Amori torinesi: Vittorio Alfieri e la marchesa Gabriella Turinetti di Priero
Le pillole della Civetta di Torino #21
Oggi parliamo di relazioni amorose e... pericolose!
Il poeta Vittorio Alfieri nel 1772 venne ad abitare in piazza San Carlo a Torino. Nel palazzo di fronte abitava la conturbante marchesa Gabriella Turinetti di Priero che gli fece girare la testa, tanto da fargli dimenticare il lavoro.
Si racconta che, per non cedere alle distrazioni e scrivere, Alfieri si facesse legare alla sedia.
La relazione durò fino al 1777. Poi Alfieri andò via dal Piemonte e incontrò il suo grande amore, la contessa d'Albany. Entrambi sono sepolti a Firenze, nella chiesa di Santa Croce.
Attenzione! Al minuto 1.07 l'immagine non raffigura palazzo Turinetti di Priero, bensì palazzo Villacardet di Fleury. Mi sono sbagliata, sorry!
L'immagine della tomba della contessa d'Albany è di: Sailko, CC BY 2.5,
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Intesa Sanpaolo investe nella cultura, nuovo polo museale a Torino
Dopo Milano, Napoli e Vicenza anche Torino avrà il suo polo culturale firmato Intesa Sanpaolo. A presentarlo sono stati i vertici del gruppo stessi e lo hanno fatto nel cuore dell'azienda, Palazzo Turinetti che è la sede storica e legale.
Sarà lo stesso palazzo barocco che affaccia su Piazza San Carlo a Torino il centro del polo culturale torinese. Un museo su cinque livelli, di cui tre interrati, che occuperà una superficie di 7.000 metri quadrati. Tema centrale delle esposizioni del polo museale saranno le immagini e le fotografie. Verranno infatti esposti gli scatti fotografici tratti dalle collezioni della Banca, un patrimonio di circa 7 milioni di fotografie realizzati dall'inizio degli anni trenta del novecento, fino agli anni novanta.
Non si conosce la cifra che Intesa investirà in questo progetto, ma si parla di svariati milioni di euro; si sa invece che il cantiere durerà un anno e mezzo.
Noi crediamo nella cultura nono solo perché è il principale patrimonio del nostro Paese, ma anche perché è uno strumento produttivo. Per me la produzione non è produzione di oggetti, ma di valore. La cultura produce valori che possono anche non avere contenuto materiale, ma sono valori di utilità, uso e apprezzamento. Questo è il futuro dello sviluppo: produzione di valore, minimizzando l'uso di materiali e di energia, ha dichiarato Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa.
Un modo, assicura Carlo Messina, CEO del Gruppo, per ribadire anche l'impegno di Intesa su Torino: Intesa oltre a essere il primo datore di lavoro nel territorio piemontese, oltre a dare occupazione a 3.000 persone in città e ad aver realizzato il grattacielo, valorizzerà il più bel punto di Torino con una delle cose più importanti che facciamo nel gruppo che sono le attività culturali, ha concluso Carlo Messina, CEO del Gruppo.
Urbex Villa Moglia Chieri Torino
Quella di oggi è una storia triste, simile al racconto di una dama addormentata che ancora aspetta il bacio del risveglio. Stesa tra le colline del chierese, si trova Villa Moglia, una dimora di circa 6138 m2, circondata da un enorme parco, di quasi 30 000 m2, che le fa da dormeuse. Non c’è nessuna leggenda specifica che si ambienti tra le mura di questa enorme costruzione, anche se alcuni chiacchierano di ritrovi satanici, altri giurano di aver visto i fantasmi dei bambini che lavoravano nell’antico opificio, che qui vi era un tempo, ma l’unico vero mistero è come abbia fatto la portentosa Villa Moglia a trasformarsi in un enorme cumulo di sterpaglie. La villa fu la prima costruzione a sorgere su quei terreni, tanto tempo fa, nei primi anni del 1600. La storia inizia con Ercole Turinetti, originario di Poirino, che si trasferì a Chieri in cerca di fortuna. Egli divenne maestro di grammatica e riuscì ad acquistare il lotto di terra per progettare la costruzione di una filanda, con annessa coltivazione di gelsi. Ercole sposò Maria Garagno, una donna del luogo molto facoltosa; essi ebbero tre figli, Giorgio, Ercole II e Antonio Maurizio. Tutti aiutarono il padre nell’attività dell’opificio, che andò presto iniziò ad avere successo. Fu del terzogenito di Antonio Maurizio, Giuseppe Maurizio, l’idea di costruire una villa attorno alla fabbrica. Per progettare l’abitazione, Giuseppe chiamò illustri personalità torinesi, tra cui forse Filippo Nicolis di Robilant e Luigi Barberis. Giuseppe Maurizio si sposò due volte, ma non ebbe eredi. La villa cadde poi in uno stato di abbandono, fino a quando, nell’800, il Conte Federici, un patrizio genovese, la acquistò per capriccio, e subito dopo la regalò ad un suo faccendiere di umili origini. Questi, senza denaro e incapace di gestire un edificio così grande, lo svuotò completamente, vendendo tutto il possibile.Dopo un altro lungo periodo in cui la casa fu in disuso, verso la metà del ‘900, Villa Moglia venne in parte ristrutturata e occupata dai Salesiani, che la tramutarono in un centro per novizi missionari. Evidentemente il destino di Villa Moglia era quello di spegnersi insieme alla dinastia dei suoi antichi proprietari, poiché anche i Salesiani, senza un motivo precisato, lasciarono la struttura, che cadde nuovamente preda dei rampicanti e del tempo che avanza inesorabile. Negli anni ’70 la villa entrò a far parte del patrimonio del Comune di Torino. Leggenda urbana,edifici abbandonati,lasciati a se stessi,le indagini sono condotte senza asportare,imbrattare,provocare danni. Urban legend, abandoned buildings, left to themselves, the surveys are conducted without remove, deface, damage.