICA ROMANA / ROMAN ARCHAEOLOGICAL AREA.
Helvia Recina (anche Recina, o Ricina) è situata nella frazione Villa Potenza di Macerata nelle Marche e si è evoluta sulla base di una preesistente città italica forse del III secolo a.C. abitata dai Piceni. Il suo nome è cambiato durante i secoli da Ricina a Recina e infine in Helvia Recina Pertinax. L'origine del nome è incerta anche se gli antichi eruditi che per primi hanno cercato di studiare il sito e i suoi monumenti spesso hanno citato un epigramma piuttosto tardo che dice “Hic Veneris stabant Ericinae templa vetusto tempore (...). Quondam etiam templi nomine dicta fuint”. Fu riportato alla luce nei primi anni del XVI secolo da Niccolò Peranzoni, umanista della corte di papa Leone X e se ne deduce che alla base del nome di questa colonia romana stava un tempio dedicato a Venere Ericina, ricordando che il primo tempio che le fu dedicato fu quello sul Monte Erice in Sicilia fondato dal leggendario Enea. Dalla Sicilia il culto fu poi esportato nel resto della penisola com'è testimoniato dalla presenza di un tempio a Roma del II secolo a.C. La prima notizia certa dell'esistenza di Ricina è del I secolo d.C. tramite Plinio il Vecchio (Nat. Hist. III, 111). L'antica Ricina si trovava lungo la via Salaria Gallica. Al tempo dell'alto impero risalgono i monumenti più importanti. Molti storici sono del parere che la città fosse più antica, considerato che Plinio ne parla come di uno dei centri maggiori del Piceno. I resti del teatro romano del II secolo d.C. sono oggi la testimonianza più importante dell'antica città. Il teatro di 72 metri di diametro era a tre ordini di gradinate, poteva ospitare circa 2000 spettatori e probabilmente era ricoperto di marmi (reimpiegati durante il Medioevo) con capitelli dorici e corinzi. Ancora bene riconoscibili sono l'orchestra, la cavea e il frontescena in laterizio come prevedeva il teatro romano classico. Questi resti danno l'idea di una città di medie proporzioni e florida a causa della contiguità con il fiume Potenza, allora navigabile, che la collegava con il porto del municipio di Potentia sulla foce del fiume omonimo. Un'antica strada lastricata, il ponte romano sul fiume Potenza e i resti di ville decorate con mosaici pavimentali danno l'idea dell'importanza del municipio di Ricina, che Settimio Severo nel 205 elevò al rango di colonia e ribattezzò con il nome di Helvia Recina Pertinax, in onore del suo predecessore l'imperatore Publio Elvio Pertinace. Immagini di archivio e riprese video effettuate sabato 3 gennaio 2015.
Massa Fermana - Fermo - Marche
Massa Fermana è un comune italiano di 995 abitanti della provincia di Fermo nelle Marche.
Per approfondimenti:
Il gruppo Ortensia all'Expo
Musiche, balli e canti della tradizione popolare marchigiana e delle nostre campagne, riti propiziatori, odi di ringraziamento, giochi amorosi, 25 giovanissimi protagonisti del gruppo Ortensia hanno portato all'Esposizione Universale di Milano, il nostro folklore popolare della nostra Valdaso.
Lo scorso 6 giugno, in Via Cardo, dove si affacciano il Padiglione Italia e quello delle Marche, e in via Decumano, nella zona Centrale dell'EXPO, il gruppo folkloristico Ortensia di Ortezzano ha sfilato e ballato, insieme ai rappresentanti della Cavalcata dell'Assunta di Fermo, della Contesa del Secchio di Sant'Elpidio a Mare, del Torneo Cavalleresco Castel Clementino di Servigliano, di fronte a decine di migliaia di visitatori.
Antonino Cannavacciuolo - Cucine da incubo Italia 04-11-2018 - St.1 Ep.9 'Ristorante Biologico Roma
St.1 Ep.9 'Ristorante Biologico Roma' - Lo Chef Cannavacciuolo dovra' salvare un ristorante della capitale. Tra un titolare incapace di prendere qualsiasi decisione e un cuoco con manie di grandezza, il locale rischia la..
Milano, da Metropolis a Star Wars: un museo con 150mila locandine
Milano (askanews) - A Milano c'è un museo che sulle sue pareti fa rivivere un'arte antica che ancora resiste. Il Museo del manifesto cinematografico, nella via Gluck resa storica da Adriano Celentano a cui è dedicata una sezione, mette in mostra oltre 150mila locandine, vecchie e nuove. Un'arte che è un punto fermo nella storia del cinema, spiega Laura Susan Bozzetti, vicepresidente del Museo. Dietro un manifesto cinematografico c'è il mondo dell'arte, di pittori cartellonisti, il mondo della grafica, della pubblicità, di una società che viveva. Partiamo dagli anni Trenta quando nessuno aveva i nostri mezzi di comuicazione e poteva arrivare ad una sala cinematografica solo attraverso un manifesto cinematografico.
L'intento del museo non è solo collezionare e mettere in mostra, ma mantenere viva l'arte delle locandine diffondendone la cultura, attraverso un lavoro di digitalizzazione e conservazione e tante proiezioni, mostre ed eventi che coinvolgono studiosi, scuole, bambini, a cui è dedicato lo spazio del museo incantato, e tanti giovani, chiamati a mettere in gioco la loro creatività.
Un punto di riferimento anche per la comunità che ora però è a rischio. Portare avanti l'arte e la cultura è faticoso perché gli ingressi economici non danno possibilità di sostenerlo, siamo stati costretti a vendere lo spazio e siamo in questa situazione precaria in attesa di un luogo dove è possibile continuare l'arte e la cultura.
Il museo, nato grazie alla passione di Giampietro Lessio, per ora resta negli spazi in affitto, ma la proprietà potrebbe avere altri progetti per l'area; un'eventualità a cui il museo vuol farsi trovare preparato con la garanzia di avere un altro spazio, magari da individuare insieme al Comune, in cui continuare a far vivere l'arte del manifesto e la magia del cinema.
♥ ♥ ♥ PORTO SAN GIORGIO...CITY ♥ ♥ ♥
Porto San Giorgio
Stato: Italia
Regione: Marche
Provincia: Fermo
Coordinate: / 43.18485°N 13.7954889°E
Altitudine: 4 m s.l.m.
Superficie: 8,58 km²
Abitanti: 16.339 31-10-2009
Densità: 1.904,31 ab./km²
Comuni contigui: Fermo
CAP: 63822
Pref. telefonico: 0734
Codice ISTAT: 109033
Codice catasto: G920
Class. sismica: zona 2 (sismicità media)
Class. climatica: zona D, 1644 GG
Nome abitanti: sangiorgesi[1]
Santo patrono: San Giorgio
Giorno festivo: 23 aprile
Storia
Noto ai tempi di Plinio il Vecchio come Navale Firmanorum, e citato da Strabone nella Tavola Peutingeriana come Castrum Firmanorum o Castellum Firmanorum, Porto San Giorgio è legata allo sviluppo del porto di Fermo, tanto da essere chiamata ancora nel Medioevo con il nome latino di Portus Firmi, probabilmente sito in epoca romana alla foce del fiume Ete.Collegata alla città di Fermo dalla strada Pompeiana, così chiamata in onore del generale romano Gneo Pompeo Strabone, d'origine fermana, che aveva proprietà latifondiere nel Piceno Fermano. Fu padre del console Gneo Pompeo Magno e rivale di Caio Giulio Cesare.Divenuto fortezza nell'XI secolo col nome di Castel San Giorgio, nel 1164 passò al Capitolo di Fermo e nel 1266 fu preso in affitto dal comune di Fermo. Lorenzo Tiepolo, podestà di Fermo e futuro doge di Venezia, ridette impulso al porto, dotandolo di una roccaforte.La cittadina sviluppatasi nel corso del XVII secolo tra la linea di costa e la via Lauretana, con l'urbanizzazione del Borgo Marinaro, durante il periodo napoleonico Porto San Giorgio divenne autonoma da Fermo e dopo l'Unità d'Italia definì il proprio ambito territoriale.
Dialetto
Il dialetto di Porto San Giorgio non si differenzia da quello diffuso nell'area fermana, molto usato per la sua facile comprensione, è scivolante con le sue consonanti morbide, ma la forte presenza delle vocali u ed o riporta ad un'italica lingua antica, infatti ha molte assonanze (se non similitudini) con il latino.Un esempio è dato dall'espressione dialettale gne nòccia che deriva dal latino ne noceat con significato: che non ti nuoccia ossia che ti sia propizio.Ciò è dovuto principalmente all'aver fatto parte a lungo, oltre che della storia di Roma antica e del suo impero, anche dello Stato Pontificio fino all'Unità d'Italia.La cittadina è detta in dialetto fermano semplicemente Lu Portu, cioè Il Porto, com'è chiamata generalmente dagli abitanti dell'entroterra, sia del capoluogo e sia della provincia, o modernamente, con italianizzazione pressoché totale, San Giorgio, denominazione preferita dai sangiorgesi.
Cultura
Il programma culturale di Porto San Giorgio si caratterizza per varie iniziative dedicate alla letteratura, all'arte e alla musica. Fra queste, ricordiamo le rassegne Di Villa in Villa. Percorsi di musica e pensiero tra le ville sangiorgesi, o In Ascolto della Bellezza. Festival di musica d'essai. Oltre a ciò, possiamo citare il Festival Rocca Aeterna. Incontri di Medioevo e Fantasia, dedicato al mondo fantasy e all'universo medievale, nonché il ciclo di conferenze Sentieri del Pensare. Riflessioni sulla realtà tra filosofia e letteratura. La stagione del teatro di prosa di Porto San Giorgio possiede anch'essa una sua specificità in quanto, a partire dalla stagione 2008/2009 si incentra in maniera monografica e tematica su un solo tema o su di un solo autore.
Cucina
La cucina sangiorgese ricalca quella di tutto il Piceno ed è di solito a base di pesce e verdure, ma con presenza anche di carni e di fritture, basti pensare alle famose olive all'ascolana.
I piatti tipici sono:
i garagoli, o cucciulìtti (lumachine di mare in brodetto di sugo rosso e spezie), il brodetto (brodo di pesci e crostacei misti) e i vincisgrassi (simili per aspetto alle lasagne, ma con condimento di fegatini e cacciagione). I primi due dovuti alla tradizione marinara il secondo, invece, si fa risalire al nome del generale austriaco Windisch Graetz che nel 1799 cinse d'assedio Ancona, attribuendo la paternità al suo cuoco personale; ma altri sostengono che già nel 1781 la ricetta compaia in un libro di cucina del cuoco maceratese Nebbia, in cui viene descritta la preparazione di particolari lasagne chiamate vincisgrassi.
Dolci tipici sono: l'amandovolo, a suo tempo importato dal piemonte da un pasticciere stabilitosi nella cittadina, a base di mandorle e cioccolato fondente, il fristingo (dolce natalizio di fichi, mandorle, pinoli e noci), la cicerchiata e le sfrappe (dolci che si gustano a carnevale).
Liquore tipico: Anisettafamosa quella della premiata ditta Olivieri da non confondere con il più comune Mistrà (liquori all'anice simili alla sambuca) e l'immancabile vino cotto (difficilmente in vendita).
In occasioni particolari, si possono servire i finocchi in pinzimonio, la mozzarella a crudo e le arance a fette condite con olio, sale e olive nere. Il pane è sciapo e simile al toscano.
SANREMO - CITY (ITALY) MATTEOTTI STREET. SANREMO - CITTA' (ITALIA) VIA MATTEOTTI - (Full HD 1080).
Sanremo - City (Italy). A Walk Along Matteotti Street. Full HD 1080. Subscribe to the channel to stay up to date on new videos!
Sanremo - Città (Italia). Passeggiata in Via Matteotti, la strada centrale dello shopping, del Teatro Ariston (sede del Festival di Sanremo) e del Casinò. Full HD 1080.
Made with Canon 5d Mark III in December 2015.
Music: Under The Moon by Ferdinando Mongelli.
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Foto antiche di Fermo
Foto antiche di Fermo (da notare come era la strada Fermo-Porto San Giorgio, due corsie da asfaltare..)
Artisti del teatro e del cinema partecipano alle manifestazioni per l'assistenza invernale.
Giornale Luce B0795 del 11/12/1935
Descrizione sequenze:Una folla enorme in una via di Berlino assiste al passaggio di alcuni reparti di soldati nazisti ; un carro trainato da cavalli, con sopra degli uomini in costume da antichi vigili del fuoco, passa tra la folla ; un cane San Bernardo con due contenitori per la raccolta di soldi in beneficenza legati sulla schiena ; alcune attrici di teatro, in costumi dell'Ottocento scendono da una diligenza ; le donne in costume raccolgono soldi con i contenitori di latta ; una coppia di attori di teatro porge il contenitore per la raccolta di soldi verso la folla che la circonda ; un bambino mascherato da spazzacamino raccoglie soldi con il salvadanaio di latta ; un ragazzo si avvicina al cane San Bernardo tenuto al guinzaglio da una donna ; gruppi di ragazzi e adulti applaudono ;
Archivio Storico Luce .
Istituto Luce Cinecittà: tutte le immagini e i fotogrammi più belli di come eravamo, rivissuti attraverso i film, i documentari e i video che hanno fatto la storia del nostro Paese.
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Icaro Tv. Da cinema a rudere: l'Astoria fermo al palo
Le ristrettezze economiche in cui versano le pubbliche amministrazioni e i vincoli del patto di stabilità sono dietro allo stop al progetto di recupero dell'ex cinema Astoria di Rimini, chiuso ormai da anni. Lo stabile è ormai degradato.
magazine ASPETTANDO TIPICITA' 2012
Molte novità in casa Tipicità, per la prossima edizione, la ventesima!!!
Le più importanti sono state presentate in anteprima a Fermo, presso la Sala della Rollina del Teatro dell'Aquila, in occasione della prima conferenza stampa: nuova è anche la data, in quanto la manifestazione si svolgerà dal 21 al 23 aprile 2012, in un periodo dell'anno che favorisce ancor più la presenza di flussi turistici. Servizio di Stefania Rossetti.
Città di Fermo, Cisterne romane
Le migliori immagini delle cisterne romane di Fermo.
Il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli ospite di Radio Fermo Uno e Cronache Fermane
Il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli ospite di Radio Fermo Uno e Cronache Fermane
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Porto San Giorgio
Stato: Italia
Regione: Marche
Provincia: Fermo
Coordinate: / 43.18485°N 13.7954889°E
Altitudine: 4 m s.l.m.
Superficie: 8,58 km²
Abitanti: 16.339 31-10-2009
Densità: 1.904,31 ab./km²
Comuni contigui: Fermo
CAP: 63822
Pref. telefonico: 0734
Codice ISTAT: 109033
Codice catasto: G920
Class. sismica: zona 2 (sismicità media)
Class. climatica: zona D, 1644 GG
Nome abitanti: sangiorgesi[1]
Santo patrono: San Giorgio
Giorno festivo: 23 aprile
Storia
Noto ai tempi di Plinio il Vecchio come Navale Firmanorum, e citato da Strabone nella Tavola Peutingeriana come Castrum Firmanorum o Castellum Firmanorum, Porto San Giorgio è legata allo sviluppo del porto di Fermo, tanto da essere chiamata ancora nel Medioevo con il nome latino di Portus Firmi, probabilmente sito in epoca romana alla foce del fiume Ete.Collegata alla città di Fermo dalla strada Pompeiana, così chiamata in onore del generale romano Gneo Pompeo Strabone, d'origine fermana, che aveva proprietà latifondiere nel Piceno Fermano. Fu padre del console Gneo Pompeo Magno e rivale di Caio Giulio Cesare.Divenuto fortezza nell'XI secolo col nome di Castel San Giorgio, nel 1164 passò al Capitolo di Fermo e nel 1266 fu preso in affitto dal comune di Fermo. Lorenzo Tiepolo, podestà di Fermo e futuro doge di Venezia, ridette impulso al porto, dotandolo di una roccaforte.La cittadina sviluppatasi nel corso del XVII secolo tra la linea di costa e la via Lauretana, con l'urbanizzazione del Borgo Marinaro, durante il periodo napoleonico Porto San Giorgio divenne autonoma da Fermo e dopo l'Unità d'Italia definì il proprio ambito territoriale.
Dialetto
Il dialetto di Porto San Giorgio non si differenzia da quello diffuso nell'area fermana, molto usato per la sua facile comprensione, è scivolante con le sue consonanti morbide, ma la forte presenza delle vocali u ed o riporta ad un'italica lingua antica, infatti ha molte assonanze (se non similitudini) con il latino.Un esempio è dato dall'espressione dialettale gne nòccia che deriva dal latino ne noceat con significato: che non ti nuoccia ossia che ti sia propizio.Ciò è dovuto principalmente all'aver fatto parte a lungo, oltre che della storia di Roma antica e del suo impero, anche dello Stato Pontificio fino all'Unità d'Italia.La cittadina è detta in dialetto fermano semplicemente Lu Portu, cioè Il Porto, com'è chiamata generalmente dagli abitanti dell'entroterra, sia del capoluogo e sia della provincia, o modernamente, con italianizzazione pressoché totale, San Giorgio, denominazione preferita dai sangiorgesi.
Cultura
Il programma culturale di Porto San Giorgio si caratterizza per varie iniziative dedicate alla letteratura, all'arte e alla musica. Fra queste, ricordiamo le rassegne Di Villa in Villa. Percorsi di musica e pensiero tra le ville sangiorgesi, o In Ascolto della Bellezza. Festival di musica d'essai. Oltre a ciò, possiamo citare il Festival Rocca Aeterna. Incontri di Medioevo e Fantasia, dedicato al mondo fantasy e all'universo medievale, nonché il ciclo di conferenze Sentieri del Pensare. Riflessioni sulla realtà tra filosofia e letteratura. La stagione del teatro di prosa di Porto San Giorgio possiede anch'essa una sua specificità in quanto, a partire dalla stagione 2008/2009 si incentra in maniera monografica e tematica su un solo tema o su di un solo autore.
Cucina
La cucina sangiorgese ricalca quella di tutto il Piceno ed è di solito a base di pesce e verdure, ma con presenza anche di carni e di fritture, basti pensare alle famose olive all'ascolana.
I piatti tipici sono:
i garagoli, o cucciulìtti (lumachine di mare in brodetto di sugo rosso e spezie), il brodetto (brodo di pesci e crostacei misti) e i vincisgrassi (simili per aspetto alle lasagne, ma con condimento di fegatini e cacciagione). I primi due dovuti alla tradizione marinara il secondo, invece, si fa risalire al nome del generale austriaco Windisch Graetz che nel 1799 cinse d'assedio Ancona, attribuendo la paternità al suo cuoco personale; ma altri sostengono che già nel 1781 la ricetta compaia in un libro di cucina del cuoco maceratese Nebbia, in cui viene descritta la preparazione di particolari lasagne chiamate vincisgrassi.
Dolci tipici sono: l'amandovolo, a suo tempo importato dal piemonte da un pasticciere stabilitosi nella cittadina, a base di mandorle e cioccolato fondente, il fristingo (dolce natalizio di fichi, mandorle, pinoli e noci), la cicerchiata e le sfrappe (dolci che si gustano a carnevale).
Liquore tipico: Anisettafamosa quella della premiata ditta Olivieri da non confondere con il più comune Mistrà (liquori all'anice simili alla sambuca) e l'immancabile vino cotto (difficilmente in vendita).
In occasioni particolari, si possono servire i finocchi in pinzimonio, la mozzarella a crudo e le arance a fette condite con olio, sale e olive nere. Il pane è sciapo e simile al toscano.
IL FEROCE MONARCHICO BAVA (EZIO CUPPONE & IL CORO INGRATO)
IL FEROCE MONARCHICO BAVA.
MUSICA E CANTI POPOLARI SOCIALI, ANTIMILITARISTI E ANTIFASCISTI CON IL “CORO INGRATO”.
Domenica 10 aprile 2016, presso il Circolo Cooperativo Ferrovieri “Martiri di Greco” di via S.Gregorio 46 a Milano (zona Stazione Centrale FS) esibizione del gruppo corale e musicale “Coro ingrato”.
Il locale dove si è tenuto l’evento originariamente era un’antico teatro, raffigurato anche su una copertina della “Domenica del Corriere” del 30 aprile 1905 del famoso disegnatore Achille Beltrame.
Il gruppo si è spontaneamente costituito intorno al 2000 ed all’inizio gli incontri settimanali servivano solo a rispolverare i ricordi di canti popolari, che ciascuno dei componenti conservava nella memoria. Il Coro era composto prevalentemente da donne e lo è ancora oggi, ma molte di quelle che hanno iniziato hanno poi scelto di diventare spettatrici da quando il Coro, dopo un lungo tirocinio sotto la guida di Ezio Cuppone (che si era formato all’interno dell’Istituto “De Martino” e del “Canzoniere Italiano”) ha deciso di fare il grande salto verso il palcoscenico. Dopo una lunga serie di spettacoli assieme alle più note “Mondine di Opera” (anche queste scoperte da Ezio Cuppone assieme a Giuliana Ceccherini), il Coro ha cominciato a pensare a due spettacoli nuovi nel loro genere, nuovi perchè recuperavano canti inediti fino a quel momento, canti nati durante la lotta partigiana e canti dei movimenti politici e studenteschi del ‘68. Per quest’ultimo CD preziosa è stata l’opera di Antonio Catacchio, anch’egli cresciuto assieme ad Ezio nell’Istituto “De Martino”. Sono nati così i primi due CD: “Se partigiano io son” prodotto nel 2007 e l’anno successivo “Vento del ‘68″.
Questo video è dedicato alla memoria dei “Martiri di Greco”, i ferrovieri Antonio Colombo, Carlo Mariani e Siro Marzetti, assassinati dai nazifascisti il 15 luglio 1945 a Milano.
Inchiesta sul futuro di Fermo citta