Places to see in ( Nardo - Italy )
Places to see in ( Nardo - Italy )
Nardò is a town and comune in the southern Italian region of Apulia, in the province of Lecce. In 2014, it had a population of 20,766. Traces of human presence in the area dates from Palaeolithic times. The settlement was founded by the Messapi around the year 1000 BC. The Romans conquered it in 269 BC and built the Via Traiana through it. After the fall of the Western Empire it was under the Byzantines and the Lombards. In 1055 the Normans captured Nardò. Their heirs were ousted by the Angevines in 1266. In 1497 the Aragonese gave it to Andrea Matteo Acquaviva, whose son Belisario was the first Duke of Nardò, and promoted the Renaissance in the city. In 1647 the city rebelled against the Spanish domination, but the viceroyal troops suppressed the riot with heavy terms.
Part of Salento, Nardò is located in the north-western area of the province, by the Ionian Sea. The municipality borders with Avetrana (TA), Copertino, Galatina, Galatone, Leverano, Porto Cesareo, Salice Salentino and Veglie. The town counts 11 hamlets(frazioni): Boncore, Cenate, Pagani, Palude del Capitano, Porto Selvaggio, Roccacannuccia, Santa Caterina, Sant'Isidoro, Santa Maria al Bagno, Torre Inserraglio, Torre Uluzzo and Villaggio Resta.
Alot to see in Nardo such as :
The Piazza Salandra is the center of the town.
Nardò Cathedral, built around 1000 AD. It has an 18th-century façade, but the interior has maintained the Romanesque-Gothic original appearance.
Church of San Domenico (16th-18th centuries). It has a highly decorated façade with Baroque caryatids, columns and vegetable figures.
Chiesa del Carmine, with a fine Renaissance portal.
Church of San Cosimo (1618)
Temple of the Osanna (1603)
Nardò Ring in Nardò is used as a test track for driving at high speeds.
( Nardo - Italy ) is well know as a tourist destination because of the variety of places you can enjoy while you are visiting Nardo . Through a series of videos we will try to show you recommended places to visit in Nardo - Italy
Join us for more :
PLATANIA CZ, dal DRONE: BELLEZZE di CALABRIA
SACILO e VOLI DRONATICI, si spostano in collina per sorvolare delicatamente, lo splendido agglomerato urbano di PLATANIA.
Luogo incontaminato, che gode di uno splendido panorama che si affaccia sulla Piana di Sant'Eufemia ed il Golfo di Lamezia.
Distante davvero pochi minuti da Lamezia Terme, a due passi dal Monte Reventino e dal Passo Acquavona, Platania si presta alla vita ed ai ritmi tranquilli ben lontani da quelli delle metropoli urbane.
Qui di seguito, la descrizione tratta da Wikipedia.
Platania (Petranìa in dialetto calabrese) è un comune italiano di 2.172 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria.
Territorio
Platania sorge sull'estremo lembo di uno dei contrafforti del monte Reventino del massiccio silano, che, aprendosi a ventaglio, degradano dolcemente verso la pianura lametina ed il golfo di Sant'Eufemia. Il borgo della provincia catanzarese, affacciato sulla piana di Lamezia Terme, si è sviluppato sulle pendici meridionali del monte Reventino a 750 metri di altezza s.l.m. Il suo territorio (26 km²) confina con i comuni di Decollatura, Conflenti, Lamezia Terme, Serrastretta. Dista 50 km da Catanzaro.
Orografia
Monte Reventino m 1.417; Monte Faggio m 1.316; Monte Castelluzzo m 1.201.
Idrografia
Torrente Piazza (Granci); Torrente Occhiolungo; Torrente Canne.
Tradizioni e folklore
Novena di San Michele Arcangelo – dal 19 al 28 settembre Oltre alle abituali veglie di preghiera che si protraggono dal 19 al 28 settembre all'interno della chiesa madre, parallelamente si svolgono altre veglie nei diversi nuclei abitati, che si trovano nel territorio comunale, allorché la statua del Santo è portata in processione. La sera del 27 il simulacro rientra in paese accompagnato da una fiaccolata che anima il corso principale. Novena di Natale - dal 16 al 25 dicembre Lungo le vie del paese, alle prime luci dell'alba, è consuetudine suonare melodie natalizie per annunciare l'imminente nascita di Gesù Bambino. La Focara - 24 dicembre La notte della vigilia di Natale si accende un falò (focara) davanti la chiesa madre per aspettare la nascita del Redentore. La Strina - dal 24 dicembre al 6 gennaio È un tradizionale motivo musicale che, di casa in casa, viene cantato da gruppetti di amici durante le ore della notte. Le famiglie offrono agli inattesi ospiti ogni tipo di leccornia.
Per approfondimenti:
sud tra i posti più belli del mondo
Pensare a piedi
Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardarne soltanto la copertina.
Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l’anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è darei nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. È suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo
Andare lenti è fermarsi su lungomare, su una spiaggia, su una scogliera inquinata, su una collina bruciata dall’estate, andare lenti è conoscere le differenze della propria forma di vita, i nomi degli amici, i colori e le piogge, i giochi e le veglie, le confidenze e le maldicenze. Andare lenti sono le stazioni intermedie, i capistazione, i bagagli antichi e i gabinetti, la ghiaia e i piccoli giardini, i passaggi a livello con gente che aspetta, un vecchio carro con un giovane cavallo, una scarsità che non si vergogna, una fontana pubblica, una persiana con occhi nascosti all’ombra. Andare lenti è rispettare il tempo, abitarlo con poche cose di grande valore, con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore e pronti ad esplodere oppure puntati sul cielo perché stretti da mille interdetti.
Andare lenti è ruminare, imitare lo sguardo infinito dei buoi, l’attesa paziente dei cani, sapersi riempire la giornata con un tramonto, pane e olio. Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni, con grandi racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti per attori mediocri, vuol dire una corriera stroncata da una salita, il desiderio attraverso gli sguardi, poche parole capaci di vivere nel deserto, la scomparsa della folla variopinta delle merci e il tornar grandi delle cose necessarie. Andare lenti è essere provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro alla meschinità e ai sogni, fuori della scena principale e più vicini a tutti i segreti.
Andare lenti è il filosofare di tutti, vivere ad un’altra velocità, più vicini agli inizi e alle fini, laddove si fa l’esperienza grande del mondo, appena entrati in esso o vicini al congedo.
Andare lenti significa poter scendere senza farsi male, non annegarsi nelle emozioni industriali, ma essere fedeli a tutti i sensi, assaggiare con il corpo la terra che attraversiamo. Andare lenti vuol dire ringraziare il mondo, farsene riempire. C’è più vita in dieci chilometri lenti e a piedi che in una rotta transoceanica che ti affoga nella tua solitudine progettante, un’ingordigia che non sa digerire. Si ospitano più altri quando si guarda un cane, un’uscita da scuola, un affacciarsi al balcone, quando in una sosta buia si osserva un giocare a carte, che in un volare, un faxare, in un internettare. Questo pensiero lento è l’unico pensiero, l’altro è il pensiero che serve a far funzionare la macchina, che ne aumenta la velocità, che si illude di poterlo fare all’infinito. Il pensiero lento offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la macchina inizierà a tremare sempre di più e nessun sapere riuscirà a soffocare il tremito. Il pensiero lento è la più antica costruzione antisismica.
Bisogna sin da adesso camminare, pensare a piedi, guardare lentamente le case, scoprire quando il loro ammucchiarsi diventa volgare, desiderare che dietro di esse torni a vedersi il mare. Bisogna pensare la Misura che non è pensabile senza l’andare a piedi, senza fermarsi a guardare gli escrementi degli altri uomini in fuga su macchine veloci. Nessuna saggezza può venire dalla rimozione dei rifiuti. È da questi, dal loro accumulo, dalla merda industriale del mondo che bisogna ripartire se si vuole pensare al futuro. I veloci, i progettanti, i convegnisti, i giornalisti consumano voracemente il mondo e pensano di migliorarlo. La lentezza sa amare la velocità, sa apprezzarne la trasgressione, desidera anche se teme (quanta complessità apre questa contraddizione!) la profanazione contenuta nella velocità, ma la profanazione di massa non ha nulla della sacertà che pure si annida nel sacrilegio, è l’empietà senza valore, un diritto universale all’oltraggio. Nessuna esperienza è più stolida della velocità di massa, della profanazione che non si sa.
(Franco Cassano –Il pensiero meridiano- Laterza 1996)