Mostra la Cina Museo Irpino Avellino 15.11.11
Rappresentazione della prof.Ornella Cavallo del Taijiquan
Carcere Borbonico, Il Museo Irpino cambia passo
Il presidente della provincia Domencio Biancardi ha inaugurato le nuove sale del museo irpino sito all'interno del carcere borbonico. UN tuffo nella storia attraverso piattaforme innovative: una vetrina per l'intera Avellino. Biancardi: La domenica anzichè andare nei centri commerciali portate qui i vostri ragazzi
Best Attractions and Places to See in Avellino, Italy
Avellino Travel Guide. MUST WATCH. Top things you have to do in Avellino. We have sorted Tourist Attractions in Avellino for You. Discover Avellino as per the Traveler Resources given by our Travel Specialists. You will not miss any fun thing to do in Avellino.
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List of Best Things to do in Avellino, Italy
Monte Terminio
Country Sport Avellino
Duomo di Avellino
Torre dell'Orologio
Pasticceria Cose Da Mat
Azienda vinicola Feudi di San Gregorio
Museo Irpino
Santuario Santa Filomena
Chiesa E Convento Di Santa Maria Delle Grazie
Fontana dei Caracciolo o di Bellerofonte
BISACCIA (Avellino-Irpinia-Italy ) - Castello Ducale - Museo Civico Archeologico - il Paese -
Bisaccia[Bi 'sa tʃ:ia], Vesazza in dialetto bisaccese) è un comune italiano di 4.044 abitanti della provincia di Avellino in Campania.Ha origini medioevali, sebbene scavi archeologici abbiano rivelato che il luogo era già abitato nel X secolo a.C..Il clima è molto rigido, a causa della sua altitudine (860 m sopra il livello del mare) e della forte continentalità presente su tutto l'altopiano irpino. I luoghi più caratteristici del paese sono il Convento, il Castello Ducale, la Cattedrale in piazza Duomo e la chiesa dei Morti..Bisaccia si trova in Provincia di Avellino ai confini con la Puglia e la Basilicata.Situata su una collina che si estende in verso nord-sud, definita in gergo geologico zatterone conglomerato roccioso con collante argilloso,Alla base dello zatterone torno torno a forma di cerchio, il terreno appare scavato da torrenti alimentati da sorgenti di acqua perenne e da acque piovane.
Il Castello ducale di Bisaccia è il castello federiciano di Bisaccia, paese in provincia di Avellino; si trova a pochi passi dalla cattedrale. Fu costruito dai Longobardi intorno alla seconda metà dell'VIII secolo. Distrutto dal sisma del 1198 il maniero fu ricostruito verso la fine del XIII secolo da Federico II di Svevia. Ai tempi di Federico II il feudo apparteneva a Riccardo di Bisaccia[2]. Nel XVI secolo fu trasformato in residenza signorile.Sul portone c'è lo stemma della famiglia Pignatelli d'Egurant che tenne il castello dalla fine del XVI agli inizi del XIX secolo. La struttura muraria è costituita da grossi ciottoli fluviali misti a blocchi di calcare squadrati e malta durissima. Nel castello sono presenti una cisterna con depuratore e tubi fittili, per il deflusso delle acque, una torre alta 12 metri e larga 8 metri e le rovine di una piccola chiesa absidata. Le stanze del castello sono 42.
La zona residenziale, dove soggiornava il feudatario, si trovava nell'Ala Sud.
Storicamente il castello di Bisaccia era uno strategicamente importante bastione di controllo, che faceva parte di una linea difensiva che aveva la funzione di proteggere i territori della Puglia occidentale e settentrionale. Questa linea di difesa, che correva lungo la via Appia e la Via Traiana e di cui facevano parte, oltre alla fortezza di Bisaccia, quella di Sant'Agata di Puglia e quella di Ariano Irpino, fu opera del catapano bizantino Basilio Boioanne, che la realizzò nel corso della sua riorganizzazione amministrativa della Capitanata occidentale. Il castello di Bisaccia in quell'epoca si chiamava castrum Byzacium o Byzantii ed era un avamposto difensivo bizantino.Verso la fine del 500' il castello di Bisaccia apparteneva a Giovan Battista Manso, amico del celebre poeta Torquato Tasso. Quest'ultimo, giunto a Napoli, si lasciò prendere dalla malinconia per le sue precarie condizioni di salute e per le ristretezze economiche a cui si aggiunsero le polemiche letterarie religiose sulla Gerusalemme liberata da parte dei pedanti. Fu così che accettò l'invito dell'amico G.B. Manso di accompagnarlo nel suo feudo di Bisaccia, dove poteva acchetarvi alcune discordie sorte tra quei suoi vassalli (cap. IV della Vita). A Bisaccia, dove si trattenne per il mese di ottobre e novembre 1588 il Tasso trovò grandissimo sollievo e, come si apprende da una lettera di Manso al principe di Conca, si diede alla caccia, mentre, quando le condizioni del tempo erano cattive, passava lunghe ore udendo suonare e cantare.. Il famoso critico letterario Francesco De Sanctis, che aveva visitato il castello di Bisaccia e ammirato il panorama da una finestra, scrisse: « E mi fermai in una [stanza] che aveva una vista infinita di selve e di monti e di nevi sotto un cielo grigio. Povero tasso! pensai; anche nella tua anima il cielo era fatto grigio. Che vale bella vista quando entro è scuro? » (Francesco De Sanctis)
Il Museo Civico di Bisaccia si sviluppa nell'ambito del piano terra del Castello Ducale e si articola in un percorso espositivo cronologico in senso orizzontale lungo il quale sono esposti i reperti in mostra, di proprietà statale, provenienti dagli scavi eseguiti sulla collina di Cimitero Vecchio. Obiettivo dell'esposizione è quello di ricostruire la storia di Bisaccia in età protostorica e arcaica attraverso i corredi delle numerose sepolture tombali scoperte nel noto sito archeologico irpino rendendola di facile acquisizione e comprensione ai visitatori. La grande quantità di materiali acquisiti in tanti anni di ricerche archeologiche ha portato alla scelta dei reperti più significativi dei corredi funebri di 30 tombe della prima e della seconda età del Ferro (fine IX-VII secolo a.C.) costituiti prevalentemente da manufatti ceramici e oggetti d'ornamento personale per la prima volta presentati, in forme definitive, al pubblico italiano.
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Carcere Borbonico, il museo cambia pelle. Biancardi: così l'Irpinia si apre al mondo
Oggi in anteprima al Carcerbe Borbonico di Avellino sono state illustrate le nuove tre sezioni con il patrimonio del museo irpino
BISACCIA ( Avellino - Irpinia - Italy ) - Museo Civico Archeologico nel Castello Ducale -
Il Museo Civico di Bisaccia si sviluppa nell'ambito del piano terra del Castello Ducale e si articola in un percorso espositivo cronologico in senso orizzontale lungo il quale sono esposti i reperti in mostra, di proprietà statale, provenienti dagli scavi eseguiti sulla collina di Cimitero Vecchio. Obiettivo dell'esposizione è quello di ricostruire la storia di Bisaccia in età protostorica e arcaica attraverso i corredi delle numerose sepolture tombali scoperte nel noto sito archeologico irpino rendendola di facile acquisizione e comprensione ai visitatori. La grande quantità di materiali acquisiti in tanti anni di ricerche archeologiche ha portato alla scelta dei reperti più significativi dei corredi funebri di 30 tombe della prima e della seconda età del Ferro (fine IX-VII secolo a.C.) costituiti prevalentemente da manufatti ceramici e oggetti d'ornamento personale per la prima volta presentati, in forme definitive, al pubblico italiano. Per guidare il visitatore alla comprensione dei reperti, oltre alle dovute ed esaustive didascalie per ogni oggetto, all'interno delle due sale espositive sono collocati pannelli didattici ed esplicativi.
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MUSEO GUARDIA DEI LOMBARDI (Avellino-Irpinia-Italy) - VIRTUAL TOUR COMPLETO -
Il museo delle tecnologie,della cultura,della civilta' contadina e dell'emigrazione dell'Alta Irpinia,fondato nel 1981 dallo storico guardiese Salvatore Boniello, ospita un migliaio di oggetti e attrezzi di lavoro tipici della civiltà contadina altirpina dal Medioevo al XX secolo, oltre a numerosi utensili di uso comune, dall'aratro alla prima macchina da scrivere acquistata dal Comune. Vi sono allestite fedeli ricostruzioni di ambienti rurali e municipali, al fine di rappresentare e ripercorrere la vita rurale e culturale di una volta. Tra le altre sale tematiche meritano menzione la mostra fotografica sui costumi tipici, la collezione di stemmi gentilizi, i giochi e lavori femminili di tessitura e ricamo, i mestieri maschili del fabbro, del falegname e del medico.
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SANTUARIO DI MONTEVERGINE ( Mercogliano - Irpinia - Italy ) - Il museo abbaziale -
L'abbazia di Montevergine si trova in Irpinia,nel comune di Mercogliano su un pianoro a circa 1270 metri di altitudine e domina la citta' di Avellino e la valle del Sabato.L'Abbazia è stata eretta nel 1126 per volere di San Guglielmo da Vercelli di cui le spoglie mortali sono conservate nella cripta della basilica..Con un breve editto dell'8 agosto 1879 papa Leone XIII sancì l'esenzione dell'abbazia da qualsiasi giurisdizione episcopale.È noto che all'interno dell'abbazia di Montevergine fu segretamente nascosta dal 1939 al 1946 la Sindone di Torino. Per un accordo fra Vittorio Emanuele III e papa Pio XII, la reliquia fu trasferita nel santuario, sia per proteggerla dai bombardamenti, sia per nasconderla ad Adolf Hitler che ne era ossessionato e che la voleva sottrarre.Nel 2005 ha ceduto le 9 parrocchie del suo territorio alla diocesi di Avellino in seguito alla rimozione d'autorità dell'abate Tarcisio Giovanni Nazzaro per profondi dissesti finanziari che hanno scosso l'amministrazione del santuario.La Basilica della cattedrale e la basilica antica,l'altare maggiore,il coro,l'organo,il baldacchino,le cappelle,la sala ex voto,la cripta di San Guglielmo,la mostra permanente dei presepi,il museo,la biblioteca .
La mostra si compone di pregevoli esempi di presepi regionali italiani, nonché di alcune riproduzioni di presepi di altre nazioni. Negli anni si è andata sempre più arricchendo, e costituisce oggi una delle più ricche e pregevoli collezioni italiane. Nell'atrio in sei vetrine si trovano alcuni presepi regionali. La mostra si compone di nove sale nelle quali si trovano rispettivamente: - nella prima sala un presepio con episodi della vita di Gesù, donato da Alfredo Marzano; - nella seconda sala un presepe romano del Primo Ottocento; - nella terza sala si trovano collocati la Notte di Greccio, un presepe abruzzese e uno pugliese di Alberobello; - nella quarta sala un presepio raffigurante un paesaggio siciliano con i ruderi del tempio greco, il Golfo di Taormina ed un altro tipico della produzione calabrese; - nella quinta sala una vigilia di Natale in una famiglia dell'Ottocento e un mirabile presepio con effetti di luce; - nella sesta sala un presepio veneziano del secolo XVIII; - nella settima sala sono presenti esempi di presepi di varie nazioni tra cui l'Argentina, il Perù, il Portogallo, la Danimarca e l'Andalusia; - nella sala ottava il presepio esquimese, quello vietnamita ed infine una riproduzione di quello giapponese; - nella nona sala un presepe palestinese. Si aggiungono ai citati altri centinaia di piccoli presepi che arricchiscono di fascino questa mostra, certamente unica nel suo genere. n alone di mistero avvolge la storia dell'icona di Montevergine, molte leggende si susseguono nel tempo attribuendole vari autori, nonché molteplici intercessioni grazie alle quali il quadro sarebbe giunto presso l'omonimo Santuario. Dal Seicento si è dato credito alla leggenda che voleva tale icona dipinta fino al petto direttamente dalla mano di San Luca a Gerusalemme, esposta poi ad Antiochia e infine trasportata a Costantinopoli, l'attuale Istanbul. Durante l'VIII secolo, in seguito all'insediamento di Michele Paleologo sul trono di Costantinopoli, l'imperatore Baldovino II, in fuga, avrebbe fatto recidere la testa del quadro portandola con sé durante il suo esilio. La salvò, così, dalla sicura distruzione da parte degli iconoclasti che in quel periodo davano una caccia serrata a tutte le immagini sacre. L'immagine del volto della Madonna sarebbe così giunta, per via ereditaria, nelle mani di Caterina II di Valois, che dopo averla fatta completare da Montano d'Arezzo, nel 1310 l'avrebbe donata ai monaci di Montevergine, facendola collocare nella cappella gentilizia dei d'Angiò. Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) l'autorità ecclesiastica affidò ad alcuni critici e storici dell'arte il compito di stabilire la corretta paternità del quadro e di determinare il periodo in cui la Sacra Immagine sarebbe effettivamente giunta a Montevergine. La leggenda della Sacra Icona perse presto consistenza perché contestata in diversi punti. Anzitutto nel 1310 Caterina II di Valois aveva appena dieci anni e sposerà solo tre anni più tardi il principe angioino Filippo II di Taranto; risulta difficile credere quindi che Caterina così giovane potesse aver commissionato il completamento del dipinto a Montano d'Arezzo. Inoltre un pergamena conservata a Montevergine dimostra la presenza del quadro presso il Santuario già alla fine del Duecento.
Avellino, a Villa Amendola la storia del capoluogo: ecco il Museo Civico
Il museo della ceramica di Ariano Irpino (Avellino) - Estate in Irpinia con Info Irpinia
A parlarne è Silvio Grasso - quello che vedete è solo una parte di un museo immenso...
ANDRETTA (Avellino-Irpinia-Italy) - Viaggio nei Paesi d'Irpinia - Travel in countries Irpinia -
Andretta e' un comune della provincia di Avellino, Campania, Italia. Piccolo centro dell'Alta irpinia,e' situata a 850 metri sul livello del mare, al margine meridionale dell'altopiano del Formicoso,su uno sperone roccioso da cui domina domina l'ampia vallata dell' Ofanto.Dista circa 70 km. da Avellino.
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Museo Ex Carcere Borbonico Avellino
Museo Ex Carcere Borbonico Avellino
IRPINIA,TERRA DI MILLE COLORI - ( Irpinia - Avellino - Italy ) - Irpinia,land of Italy -
L'Irpinia confina a nord con il Sannio, ad ovest con l'agro nolano e l'agro nocerino sarnese, a sud con la provincia di Salerno e ad est con il Vulture e la Daunia. La regione si estende sulla parte centro-orientale della Campania, non ha uno sbocco al mare e presenta un territorio prevalentemente montuoso. I suoi limiti naturali sono il Subappennino Dauno ad est, il corso del fiume Ofanto ed i Monti Picentini a sud, il massiccio del Partenio ad ovest, la Valle Caudina, il corso del fiume Ufita e la valle del Miscano a nord.Il clima si presenta rigido d'inverno, quando non mancano le precipitazioni a carattere nevoso, ma relativamente mite d'estate. Nel corso dell'anno le precipitazioni sono abbondanti nella parte occidentale dove superano mediamente i 1.200 mm, meno in quella orientale dove a mala pena si arriva 600 mm.Il territorio si presenta come un intrico di valli ed alture, tra le quali serpeggiano numerosi fiumi e torrenti. Tra questi si possono annoverare il Calore Irpino, l'Ofanto e il Sele. Il Calore attraversa il territorio trasversalmente in direzione sud-nord per circa 44 km (sugli 80 km totali del suo corso), dalle sorgenti, che si trovano a Montella ad una quota superiore ai 1000 m s.l.m., fino ad arrivare nel beneventano dove confluisce nel Volturno. L'Ofanto nasce, invece, in Alta Irpinia nel comune di Torella dei Lombardi, e percorre la parte orientale della regione per 68 km, prima in direzione ovest-est, formando il lago di Conza, per poi procedere verso nord nei pressi della confluenza con l'Atella, marcando il confine con la Basilicata.I comuni principali dell'Irpinia sono il capoluogo Avellino e, in ordine alfabetico, Ariano Irpino, Atripalda, Bisaccia, Calitri, Castelfranci Flumeri, Frigento, Gesualdo, Grottaminarda, Lioni, Mercogliano, Mirabella Eclano, Monteforte Irpino, Montella, Nusco, Sant'Angelo dei Lombardi, Sturno.L'Irpinia è famosa per la produzione di vino. Tra i più pregiati vi sono il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, l'Aglianico e il Taurasi. Altri prodotti tipici sono i gustosi formaggi locali, tra i quali ricordiamo il Caciocavallo podolico (Calitri, Aquilonia, Bisaccia), la Scamorza, ecc. Inoltre è importante anche la produzione di salame, come la Sopersata o Sopressata, la Salsiccia e la pasta casereccia (Cavatielli, Lagane,la Maccaronara di Castelvetere sul Calore). Il Tartufo di Bagnoli, la Castagna di Montella IGP la cui produzione è concentrata nell'area del Terminio-Cervialto e limitata in particolare ai territori dei comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Nusco, Volturara Irpina e Montemarano (contrada Bolifano) , le famose Nocciole Irpine molto buono è anche il baccalà che si cucina a Morra De Sanctis. Semplici e raffinate le ceramiche di Calitri la cui arte venne introdotta da artigiani provenienti da Faenza.
montecalvo irpino - campania - italia - museo san pompilio e religiosità montecalvese.mpg
Montecalvo Irpino (AV) - Il museo pompiliano e della religiosità montecalvese. Realizzato nella casa natale di San Pompilio Maria Pirrotti, ospita numero oggetti appartenuti al santo Scolopio irpino che nel 1700 era un sostenitore della scuola pubblica.
Campania da scoprire, viaggio nel Carcere borbonico di Avellino
La trasmissione ideata e curata da Alba Cetaro Muto
Avellino's Bourbon Prison
THE BOURBON PRISON OF AVELLINO, ITALY
by Raul Botello - Art & History Buff
From its beginning, there was much discussion concerning the concept of controlling so many detainees utilizing the least number of personnel from the fewest observation points. Accordingly, the prison's design was engineered to encompass these considerations. You must visit this superb site when you come to Avellino.
The striking overall architecture shows much attention to aesthetics and certain elegance within its utilitarian minimalism. From outward appearances it would seem be a grand government administrative palace.
Though detainees lived under cramped conditions, each had a cell with its own toilet. There is a common bathing area for each block. These conditions were considered by some to be overly comfortable accommodations for prisoners.
The first wing of the prison was constructed in August of 1832. This rotunda served as a portal for the initial detainees. Over the years from 1833 to 1837, wings were added as work finalized on each portion of the peripheral wall. A grand moat encircles the Prison compound for further security.
In 1839, the number of detainees held in this superb complex reached a near capacity 576. On the ground floor a special sector held death row inmates. In another part of the complex a separate building housed female detainees.
The complex is no longer utilized for holding prisoners but has, in fact, been wisely converted to Avellino's Museo Irpino Del Risorgimento, a provincial center of arts and culture that presently contains a historical museum and the addition of an archaeological museum is underway.
I would like to express my sincere gratitude for the superior professionalism and courtesy of historical museum tour guide Nicola De Angelis.
Il museo archeologico di Bisaccia (Avellino) e la cultura di Oliveto-Cairano
Descrizione da parte della curatrice del museo, Caterina Mitrione
Il museo di Sant'Alberico Crescitelli ad Altavilla Irpina (Avellino) - prima parte
A parlarne è Ninetta Caputo - Estate in Irpinia con Info Irpinia
ROCCA SAN FELICE - LA MEFITE - VALLE D'ANSANTO - ( Avellino-Irpinia-Italy ) -
Un odore di uova marce preannuncia la presenza della Mefite. La strada che si percorre, anche se asfaltata, è antichissima: dalla gente del luogo viene chiamata ancora la Domizia, la Napoletanao, più modernamente, la via dei contrabbandieri, in quanto di qui passano coloro che vogliono raggiungere Napoli dalla Puglia, evitando la 303 e l'autostrada. Tra Rocca San Felice, Frigento e Villamaina, in contrada Santa Felicita, è ubicata quindi la Mefite o Mofeta della Valle di Ansanto. Ricordata da Virgilio (Eneide, libro VII, 568), che vi immaginò uno degli ingressi degli Inferi e da altri scrittori latini, consiste in un laghetto di circa 50 m di diametro nel quale l'acqua grigia e melmosa ribolle non per l'alta temperatura, ma per lo sprigionarsi violento di gas venefici. Intorno al laghetto vi sono altre piccole pozze, banchi di fango e pendii privi di vegetazione ricoperti da cristalli di gesso e zolfo; immediatamente al lato scorre un ruscello, noto come Vallone dei Bagni. Il sito Ampsanctus o Ansactus (oggi Valle d'Ansanto) venne celebrato da diversi autori latini, tra cui il celeberrimo poeta Virgilio nell'Eneide (VII Canto, Versi 563-565):
Est locus Italiae medio sub montibus altis,
nobilis et fama multis memoratus in oris,
Ampsancti valles...
Hic specus horrendum et saevi spiracula Ditis
Monstrantur, ruptoque ingens Acheronte vorago
Pestiferas aperit fauces.
Traducendo liberamente:
Esiste nell'Italia centrale un luogo ai piedi di alte montagne
conosciuto e famoso dovunque,
la valle d'Ansanto...
Qui un orrendo speco e gli spiragli di Dite
vengono mostrati, e una vasta voragine dove inizia l'Acheronte
che spalanca le fauci pestifere.
La descrizione della Mefite fatta millenni fa da Virgilio è attualissima: egli parla di specus orrendum e di pestiferas ... fauces, fornendo una descrizione fedele del sito.
Infatti, il centro delle Valle d'Ansanto è occupato da un'area pianeggiante arida e desolata dal colore grigiastro con chiazze gialle (zolfo), priva di vegetazione. Sotto ad un dirupo, si trova il laghetto detto Mefite, caratterizzato dai gas che provengono dal sottosuolo, che a contatto con l'acqua superficiale, la fanno ribollire, originando delle esalazioni gassose, rumorose e tossiche, in quanto ricche di anidride carbonica ed acido solforico. Vengono creati anche dei vortici e gorghi che inghiottono tutto ciò che vi si getta (per restituirlo, talvolta, dopo tempo totalmente disidratato, come tanti oggetti antichi).In alcuni momenti, avvicinarsi troppo è estremamente pericoloso, tanto l'aria sia pesante ed irrespirabile. Non a caso, purtroppo, si sono registrate diverse morti, sia di persone che di animali. Ciò spiega perchè coloro che vogliano avvicinarsi al luogo, possono evitare i gas mettendosi sopra vento. II laghetto, visitato ancora oggi da vari studiosi, ha un perimetro di circa 40 metri e una profondità non superiore ai due metri.
I rinvenimenti archeologici dimostrano che qui sorgeva il santuario della dea Mefite, il cui culto era diffuso in tutta l'Italia meridionale sin dal VI secolo a.C. Ad esso si sovrappose in seguito la devozione per Santa Felicita, venerata in una chiesa vicina. Vincenzo Maria Santoli, appassionato studioso della storia delle Mefite così scriveva: fermarsi in questi luoghi non è sicuro per gli uomini, specialmente se soffiano venti. Il luogo è stato da sempre frequentato da curiosi che talvolta sono quivi deceduti, come documentano sin dal XVII secolo i registri parrocchiali di Rocca San Felice. Risale al 21 agosto 1993 l'ultimo decesso di due geologi che hanno perso la vita ignorando la pericolosità del luogo. Nel 1820 il geologo Giovan Battista Brocchi dimostrò che gli effetti venefici erano dovuti all'anidride carbonica scrivendo: ho computato che l'altezza dello strato di gas acido carbonico sta nel maggiore bulicame di cinque palmi all'incirca (130 cm)... e la mofete è più energica ancora presso la ripa destra del contiguo torrente in luogo perciò chiamato vado mortale. La causa di morte è rappresentata quindi dai gas venefici provenienti dal sottosuolo, più pesanti dell'aria e, perciò, soggetti a ristagnare quando non ci sono venti o quando questi impediscono la loro dispersione. I luoghi più profondi del gran fosso di Mefite ed in particolare l'alveo del torrente nel punto in cui scorre sotto un'alta rupe sovrastante, sono particolarmente pericolosi. I lavori di scavo archeologici effettuati alla fine degli anni Cinquanta, proseguivano solo in presenza di venti che soffiavano dal basso, cioè da ponente: bisognava fuggire appena questi cessavano o quando spirava il vento di tramontana proveniente dalla sovrastante strada statale che comprimeva i gas più pesanti dell'aria nei luoghi più bassi.
SVZ Riaperura museo civico villa amendola AV