Il Parco della Memoria Storica di San Pietro Infine (CE) e la battaglia di Montecassino
Vito D'Ettorre è in collegamento dal Parco della Memoria Storica di San Pietro Infine (CE), tra le rovine della vecchia città distrutta dalle battaglie per aprire la strada di Roma. Un museo tecnologico, costruito da Rambaldi, testimonia le atrocità delle vicende belliche ed è stato nominato monumento nazionale con decreto presidenziale.
Ospiti in collegamento: Fabio Vecchiarino, presidente della Fondazione Parco della Memoria Storica, Giuseppe Angelone, docente di cinema e direttore scientifico del Parco e l'architetto Paolo Vacca che sta curando il restauro del sito; Roosevelt Cortellessa Michele, Giovanni Di Florio e Antonio Masella, sopravvissuti alla battaglia di San Pietro e immortalati nel documentario di John Houston; Luca Gianfrancesco, regista, sta ultimando un documentario dal titolo Terra bruciata che ricostruisce le drammatiche vicende belliche del paese di San Pietro Infine; Giuseppe Troiano, sopravvissuto ai bombardamenti della città di Cassino.
La Grande Guerra Il Piave a San Pietro Infine.wmv
Sulle rovine di San Pietro Infine con Monicelli,Sordi e Gassman
Ferro, San Pietro Infine (Inferno, Canto III)
Quasi un diario di viaggio, di Lamberto Lambertini
Un paese distrutto e mai restaurato, vittima del bombardamento di Cassino. Ecco la porta dell'Inferno. Set di John Ford durante la guerra, e poi di Monicelli con Gassmann e Sordi. Noi ci capitammo, ancora un caso, per le una mostra a cielo aperto delle sculture di Elio Mazzella. Assemblaggi ferrosi di recuperi bellici, tra le rovine e gli ulivi secolari. Violenti totem di pace.
Storie di alternanza a San Pietro Infine
LUOGO & STORIA/GUERRA
San Pietro Infine è un territorio situato all' estremo confine settentrionale dell' alto casertano. Proprio qui nel dicembre del 1943 i soldati americani dovettero faticare per abbattere la linea difensiva tedesca, per liberare il paese di San Pietro Infine dal nemico ed arrivare nella piana di Cassino, contro il prossimo fronte della linea Gustav in direzione Roma.
il paese è stato completamente distrutto, le rovine sono testimonianza della ferocia di quegli avvenimenti, mentre all' interno del museo, si tiene viva la memoria della battaglia, con i suoi caduti, i soldati che la combatterono, e i civili che purtroppo la subirono.
MUSEO & GROTTE
Il museo, opera delle Officine Rambaldi, è dinamico e multimediale. Basato sul simbolismo degli eventi, il percorso attraversa sette allestimenti scenografici, e la visione di un film - documentario di Jhon Huston The Battle of San Pietro all' interno di un antico frantoio oleario.All' esterno è possibile visitare una piccola Pompei del 900, e le grotte della valle, dove nell' ottobre del '43 si rifugiarono circa cinquecento civili in condizioni climatiche ed igienico sanitarie disastrose, con un buco nello stomaco, non più grande di quello che la guerra ha lasciato incolmabile nei loro cuori.
Le Rovine - www.rosellaclementi.it
Tratto da SAN PIETRO INFINE
Musiche di Rosella Clementi
Ideato e diretto da Rossella Sapio
Documentazione Monica Sorti
Post-produzione Cromovideo srl
Alberto Angela tra le guglie del Duomo di Milano - Meraviglie - La penisola dei tesori 18/01/2020
In questa terza puntata troveremo Alberto Angela tra le guglie del Duomo di Milano, simbolo dell'intera città. Passando da ll'intrico di guglie, pinnacoli e statue al maestoso interno con le splendide vetrate faremo un viaggio che parte dalla fine del 1300 ai giorni nostri con un filo caratteristico: il marmo di Candoglia, il materiale con cui è stato edificato e che ancora oggi viene utilizzato per il restauro. Il viaggio prosegue in Abruzzo, dove è soprattutto la natura a mostrare le sue meraviglie. Alberto Angela viaggia attraverso il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, dove si innalza la vetta d el Corno Grande. Andremo infine a Catania, raccontando la storia e la bellezza di due grandi e ricchi edifici.
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Galtellì, storia, arte e cultura.
Documentario realizzato in forma amatoriale sulla storia, usi e costumi di Galtellì. Produzione video yourlifewithart.com - by Stefano Mecenero ©2007. La storia. Galtellì fu abitato sin dalla preistoria, come testimoniano le domus de Janas che si trovano all'interno del paese (Malicas) e nelle immediate vicinanze (Tanch'e Gaia e Zirodda) , nonché diversi nuraghi (Gardu, Muru, Monticheddu) presenti nelle campagne. Sempre nel centro abitato sono state rinvenute diverse tombe romane. Nel XI secolo venne edificato il castello di Pontes sulle rovine di una rocca romana, con lo scopo di difendere il confine meridionale del Giudicato di Gallura (di cui Galtellì fece parte). Nello stesso periodo si ha notizia dell'esistenza a Galtellì della Sede Vescovile. Non è possibile allo stato attuale delle conoscenze risalire alla data di istituzione della Diocesi. E' l'era d'oro per il paese, centro di una Curatoria comprendente una quindicina di paesi. Passò in seguito prima sotto il controllo di Pisa e per un breve tempo sotto quello della giudicessa Eleonora, entrando così a far parte del Giudicato di Arborea. Seguì in tutta la Sardegna un lungo periodo di dominazioni straniere e anche Galtellì dal 1323 cadde nel dominio aragonese. Preda per un secolo di baroni forestieri, divenne nel 1459 feudo dei baroni locali Guiso. Nel 1495 la Diocesi di Galtellì venne accorpata a quella di Cagliari a seguito di una bolla emanata da Alessandro VI. Infine nel 1808 diviene libero comune. Galtellì, ora al centro del parco letterario voluto dalla fondazione Ippolito Nievo, ispirò Grazia Deledda per scrivere il celebre romanzo Canne al vento. Il romanzo ha come sfondo naturale l'immagine delle canne, che frusciano, mormorano e sospirano, quasi volessero comunicare qualcosa ai personaggi.
Le Meravigliose avventure di Jezebel nell'Isola di Sardegna
Sulle sacre rotte dei Padri Navigatori
Per chi dovesse pagaiare in 'Pineta Mugoni' e ritrovarsi in direzione della prima torre aragonese verso la 'Baia di Tramariglio' e in direzione della Torre della Baia di Porto Conte, sollevando lo sguardo verso il cielo in direzione
dell'Asinara sarebbe affascinato dalla visione di alcune montagne
che sembra vogliano proteggere il mare
di 'Pineta Mugoni' e dei suoi antichi insediamenti di Rovine Romane, Santi'Imbenia e Igori e Punta Giglio con le sue suggestive fortificazioni. Spuntano tra essi due severe montagne una è 'Lu Capparoni' e l'altra è definita 'Mon Forte' e 'Rocca della Bagassa'.
Tralasciamo l'ultimo toponimo che non ci porta molto lontano e che ci dimostra quale fosse il rispetto in quei tempi nei confronti della donna, tema
rappresentato rozzamente in molte parti dell'isola, che troviamo anche nella stessa zona di Stintino e focalizziamo la
nostra attenzione sui significati guerreschi degli altri due,
in particolare del secondo, che allude ad un forte o ad una struttura fortificata, ebbene le fonti che abbiamo si dividono in due ipotesi:
la prima che sulla sommità della
montagna nel 1351 gli aragonesi avessero edificato un castello che quattro anni più tardi fosse passato nelle mani di Matteo Doria, che possedeva buona parte dei
territori della Nurra e del Nord Sardegna,
che consegnò all'arcivescovo di
Oristano dopo che era avvenuta una contesa
con lo stesso Mariano d'Arborea. La stessa
presenza dei Doria è attestata con un altro monte che protegge le spiagge del 'Lazzaretto' e delle
'Bombarde' che proteggeva dalla violenza del maestrale il villaggio nuragico di' Palmaera'.
Altra ipotesi collega 'Monte Forte' a una struttura
chiamata 'La Corte' che pare fosse un
Convento di Benedettini. Il Costa, citando l'Angius asserisce
che tali resti fossero dell'antico Monastero di' Nurchis'
costruito da Gonnario e donato ai Monaci di Monte Cassino.
Per quanto riguarda lo sfruttamento delle immense risorse naturali che riguardano
l'area tra Monte Forte, (464m) 'Rocca della Bagassa',Punta LuCapparoni, 'Punta de Lu Cornu' (429)
'Sa Carazza', Cala di Fora' 'Porto Ferro' 'Bantine e Sale'
'Porticciolo''Cala del Turco'
'Cala del Vino', 'Cala Viola' , Punta del Gallo, 'Punta Ghisciera Mala' ed infine P. del Castello. Sarebbe ipotizzabile tutta una serie di percorsi, di eventuali
ponticelli in legno di sentieri guidati, di aree di ristoro
semplici e discrete, di punti di collegamento che
uniscano delle zone che sembrano decadere nel sole cocente della storia. Sarebbe bello se anche noi Sardi avessimo il nostro 'National Trust' con
tanto di tessera che consenta ai sardi il massimo rispetto dell'ambiente e allo stesso tempo di sviluppare il nostro senso imprenditoriale.
Avremmo anche noi la nostra 'Tintagel' che potrebbe essere 'Carbia', oppure lo stesso Castello inesistente di Monte Fotte, oppure potrebbe essere il villaggio misterioso di 'Barace' sottratto all'interno dello stagno. Si potrebbe parlare in senso fiabesco della perfida Ghisciera Mala o del Porto Nuragico di Cala Viola.
Si potrebbe creare inoltre tutta una serie di percorsi che collegano sia a piedi che via Mare l'Argentiera e Alghero e quindi la Torre di Porto Ferro, la torre de Bantine e Sale, la Torre Bianca, la torre di Porticciolo, Punta Cristallo, Punta Giglio sarebbero viste in un contesto che ci porta a Rovine Romane e al Nuraghe di 'Sant'Imbenia', alla torre di 'Tramariglio', la Torre del 'Bollo' e quella del 'Quadro' che guarda verso Punta Giglio e la Torre dei Doganieri di Porto Conte. Si potrebbe parlare dei frati che conquistarono la marina di Porto Conte o l'arrivo degli aragonesi e le grandi battaglie che si tennero tra 'Capo Caccia' e 'Punta Giglio'.La zona che va dall'Argentiera sino a Porto Ferro e Punta Cristallo rimarrebbe cosi incontaminate e tutta la Nurra diverrebbe una sorta di piccola Cornovaglia, marcata dalle miniere che ancora oggi meritano il loro restauro e dalle piccole baie spazzate dal maestrale e dai tanti venti che incoraggiano i pescatori a tentare di conquistare nuove prede quando il mare è in scaduta.
IL CASTELLO A MARE DI PALERMO (ipotesi ricostruttiva)
IL CASTELLO A MARE DI PALERMO
Oggi siete tutti invitati al Castello a Mare di Palermo :)
E' vero, il Castello a Mare non c'è più, è stato demolito molto tempo fa, ma quando il sapiente e attento lavoro dello Storico, dell'Archeologo, dell'Architetto e del Ricercatore s'incontrano con la Computer-Grafica allora anche i sogni diventano realtà.
Ed ecco qua il Castello a Mare di Palermo ricostruito in tutta la sua forza.
E se in Francia c'è chi vorrebbe ricostruire il Palazzo delle Tuileries, in Sicilia c'è chi vorrebbe ricostruito il Castello a Mare di Palermo?
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Università degli Studi di Palermo
Dipartimento d'Architettura - Sezione Sfera
Museo Archeologico Salinas - Palermo
Laboratorio di Computer-Grafica:
Coordinatore: F. Agnello
Modello 3D: T. Abbate
Editing Video: T.Abbate M.Cannella
Musiche: Green Ideas di Rodrigo Souza
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Del Museo Salinas-Polo regionale di Palermo per i Parchi e Musei Archeologici fa parte anche una delle realtà monumentali più importanti della città: Il Castello a Mare - che fin dall’antichità chiudeva l’imbocco al porto dal lato Nord - è menzionato per la prima volta nel Liber de regno Siciliae (1154) e rappresentato già nel XII secolo (Liber ad honorem Augusti di Pietro da Eboli).
La struttura fortificata, tuttavia, si adeguò, dal punto di vista architettonico, alle esigenze dei diversi momenti storici e all’evolversi dell’ars fortificatoria; in particolare l’avvento delle artiglierie, provocò la necessità di adeguamenti ed ampliamenti delle vecchie strutture che si sarebbero accresciute e modificate fino alla fine del ‘700.
Tra il XII ed il XIV secolo il Castello mantenne probabilmente una configurazione planimetrica in forma di quadrilatero, mentre nel cinquecento la fortezza venne dotata di un nuovo sistema bastionato: sono di quest’epoca i grandi baluardi dei lati occidentale e meridionale. Il primo, che ingloba il quattrocentesco Bastione di S.Pietro, prende il nome di Baluardo di S.Giorgio, quello meridionale è chiamato Baluardo di S.Pasquale.
Entrambi i baluardi, dalla tipica forma a punta di lancia, con i relativi grandi fossati, sono stati riscoperti nel corso dei recenti lavori di scavo, essendosi parzialmente salvati dalla demolizione.
Risalgono al 1860 le prime demolizioni di alcune parti significative dei poderosi apprestamenti difensivi costruiti a sentinella del porto e a difesa della città almeno a partire da età normanna; si trattò allora di una azione motivata, sotto il profilo ideologico, dall’identificazione del presidio militare con l’abbattuto potere borbonico, ma, con l’unità d’Italia, il grande complesso fortificato fu nuovamente adibito a caserma, svolgendo tale funzione sino a quando se ne decretò il definitivo abbattimento.
Questa volta furono ragioni economiche a sancire la fine del Castello a Mare, distrutto per far posto a quel molo trapezoidale che doveva segnare lo sviluppo del porto di Palermo. Nel 1922 la Ditta McArthur di Londra ne intraprese la demolizione, tra le proteste accorate degli intellettuali dell’epoca e nel giro di poco più di un anno, tra il 1922 e il 1923, portò a compimento l’opera da cui si salvarono, in parte, solo il Mastio e l’antica Porta di accesso al complesso fortificato.
Nell’area del Castello - affacciato sulla Cala, l’antico porto della città - e sulle sue rovine cominciarono allora ad accumularsi detriti di ogni genere, compresi quelli della seconda guerra mondiale, e, successivamente, a sorgere edifici e capannoni di diversa specie e destinazione, avviandosi quel lento e progressivo degrado causato anche dal proliferare di numerose e inquietanti attività illecite. La città perse così memoria di uno dei suoi luoghi”simbolo”, un luogo che, attraverso sovrapposizioni, rifacimenti, adeguamenti, aveva attraversato almeno un millennio di storia.
Dopo un lungo e colpevole oblio e con ritrovata consapevolezza del valore della memoria, si è avviato, a partire dal 1988, il recupero del monumento attraverso imponenti demolizioni, scavi archeologici e restauri architettonici, un recupero che può assurgere a metafora del doveroso quanto difficile riscatto della città dallo stato di degrado a cui per decenni è stata brutalmente sottoposta.
Oggi sono visibili nuovamente la Porta Aragonese, accesso principale alla fortezza, la testa del ponte a due archi sul quale si andava ad attestare il ponte levatoio, il cosiddetto Rivellino, struttura difensiva avanzata di forma cuspidata, con la punta rivolta in direzione della città, l’imponente Baluardo di S. Giorgio, il quattrocentesco torrione circolare, il Bastione di S.Pietro, il Baluardo di S. Pasquale, la Piazza d’armi, la Torre Mastra e il muro di cinta originariamente lambito dal mare.
L'ampliamento del settore di scavo antistante il lato settentrionale della Torre Mastra ha portato, infine, al rinvenimento di una vasta necropoli di rito islamico.
(Museo Archeologico Salinas - Palermo)
Basilica di San Giovanni in Laterano Roma Italia
La basilica di San Giovanni in Laterano o cattedrale di Roma (nome completo: Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano[1]) è la cattedrale della diocesi di Roma, attualmente retta da papa Francesco tramite l'arcivescovo Angelo De Donatis.
È la prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica e importante basilica d'Occidente[2]. Sita sul colle del Celio, la basilica e il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense) godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti dallo Stato italiano alla Santa Sede che pertanto ne ha la piena ed esclusiva giurisdizione.
La denominazione ufficiale è Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano[1]. Papa Silvestro I, nel IV secolo, la dedicò al Santissimo Salvatore; poi papa Sergio III, nel IX secolo, aggiunse la dedica a San Giovanni Battista; infine papa Lucio II, nel XII secolo, incluse anche San Giovanni Evangelista[1]. È detta arcibasilica perché è la più importante delle quattro basiliche papali maggiori[3]; più precisamente, ha il titolo onorifico di Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput, ovvero Madre e Capo di tutte le chiese nella città e nel mondo[4]. È detta infine in Laterano, o lateranense; Lateranus era un cognomen della gens Claudia[5], e nella zona dove sorse la basilica si trovavano dei possedimenti (horti) di quella famiglia.
La basilica sorse nel IV secolo nella zona allora nota come Horti Laterani, un antico possedimento fondiario della famiglia dei Laterani confiscato ed entrato a far parte delle proprietà imperiali al tempo di Nerone[6]. Nel 161 Marco Aurelio costruì un palazzo nella zona. Alla fine del II secolo Settimio Severo fece costruire su una parte del fondo una fortificazione (i Castra Nova equitum singularium); successivamente gli Horti ritornarono di proprietà della famiglia Laterani.
Il terreno e il palazzo che vi sorgeva pervennero all'imperatore Costantino quando questi sposò nel 307 la sua seconda moglie, Fausta, figlia dell'ex-imperatore Massimiano e sorella dell'usurpatore Massenzio. La residenza era dunque nota, a quell'epoca, con il nome di Domus Faustae e Costantino ne disponeva come proprietà personale quando vinse Massenzio alla battaglia di Ponte Milvio, nel 312.
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S. Maria della Lode Loc. Vescovio Torri in Sabina (Ri), l'antica Forum Novum e il Santuario
Servizio a cura di Maila Pistola
mailapistola.blogspot.com
email: mailapistola@gmail.com
La Diocesi di Sabina
La formazione della Diocesi di Sabina fu il risultato di una complessa e lunga opera di riaggregazione dei territori delle diocesi paleocristiane di Nomentum, di Cures Sabini, che ne deteneva il titolo originario, e di Forum Novum completatasi, nei tratti essenziali, nel secolo X.
La diocesi, a partire dal 781 e per buona parte dell'alto medioevo, costituì una sorta di elemento equilibratore, almeno dal punto di vista pontificio, dell'influenza della filoimperiale abbazia di Farfa. La chiesa cattedrale e l'episcopio sorgevano isolati tra le rovine dell'antico municipio romano di Forum Novum con il popolo dei fedeli che accorreva soltanto in occasione delle celebrazioni religiose dai castelli e dai villaggi vicini.
La fine dei secolo XI segnò l'inarrestabile declino della presenza farfense nell'Area. Nel frattempo i Pontefici avevano iniziato ad estendere progressivamente il loro dominio sull'intero ter-ritorio diocesano, controllato attraverso una maglia sempre più fitta di castra specialia, controllati direttamente, che finì per soffocare i possessi farfensi.
Agli inizi del XII secolo, papa Pasquale II mise in atto una più serrata strategia per affermare in modo definitivo l'egemonia pontificia in Sabina. Componente non secondaria di questo disegno fu un'intensa campagna di costruzione e di ricostruzione di nuove chiese in stile romanico, come ad esempio la stessa chiesa cattedrale, S. Maria Assunta a Tarano, S. Pietro ai Muricento a Montebuono, S. Maria Assunta a Fianello.
Cattedrale dei Sabini fino al XV secolo, è stata il fondamentale punto di riferimento della vita religiosa e civile della Sabina durante Medioevo. L'edificio di Santa Maria in Vescovio sorge isolato, in zona pianeggiante disseminata di ruderi, fra cipressi e presenta la facciata a capanna semplice, parzialmente coperta dalla torre campanaria sviluppata su cinque ordini, con unico portale preceduto da un cortile quadrangolare al quale si accede da altra porta del XVl secolo e sul quale si affacciano costruzioni più tarde.
L'edificio è stato realizzato in più epoche. Vi si riconoscono almeno tre fasi costruttive principali, la più antica delle quali si deve far risalire all'VIII-IX secolo. In seguito, molto probabilmente nel XII secolo, la chiesa fu sopraelevata, fu costruito il campanile e ristrutturata la cripta ad oratorio; infine, nell'ultimo decennio del Duecento, Santa Maria in Vescovio ebbe la sua sistemazione definitiva ad opera del cardinal Gerardo Bianco allora vescovo della Sabina.
L'originaria chiesa, chiamata Sabinenisis Cathedra Ursaciana, sarebbe stata costruita da Aurelio Ursacio, ricordato in una scritta di un grande sarcofago conservato a Vescovio.Durante le invasioni saracene, la Cattedrale sabina dovette essere abbandonata e trasferita per 58 anni nella Collegiata di Toffia. Dopo vari tentativi si pervenne alla ricostruzione della chiesa. Ma non fu possibile impedire la decadenza di questo importantissimo vescovado.
Nel 1495, Alessandro VI trasferì a Magliano il titolo di Cattedrale sabina e nel 1521 Leone X ricostituì la Cattedrale di Vescovio, imponendo al vescovo di prendere possesso anche di questa chiesa, ma, nel 1733, si fu costretti a ricostituire l'unica sede di Magliano.
Ecclesia Cat hedralis Sabinorum è la scritta che si legge sul portale di accesso all'atrio. L'interno è a croce latina, a unica navata monoabsidato. Le pareti sono affrescate con Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento e, sulla controfacciata con un giudizio universale. Si tratta di affreschi del XII secolo.
GAETA (LATINA, ITALY)
Gaeta, comune di 20762 abitanti in provincia di Latina, Lazio, Italia. L'assedio di Gaeta del 1860-1861 condotto dalle truppe dell'esercito piemontese guidate dal generale Enrico Cialdini, dopo l'incontro di Teano, fu un momento decisivo del processo di conquista del Regno delle Due Sicilie che portò alla proclamazione del Regno d'Italia. Fu uno degli ultimi grandi assedi condotti con il metodo cosiddetto scientifico. L'esercito assediante fece uso infatti dei moderni cannoni a canna rigata, che decretarono la fine delle fortificazioni costruite fuori terra. La sera del 6 settembre del 1860, su consiglio del direttore di polizia Liborio Romano, Francesco II di Borbone lasciò Napoli a bordo della nave da guerra Messaggero, accompagnato dalla consorte Maria Sofia di Baviera e dal suo seguito comprendente il principe Nicola Brancaccio di Ruffano, il conte Francesco de la Tour, il marchese Imperiali, la duchessa di S.Cesareo, il duca di S.Vito Emanuele Caracciolo, il maresciallo Riccardo de Sangro principe di S.Severo, il retro ammiraglio Leopoldo del Re, il maresciallo Giuseppe Statella e il maresciallo Francesco Ferrari, oltre a 17 guardie nobili del corpo senza aver tentato la difesa di Napoli. Tale decisione era maturata per la volontà del sovrano da un lato di risparmiare alla capitale le rovine della guerra, dall'altro alla precisa strategia di difesa che vedeva la linea Volturno-Garigliano supportata dalle due fortezze di Capua e Gaeta come punti di forza. La maggior parte della flotta borbonica al comando della quale era l'ammiraglio Luigi di Borbone, conte di Aquila e zio di Francesco II, presente all'ancora nella rada di Napoli, rifiutò di seguire in navigazione il Messaggero. Molti marinai delle navi ammutinate, visto l'atteggiamento dei loro ufficiali, si tuffarono in mare rifiutando di partecipare al tradimento. Conseguentemente le uniche navi militari che accompagnarono il re a Gaeta furono la Partenope, al comando del brigadiere Roberto Pasca, e la nave-avviso Delfino (che recava a bordo l'archivio personale del re, nonchè i bagagli della famiglia reale e della corte), scortate da Procida fino a Gaeta anche dalla nave spagnola Colòn con a bordo il diplomatico Salvador Bermudez de Castro. Francesco II di Borbone e la consorte giunsero a Gaeta il 7 settembre 1860. Furono seguiti anche dai diplomatici stranieri presenti a corte: il nunzio apostolico Pietro Gianelli, il ministro della Russia principe Volkonskij e il ministro dell'Austria, oltre al personale diplomatico di Brasile, Russia e Prussia. Tra i suoi primi atti il re nominò nuovo capo del governo il generale Casella, ministro delle finanze il barone Salvatore Carbonelli, ministro della marina il retro ammiraglio Leopoldo del Re, ministro della giustizia il duca di Lauria don Pietro Calà Ulloa ed infine inviò telegrammi in tutto il Regno delle Due Sicile, per informare i sudditi che il governo da quel giorno risiedeva in Gaeta. L'assedio si protasse in totale per 102 giorni, di cui 75 trascorsi sotto il fuoco nemico prima della resa finale.
Veloce panoramica fotografica di una passeggiata turistica effettuata l'8 aprile 2013 lungo la costa laziale meridionale da Lavinio a Gaeta, prima di rientrare a Roma.
I mille anni della basilica di San Miniato festeggiati per un anno con 50 eventi
La Basilica di San Miniato al Monte, che domina da sempre la città di Firenze, offrendo un suggestivo panorama della città - fondata il 27 aprile 1018 dal vescovo Ildebrando – si appresta a celebrare i suoi primi 1000 anni di storia con oltre 50 eventi tra cerimonie religiose, ovviamente, nuovi restauri, una grande festa per le famiglie e la cittadinanza, incontri, convegni,concerti e tanto altro ancora.
L'anno millenario è stato presentato alla stampa e alle istituzioni in occasione di un evento lunedì 16 aprile nella stessa basilica dall'Abate Padre Bernardo assieme al Vicario Generale dell'Arcidiocesi, al Ministro Lotti, al Presidente del Consiglio Regionale, alla Vice Presiente della Giunta Regionale, dal Sindaco,e dal Rettore dell'Università.
La Terrazza di Michelangelo vi presenta integralmente tale presentazione.
Come doppio preludio all’anniversario del 27 aprile , il giorno 20 verrà presentato il restauro delle tre porte lignee della Basilica appena restaurate insieme al ciborio, che però verrà inaugurato il 26.
Ufficialmente il millenario verrà aperto alle ore 17,30 di venerdì 27 quando il Cardinale Arcivescovo di Firenze, nella sua veste di Metropolita aprirà la Porta Santa della Basilica e presiederà il solenne pontificale che sarà solennizzato dal messaggio di Papa Francesco.
Quel lontano 27 aprile del 1018, il Vescovo Ildebrando recupera fra le rovine della precedente chiesa carolingia le reliquie del martire Miniato, un esule armeno ucciso nel 250 dai soldati dell'imperatore Decio, e le colloca più dignitosamente in un altare destinato a diventare la prima pietra di fondazione di una nuova basilica romanica.
Il vescovo consegna poi il pastorale a un prete del suo presbiterio, di nome Drogo, perché fosse il primo abate di una comunità monastica chiamata a vivere sulla collina di San Miniato secondo la Regola dettata da San Benedetto.
Dopo i benedettini fu la volta dei cluniacensi e infine nel 1373 degli olivetani, che vi abitano ancora oggi.
Fino al 1800 molti Arcivescovi fiorentini facevano del convento la loro residenza estiva fuggendo dalla calura fiorentina.
Ritornando al programma celebrativo a maggio troviamo l’inaugurazione dell’installazione di Marco Rotelli che decorerà la facciata della basilica con luci e colori, con l’accompagnamento di versi di Mario Luzi, mentre nella sala del Gonfalone del Consiglio Regionale si terrà il convegno “San Miniato nella geografia toscana”, con i rappresentanti delle località toscane caratterizzate soprattutto dalla toponomastica di San Miniato; mentre lungo la salita che dal centro porta alla basilica, si svolgerà una passeggiata dedicata alla Divina Commedia a cui parteciperanno centinaia di persone, fra cui una rappresentanza di detenuti e di migranti.
A giugno, il 26, festival del Maggio musicale con il concerto del coro l’Homme Armé diretto da Fabio Lombardo e musiche che spaziano dal Medioevo al ‘900.
Gli eventi poi proseguiranno con altri eventi fino al 27 aprile 2019, quando, a chiusura delle celebrazioni, sarà inaugurata una scultura memoriale dei mille anni
Ma al di là degli eventi culturali il millenario si ripromette di far conoscere meglio – in primis ai fiorentini, molti dei quali mai sono saliti su questo monte, nonostante sia a poche centinaia di metri dal più famoso, e frequentato, piazzale Michelangelo -, la basilica a tre navate, caratterizzata dal presbiterio e dal coro rialzati su una piattaforma che sovrasta la grande cripta, oltre che da un magnifico pulpito romanico e da un prezioso pavimento intarsiato, risalenti entrambi agli inizi del Duecento.
Qui, nel 1966, vi fu girata la scena del matrimonio con Maddalena de’ Pazzi del film “l’Arcidiavolo”, interpretato da Vittorio Gassman, nel ruolo del diavolo Belfagor, e dall’attore americano Mickey Rooney nel ruolo del diavoletto Adramelek, mentre nel 1962 la scena iniziale di “Amici Miei-Atto II° con Ugo Tognazzi e Giovanni Nannini e la macchina parcheggiata in zona off limits davanti alla basilica.
Tutte le informazioni sul nuovo sito della Basilica sanminiatoalmonte.it
Riprese di Franco Mariani.
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Cosa FAI oggi - Visita alle Case Romane di Via di San Paolo alla Regola - www.HTO.tv
La delegazione romana del FAI, con l’ausilio della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ha organizzato, per il 6 Giugno, una visita guidata all’interno delle “Case Romane di Via di San Paolo alla Regola”.
Guardando l’edificio dall’esterno non si ha la sensazione che al suo interno possa celare qualcosa degno di nota; infatti, i primi due piani fuori terra sono occupati da una biblioteca per ragazzi.
Non fraintendetemi, lo stabile non è per nulla anonimo, anzi, è piuttosto elegante, ben manutenuto, si affaccia su un cortile di ampio respiro pavimentato con il più classico “San Pietrino” che dona una certa armonia complessiva all’insieme urbanistico.
Il vero tesoro, però, si trova proprio sotto quello strato superficiale di San Pietrini; varcato il portone d’ingresso, e percorsi i pochi passi necessari a raggiungere una scalinata, ancorché angusta che si trova sul lato sinistro del corridoio stesso, una volta discesa ci si ritrova catapultati, quasi istantaneamente, 20 secoli indietro nel tempo.
Vediamo i resti di quelle che, più che Case, erano, molto probabilmente, locali adibiti ad uffici, oppure a magazzini. Gli ambienti sono imponenti, quasi non si ha l’impressione di trovarsi parecchi metri sotto l’attuale suolo di Roma.
Una serie di “corridoi” collegano i vari ambienti; notevole la colonna assolutamente originale, usata, ancor oggi, per sostenere le sovrastrutture superiori; stupisce, in effetti, come un manufatto realizzato con una tecnologia, ed una conoscenza ingegneristica sicuramente limitata, se confrontata con i parametri odierni, riesca a svolgere del tutto dignitosamente la sua funzione anche a distanza di quasi 2000 anni.
Ci muoviamo all’interno accompagnati dalla Dott.ssa Josè Alecci, Delegata FAI, che ci illustra, esaurientemente, scopo ed uso dei locali; ci mostra i resti di anfore affiorati durante i lavori di restauro e lasciati nell’esatto luogo del loro rinvenimento, la loro fragile bellezza è quasi commovente.
Posiamo delicatamente, e con circospezione, le calzature sopra ad una pavimentazione in mosaico; è costituita da degli ovali realizzati con tessere in marmo bianco e nero, con del marmo bianco ”gettato” fra le tessere più scure a creare un effetto ottico, e cromatico, di sicuro effetto estetico.
Con La dott.ssa Daria Portale, volontaria e guida del FAI ci addentriamo negli altri spazi componenti la struttura. Ci viene spiegata l’evoluzione “Muraria” visibile, ed apprezzabile, dalla differenza dei materiali usati, scorgiamo quella che dovrebbe essere stato un ricovero per animali, probabilmente una stalla che si affacciava in un viottolo secondario; si ha quasi l’impressione di sentire i versi degli animali li custoditi.
Giungiamo infine in quello che, secondo me, è l’ambiente più suggestivo. Una sorta di cortile dove sono ancora visibili i resti degli oggetti di uso comune del tempo, compreso un meraviglioso frammento di affresco incausto.
Usciamo, quasi frastornati da tanta bellezza, anche se avremmo voluto rimanere li dentro a godere di tanta bellezza per un tempo infinito, ma, ovviamente questo non è possibile.
Quello che è possibile fare, però, è seguire le iniziative del FAI, della Delegazione Romana del FAI perché si ha l’opportunità di scoprire, con le loro iniziative di carattere divulgativo, che esistono luoghi, magari conosciuti esclusivamente in quanto osservati con uno sguardo obliquo mentre affaccendati vi passavamo di fronte, senza sapere che celano dei capiolavori.
L’iniziativa “Cosa FAI oggi” si prefigge proprio questo: delle aperture straordinarie che consentono a chiunque di godere dell’immenso patrimonio culturale lasciatoci, così generosamente, in eredità.
Michela Cossidente
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ABBADIA DI FIASTRA - Marche - HD
© CLAUDIO MORTINI™◊
Il centro abitato Abbadia di Fiastra lega il suo nome all'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra che è una delle abbazie cistercensi meglio conservate in Italia. Qui l'ideale benedettino di lavoro e preghiera, oltre a diventare concreto e visibile attraverso un linguaggio architettonico di rara bellezza, ha saputo segnare profondamente anche la storia del territorio circostante arricchendola di preziose ed interessanti testimonianze.
L'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra fu fondata nel 1142, quando Guarnerio II, duca di Spoleto e marchese della Marca di Ancona, donò un vasto territorio nei pressi del fiume Fiastra ai Monaci Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle di Milano. I religiosi arrivati da Milano iniziarono la costruzione del monastero utilizzando anche materiale proveniente dalle rovine della vicina città romana di Urbs Salvia, distrutta da Alarico tra il 408 e il 410 e poi abbandonata. Contemporaneamente fu avviata anche la bonifica dei terreni circostanti.
La Chiesa abbaziale è una monumentale costruzione regolata dalle severe forme cistercensi.
A fianco della chiesa è ancora oggi conservato il monastero, realizzato anch’esso secondo gli schemi cistercensi, con un bel chiostro ricostruito nel XV secolo.
L’Abbazia conobbe una rigogliosa floridezza per tre secoli e, grazie ai Monaci Cistercensi che osservavano la regola di San Benedetto Ora et labora, promosse lo sviluppo religioso, economico e sociale di tutta l’area. Nel 1422 venne saccheggiata da Braccio da Montone ed in seguito l’Abbazia fu affidata ad otto cardinali commendatari; nel 1581 passò alla Compagnia di Gesù ed infine nel 1773 l’intera proprietà fu ceduta alla nobile famiglia Bandini e quindi, per volontà dell’ultimo erede di questa, all’attuale Fondazione Giustiniani Bandini.
Su invito della Fondazione, nel marzo 1985 i Monaci Cistercensi, provenienti anche questa volta da Milano, sono ritornati a vivere nell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. La loro presenza ha ridato vita all'antico monastero portandolo ad essere di nuovo un punto di riferimento spirituale per tante persone.
F.A.C.E. Trip to Rome 2012 Trailer
[ITA] Roma, la Città Eterna, e capitale d'Italia, non ha certo bisogno di presentazioni. Dalle rovine dell'Impero Romano, alla moltitudine di meravigliose chiese barocche, passando tra bellissimi edifici medievali e rinascimentali. Tutta la storia di una civiltà conserva le sue testimonianze in una sola città, Roma appunto.
E' così che iniziammo, 4 anni fa, ad organizzare questa meravigliosa gita, dove in 3 intensissimi giorni vi daremo l'opportunità di godervi la città con un tour guidato con guida turi
stica professionale, e di vivere la Dolce Vita romana con aperitivi nei locali più esclusivi; e infine, ma non ultimo, DI SCATENARVI NELLE PIU' GRANDI FESTE ERASMUS DELLA CAPITALE, in collaborazione con le associazioni universitarie locali (nell'ultima gita abbiamo contato una media di 5.000 studenti a festa, di cui gran parte erasmus...).
IL PROGRAMMA:
VENERDI' 2 NOVEMBRE
- ore 6.00 PARTENZA dalla stazione Santa Maria Novella (in treno), MEETING POINT davanti al McDonald's DENTRO LA STAZIONE
- ore 11.00 CHECK-IN hotel Giorgina, in via Principe Amedeo n.69 (5min dalla Stazione Roma Termini)
- ore 12.00 VISITA GUIDATA (Basilica di San Lorenzo, Vittoriano o Altare della Patria, Piazza del Campidoglio*, Fori Imperiali*, Colosseo*, Arco di Costantino, Circo Massimo) PRANZO AL SACCO
- ore 19.00 APERITIVO in stile Dolce Vita
- ore 23.30 FESTA ERASMUS
SABATO 3 NOVEMBRE
- ore 10.00 meeting point (reception hotel Giorgina) e VISITA GUIDATA (Fontana di Trevi, Piazza Colonna, Pantheon, Piazza Navona, Piazza di Spagna, Piazza del Popolo, Pincio con terrazza panoramica e giardini Villa Borghese*, chiesa di Trinità dei Monti) PRANZO AL SACCO
- ore 19.00 APERITIVO in stile Dolce Vita
- ore 23.30 FESTA ERASMUS
DOMENICA 4 NOVEMBRE
- ore 10.00 meeting point (reception hotel Giorgina) e VISITA GUIDATA (Città del Vaticano*, Basilica e Piazza San Pietro, via della Riconciliazione e Castel Sant'Angelo*)
- ore 17.00 CHECK-OUT hotel Giorgina
- ore 18.20 RITORNO dalla Stazione Roma Termini (in treno), arrivo alla stazione Firenze S.M.N. previsto per le ore 21.02
LEGGERE ATTENTAMENTE:
*chi vuole entrare nel Colosseo, all'interno dei Fori Imperiali, nei Musei Capitolini, nel Museo di Villa Borghese, nei Musei Vaticani o nel Castel Sant'Angelo, può farlo liberamente e in modo indipendente dal gruppo, i biglietti per l'ingresso NON SONO INCLUSI per evidenti motivi di prezzo
PREZZO: 110,00€ comprendente treno A/R, 2 notti in hotel con colazione continentale inclusa, TV e Wi-Fi, tour guidato della città con guida turistica professionale... SOLO PER I POSSESSORI DELLA TESSERA SOCIO F.A.C.E. (pranzi al sacco, aperitivi e feste Erasmus non inclusi)
PRENOTAZIONI: prenotazione possibile SOLO CON TESSERA F.A.C.E., potete prenotare un posto SOLO pagando il relativo prezzo il MARTEDI' al nostro karaoke o il MERCOLEDI' al nostro aperitivo. Non aspettate a prenotare, ci sono SOLO 50 POSTI DISPONIBILI!!! Prenotazioni fino ad esaurimento posti...
Il F.A.C.E. Team organizzerà per voi stupendi aperitivi nel centro storico di Roma e incredibili feste Erasmus in collaborazione con le associazioni universitarie locali, sempre e comunque A PREZZI CONTENUTI (molto più bassi dei prezzi che potete trovare nel centro di Roma, che sono molto più alti anche rispetto ai prezzi già altissimi di Firenze). Vi daremo le info più dettagliate su aperitivi e feste nei prossimi giorni
IMPORTANTE: per motivi organizzativi, per partecipare agli aperitivi e alle feste dovete prenotarvi pagando i relativi importi ENTRO E NON OLTRE la fine del viaggio di andata IN TRENO
Voldemort: Origins of the Heir - An unofficial fanfilm (HD + Subtitles)
Enemies of the Heir...BEWARE!
- SUBTITLES AVAILABLE! Click on the gear icon and select your language! -
Share a picture of the moment when you watch the film with the hashtag #WatchingVoldemort on Instagram. We will post the 9 most popular moments on our page!
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CREW:
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Gianmaria Pezzato: Director, Screenplay, Editing, Visual Effects
Stefano Prestia: Executive Producer, Sound Editing, Foley, Sound FX, Practical FX, Props
Michele Purin: Cinematography, Camera Operator
Martina Segatta: Production Manager
Manuel Venturini: Set Assistant, Drone Operator
Silvia Dalpiaz: Scenography
Sonia Strusi: Makeup
Matt Steed: Score
Anna Visigalli - Corte11: Color Grading
CAST:
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Stefano Rossi: Tom Marvolo Riddle
Maddalena Orcali: Grisha McLaggen
Alessio Dalla Costa: General Makarov
Aurora Moroni: Grisha McLaggen Jr.
Andrea Baglio: WIglaf Sigurdsson Jr.
Andrea Bonfanti: Lazarus Smith
Gelsomina Bassetti: Hepzibah Smith
Andrea Deanesi: Wiglaf Sigurdsson
Davide Ellena: Lord Voldemort
Steven Tomasi: Veteran Soviet Auror
Pietro Michelini: Igor
SUPPORTERS:
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MARTINA FOLENA VERONICA ILARIA BERTOLDI SERGIO PIATTI PIETRO GATTESCHI GIUSEPPE RECHICHI SARITA EFY CRISTIAN ILSE TUOHIMAA TRENOMARCUS MARIA MELANIA MAXIMILIAN STEINKER TITUS LIENEN COURTNEY JONES MATTHEW WEBER LINDA SCHÜTZ LUKAS EMBERGER ALEXANDER DOMINIC WEHRMANN ALEXANDER KERNER GAUTHIER GUEHO-PORTAZ SANDRA PIENING JENNIFER LARSON ANABEL LEVA PATRICIA FREIS YOAV RHEIMS TOBIAS COURTNEY LONG KOHHEI BABA TAIKI OYAMA ANDRE LEISTEN LISA ALEZZ CARLA BOLAÑOS BLANCO MAXIMILIEN ALOMAR CLARISSA BELLUSCHI MARIJAN DIVKOVIC GAU FRÀNCESCA CAMILLE ARNAULT GLORIA ALEXELINE VICTORIA ANNA PISONI JULIA VOGT MARCO DELFINO NACHO ARRAUSI STEFFEN WEGERS MIRKO VIVIANO ALBERTO VIVENZI GIUSEPPE CORRENTI ALEXANDER PARIS TIMO PARIS GIAN NICOLA CIUDINO CHARLOTTE BEAUDET INES COSTA MARTIN RASK SOPHIE PRICE MIRIAM MANNOFF CECILIE SØRENSEN LUCA MANTIONE GEMMA LONGLEY VANESSA NORKUS LAURA DEFLORIAN JESSICA GAIA FANTINI DARIO BUCALO ERIKA HODÉE MICHAEL WÜRZ CHASTINY THOMAS SAKSHAUG LOVRO KVADRANTI MARK V NIELSEN BJØRG TAUSEN CHRISTA E.N KEVIN SALVESON BOBBY PARKER MADI REAN NICOLA THOMAS JEN RUDY TIMOTHY ADAMS DEGBEY RANDI LEE CANDICE WIZER BRIAN JIMENEZ CLARE WEISENFLUH SHININGDAWN MARTELO NERO LAURA MATHEWS BECKY STOLWORTHY PAOLA RAMPELOTTO AMY SARAVIA TOMMASO BONAZZA STEFANO CARIONI LUCA FAGLIANO SANTI DE SANTA CATALINA NATHAN DUBY HUGUET JOSÉ MARIO HANK MERLHE JUSTIN FARAR ELODIE MIYU BÉZIRDJIAN TONY LUI TYLER MOORE MARISA AVESANI LORENZO IMOSCOPI GIULIA RUSSO CODY WALTON LORIS MJLAVEN SERENA MARINA MARENCO GABRIELE GIANNINI CHRISTOPH PEINIGER ELISA SARAH POSPISCHIL BERND EISENBERG KAT JESSICA ERNST JANA VOLMER MOUTREUIL MARC KAPPELER GAEBURIDER LIUZZO DELPHINE LUKAS OHMS PHILONG TRAN LEPEME KEANA BECKER CORNELIA DIETL VENTURINI LORENZO IMPERITURA MATTEO CALANCHI MAGGIE SERINO ANDREA DE VITO NATASCIA YVETTE DIXON TOM DOYLE EDUARD ZOE LOCKWOOD MAYA NETZER FABIAN WITTWER JOHANNES LOHAUS ROSSELLA ANTINORI AURORA ANTINORI MIRAGE IV BARBARA ASARO ERACLIO ACOSTA JR LUCAS FAYTOCK MARYSIA KAY LENA HOFFMANN KRISTIN MARIE KEVIN CORMIER-RIBOUT GLORIA RIVA SIMON VOGEL KALEENA LY ILARY SCARPELLINI LUCA SANTANGELO FLORIAN VALENTINA DALPIAZ BASTIEN MARCEL PIERRE GWENN SOPHIE M CHRISTIANE PRÜSSNER JÉRÉMIE GOMEZ HANNAH MOODY MANUELA HILLMANN ALISA EHRLICHER ANOLDOR ALESSANDRO ARTONI DREW MONTGOMERY CYNTHIA LI-YAN ZHUANG LAURA HERNANDEZ CORONADO DAVID ALBAN ADAM BARTH ANTON HUGHES SERENA ZIGLIO GEORGE PALOMINO SUNNY NICOLA ALESSANDRO GIAMPIERO DALAI PAUL GALVAN LISA CASEROTTI LELLE SARA TROIANI ARIANNA STEPH SMITH ANDREA PIZZININI DANIEL MERCOVICH LAURA REIMANN DANIEL GOLDSHLACK ROBERTO AGOSTINI SUZANNE BOURGEOIS MARCO NICCOLÒ TONELLI PAOLA FEDERICA FALAGIARDA SEAN P. MCADAM MORDECHAI GOFMAN PAUL TOURON STEVEN STANTON MALTE T.BURCHARD PHILIPP HÄNEL MIO KUSCHICK MICHAELA MIELKE-FALK ALEX GOLDBERGER DANIEL JAN-FREDERIK KÖSTER FELIPE ABRAMOVICH BES DE BERC SÉBASTIEN MOSSOUX JENNY TRUONG DIRK OTTO KAT MORSE SYLLIAN TUNCAY GÜNGÖRMEZ MARTINA NONNI LUKAS WINSON DUONG ALESSANDRO MAZZULLO STEPHEN LORNIE ALEXANDER MENNE KENNETH MILMAN GRIGO77 WILLIAM FERNANDEZ JR ISABELLE CARUSO WENDY CHUBA MAX REARDON LOLA M. CHAVEZ KHANADA TAYLOR JOSH YORK HEATHER PARRA NANCIE BAKER SARA BEN MICHAEL D. JEUDE MARCO KRELLER ISABELLE NALBACH OLIVER KORTH MARIANYA BRIAN GOOTEE JASMIN ENKE AMY LAMBERT JÖRG HEUMANN MOLLY TOBIAS COLLEEN MAISCH PIETRO AUREO RALF STEINBERG HAZEL MIURA YASHA AKUME ROBERT L.VAUGHN NOTESCODER GIACOMO ANDREA DEANESI PASCAL GIANMARIO RIVA BRIDGETTE ELLIOTT CHRISTIAN BATTANI ROMINA MISCIOSCIA DESLEA SELMES EY AMANDA LINEHAN ROBERT OZARK FREDERIK MLAKER WARREN ROGERS PATRICK BOUSCHE GABRIELE SANDONI RALPH GONIEA ROBERTO PANZA PAOLAL ALESSANDRA
AVELLINO ( Irpinia - Italy ) - IL DUOMO CON CRIPTA - Tour Completo - THE CATHEDRAL WITH THE CRYPT -
Il Duomo di Santa Maria Assunta e di San Modestino è la cattedrale della diocesi di Avellino.La cattedrale fu costruita a metà del XII secolo, tra il 1132 ed il 1166 dal vescovo Roberto, che la dedicò a San Modestino, in stile romanico. Mantenne il suo aspetto originario fin verso la fine del Seicento, quando s'iniziarono alcune trasformazioni e restauri che, proseguendo nel Settecento, trasformarono l'antico impianto romanico in forme barocche. Il vescovo Francesco Gallo (1855-1896), che mise in opera un totale rifacimento della cattedrale trasformandola in stile neoclassico: il rifacimento della facciata fu affidato all'architetto Pasquale Cardola e fu compiuto tra il 1857 e il 1868; la trasformazione dell'interno invece fu opera dell'architetto Vincenzo Varriale, che vi lavorò dal 1880 al 1889. Il nuovo edificio dovette subire i bombardamenti della seconda guerra mondiale e il terremoto del novembre 1980: in entrambi i casi furono necessari importanti interventi di consolidamento e di adeguamento alle norme sismiche.La facciata neoclassica in marmo bianco e grigio è divisa in due ordini da un cornicione. Nell'ordine inferiore, suddiviso in cinque fasce da quattro colonne, sono inseriti i tre portali d'entrata: due lapidi, rifacimenti di quelle antiche, ricordano le vicissitudini del portale centrale, costruito dal vescovo Roberto nel 1133 ed ampliato dal vescovo Guglielmo nel 1167. Oggi nelle porte bronzee sono scolpiti momenti della storia religiosa e civile di Avellino. Nella lunetta sovrastante la porta centrale è un bassorilievo raffigurante l'Ultima cena. A fianco del portale principale, in due nicchie sono collocate le statue di san Modestino, patrono della città, e di san Guglielmo, fondatore del monastero di Montevergine e patrono dell'Irpinia. Una terza lapide ricorda l'edificazione della nuova facciata nell'Ottocento.La scala di accesso alla cattedrale (in stile barocco) e la sistemazione della piazza antistante sono opera del vescovo Martinez della fine del Settecento.Sul lato destro della chiesa è il campanile, eseguito in epoche diverse. La parte inferiore, la più antica, è costituita da pietre e marmi di edifici romani del I secolo.L'interno della cattedrale è a pianta a croce latina a tre navate suddivise da pilastri; il transetto immette nella profonda zona presbiteriale.Sono nove le cappelle o altari laterali presenti nelle due navate laterali: nella navata di destra ci sono gli altari dedicati a san Gerardo Maiella, all'Adorazione dei Magi, a sant'Antonio di Padova e alla Crocifissione. Nella navata di sinistra vi sono due cappelle iniziali, di cui la prima dedicata alla vergine dei Sette Dolori, e la seconda ha servito per lungo tempo come battistero; seguono gli altari dedicati alla Madonna Assunta e alla Madonna del Rosario; infine è un altare un tempo dedicato a sant'Alfonso Maria de' Liguori, dove si ritiene che il santo abbia celebrato la Messa.Interno della cattedrale di Avellino, visto dall'abside.Il soffitto a cassettoni della navata centrale, che copre l'antico soffitto a capriate, è stato realizzato nel Settecento; al centro è la grande tela di Angelo Michele Ricciardi che raffigura Maria assunta in cielo (1702-1705). .Nelle dieci piccole cupole che danno luce alle navate laterali sono stati dipinti episodi evangelici della vita di Maria, opera di Achille Iovine ma rifatti, a causa dell'umidità, da Ovidio De Martino. Dello stesso Iovine sono le 20 figure di profeti o di personaggi biblici dipinti negli archi che separano le navate, e le figure degli apostoli Pietro e Paolo nell'arco che immette nel transetto.Nella fascia che corre lungo il cornicione è stata inserita, in latino, una lunga frase di papa Paolo VI tratta del discorso di chiusura della terza sessione del concilio Vaticano II.Alcuni gradini danno accesso dalle navate al transetto al cui centro è oggi collocato il nuovo altare, l'ambone e il fonte battesimale.Nelle pareti al di sotto del cornicione sono collocate due tele di Achille Iovine raffiguranti la Sacra Famiglia a sinistra e san Lorenzo martire a destra; inoltre in quattro nicchie vi sono le statue in gesso dei quattro evangelisti. Al di sopra del cornicione invece hanno posto cinque tele di Angelo Michele Ricciardi raffiguranti cinque santi: Francesco Saverio, Carlo Borromeo, Andrea Avellino, Modestino di Antiochia e Gaetano di Thiene.Dal transetto si accede poi a due cappelle poste lateralmente al presbiterio. A sinistra è la cappella di san Modestino, o anche cappella del tesoro di San Modestino, perché conserva, in preziose teche, le reliquie dei santi patroni a cui la diocesi avellinese è devota, ed il busto argenteo di San Modestino.Questa è la cappella più importante del Duomo.Cappella di San Modestino, patrono di Avellino
Ho creato questo video con l'Editor video di YouTube (
Castello di Marmilla Las Plassas 4K Sardegna SU
Il castello di Las Plassas o di Marmilla è un edificio fortificato militare di età giudicale (X-XV secolo). Il suo stato di conservazione è basso, ma riveste un'importante rilevanza storica in quanto era una delle roccaforti di controllo del confine del Regno di Arborea. Sorge nel comune di Las Plassas, poco distante dal centro abitato. La collina conica su cui poggia, a forma di mammella, ha dato il nome Marmilla prima alla circoscrizione amministrativa arborense, poi al territorio circostante e infine alla subregione geografica.
Costruito prima del 1172 (anno a cui risale il primo documento diretto in cui viene citato) il castello di Marmilla a Las Plassas apparteneva al Regno di Arborea, per il quale svolgeva l'importante funzione di roccaforte di confine[3]. Proprio nel 1172 venne ceduto in pegno alla repubblica di Genova.
Dettaglio all'interno delle mura del castello di Las Plassas
Venne più volte ristrutturato e l'intervento più significativo risale all'epoca del re Mariano II di Arborea, alla fine del Duecento. Durante tutta la guerra tra il Regno di Arborea, a cui apparteneva, e il Regno di Sardegna della Corona d'Aragona, assunse un ruolo strategico di primaria importanza. A seguito della battaglia di Sanluri nel 1409, entrò a far parte definitivamente nei domini aragonesi del Regno di Sardegna. Mantenne la sua funzionalità ancora per poco più di un secolo fino a venire definitivamente abbandonato.
Oggi è allo stato di rudere, ma è stato recentemente oggetto un consistente consolidamento (nel 2000) e di alcune campagne di scavo (per la Soprintendenza archeologica delle provincie di Cagliari e Oristano) durante le quali sono stati portati alla luce degli straordinari reperti materiali e parti dell'arredo architettonico. I reperti sono esposti nelle sale del museo comunale multimediale denominato MudA. I ruderi del maniero sono attualmente visitabili con l'ausilio di una audioguida partendo dal museo MudA
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Cilentano.it vi porta al Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia
Andiamo a Monteverde per il Grande Spettacolo dell'acqua e scopriamo che ad Aquilonia (a pochi chilometri) c'e' il piu' grande museo etnografico d'Italia. Il Museo è stato ideato e progettato dal prof. Beniamino Tartaglia e, infine, realizzato con il contributo economico dell'Amministrazione Comunale, della Provincia e della Regione e con la collaborazione costante di un apposito Comitato, della quasi totalità della popolazione residente e degli emigrati: tutti hanno donato oggetti, fornito prestazioni volontarie e fatto offerte in denaro, per i lavori di ristrutturazione e di adeguamento a fini museali di un ex Asilo-nido mai utilizzato per i fini per cui era stato costruito negli anni 70/80. L'ingresso e la visita al Museo non prevedono pagamento di biglietto, e tutto il personale è volontario. È possibile per i visitatori lasciare un'offerta, grazie alla quale si contribuisce al sostegno del Museo.