PITIGLIANO la piccola Gerusalemme toscana - Tuscany - HD
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Il borgo di Pitigliano (GR) sospeso sulla sua rupe di tufo tra valli verdeggianti. L’abitato di Pitigliano, tutto costruito in tufo, è inserito nel paesaggio con una compattezza tale che è quasi impossibile separare l’opera dell’uomo da quella della natura. E se ci si guarda bene intorno, si ha l’impressione che la luce vibri all’unisono con i nostri pensieri, che le colline ci corrano incontro con le loro verdi effusioni, che le rocce di tufo nascondano ancora il genio etrusco.
L’impressione che dà Pitigliano, distesa sulla sua rupe a forma di mezzaluna, isolata dall’erosione millenaria di tre fiumi che le scorrono intorno e difesa da fortificazioni cinquecentesche, è quella di un complesso ferrigno e gagliardo, segnato dall’arte della guerra ma ingentilito dal tocco del Rinascimento.
Palazzo Orsini è il maggiore monumento di Pitigliano: di origine medievale (XIV secolo), la residenza dei conti Orsini fu ristrutturata per Niccolò III, nella prima metà del Cinquecento, dall’architetto Antonio da Sangallo secondo i canoni rinascimentali, evidenti negli stemmi, nelle porte bugnate, nella piazzetta con colonnato, nel pozzo esagonale, nell’elegante portale d’ingresso e nelle sale interne, ora sede del museo d’arte sacra.
Sulla piazza retrostante, che si estende fino ai due cigli della rupe con vedute spettacolari, si trova la fontana medicea a cinque archi, preceduta dall’acquedotto seicentesco che scavalca l’antico fossato con un maestoso arco in tufo. Dalla piazza tre vie parallele si inoltrano nell’abitato, intersecate da una serie di vicoli pittoreschi, caratterizzati da scalinate, loggette e decorazioni cinquecentesche. Portali e finestre delle case antiche del centro sono spesso ornati di elementi decorativi in bugnato rustico.
La via principale conduce a un’altra piazza, dove si trova la Cattedrale, ampliata nel Settecento in forme barocche, con bella facciata e grandioso altare all’interno. Tra stucchi e dorature, spiccano le tele di Pietro Aldi e di Francesco Vanni. A fianco della Cattedrale si eleva la torre campanaria che caratterizza il profilo urbano dell’abitato. In fondo alla piazza si erge una stele in travertino recante sculture rinascimentali e sormontata da un piccolo orso araldico, nota come monumento alla progenie ursinea (1490). Da qui si raggiunge un’altra piazzetta, cuore dell’antico rione di Capisotto, con la chiesa di S. Rocco, ricordata già nel 1274 come chiesa di S. Maria. Ha una sobria facciata rinascimentale e un interno decorato con affreschi e stemmi dipinti. Proseguendo si giunge alla punta estrema della rupe e alla Porta di Capisotto (o di Sovana), di fianco alla quale è conservato un tratto di mura etrusche del VI secolo a.C.
A metà di via Zuccarelli si trova il Ghetto. Molti sono i ricordi della comunità ebraica, vissuta per mezzo millennio a Pitigliano, che fu luogo di rifugio per gli israeliti ed esempio di convivenza tra ebrei e cristiani, tanto da meritarsi la definizione di “Piccola Gerusalemme”. La Sinagoga, rivolta a est, è stata recentemente restaurata ed ha recuperato il suo arredo, con l’Aron (Arca Santa) sul fondo, la Tevà (il pulpito) al centro, il matroneo per le donne in alto, i lampadari e le decorazioni dipinte, tra cui la scritta che ricorda la fondazione del tempio nel 1598. Sotto la sinagoga si sviluppano vari ambienti scavati nel tufo - il bagno rituale, la macelleria e la cantina kasher, il forno degli azzimi - tutti recuperati negli ultimi anni, quando è stata realizzata la Mostra di cultura ebraica. Poco fuori, il cimitero ebraico custodisce monumenti funebri dell’Ottocento.
SOVANA - Il Borgo e la Necropoli etrusca - Tuscany - HD
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Nella Toscana del sud, in provincia di Grosseto, si trova Sovana, suggestivo borgo dall’atmosfera ferma nel tempo, rappresenta un raro gioiello di urbanistica medievale.
Dal 7° al 3° secolo avanti Cristo fu un fiorente centro etrusco; di questo periodo è la importante Necropoli Etrusca con la sua tomba “regina” chiamata Tomba Ildebranda a forma di tempio greco. Fu poi importante città in epoca romana, tanto è vero che nei primi secoli del Cristianesimo divenne sede vescovile.
Fu conquistata dai Longobardi (594), e divenne dominio degli Aldobrandeschi il cui Ducato arrivò a comprendere l’intera provincia di Grosseto. Passata poi alla Famiglia Orsini per successione ereditaria fu saccheggiata e devastata dai Senesi nel 1410.
Rimasta in una situazione di grande abbandono per secoli, ha avuto la fortuna di poter arrivare intatta fino ai giorni nostri nella sua veste medioevale.
Dalla Rocca Aldobrandesca, percorrendo un selciato in cotto, si arriva fino alla Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, e racchiusa così tra i simboli dei poteri che l’hanno governata, Sovana conserva ancora il suo antico incanto e splendore. Nella Piazza del Pretorio si può ammirare il Palazzo Pretorio, la Loggia del Capitano, il Palazzo dell’Archivio, nonché la Chiesa di Santa Maria Maggiore e il seicentesco Palazzo Bourbon del Monte, in parte addossato all’antica Chiesa di San Mamiliano e, proseguendo per via del Duomo
Caratteristica della zona collinare erano e sono le Vie Cave, strade di breve lunghezza ma interamente e profondamente scavate nel tufo, un tempo erano usate come vie di comunicazione tra i piccoli insediamenti e spesso nelle loro vicinanze venivano collocate le necropoli; oggi regalano ai visitatori straordinari ambienti d’incontaminata ricchezza naturalistica.
Toscana- Borghi Antichi - Pitigliano- Canon Legria HFG10 -HD
Pitigliano è un comune in provincia di Grosseto - Toscana.
Il caratteristico centro storico è noto come la piccola Gerusalemme, per la storica presenza di una comunità ebraica, da sempre ben integrata nel contesto sociale che qui aveva la propria sinagoga.
Palazzo Orsini, imponente palazzo fortificato, costruito come rocca dagli Aldobrandeschi (XI-XII secolo) e poi sede della contea degli Orsini, è stato ristrutturato consistentemente nel XVI secolo per volere di Niccolò Orsini, su progetto dell'ingegnere Antonio da Sangallo il Giovane. L'aspetto attuale è dovuto ad alcune ristrutturazioni effettuate dai Lorena tra il 1777 e il 1840.
Il complesso ospita all'interno il museo diocesano di Palazzo Orsini, ricco di opere d'arte che coprono un periodo di tempo dal medioevo all'età moderna, e il museo civico archeologico, dove sono custoditi vari reperti provenienti dalle vicine aree archeologiche.
Il duomo di Pitigliano, è stato edificata in epoca medievale, rimaneggiato durante il XVI secolo e profondamente modificato nelle epoche successive. La facciata tardo-barocca è fiancheggiata sulla sinistra dal campanile che si presenta intonacato nella parte inferiore sopra la quale ha mantenuto l'aspetto originario in tufo risalente al periodo medievale. L'interno della cattedrale, in stile barocco a navata unica con cappelle laterali, custodisce varie opere d'arte che spaziano prevalentemente tra il XVII e il XIX secolo.
La chiesa di Santa Maria e S. Rocco, edificata nel XII secolo su un preesistente tempio pagano e restaurata in forme tardo-rinascimentali, si presenta in un'insolita aula trapezoidale divisa in tre navate dove sono conservate alcune tracce di affreschi. L'interno contiene una cospicua raccolta di opere pittoriche del XVII secolo.
SANSEPOLCRO Il Borgo di Piero della Francesca - Tuscany - HD
© CLAUDIO MORTINI™◊ Il borgo delle torri e dei palazzi, sorto ai piedi dell’Appennino e che ha dato i natali a Piero della Francesca Sansepolcro. Porta della Toscana” posta ai piedi dell’ultimo tratto dell’Appennino toscano, Sansepolcro domina l’Alta Valle del Tevere, che si apre in un vasto anfiteatro montano e collinare, delimitato dall’Alpe della Luna, dalla Massa Trabaria, dalle colline della vicina Umbria e dai monti dell’Aretino e dell’Alpe di Catenaia.
Chiuso al suo interno da una cinta muraria delimitata dalle cannoniere di Bernardo Buontalenti e dalla pregevole Fortezza di Giuliano da Sangallo, il centro storico di Sansepolcro si caratterizza per un succedersi di pregevoli palazzi medioevali, con le caratteristiche torri, e rinascimentali e per le Chiese ricche di affreschi. Un centro storico che ha conservato sino ai giorni nostri i caratteri di un centro d’autore, profondamente legato al massimo figlio di questa terra: Piero della Francesca.
Il Museo Civico ospita opere di inestimabile valore, in particolare la Resurrezione e il trittico della Misericordia di Piero della Francesca, ma anche altre realtà museali quali Aboca Museum, il Museo della Vetrata Antica, la Cattedrale, che conserva il Volto Santo, crocifisso ligneo di epoca carolingia, le chiese di Santa Marta, Santa Maria delle Grazie, San Francesco, San Rocco e Sant’Antonio Abate, insieme alla Fortezza Medicea e alla Casa di Piero della Francesca, contribuiscono a rendere Sansepolcro impareggiabile meta di soggiorni culturali.
Gallicano nel lazio visto dal drone
Gallicano nel Lazio era in epoca romana l'antica Pedum.
La prima menzione scritta in cui si parla del Castello di Gallicano risale al 984 ed è il diploma con cui Giovanni e Crescenzio, principi, donano la Chiesa di San Benedetto agli abitanti del Castrum Gallicani. Successivamente gli stessi lo cedettero ai Monaci Benedettini di Subiaco i quali, sul crinale di tufo ove ancora oggi sorge il paese, fortificarono il castrum, difeso naturalmente da due lunghi e larghi fossati a destra e a sinistra del borgo, edificandovi anche la Chiesa Parrocchiale, intitolata a Sant'Andrea Apostolo.
Accanto al Castello, sul colle poi denominato di Santa Maria, accanto ad una Chiesa intitolata alla Madre di Dio, edificarono un Monastero, stanziandovisi. In questa Chiesa posero in venerazione un'immagine mariana molto antica, che fu poi denominata Madonna delle Grazie. Passato successivamente all'Abbazia di San Paolo fuori le Mura di Roma, divenne proprietà della potente Famiglia Colonna agli inizi del XIII secolo.
Per quasi quattro secoli, la famiglia possedette Gallicano, coinvolgendolo sempre nei suoi dissapori con il Papato e facendo di esso un ponte con la vicinissima Roma. Ma anche tempi di pace sorsero sul paese che poté ospitare la villeggiatura di Martino V (Oddone Colonna) nel 1424. Ad essi si deve, inoltre, il passaggio del Monastero dei Benedettini di Santa Maria in Convento francescano, mentre era ancora in vita San Francesco (quindi prima del 1226).
Nel 1501 fu espugnato dai Borgia i quali lo tennero fino alla chiusura del pontificato del loro Papa, Alessandro VI (1503), poi tornò ai Colonna. Durante le ulteriori lotte tra il Casato e il Papa dell'epoca, Clemente VII, il Castello di Gallicano fu distrutto nel 1526.
Ricostruito dalla tenacia degli abitanti, dal 1530 fu amministrato dal principe Alessandro Colonna, che gli diede gli Statuti, ancora conservati nell'Archivio Vaticano e che ricostruì la Rocca oggi detta Palazzo Baronale. Il passaggio dei Colonna è ancora oggi ricordato dallo scudo con il loro stemma che campeggia sulla porta nord del borgo, detta del Santo Salvatore. La dinastia dei Colonna lasciò definitivamente la supremazia su Gallicano nel 1622 quando il principato passò al Cardinale Ludovico Ludovisi, Arcivescovo di Bologna, nipote di Gregorio XV. Questo papa visitò il paese nello stesso anno e celebrò la Messa nella Chiesa di Sant'Andrea.
Nel 1628 venne eretta all'ingresso del paese la Chiesa dedicata a San Rocco, che, secondo la leggenda, apparendovi, avrebbe liberato il luogo dalla peste.
Nel 1668 i Ludovisi vendettero il feudo di Gallicano al principe Giovanni Battista Rospigliosi.[3]
Tra i suoi discendenti il principe Nicolò Pallavicini e la sua consorte Vittoria Altieri vengono ricordati per la loro munificenza nei confronti degli abitanti di Gallicano, soprattutto per la ricostruzione ex novo dell'antica chiesa di Sant'Andrea in forme barocche su progetto di Ludovico Rusconi Sassi negli anni 1732-1734 e della fondazione di una scuola pubblica gratuita per le ragazze, aperta nel paese da Santa Lucia Filippini su invito della principessa Altieri Pallavicini (1726).
Nel 1734 giunse anche in Gallicano il corpo di sant'Aurelio Sabazio, Martire, tratto dalle Catacombe di Priscilla. Nello stesso periodo, la principessa Pallavicini ospitò a Gallicano per le missioni popolari il famoso predicatore francescano, poi santo, Leonardo da Porto Maurizio (1741). Tuttavia, in questo periodo Gallicano visse traumaticamente la soppressione del convento francescano di Santa Maria delle Grazie e l'incameramento dei suoi beni da parte del convento omonimo di Zagarolo(1748). Al paese rimase come un tesoro la sola vetustissima immagine della Vergine. Nel colle opposto rispetto a quello un tempo occupato dai francescani era sorto a metà del secolo XVII un convento domenicano, intorno all'antica chiesa in cui sono ancora oggi conservate le reliquie di san Pastore Martire. Oggi è sede estiva del Pontificio Collegio Germanico Ungarico.
I Pallavicini rinunciarono ai loro diritti feudali su Gallicano solamente nel 1849, quando esso divenne Comune libero. Nel 1872, infine, al nome del paese fu aggiunta la specificazione nel Lazio per distinguerlo dal Gallicano in provincia di Lucca. Nel 1905 il Cardinale Vincenzo Vannutelli, vescovo di Palestrina, incoronò la Madonna delle Grazie quale regina di Gallicano ad imperitura memoria di una devozione millenaria, ancora oggi molto viva.
Dagli anni Novanta del XX secolo Gallicano ha visto un notevole incremento demografico dovuto al basso costo degli immobili rispetto alla vicinissima Roma.
Da Wikipedia...
San Rocco 2015 - Le foto.
Festa di San Rocco a Vocogno in Val Vigezzo (VB). Domenica 16 Agosto 2015.
Le foto.
Sovana e la Necropoli di Poggio Stanziale
Sovana è una frazione del comune di Sorano, e' conosciuta come importante centro etrusco, borgo medievale e rinascimentale, diede i natali a Ildebrando di savona divenuta papa Gregorio V||. Da Visitare tra le architetture religiose, il duomo diSovana,il Palazzo Vescovile la chiesa di Santa Maria Maggiore la chiesa di san Mamiliano e la cappella di San Sebastiano. Tra le architetture civili P.zza del Pretorio, palazzo dell'archivio, loggetta del capitano e casa di papa Gregorio V||. Tra le architetture miltari la rocca Aldobrandesca e le mura di Sovana. Da non perdere l'affascinante necropoli di Poggio Stanziale L'Area archeologica , situata a ovest dell'abitato, lungo la strada che conduce a San Martino sul Fiora, l'area archeologica è raggiunta dalle spettacolari Vie Cave che la collegano alle altre necropoli della zona, nel suggestivo scenario del Parco archeologico del Tufo. Sovana, oltre ad aver fornito testimonianze eneolitiche, si sviluppò principalmente in epoca etrusca; le tombe monumentali presenti nella zona sono un centinaio. Notevoli esempi sono la Tomba della Sirena, la Tomba del Tifone, la Grotta Pala e, soprattutto, la monumentale Tomba Ildebranda sul Poggio Felceto
Campane della Chiesa di S. Maria nella Piazza del Pretorio a Sovana (GR)
CASTELL'ARQUATO - Piacenza - Emilia Romagna - Italia - tour
Visita borgo medioevale italiano
Ai tempi Castell'Arquato aveva una organizzazione militare “castrum”, la sua curtis (organizzazione agricola del territorio), la sua curia (amministrazione della giustizia), la sua pieve (amministrazione religiosa). L'esistenza di Magno e la sua donazione della chiesa Santa Maria è una bufala fatta al Campi, che scriveva nel 1600.
Magno dona alla sua morte nel 789 al vescovo di Piacenza il paese, la chiesa di Santa Maria (Ponzini ha ampiamente dimostrato, documenti a mano, che la chiesa-pieve di Castell'Arquato era dedicata a Sant'Antonino) e i beni annessi e Castell'Arquato assume un'importante indipendenza come Pieve. Con la donazione di Magno, Castell'Arquato passa sotto il dominio del vescovo di Piacenza.
Ci sono testimonianze che negli ultimi decenni del I millennio il borgo arquatese godesse di notevole vitalità. Il vescovo godeva per il territorio arquatese del fodro (diritto di esazione delle imposte dirette) su tutti gli uomini, nobiles, burgenses o castellani che posseggono case e terreni e sugli ecclesiastici di Santa Maria.
Dal 1204 al 1207 Grimerio, vescovo di Piacenza, scelse come dimora Castell'Arquato. Il borgo assume una maggiore autonomia rispetto al comune di Piacenza. La concessione del governo autonomo avviene ufficialmente nell'estate del 1220.
Il primo documento dell'archivio storico della comunità arquatese è del 10 agosto 1220 e certifica che il vescovo Vicedomio cede al comune e agli homines di Castell'Arquato tutti i suoi beni nel borgo e nel territorio, dandoli in enfiteusi per 700 lire piacentine. Per 200 lire e un piccolo canone annuo cede anche “a titolo di investitura in perpetuo tutte le giurisdizioni, onori e ragioni di decimare” di Castell'Arquato, Lusurasco, San Lorenzo e Vernasca.
Castell'Arquato viene retta da un podestà nominato dal Comune di Piacenza tra i membri più illustri delle famiglie piacentine e restava in carica tre anni. Il podestà aveva funzioni civili, politiche e amministrava la giustizia.
La fase podestarile termina nel 1290 quando Alberto Scotti, sostenuto dal partito guelfo, dal ceto mercantile e dalle corporazioni degli artigiani, diventa signore di Piacenza. Anche Castell'Arquato diventa una signoria vera e propria. Scotti si lega alla famiglia Visconti ed estende il proprio dominio al territorio di Piacenza. A Castell'Arquato insedia il podestà Tedesio de' Spectinis. L'alleanza coi Visconti finisce nel 1302; il figlio di Matteo Visconti, Galeazzo Visconti, sposa Beatrice d'Este e sposta il peso delle alleanze, dando il via ad un periodo di scontri che porteranno gli Scotti a Milano.
Sotto il dominio degli Scotti Castell'Arquato acquista prestigio politico e si arricchisce di molte delle costruzioni che si possono ammirare ancora oggi, tra cui il Palazzo di Giustizia, nucleo di quello che oggi è il Palazzo del Duca e il Palazzo del Podestà.
Nel 1304 Alberto Scotti viene cacciato da Castell'Arquato dal comune di Piacenza, ma vi tornò tre anni dopo nel 1307. Dopo la discesa di Arrigo VII del 1310, Scotti governerà il borgo a fasi alterne fino al 1316, quando Galeazzo Visconti assediò Castell'Arquato che capitolò l'anno seguente.
Galeazzo Visconti concesse al borgo “grazie speciali”: facoltà di emanciparsi giuridicamente da Piacenza, privilegio di dotarsi di un autonomo corpus di norme legislative: sarà il fondamento degli statuti quattrocenteschi. Iniziò il dominio visconteo che durerà fino al 1450.
Nel 1324 Castell'Arquato viene ceduta al comune di Piacenza, soggetta anch'essa al dominio della Chiesa, che governa sul borgo per dodici anni. Piacenza torna ai Visconti nel 1336 con Azzone Visconti, che favorisce l'autonomia degli arquatesi da Piacenza, insediando un podestà di sua fiducia, Galvagno de' Comini, e facilitando la fortificazione di una zona così importante dal punto di vista strategico e militare. Galvagno de' Comini muore a trentasette anni. A Luchino Visconti, suo successore, si deve la costruzione della Rocca (dal 1342), promossa dal comune di Piacenza.
Nel 1403 Gian Galeazzo Visconti investe Borromeo de' Borromei e la sua discendenza dei poteri feudali su Castell'Arquato, con annesse rendite fiscali. Minacciati dalla potente famiglia fiorenzuolana degli Arcelli, cedono i loro diritti agli arquatesi, che li rimettono a Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Dal 1416 al 1470 il borgo si chiamerà Castel Visconti.
Nel 1438 Filippo Maria Visconti offre il feudo al condottiero Niccolò Piccinino. Sotto il suo governo vengono promulgati gli statuti comunali, gli Statuta et decreta Terrae Castri Arquati. Da Niccolò il borgo passa ai figli Francesco e Jacopo. Il cupo periodo del dominio visconteo si chiude senza eredi con la morte di Filippo Maria Visconti. Su Milano si allunga la mano di suo genero Francesco I Sforza, che viene proclamato dopo il 1447 anche signore di Piacenza e del contado. Francesco, a sua volta, cede Castell'Arquato a Tiberio Brandolini da Forlì.
sovana inaugurazione museo 2012.flv
sovana inaugurazione museo 2012
museo di san mamiliano
presentazione del sindaco di sorano pierandrea vanni
video antonio totaro
La Tuscia Etrusca
Gli scavi archeologici nella campagna di Tuscania, tra tombe e misteri le tracce antiche degli Etruschi. La necropoli della Madonna dell'Olivo a Tuscania. Necropoli etrusca Ara del Tufo.
2 ago 2018 Porto S Stefano Processione del S.Patrono
2 agosto 2018 Porto S Stefano - Alcune immagini della Processione nella Vigilia della Festa del ritrovamento delle reliquie di S. Stefano!
Sovana / Il sindaco di Sorano accoglie il nuovo Vescovo. 10/10/10
Il sindaco di Sorano Pierandrea Vanni accoglie il nuovo Vescovo Guglielmo Borghetti della diocesi di Pitigliano Sovana Orbetello.
San Liberatore a Maiella, Matrimonio Carlo e Alessandra - FotoWireless, fotografi con drone
Abbazia di San Liberatore a Maiella, Serramonacesca. Drone Technology. Copyright FotoWireless, 2014 - fotowireless.it
L'ultima prova del maestro Mauro Chiocci
Il maestro Mauro Chiocci aveva diretto lunedì scorso una prova del suo coro I Madrigalisti di Perugia nel reparto di oncologia del Santa Maria della Misericordia dove era ricoverato.
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la via Cava di San Giuseppe e tomba etrusca
Presepe Vivente 2015 - Città di Montalto di Castro
Una piccola Betlemme interamente ricostruita tra le mura del castello medievale, dove circa 200 figuranti avranno il compito di rappresentare la storia di duemila anni fa. Dopo il successo dello scorso anno Montalto è pronta a dare vita al Presepe Vivente, che andrà in scena domenica 20 dicembre dalle ore 16:00 nel centro storico della cittadina. Scene di vita quotidiana di quel tempo in un percorso suggestivo in cui il visitatore potrà immergersi nella magia del Natale. Le vie e le piazze ospiteranno pastori, artigiani a lavoro nelle botteghe, commercianti con il banco della frutta, agricoltori, animali da cortile, osterie, abili trampolieri e mangiafuoco. In questa edizione è stata aggiunta la prigione, a piazza Giacomo Matteotti, la zecca, e la moneta con l'effige di una figura romana. Nulla è stato tralasciato dagli organizzatori, che consegneranno all'entrata del percorso (da via Roma), una brochure su cui è descritta la mappa con i punti significativi dell'evento. Un cammino itinerante che da via Roma proseguirà a piazza Giacomo Matteotti, via Trento e Trieste, via Umberto I, via delle Casacce e nei vicoli delle antiche mura fino ad arrivare a piazza Felice Guglielmi dove i bambini del catechismo rappresenteranno tutta la storia del Natale, con il Piccolo Coro dei Girasoli. A creare un'atmosfera ancora più rappresentativa, i sette punti di ristoro con formaggio e ricotta, bruschette, pizzette, caldarroste e vin brulé. Il Presepe Vivente è organizzato dal parroco Giuseppe Calvano con le parrocchie Santa Maria Assunta e Gesù Eucaristico, con il patrocinio del Comune e la collaborazione dei genitori dei bambini, dei commercianti e delle imprese del luogo. Ingresso gratuito.
25.08.2019 Festa Patronale - Santa Messa celebrata da S.E. Rev.ma Mons. Leonardo D'ascenzo
TVSF Prod.
Campana del Palazzo del Comune in Suvereto (LI), v.124
Suvereto, Palazzo del Comune
1 campana in Do4 calante, fissa, fusa da ?? nel ??
Battiore delle 10:00
Omelia del Cardinale Betori ai politici fiorentini per la Pasqua 2017
Come consuetudine ogni anno, prima della settimana santa, l'Arcivescovo di Firenze ha incontrato i politici e i cattolici impegnati nella vita sociale per celebrare con loro il precetto pasquale.
Solo che quest'anno la Santa Messa, che si celebra nella cappella del palazzo arcivescovile, si è scontrata con la visita a Firenze del Segretario Nazionale del PD Matteo Renzi, che ha praticamente ridotto la partecipazione a tale messa da parte soprattutto dei politici in Consiglio RegionaleM; assenti soprattutto il Presidente Eugenio Giani e l'Assessora alla Sanità Saccardi, sempre presenti a questo appuntamento, come a quello natalizio.
Abbastanza nutrita, invece, la presenza comunale, con tre assessori, tra cui la vice sindaca Giachi, e il vice presidente del Consiglio Massimo Fratini, nel giorno, tra l'altro, del suo compleanno.
Praticamente questa volta sono stati più rappresentantivi i cattolici impegnati a vari livelli nella società civile, piuttosto che i politici.
Nell'invito alla partecipazione all'incontro con il Cardinale Betori, rivolto da don Giovanni Momigli, direttore dell'ufficio pastorale sociale e del lavoro della diocesi, si legge: A partire dal prossimo 22 aprile, tuttavia, la Chiesa fiorentina si pone ufficialmente in “Cammino sinodale sulla Evangelii gaudium”, per dare a questo «impegno una forma organica e condivisa… per crescere insieme nella missione di testimonianza del Vangelo in questo tempo»”, come ha scritto il Cardinale Arcivescovo nella lettera di indizione. Chiarendo che, «Chiamiamo “sinodale” questo percorso, perché vogliamo creare un ascolto attento di ciascuno e di tutti». La chiamata a questo percorso di ascolto coinvolge tutti. Si potrebbe dire, però, che rappresenta un invito pressante per le persone impegnate in ambito sociale e politico, perché «La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune» (E.G., 205). E, proprio perché è una vocazione altissima, esige una specifica responsabilità. Ascoltare, non è facile, soprattutto in questo nostro tempo. Ma quando l’ascolto è vero, non si limita a suscitare un aggiustamento delle modalità con cui ci si rapporta con gli altri. Prima ancora, l’ascolto è capillare e profondo, iniziando da se stessi e dal Vangelo, influisce sul proprio sentire e sul proprio pensare. Più si ascolta, più il nostro conoscere si avvicina alla concretezza della realtà, producendo positivi frutti anche quando siamo chiamati ad affrontare situazioni delicate e problematiche. La Pasqua del Signore, che ci accingiamo a celebrare, a tutti e a ciascuno domanda in modo pressante di rivedere, anche attraverso l’ascolto, la propria visione della vita e della storia e a ripensare il proprio stile di vita e i propri criteri di giudizio alla luce di Colui che è l’unica salvezza per l’uomo e per il mondo: Gesù Cristo.
Nella sua omelia l'Arcivescovo Betori ha detto: Dove sta l’incapacità degli oppositori di Gesù nel riconoscere le opere di Dio che egli compie? Nel fatto che essi non sanno accogliere la novità di Dio. Non accettano che il volto di Dio si riveli nella fragilità dell’uomo Gesù, nella misericordia che tutti accoglie, soprattutto i più marginali, nel proporsi non con gesti di potere e di dominio bensì con la generosità del dono di sé con cui ci si consegna agli altri fino al sacrificio. Questo volto di Dio e di Gesù scandalizza e ostacola ancora oggi la fede. È una scelta di fede ma è anche una scelta di come stare al mondo: chiusi nella torre d’avorio del nostro egoismo o aperti agli altri? confidando nella forza con cui possiamo dominarli o scommettendo nelle risorse e nei vantaggi che vengono dal condividere con loro il cammino? alla ricerca della soddisfazione di ogni nostro desiderio o pronti a costruire il bene attraverso il sacrificio? Sono orizzonti questi che illuminano anche l’impegno nella vita sociale e politica, dove ogni momento siamo provocati a superare gli interessi personali o di parte, per cercare il bene comune, in una costante attenzione agli altri e ai loro veri bisogni. Parlo di veri bisogni, perché non ogni desiderio e non ogni presunto bisogno indotto dai modelli di pensiero dominanti costituisce il vero bene della persona umana e della convivenza civile. Va poi tenuto conto di quanto Papa Francesco continuamente richiama: mettere al centro delle scelte l’attenzione alle marginalità e sconfiggere la logica del primato del denaro a scapito della persona. Lasciarci guidare dallo stile di vita di Gesù, dal fare con lui le opere del Padre, non sarà privo di conseguenze anche per noi, ma su questo si misura la coerenza di un cattolico che si sente chiamato a spendere la propria vita nel sociale.
Riprese di Franco Mariani.
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