All'Acetaia Boni Romano per l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena
Quando siamo andati a trovare il nostro amico Romano Boni, proprietario di un'Acetaia unica al Mondo e nel suo genere! L' Acetaia Boni sorge, insieme alla sua ormai secolare tradizione, nelle prime colline modenesi a Solignano di Castelvetro. Le varietà di aceti, diversi per età e aromi sono innumerevoli. Infatti oltre ad aceti invecchiati in botti costruite di legni comunemente utilizzati, l'Acetaia Boni dà la possibilità di assaporare preziossimi prodotti invecchiati in speciali legni di piante locali molte delle quali ormai rarissime. Per chi non conosce il prodotto... da provare ASSOLUTAMENTE!
Azienda Agricola Romano Boni
SEDE AZIENDALE:
Via Del Cristo, 8 · 41014 Solignano di Castelvetro (Mo)
Tel. 059 797560
Fax 059 9789664
Cell. 340 1552317
info@acetaiaboni.it
L'Acetaia e la mostra permanente - la figura della rezdora
Continuiamo la visita all'Acetaia Boni di Solignano di Castelvetro di Modena facendoci raccontare da Romano la figura femminile della rezdora, la donna che, con sagacia ed energia, teneva le redini della casa, cucinava, puliva, riordinava e, nella fattispecie, governava e custodiva l'aceto balsamico tradizionale durante le fasi della sua produzione. L'occasione è ghiotta per vedere strumenti e utensili che una volta venivano utilizzati dalla rezdora e non solo come i fusi per cucire, le padelle, la borsa per catturare le rane e lo stampo per le tagelle che vengono ancora oggi utilizzate per cuocere le crescentine, una sorta di focaccina rotonda che viene accompagnata da salumi, lardo e formaggio. Proprio su questo argomento la battuta ricorrente dei ristoratori modenesi quando gli si chiede di mangiare delle tagelle, termine entrato in uso comune per indicare le crescentine: Ma avete dei denti buoni?.
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Castelvetro di Modena (Drone 4K)
Castelvetro di Modena (Castelvêder in dialetto modenese) è un comune italiano di 11 294 abitanti della provincia di Modena, in Emilia-Romagna, situato a sud del capoluogo di regione Bologna, che si trova a circa 40 km più a est. Fa parte, assieme ad altri 7 comuni, dell'Unione di comuni Terre di castelli.
Queste solo le riprese fatte col drone sul paese e sulle colline circostanti durante il periodo autunnale.
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#mavicair #autumncolors #lucat #castelvetro
Ringrazio;
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Per avermi aiutato con la creazione del logo, e infine anche Giorgio per i svariati consigli:
L'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena
Alla scoperta dei segreti dell'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena: Eats&Travels ha visitato l'Azienda Agricola Boni.
L'Acetaia Boni si dedica alla creazione ed alla maturazione dei prodotti più unici e tipici delle colline modenesi come l'Aceto balsamico Tradizionale di Modena seguendo la tradizione e passando di generazione in generazione le batterie di aceto che ancora oggi sono il vanto e l'orgoglio dei modenesi, tanto che Romano Boni ci dice più volte, durante l'intervista, di sentirsi una persona fortunata per avere avuto in dote, come si usa dire qui a Modena, le batterie di aceto avviate dal padre e dal nonno ancora prima.
Eh sì, perchè la produzione dell'aceto, quello vero, il Tradizionale di Modena, ha una lunga preparazione e può essere commercializzato, dopo l'approvazione del Consorzio, e dopo ben 12 o 25 anni di invecchiamento in batteria.
Sulla tavola è usato come condimento o guarnizione ma l'aceto balsamico, in origine aceto naturale, aveva e ha tutt'ora ottime proprietà balsamiche e terapeutiche.
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Cantina Settecani - Castelvetro di Modena
Dal 1923 produciamo buon vino, naturalmente frizzante, che narra, con franchezza contadina, la storia di un territorio: l’antico borgo di Castelvetro e i suoi dintorni.
Castelvetro di Modena, la terra del Lambrusco
Villa d'Oro - Castelvetro 0 - 3 sabato 19.12.15 (2001)
TORNEO VIGNUDINI 2015
Villa D'Oro - Castelvetro 0 - 3
sabato 19 dicembre 2015
Giovanissimi 2001
44' Gabriele Trotta
61' Dennys Nave
62' Marco Boni
Alla Scoperta delle Colline Modenesi
Puntata speciale di 100 minuti in cui Michela ci porta in giro per le colline modenesi a scoprire cultura, sapori, tradizioni e luoghi.
Si parte da Castelvetro di Modena con un veloce tour del borgo, a Villabianca incontreremo Guido, una istituzione del posto e Paolo Galli, autore di un libro proprio su Villabianca. Ci spostiamo nel ristorante di Daniele Cicirelli per assaporare piatti della tradizione e assaggiare le famose crescentine (e non tigelle), dopo pranzo due chiacchiere con Gino Quartieri, fiduciario della condotta Slowfood di Vignola e Valle del Panaro. Parlando con lui comprendiamo l'importanza di mantenere vive le nostre tradizioni e conservare i sapori di ogni regione.
Proseguiamo il nostro percorso nel modenese visitando due acetaie, l'Acetaia Sereni a Vallebianca e l'Acetaia Boni a Solignano di Castelvetro, in mezzo incontriamo l'assessore al turismo Katherine Ciardullo che ci parla della sua Vignola. Concludiamo il tour visitando il Caseificio Rosola, dove si produce ancora il parmigiano di vacca bianca, esemplare ormai rarissimo ma dal quale si produce un formaggio dalle qualità eccezionali.
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Come si fa l'aceto balsamico tradizionale - How to make balsamic vinegar
Ecco come si fa l'aceto balsamico tradizionale di modena: Romano Boni descrive il processo di produzione originale dell'oro nero, tramandato nella sua famiglia da generazioni
Learn how the traditional balsamimc vinegar of Modena is produced: Romano Boni describes the original process passed down in his family since his grand-grandfather
IL BORGO DI FIUMALBO 2003
Fiumalbo è un comune italiano di 1 288 abitanti della provincia di Modena, in Emilia-Romagna, situato a sud del capoluogo, ed è inserito tra i Borghi più belli d'Italia. Wikipedia
Emilia Romagna- Bobbio e il ponte gobbo (Canon HD)
Il Ponte Gobbo (detto anche Ponte Vecchio o ponte del Diavolo) è un antico ponte di profilo irregolare, che attraversa il fiumeTrebbia a Bobbio in provincia di Piacenza.
Il Ponte Vecchio di Bobbio, lungo 273 metri, è stato denominato Ponte Gobbo per il particolare profilo irregolare con 11 archi diseguali tra loro e posti a diverse altezze.
Vi sono tre coppie di edicole o crocini, sopra le campate maggiori. Nelle due sopra l'arco maggiore (detto della Spessa) sono presenti due statue, che raffigurano san Colombano e la Madonna dell'Aiuto.
L'epoca di costruzione del Ponte Vecchio, detto gobbo per l'irregolarità e la gibbosità dei suoi archi, non è databile, ma è di età romana e si può ipotizzare che sorse dopo la conquista romana dell'allora borgo ligure-celtico; subì numerosi rifacimenti nelle epoche successive.
Si sono ritrovate tracce di un ponte più antico sottostante che può ritenersi alto medioevale, precedente l'arrivo di san Colombano. La costruzione sovrastante risale al VII secolo ad opera dei monaci dell'abbazia di San Colombano. Negli Archivi storici bobiensi si trova un documento datato 6 aprile 1196 che testimonia la manutenzione del ponte.
Per l'insediamento di Bobbio era di vitale importanza avere un collegamento sicuro con le diverse attività sulla sponda destra del Trebbia: le saline termali, le terme di epoca romana e longobarda, la fornace del rio Gambado e la strada di collegamento con il Genovese e laLunigiana (dove il monastero bobbiese aveva numerosi possedimenti). A causa del carattere torrentizio, la Trebbia ha piene improvvise e devastanti con frequente spostamento del letto in ghiaia, cosa che rende problematico il guado soprattutto nei mesi invernali.
Fino al XVI secolo il ponte era composto di pochi archi, un grande arco alla sponda destra della Trebbia con tre archi più piccoli. Le piene del fiume nel corso degli anni hanno inferto parecchie ferite al ponte in pietra, che venne sempre pazientemente ricostruito anche con modifiche sostanziali per migliorarne la sicurezza e la robustezza.
Verso il 1590 si cominciò ad allungarlo verso la sponda sinistra, su disegno del maestro Magnano da Parma, nel corso del XVII secolo il ponte arrivò ad avere undici arcate.
Per secoli il ponte fu meta di pellegrini e processioni religiose con benedizioni con la costruzione vicino agli argini di croci ed immagini votive (oggi alcune di esse sono ancora visibili).
Secondo una antica tradizione, il maligno contattò san Colombano, promettendogli di costruire il ponte in una notte, in cambio della prima anima mortale che lo avrebbe attraversato. Il santo accettò. Nella notte, il diavolo convocò vari diavoletti che lo aiutarono nell'opera muratoria, reggendo le volte del ponte. I demoni erano di statura diversa e così le varie arcate del ponte uscirono di dimensioni variabili. Al mattino, il diavolo si appostò all'estremità del ponte, per esigere il suo compenso. San Colombano gli mandò un cagnetto. Il diavolo, turlupinato, se ne tornò all'inferno, non prima di avere sferrato un calcio al suo manufatto, che da allora è anche sghembo.
Torneo Vallerini Winter Cup - Virtus Castelfranco-Villa d’Oro
gruppo benedello a pavullo
al carnevale di pavullo 2017 si è esibito il gruppo folcloristico di benedello modena
iFilmati: CARPI (Emilia)
Uno splendida cittadina emiliana, Carpi.
Visita il nostro sito: ifilmati.com, che contiene 1.000 pagine, 15.000 foto e oltre 1.200 filmati.
Regia: Gigi Oliviero
Produzione: Luma Film
Durata: 1'10
Reggio Emilia, con Hortus i Chiostri di San Pietro diventano un giardino
REGGIO EMILIA. Tre giorni per avvicinarsi alla cultura del giardino, conoscere l'arte del paesaggio, acquistare piante rare, o semplicemente assistere a incontri e seminari formativi sul tema. I Chiostri di San Pietro ospitano Hortus, i giorni nel giardino, un'iniziativa ideata dal paesaggista Giuseppe Baldi in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia.Video di Enrico Rossi
Una visita a... Fontanellato e Soragna
Fotografie: aprile 2015
Picchio Rosso Remember 2018 Formigine | Io c'ero e tu?
Per rivivere i momenti più belli dell'evento, questo è il video che fa per voi. Prendetelo come un'esperienza indimenticabile tra passato e presente. Il Picchio Remember è ormai un successo assicurato! Gran bella festa ragazzi!
mi trovate anche su #gianlucalul
Una produzione #AstriddigitalMedia
#picchiorossoremember
Musica Vlog:
Black Market Audio - 300 all'ora
Ikson - Stardust
Dj H feat. Stefy - Think About
Jamie Principle - Date With The Rain
Aimless - Endless Love
Piacenza (Emilia Romagna) centro storico: Piazza Cavalli e il Gotico - videomix
Il palazzo GOTICO venne edificato a partire dal 1281 per volere di Alberto Scoto, reggente ghibellino della città su un'area dove prima sorgevano il convento di San Bartolomeo e la chiesa di Santa Maria de Bigulis. I lavori furono condotti da quattro architetti piacentini Pietro da Cagnano, Negro de Negri, Gherardo Campanaro e Pietro da Borghetto
Secondo un progetto iniziale, avrebbe dovuto essere a pianta quadrangolare, ma l'opera rimase incompiuta per lo scoppio di una grave pestilenza. A causa della depressione economica scaturita dall'evento il progetto fu interrotto e venne realizzato solo il lato nord. Ne risulta comunque un grande esempio di architettura civile dell'epoca; ricalca lo stile lombardo ogivale[3].
Si erge su un grandioso portico terreno ad archi acuti (di cui cinque sulla facciata e tre su ciascuno dei due lati) rivestito in pietra bianca e marmo rosso di Verona che crea un forte contrasto col livello superiore, in cotto[3]. Il primo piano è caratterizzato da una fuga di grandi finestroni con archi a tutto sesto che, come delle grandi cornici, iscrivono ora trifore e ora quadrifore, dalle fini decorazioni geometriche in cotto[3].
Nel lato sinistro i finestroni sono sormontati da un prezioso rosone marmoreo, in quello destro da unapolifora marmorea. Al di sopra corre per tutte le facciate una cornice ad archetti ogivali atta a sorreggere la grande merlatura a coda di rondine, simbolo dei ghibellini, e snelle torrette, di cui quella centrale, sulla fronte principale, racchiude il campanone[1]. Tra la quarta e la quinta finestra si trova, all'interno di una nicchia, una copia di una statua raffigurante la Madonna con il bambino, l'originale è conservata ai Musei Civici di Piacenza, proveniente dalla preesistente chiesa.
Il lato posteriore, chiuso come in un cortile da aggiunte posteriori, ricalca, in maniera più sobria, lo stile della facciata principale. L'interno è tutto occupato dal grandioso salone architravato, abbellito da raffigurazioni pittoriche, originariamente utilizzato per le riunioni dell'Anzianato, nel 1644 vi fu allestito un teatro in legno su progetto di Cristoforo Rangoni. Il salone è sede di eventi culturali, mostre ed incontri istituzionali.
Tra i secoli XVI e XVII subì diverse modifiche, tra le quali un balcone aggiunto sul lato che dà su Piazza Cavalli. Queste modifiche furono poi eliminati in restauri avvenuti tra la fine dell'Ottocento e i primi del novecento.
Vacche da latte (frisona) | Primi nelle classifiche APA | I risultati dell'allevamento Palazzina
UN LAVORO CHE RICHIEDE ECCELLENZA, SEMPRE
- I risultati straordinari dell'Azienda Palazzina di Vittorio Bertoni a Pontevico (BS), storico allevamento di vacche da latte di razza frisona, inserito nella filiera del Grana Padano: primi nelle classifiche APA per produttività e sul podio anche per le proteine
- L’importanza del bilanciamento tra foraggio e nucleo, all'insegna del benessere animale, con il supporto degli alimentaristi del Consorzio Agrario del Nordest, Divisione Zootecnica Calv Alimenta
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L'allevamento Palazzina di Pontevico (Brescia) - con la sapiente guida del titolare Vittorio Bertoni - si è distinta grazie all'eccellente gestione generale della stalla, fortemente orientata verso i risultati produttivi e verso il miglioramento costante del livello di benessere animale, dimostrando coi fatti il nesso inscindibile tra questi due fattori.
L’azienda è risultata prima nelle classifiche APA 2017 (per la provincia di Brescia) come produzione con 135,93 q.li latte ed è sul podio anche per le proteine (434 kg). Un'azienda in grado di produrre tanto latte e che vanta importanti risultati anche in termine di genetica, longevità e salute.
La stalla vanta un raffinato sistema di ventilazione, caratterizzato in particolare dai vertigo nella corsia centrale. Oltre a questo, spazzole e doccette, tenute sempre in perfetta efficienza, garantiscono all'animale un livello di comfort distintivo.
La produzione è cresciuta costantemente: da 89 q.li nel 2004 a 136 q.li nel 2018, con una media di 315 giorni di mungitura. Il tasso di concepimento ha raggiunto il 40,1% con PR pari al 27%. La fertilità sfiora il 60%. Questi numeri sono stati resi possibili dalla grande professionalità dell’allevatore e dalla stretta collaborazione con gli alimentaristi della divisione zootecnica del Consorzio Agrario del Nordest.
Gli asset principali della gestione manageriale sono tre:
1) Grande attenzione alla curva di crescita delle manze: l’azienda porta sempre gli animali al primo parto con una taglia e un peso armonici, in modo da garantire un elevato livello di produttività, con una grande longevità e un ottimo stato di salute; preparare una manza con una buona curva di crescita vuol dire avere in prima lattazione dai 7 ai 10 q.li di latte in più.
2) Eccellenti politiche foraggere e pianificazione accurata dell’epoca di raccolta: in base alle caratteristiche dei foraggi, il Consorzio Agrario del Nordest e la Divisione Zootecnica Calv Alimenta predispongono una razione personalizzata, per sostenere l’elevata produttività della mandria; il focus è mantenere la massima efficienza produttiva e riproduttiva.
3) Una razione scientifica, basata su numeri, dati, previsioni accurate: sulla base della qualità del foraggio, gli alimentaristi del Consorzio Agrario del Nordest stimano la produzione microbica attesa e quantificano la proteina metabolizzabile; con questi numeri di riferimento, sviluppano un nucleo, un mangime complementare, altamente efficace e bilanciato.
Come dice l’adagio latino: non esiste un vento favorevole per un marinaio che non sa dove andare. Il titolare Vittorio Bertoni dell’Azienda Palazzina ha dimostrato di sapere esattamente quali sono gli obiettivi gestionali di una stalla di successo e di saperli perseguire con grande concretezza manageriale. Da una parte attenzione costante e focalizzazione imprenditoriale, dall'altra la stretta collaborazione tra allevatore e nutrizionisti.
Il mestiere dell’allevatore è basato su un impegno continuo h24, tutti i giorni; uno sforzo fisico, ma soprattutto mentale. La presenza e l’attenzione quotidiana dell'allevatore sono fondamentali; questo lavoro richiede l’eccellenza, sempre.
SCOPRI DI PIU':
Fossil in Te
Giornale di Reggio
Intervista Claudio Testoni (Vignolese)
A cura di Amedeo Faino.MOV