Olbia, Officine Puniche...by Maurizio Casula
L'area, situata all'interno e a ridosso delle mura di cinta, era utilizzata già in età punica sia come quartiere abitativo, sia per attività artigianali, e vi aveva sede un'officina ceramica che fabbricava anfore nella seconda metà del IV secolo a.C. In età romana, almeno fino al i secolo a.C., il luogo continuò a essere abitato e poi, forse per l'innalzarsi della falda freatica, fu abbandonato e in parte s'impaludò. In epoca imperiale, tra Adriano o, più probabilmente, tra gli Antonini e i Severi, l'acquitrino fu bonificato, il livello del suolo fu innalzato con l'accumulo di terreno di riporto e fu edificato l'acquedotto. Durante la campagna di scavi del 2000, sono stati evidenziati nove basamenti di piedritti, che in media misurano metri 1,50 per lato, distanti tra loro circa metri 2,70-2,90, realizzati in opera cementizia, mentre per il parametro esterno erano stati utilizzati massi granitici, molto probabilmente prelevati da costruzioni più antiche preesistenti nell'area, nella quale sono stati trovati ruderi di strutture puniche e tardo-repubblicane. L'intera costruzione è stata realizzata tra gli anni successivi al 125 e l'inizio del 200 d.C. Sempre in quest'area, sul lato opposto della stessa via Nanni, sono visibili i resti dell'ultimo tratto in luce dell'acquedotto; originariamente dovevano raggiungere un'altezza di metri 5 e che oggi, causa interri, sono visibili per un'altezza di metri 2,50. Tali ruderi sono ritenuti resti di un serbatoio per l'acqua o anche di una torre per regolarne la pressione.
Benvenuti a OLBIA nella COSTA SMERALDA
È la porta d’ingresso del nord-est della Sardegna: ti accoglierà un’antica e florida città, ambita meta di vacanza, affacciata su un golfo dalle infinite attrazioni.
Chiamata dai greci olbìa, ‘felice’, è polo d’accesso all’Isola e motore economico della Gallura. In più angoli della città affiorano vestigia del passato. Molti reperti rinvenuti negli scavi, tra cui un tesoro di quasi 900 monete d'oro, sono custoditi nel museo Archeologico, sull’isolotto di Peddone. La necropoli punico-romana (poi cristiana), comprendente 450 tombe, è confluita nel museo della necropoli, che si trova ai piedi dell’altare della suggestiva basilica di san Simplicio. Costruita tra fine XI e inizio XII secolo, è il più importante edificio di culto della nord-est, nonché più antica testimonianza cristiana sull’Isola. Il patrono è celebrato a metà maggio con la coinvolgente Festa di san Simplicio: un corteo in costume accompagna la processione. Nelle celebrazioni rientra il palio della Stella. Ti colpirà anche la chiesa barocca di San Paolo con l’iridescente cupola di maioliche.
Le prime testimonianze dell’uomo sono attestate dal 4000-3500 a.C.: dolmen, menhir e circoli megalitici. All’età del Bronzo risalgono circa 50 insediamenti nuragici, tra cui la tomba di Giganti di su Monte de s’Aba, il nuraghe riu Mulinu, il villaggio di Belveghile e il pozzo sacro di sa Testa. Dal VII secolo a.C. il territorio fu frequentato prima dai fenici, poi dai greci. Il primo insediamento stabile fu punico (V-IV secolo a.C.). I cartaginesi cinsero di torri e mura l’abitato: in parte le vedrai in via Torino. Sotto il dominio romano, la città divenne il principale centro della costa orientale. L’Olbia romana aveva strade lastricate, terme, foro, di cui restano tracce vicino al palazzo comunale, e acquedotto, in località Tilibbas (I-II secolo d.C.). Ci sono poi i ruderi della villa s’Imbalconadu (I secolo a.C.). Nel 1999 nel porto vecchio riapparvero 24 relitti di navi, in parte affondate da un assedio dei Vandali.
La città si affaccia su un golfo spettacolare, che protegge l’area marina di Tavolara e dà accesso all’esclusiva Costa Smeralda. Nell’immensa costa olbiese, tra la miriade di calette turchesi, avrai l’imbarazzo della scelta: spiccano le quattro splendide insenature di Porto Istana, che rientrano nell’area protetta, e il Lido di Pittulongu, in particolare La Playa, spiaggia prediletta dagli olbiesi. Accanto, in sequenza, troverai la spiaggia dello Squalo, il Pellicano e più a nord, Mare e Rocce e Bados (al confine con Golfo Aranci). A nord c’è un altro lungo tratto di litorale: troverai sabbia bianca (o piccoli ciottoli) e mare cristallino a Porto Rotondo, Marina di Cugnana e Portisco, in particolare sa Rena Bianca. A sud, in direzione San Teodoro, ci sono gli arenili giallo-ocra di Lido del Sole, Le Saline, Bunthe, Li Cuncheddi e Punta Corallina. A mare e archeologia potrai aggiungere le delizie del palato, non perdere il gusto delle cozze di Olbia, innaffiate dal vermentino.
Archaeological site of Genna Maria -Villanovaforru-
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Un imponente monumento di 3500 anni fa ha dato lustro a Villanovaforru: sorge in Marmilla, area densa di testimonianza nuragiche, nel centro-sud della Sardegna.A oltre 400 metri d’altezza, immerso in parco alberato profumato da essenze mediterranee, domina l’intera Marmilla: la vista arriva sino al golfo di Oristano a ovest e sino a Cagliari, distante 50 chilometri, a sud. Il complesso nuragico di Genna Maria sorge a controllo del territorio su una collina a un chilometro da Villanovaforru, paese, fondato sotto la dominazione spagnola, divenuto famoso dopo la sua scoperta a metà del Novecento. È un nuraghe a struttura complessa: in origine, nel XV secolo a.C., un torrione centrale (alto dieci metri) con camera interna era circondato da un bastione a tre grandi torri unite da spesse mura, che tuttora racchiudono un cortile con pozzo in parte scavato nella roccia. In una seconda fase, agli inizi del Bronzo recente (XIII secolo a.C.), la torre fu racchiusa e parzialmente rifasciata da un bastione di quattro torri con feritoie. A sua volta l’antemurale quadrilobato, che presumibilmente aveva funzione difensiva, fu racchiuso (XI a.C.) da una possente cinta muraria a sei torri angolari. All’interno e all’esterno di essa c’è il villaggio, nato attorno al X a.C. e costruito in più fasi, come testimonia l’evoluzione delle abitazioni. Le capanne più recenti hanno strutture complesse a pianta centrale, con vani ellittici, quadrangolari e rettangolari, funzionali e decorati con varie forme. Eccezionale è la ‘casa a corte centrale’, ampia 150 metri quadri e suddivisa in ambienti che convergono in un unico cortile.
Il complesso rimase a lungo spopolato nell’età del Ferro, poi, in epoca punica-romana (dal IV a.C.), fu usato per scopi votivi in onore di Demetra e Core: nel cortile a cielo aperto si compivano cruenti sacrifici, mentre al centro del vano c’era il sacello destinato a simulacro ed ex voto dei fedeli. I preziosi reperti, ben 600 lucerne, monete, vasi vitrei e fittili, fiasche, brocchette, portabrace, pintadere, coppe di cottura, macine, ossa animali, sono riferibili a sette secoli di frequentazione e testimoniano l’operosità della comunità nuragica e post-nuragica. Oggi sono custoditi in un’elegante palazzina ottocentesca al centro del paese, un tempo ‘monte granatico’, divenuta museo archeologico Genna Maria. Espone anche i ritrovamenti prenuragici, nuragici, punici, romani e tardoantichi provenienti da insediamenti, necropoli, tombe monumentali dei paesi della Marmilla che formano il consorzio sa Corona Arrubia. All’interno rivivrai le fasi di vita quotidiana dei popoli nuragici e l’evoluzione dei riti sacri, sino a quelli romani e bizantini.
Agricola Punica
Video realizzato durante il Porto Cervo Wine Festival 2011, kermesse che apre la stagione degli eventi in Costa Smeralda
07-12-20 Giovanni Lilliu Sardus Pater Regione Autonoma della Sardegna
07-12-20 Giovanni Lilliu Sardus Pater Regione Autonoma della Sardegna