Corinaldo
Corinaldo è un borgo situato nell'entroterra di Senigallia e sorge alla sommità di un colle sulla riva sinistra del fiume Nevola. E' inserito tra i Borghi più belli d'Italia ( Borgo più bello d'Italia nel 2007), Bandiera Arancione, membro dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio e del Miele nonchè Destinazione Turistica d'Eccellenza Europea. Le sue origini risalgono al V secolo d.C., quando un gruppo di fuggitivi della città romana di Suasa (l’odierna Castelleone di Suasa) si stabilì nell’attuale territorio comunale, nel tentativo di sottrarsi alle razzie dei Goti. Corinaldo viene ricostruita letteralmente ex novo nel 1367, in seguito all'autorizzazione concessa da papa Urbano V, con l’attuale cinta muraria, nella quale figurano elementi fortificativi attribuiti al genio del celeberrimo architetto militare senese Francesco Di Giorgio Martini. Sono riconosciute come le più intatte e imponenti (912 m) della regione Marche e tra le meglio conservate di tutto il centro Italia. Dotate di porte, baluardi poligonali, torri di varia forma e bastioni, di cui uno, merlato e dalla forma affilatissima, è attribuito a Francesco di Giorgio Martini; la fortificazione resistette ad un durissimo assedio da parte del duca Francesco Maria della Rovere. All’interno esiste una precedente cinta muraria, risalente al 1367. Il centro del borgo, dal carattere tipicamente medievale, è un susseguirsi di vie strette e abitazioni in laterizio; lo scorcio più caratteristico è la Piaggia, detta anche le Cento Scale, che sale dritta fino alla Piazza del Terreno, sulla sommità del colle. Fra i più pregevoli edifici di architettura religiosa spiccano la barocca chiesa dell’Addolorata; il Santuario di Santa Maria Goretti che conserva una reliquia (ulna) di Maria Goretti, nata a Corinaldo; la Casa Natale della santa; la Chiesa del Suffragio e quella seicentesca di San Francesco, che custodisce alcune tele di Claudio Ridolfi, pittore manierista che operò a lungo sul posto; poco lontano dal borgo sorge la Chiesa di Madonna del Piano, nella località omonima, la più antica testimonianza di architettura religiosa di Corinaldo. Tra edifici di architettura civile ricordiamo: il Palazzo Comunale, ricostruito nella seconda metà del XVIII secolo al posto del primitivo edificio rinascimentale, opera dell'architetto F. M. Ciaraffoni di Fano, e l'ottocentesco Teatro Carlo Goldoni, dotato di un ingegnoso dispositivo capace di elevare o abbassare la platea a seconda delle necessità. Interessante è la Civica Raccolta d'Arte Claudio Ridolfi, dedicata al pittore secentesco di origine veneta Claudio Ridolfi che trascorse a Corinaldo gran parte della sua vita, fino alla morte; da visitare è anche la Sala del Costume e delle Tradizioni popolari che conserva maestosi abiti realizzati ogni anno dalle sartorie dell'Associazione Pozzo della Polenta, in occasione della rievocazione storica Contesa del Pozzo della Polenta, che si tiene il terzo fine settimana di luglio. La Contesa del pozzo della polenta è la più antica rievocazione storica della Provincia di Ancona, che rievoca la vittoria riportata dai corinaldesi nel 1517 contro l'esercito dello spodestato Duca di Urbino Francesco Maria I della Rovere che, per venti giorni, aveva assediato senza successo la fortificazione di Corinaldo. In estate da nor perdere è anche la nota rassegna Corinaldo Jazz. Halloween - La Festa delle streghe è l'altra manifestazione di rilievo che si tiene dal fine settimana precedente fino al giorno di Halloween (31 ottobre) per le suggestive vie del borgo , trasformato per l'occasione in stile horror. La presenza da molti anni del mattatoio comunale ha contribuito a mantenere tradizionali figure quali i mazzariniche anche oggi, nelle case di campagna, producono insaccati di altissima qualità. Tra i prodotti tipici ricordiamo: gli insaccati di Frattula, i tagliolini grano e fava, le Pecorelle, dolce tipico, l'olio extravergine di oliva, la porchetta, i vincisgrassi e il vino Verdicchio dei Castelli di Jesi.
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NORI DE' NOBILI - Serenata Toselli - André Rieu
Dedicato al caro amico Beppe (Giuseppe di Mauro ) che ringrazio per avermi fatto conoscere questa pittrice con un toccante racconto che vi consiglio
Pallida fronte sotto scura chioma
occhi incavati in espression febbrile
torbido sguardo contro il mondo vile
tragica donna, che non fu mai doma
E’ così che parla di sé nei suoi quaderni Nori De' Nobili ( 1902 - 1968 ) artista marchigiana ancora purtroppo sconosciuta ai più.
La vita di Eleonora – per tutti Nori – è drammatica e tormentata.
Nasce a Pesaro nel 1902, rampolla di una famiglia nobile e benestante.
Il padre, ufficiale di artiglieria, è poco presente nella vita quotidiana della famiglia ma Nori e gli altri figli della coppia, Bice e Alberto,
passano comunque un’infanzia serena.
Indimenticabile per lei il ricordo delle vacanze trascorse a Brugnetto di Ripe, una località nell’immediato entroterra di Senigallia,
nel bellissimo Palazzo Castracani Augusti, da tutti chiamato suggestivamente Villa Centofinestre, una delle dimore di famiglia e dove i
discendenti vivono tutt’ora.
Nori studia musica, lingue straniere, disegno e comincia a dipingere.
Lei pensa di studiare per una futura realizzazione personale mentre il padre lo ritiene solo corredo culturale da presentare come dote.
Nel 1924 i De Nobili si trasferiscono a Firenze dove Nori entra in contatto con le maggiori correnti culturali del tempo.
Conosce Anacleto Del Massa, personaggio carismatico che si occupa d’arte ma anche di esoterismo e di politica.
Inizia con lui un rapporto decisamente turbolento e le sue instabilità si aggravano nel tentativo di gestire un ménage che la vede
soccombere e che contribuisce a destrutturare la sua psiche di donna emotivamente fragile.
Tenta il suicidio che le viene impedito dal fratello Alberto ed anche i rapporti con la sua famiglia diventano difficili.
Nori vede quindi sgretolarsi definitivamente il proprio futuro così come l’aveva immaginato.
Qualcosa di ancora indefinito prende possesso della sua mente aprendo la strada a quella che verrà in seguito diagnosticata come schizofrenia.
La morte improvvisa nel 1933 dell’amatissimo Alberto e le condizioni di salute della madre che cominciano a declinare, smantellano ciò
che rimane del suo equilibrio psichico e Nori decide definitivamente che la realtà non fa più per lei.
Nel 1935, entra nella clinica Villa Igea di Modena, dopo aver progressivamente interrotto ogni rapporto affettivo e di dialogo con la famiglia.
Da Villa Igea uscirà solo alla propria morte 33 anni più tardi.
Sembra la fine ed invece è l' inizio del suo più intenso percorso artistico, per quanto pagato a caro prezzo.
L’agiatezza economica le permette di avere una stanza tutta per sé e può contare su rifornimenti continui di colori.
Una serie di opere la vedono protagonista, Nori ritrae sé stessa.
Dipingendo su qualunque materiale, cartone, pelle, carta, stagnola, carte di cioccolatini e scatole di medicinali, mette in scena tutta
la sua frustrazione, la sua solitudine, la sua voglia di ribellione.
I dipinti sussurrano sempre qualcosa che scomoda l’anima, che obbliga ad un viaggio nel subconscio.
A Villa Igea c’è ancora una zona nella quale parte dei suoi quadri sono esposti.
Nel 1966 la malattia che la porterà alla morte, ma che Nori vive probabilmente come una liberazione.
Uno degli ultimi quadri “L’anima di Nori che sale in cielo” è dipinto su una lastra radiografica, forse la sua, quella dove era scritto che la
sua esperienza terrena stava giungendo alla fine.
Dopo la sua morte, la sorella Bice dona le opere ai due comuni dove visse negli ultimi anni:
-ll Museo Nori De' Nobili , all’interno del Villino Romualdo a Ripe di Trecastelli (AN) che ospita anche un centro studi sull'arte al femminile.
-Civica Raccolta d’Arte Claudio Ridolfi di Corinaldo (AN).
-Palazzo Castracani Augusti o Villa Centofinestre che però non è visitabile essendo proprietà privata.
L’arte di Nori De’ Nobili è emersa dal buio dell’oblio in tempi recenti.
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