Franco Valente racconta il Molise: Visita al Tempietto Italico di San Giovanni in Galdo (CB)
Nuova scoperta nell'area archeologica di Altilia-Sepino in provincia di Campobasso.
Riportata alla luce un nuovo importante monumento pubblico: si tratta di un tempio su podio, databile alla seconda metà del 1/o secolo A.C., localizzato in un'area della città antica mai indagata in precedenza, tra il Foro e le mura di fortificazione meridionali. I tecnici della Soprintendenza archeologica, diretta da Teresa Cinquantaquattro, con le esplorazioni attuali si prefiggono di riportare alla luce la parte dell'antica Saepinum che ancora giace, interrata, all'interno della cinta muraria. Lo scavo, che si è concluso in questi giorni, ha liberato una parte del tempio dai crolli che colmavano l'interno del podio, recuperando interessanti elementi della decorazione del tetto e degli alzati, che serviranno a ricostruirne l'aspetto originario. Futuri finanziamenti - spiegano dalla Soprintendenza - dovranno garantire la prosecuzione dello scavo e il restauro del monumento.
Il Santuario Sannitico di San Giovanni in Galdo
Il Tempio italico, più propriamente un Santuario sannitico descritto dall'Architetto Franco Valente direttamente sul sito archeologico. Il Tempio risalente al II secolo a C, come altre costruzioni sannitiche, è influenzato dallo stile ellenistico. Ad una struttura centrale fatta di blocchi di pietra ben lavorati, si è affiancata un'area di rispetto perimetrale con portico sorretto da colonne, di cui sono ancora visibili i basamenti.
Il Tempio Italico di Ercole, Campochiaro (Campobasso)
Terza parte, la cinta muraria megalitica...
FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA CS PRIMA PARTE
Tempio italico in località Cantoni di Sepino (Campobasso)
Un sentito ringraziamento va a Francesco Roselli per la sua smisurata passione...
Il ballo dell'incontro gruppo folk San Giovanni di Spinete
Il ballo dell'incontro gruppo folk San Giovanni di Spinete
Dee No & DjBlast live - Extro Cafè in San Giovanni Rotondo -
In Molise 8 milioni per strade e scuole
8 milioni alle province di Campobasso e Isernia per la messa in sicurezza di strade e scuole. Dal Governo centrale via libera infatti al riparto, per il 2019, di complessivi 250 milioni di euro
Il Molise raccontato da Franco Valente: il castello angioino di Civitacampomarano (Parte 1 di 3)
Una serie di documentari per far conoscere la piccola regione del Molise, con l'accompagnamento del professor Franco Valente e di Nicola De Santis.
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IL MOLISE TORNA AL SUD
La regione Molise, per i fondi europei, torna ad essere inserita tra le regioni del Sud. In compenso, maggiori i fondi
Franco Valente racconta la Cattedrale di San Pietro a Isernia
Un servizio documentario del professor Franco Valente sulla storia e i monumenti di Isernia, nel Molise
Nel III secolo avanti Cristo una Colonia Latina si insedia nel Sannio dove nascerà la città di Isernia.
Il tempio di Giove Capitolino costituirà la base della cattedrale cristiana il cui impianto è stato scoperto da una serie di scavi archeologici che hanno rivelato tutte le trasformazioni avvenute dal V secolo fino al XIX secol
Rassegna Stampa - Telemolise - 13/07/2019
Tgweb 21 aprile 2018
Arcidiocesi di Palermo - Tgweb 21 Aprile 2018
Sommario:
• Una messa in occasione del XXV anniversario del grido di Giovanni Paolo II contro i mafiosi nella Valle dei Templi
• Furto sacrilego nella chiesa della natività della Vergine Maria di Bagheria. Ignoti hanno trafugato suppellettili sacre del 1700
• A Termini Imerese il gruppo scout di Termini Imerese 1 organizza un corteo silenzioso contro qualsiasi forma di razzismo
Viaggio nel Molise: il Teatro sannitico di Pietrabbondante spiegato da Franco Valente (1 di 2)
Nell’Alto Molise, in provincia di Isernia, vi è un paese dal nome insolito, Pietrabbondante. Non è sbagliato associare questo toponimo all’abbondanza di roccia presente nelle aree circostanti. D’altronde ci troviamo in alcuni casi in zone particolarmente elevate e brulle. Un’altra etimologia, invece, vuole che esso sia un richiamo al culto della dea Ops Consica, dea dell’abbondanza, che era venerata dai Sanniti Penti stanziati secoli fa in Molise.
Pietrabbondante è conosciuto per l’antico santuario italico prospicente il piccolo centro abitato, noto per il possente basamento del tempio principale e per lo straordinario teatro, di cui si è conservata nel tempo la splendida cavea. Nell’attuale territorio comunale, inoltre, vi erano due antichi centri sanniti, Bovanium Vetus e, forse, la notoria Aquilonia, citata più volte da Tito Livio.
L’area monumentale venne realizzata per finalità prettamente religiose e questo carattere lo conservò fino al definitivo abbandono dello spazio sacro. Non conosciamo, purtroppo, tutti i culti curati a Pietrabbondante per la scarsità di indizi archeologici (iscrizioni, statuette votive…) ed è certo solo quello dedicato alla dea Vittoria, molto diffuso in Campania, Molise e Lazio. Secondo l’archeologo Adriano La Regina, che per decenni ha scavato in quella località, si tratta di un’antica divinità di origine sabina, Vacuna, ellenizzata e venerata anche in territorio pentro. Il santuario venne costruito per volere delle famiglie aristocratiche sannite più eminenti con funzioni sacre legate alla guerra. Il ritrovamento di armi nelle tombe e nei pressi dei templi confermerebbe questa ipotesi. È probabile, quindi, che a Pietrabbondante si consacrassero le armi sottratte ai nemici al termine delle battaglie campali e dagli esiti positivi. Ciò spiega, per esempio, il culto tributato alla dea Vittoria.
teatro-pietrabbondanteL’elemento più interessante dell’intero complesso è il teatro, costruito in asse con l’ingresso del tempio principale. Non è un caso isolato e altri esempi di santuari così modellati sono presenti in diverse aree dell’Italia Centrale, come a Castelsecco, in provincia di Arezzo. La struttura presenta una cavea rialzata, perfettamente conservata, nonostante le spoliazioni secolari, insieme alle gradinate inferiori, disposti su tre file. Erano i posti riservati all’aristocrazia o ai capi tribù che si recavano a Pietrabbondante per svolgere i riti religiosi o per adempiere ad impegni politici. Degli altri edifici scenici sono rimaste solo rovine, sia degli edifici sia dei camminamenti laterali. Il resto della cavea era probabilmente costituito da panche di legno. Ciò spiega la presenta della nuda terra nella parte superiore della gradinata.
Per quale motivo i Sanniti edificarono un teatro? A questa domanda non esiste una risposta certa a causa della scarsità di prove archeologiche o documentarie che possano confermare una qualsiasi ipotesi di lavoro. Si è affermato che in origine avesse una funzione prettamente politica e militare. Lì avvenivano le adunate dei capi del popolo sannita, che provenivano da tutte le regioni abitate da queste tribù italiche. Non è erroneo affermare che, al mutare delle condizioni politiche, quando nel II secolo a.C. tutta l’area venne pacificata, il teatro servì per la realizzazione di spettacoli teatrali, sul genere di quelli molto amati dal mondo ellenistico.
A quel secolo, inoltre, risale il definitivo rifacimento dell’area sacra. Si ipotizza, infatti, che già in età antica l’intero santuario fosse caduto in disuso. Con la nascita del municipio di Terventum (l’odierna Trivento, in provincia di Campobasso), l’intera vita sociale, culturale, politica ed economica dell’area montana venne a concentrarsi nella città molisana. Le zone più interne e impervie, come quella di Pietrabbondante, vennero progressivamente abbandonate e tutti gli antichi centri sanniti si spopolarono. Anche il santuario sannita perse la sua funzione sacrale e venne riutilizzato come area sepolcrale. La fruizione del luogo si interruppe intorno al 346 d.C., quando un terremoto causò il crollo di buona parte degli edifici rimasti in piedi fino a quel momento.
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CAMPOBASSO, STRADE IMPRATICABILI PER LE BUCHE
Processione Sant Antonio a Piazza S.Francesco Salerno.mp4
Uscita di Sant Antonio dalla chiesa alle 19:00 del 13 giugno 2011
Sepino (CB). Gli scavi del 1949
Istituto Luce. 1949. Sepino. Gli scavi archeologici.
Camminando Molise Sepino Altilia 2 di 3
L'Architetto Franco Valente, di Venafro, racconta Sepino.