Cocullo, L'Aquila, Abruzzo, Italy
Cocullo è un comune italiano di 246 abitanti della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Fa parte della Comunità montana Peligna.
Centro agricolo dell'alta valle del Sagittario, situato su un colle, estrema propaggine meridionale del monte Catini (1.319 m).
Alla fitta rete di canali che irrigavano la pianura della Mesopotamia, attraversata dai fiumi Tigri ed Eufrate, soprintendeva un ispettore chiamato, in accadico, gugallu. Cocullo, su di un colle, sentinella al canale Flaturno che scende al fiume Sagittario, al pari di Cucullo, oppido marso a Colle Lanciano, sotto la fonte della Cuna, in alto al paese di San Pelino di Avezzano, vuol essere quindi: guardiano del canale.
Un'altra ipotesi sulla etimologia di Cocullo è quella di farlo risalire all'abitato di età romana “Koukolon” citato anche da Strabone.
ra le principali opere del centro storico di Cocullo vi è la torre medievale in muratura, costruita con blocchi di pietra di base quadrata. Questa torre è stata adattata poi come campanile della chiesa di San Nicola.
La chiesa risulta citata nel XIV secolo e danneggiata nel terremoto della Marsica del 1915 ma poi mai restaurata.
La facciata mostra vari interventi di modifica, ora, sconsacrata, ne rimangono pochi avanzi di interesse architettonico.
Sopra il rosone della Chiesa di San Nicola rimane uno stemma.
La chiesa della Madonna delle Grazie risale al XIII secolo. In seguito è stata più volte modificata.
La facciata comprende un rosone, un architrave riproducente l'Agnus Dei, 2 statue del XVI secolo poste in 2 edicole.
Il portale è sormontato da una lunetta ogivale. Un 2° portale è del 1552.
L'interno è ad un'unica navata è modificato nel XVIII secolo ma ancora contenente gli affreschi originari del Cinquecento identificanti la Deposizione, la Crocifissione ed un trittico di Sant'Antonio, della Maddalena e di Sant'Amico di San Pietro Avellana.
Di particolare rilievo vi è la cinta muraria racchiude tutto il rione di San Nicola e il resto del centro storico caratterizzati da viuzze tortuose, bifore e botteghe medievali, portali e case signorili dei secoli scorsi tra cui Casa Marano e Casa Squarcia.
Porta Ruggeri è ad arco a sesto acuto, prende il nome dal ramo della famiglia di Celano. È sita vicino alla torre medievale.
Porta Renovata è sita presso la valle a sud.
Porta di Manno. È stata costruita direttamente sulla nuda roccia dello sperone del piccolo cocuzzolo su cui sorge Cocullo.
I serpari di Cocullo e la festa di San Domenico
Cocullo è un borgo del profondo Abruzzo che si trasforma nello scenario di un folklore popolare, antico e a tinte magiche. Barbarico e antimoderno, sfacciatamente ancestrale è il rito che già dalla caccia alle serpi di marzo sembra condurti nella misteriosa Asia, mentre gli zampognari con le loro cornamuse mediterranee ipnotizzano le orecchie dei pellegrini, all’improvviso rievocando le atmosfere musicali degli strapiombi di Scozia. Mondi lontanissimi, echi medievali. Domenico, un monaco benedettino che mille anni fa da Foligno veniva a fondare chiese, a scacciare demoni, a benedire campane contro le tempeste e a fare miracoli, a Trisulti fondò il monastero di S. Bartolomeo che raggiunse molta notorietà, fu riccamente dotato dagli abitanti dei Comuni vicini, come Collepardo, Guarcino, Vico, che Domenico poi visitò, esortandoli ad una vita intessuta di carità fraterna, penitenza e opere buone. Si incontrò con papa Giovanni XVIII, a cui chiese la protezione pontificia per le sue fondazioni. Grazie ad una donazione di un fondo, fatta dal conte Pietro Rainerio, signore di Sora (FR) egli poté costruire un monastero, che resterà per la sua importanza, legato al suo nome, stabilendovisi definitivamente. Si ammalò mentre intraprendeva un ennesimo viaggio per Tuscolo, ritornato indietro, morì a Sora il 22 gennaio 1031 e fu sepolto nella chiesa del monastero, dove è ancora conservato. Secondo la tradizione locale, il santo cavandosi il dente e donandolo alla popolazione di Cocullo, fece scaturire in essa una fede che andò a soppiantare il culto pagano della dea Angizia, protettrice dai veleni, tra cui quello dei serpenti. La paura delle serpi, dai serpari ancora conservate nei cesti come fanno i pifferai indiani ma anche forse, come gli antichi erboristi marsi che preparavano antidoti, viene esorcizzata poi con la terra benedetta, raccolta nella grotta e sparpagliata vicino le case per allontanare il male, mentre coi denti viene tirata la fune della campanella per allontanare il dolore. Esce la statua di San Domenico avvolta da un centinaio di serpi che si aggrovigliano attorno alla testa, con il timore dei fedeli che le serpi possano coprire il volto del santo come cattivo auspicio. Tra leggende e suggestioni, il santo era circondato da orsi che lo difendevano e da lupi a cui ordinò di mollare un bimbo trascinato via per il pasto. Giuseppe Celidonio, storico, raccontava come: …mentre avvenivano i miracoli, il preposito di Monte Cassino, sentita la gran santità di padre Domenico, gli mandò due monaci con molti pesci ma arrivati presso il monastero con passo affrettato, l’antico inimico dell’uman genere mise loro in cuore di rubare quei pesci; e quattro dei più grossi nascosero tra certe caverne di pietra. Pervenuti al monastero, il Santo aprì loro la porta benignamente accogliendoli: ‘Prima cercate il regno di Dio e la sua giustizia e tutto vi sarà messo innanzi’ e baciatili, li condusse alla refezione. Quivi li trattenne due giorni e quando se ne andarono, il Santo disse che non si avvicinassero affatto alla caverna ove avevano nascosto i pesci, perché si erano tramutati in serpenti. E con loro, rimasti storditi, inviò due frati che portavano il suo bastone. Arrivati al luogo trovarono giusta come il Santo aveva detto, dei serpi. Tosto li toccarono col suo bastone, e tornarono pesci, in suam rediere naturam. E toltili dalla caverna, tosto li portarono al B. Domenico. Nella cronaca dell’anno 1104 degli Annales Ceccanenses, si narra che il giorno 22 agosto 1104, papa Pasquale II, in visita a Sora “ELEVO’ AGLI ONORI DEGLI ALTARI” l’abate Domenico, dedicandogli la chiesa del monastero fondato sulle rive del fiume Liri, a sud della città. Fu una santificazione “per acclamazione popolare” per un instancabile monaco che aveva dato tutto se stesso per la riforma della Chiesa della sua epoca e per il progresso sociale di sperdute aree dell’Italia centrale. Il rito dei serpari è una festa antichissima e dalle origini incerte, avvolte da un clima assolutamente unico che rievoca il senso del sacro e del male, di una fede semplice, violenta e devota, di una vita durissima e piena di insidie, di animali che mordono e uccidono, di un cattolicesimo che plasma coi miracoli le ritualità del paganesimo preromano. Una festa che il turismo di massa ancora non riesce a plastificare.
Cocullo il paese dei serpari
Il nucleo storico più antico di Cocullo è rappresentato dal Rione S. Nicola, situato nella parte alta del paese, dove svetta l'antica Torre medievale (XII sec.), riadattata prima a campanile dell'attigua chiesa di S. Nicola di Bari (XIV sec.), gravemente danneggiata dal sisma del 1915, e poi in torre dell'orologio. Sulla piazza principale si affaccia la stupenda chiesa di S. Maria delle Grazie (XIII sec.) mentre nella parte più bassa del borgo sorge il celebre Santuario di S. Domenico, riedificato tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 sui resti di una chiesa più antica. Ai margini del centro abitato, lungo Via della Fonte, si trova una splendida Fontana Medievale in pietra, perfettamente conservata.
ROCCA DI CALASCIO (L’AQUILA, ABRUZZO, ITALY)
ROCCA DI CALASCIO / CASTLE OF CALASCIO (CENTRAL ITALY).
Rocca Calascio è un’avamposto militare situato in Abruzzo nel territorio del comune di Calascio in provincia di L'Aquila, all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a un'altitudine di 1460 metri s.l.m. È conosciuta per la presenza della rocca (una delle più elevate d'Italia) e dell'antico borgo medioevale sottostante oggi disabitato. Dall’alto si ha una delle vedute più suggestive d'Abruzzo con vista dei principali gruppi montuosi dell'Appennino: dal Gran Sasso a nord (Corno Grande, Pizzo Cefalone, Monte Prena, Monte Camicia, Monte Bolza, Monte Ruzza) al Velino-Sirente, alla Maiella, ai Monti Marsicani, la sottostante Valle del Tirino, l'Altopiano di Navelli e in lontananza la Conca Peligna. La fondazione della rocca si fa risalire all'anno 1000 anche se il primo documento storico che ne attesta la presenza è datato 1380. La struttura originaria era costituita da un torrione isolato di forma quadrangolare a pietre già squadrate e aveva funzione di torre d'avvistamento. Nel XIV secolo fu possedimento di Leonello Acclozamora della baronia di Carapelle. Successivamente verso la fine del XV secolo venne concesso da re Ferdinando ad Antonio Todeschini della famiglia Piccolomini, che rafforzò la fortificazione dotandola di una cerchia muraria in ciottolame e quattro torri di forma cilindrica a uso militare. Durante questo periodo la rocca vide crescere il proprio peso economico, poiché posta a controllo dei capi di pecore coinvolti nella transumanza sulla direttrice del regio tratturo per Foggia. Ai suoi piedi si sviluppò un piccolo borgo a sua volta cinto da mura. Nel 1579 la famiglia Medici acquistò per 106000 ducati la rocca e il vicino borgo di S.Stefano di Sessanio, al fine di estendere i propri possedimenti per sfruttare il commercio della lana. Nel 1703 venne devastata da un violento terremoto in seguito al quale l'area più alta del borgo venne abbandonata e buona parte della popolazione si trasferì nel vicino paese di Calascio, la cui nascita è collegata alla distruzione della rocca. Nel XX secolo anche le ultime famiglie rimaste abbandonarono il borgo e la rocca rimase disabitata. Sul finire del secolo però anche sull'onda del successo derivato dall'ambientazione di alcuni film (su tutti “Lady Hawke” e “Il nome della rosa”), alcune abitazioni sono state recuperate e altre sono state convertite a strutture ricettive. Il castello inoltre ha subito un'importante operazione di restauro e consolidamento ed è oggi una delle principali attrazioni turistiche della zona.
Immagini di archivio e riprese video effettuate sabato 27 agosto 2016 in comitiva composta da Veniero Granacci (Milano), Sergio Sibilla e Paolo Mikolajczyk (Porto Potenza Picena, MC).
Castrovalva Aq Borgo d' Abruzzo
Castrovalva ,60 abitanti,una frazione di Anversa degli Abruzzi. Salvatore La Capruccia
MISTERIOS DEL ABRUZZO. CASTILLO PICCOLOMINI A CELANO, PROVINCIA DE L'AQUILA, ITALIA.
Hoy les comparto uno màs de los misterios del Abruzzo,y es el castillo Piccolomini a Celano,provincia de L'Aquila, Italia.
Esta fortificaciòn medieval transformada luego en demora senoril del 400 gravemente lesionada con el terremoto del 1915 pero luego restaurada nos deja sin aliento por su bellea y obvimente por el paisaje extraordinario a su alrededor.
Les cuento muy superficialmente un poquito sobre Federico II di Svevia,la historia de sus murallas,sus repertos historicos y sus esculturas que hoy forman parte del interesante museo que se encuentra en el interior de la estructura.
Como siempre me disculpo por el audio y los tantos errores pero asì soy yo al natural,con tantas imperfecciones pero con mucho amor para compartir. Espero sea de vuestro agrado, un beso.
Introdacqua [AQ]
Introdacqua (Aq), comune della Vallata Peligna, è nel cuore dell'Abruzzo; ha 1.800 abitanti. Il nucleo è a 670 metri di altitudine. Itinerario via autostrada: chi viene da Roma imbocca l'A24 e poi l'A25 ed esce al casello di Cocullo; prosegue per Anversa e poi a sinistra per 13 km. Chi viene da Pescara entra sull'A25 ed esce al casello di Pratola Peligna; da qui va a Sulmona e si dirige poi sulla strada statale 479 che salendo porta a Scanno; dopo 3 km si incontra un bivio che preso a sinistra porta al paese ed al monte Genzana. Nella parte vecchia di Introdacqua c'è la zona detta del Castello: qui si trova la Torre medioevale quadra con base poligonale che sovrasta il paese.
Degni di nota sono: l'antica Porta della Terra con i bastioni che fortificavano il Vecchio Borgo,
la Chiesa Madre (1474-1510 ca.) con il suo Campanile in stile romanico (1600),
il Palazzo Marchesale Trasmondi (intorno al 1400), la Chiesa della SS. Trinità (sec. XVIII), la Fontana Vecchiao Fontavecchia (1706).
Gole del Sagittario - Eremo di San Domenico (Villalago)
Valle percorsa dal fiume Sagittario, da Villalago a Cocullo in provincia dell'Aquila.
Riserva Lago di San Domenico e Lago Pio di Villalago.
L'Eremo di San Domenico è situato sulle sponde
del Lago San Domenico nel Comune di Villalago (AQ).
Una grotta scavata nella roccia calcarea, nella quale secondo
la tradizione, dimorò attorno all'anno 1000
il monaco benedettino San Domenico.
Coordinate geografiche:
Gole del Sagittario 41°59'28.99N - 13°48'20.70E
Eremo 41°56'33.05N - 13°49'41.04E
Vendita Palazzo, Capestrano, L Aquila, Italia, via arco de julis
Il complesso edilizio è ubicato nello splendido borgo antico di Capestrano (prov.AQ) situato su una collina a 500 m. slm. che si affaccia sulla valle del fiume Tirino, dalle limpide acque ricche di trote, con i suoi vigneti di Montepulciano d’Abruzzo e i mandorleti collinari.
il suo territorio ha un'estensione di Ha 4308 di cui 2521 ricompresi nel perimetro del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga.
Il paese si trova sulla strada dall’AQUILA a Bussi sul Tirino (11 KM da casello dell’ autostrada Roma–Pescara, da cui dista 63 km, e a poca distanza dai campi di sci. Un paese che offre tutte i servizi di prima necessità ((banca,pptt,scuole,farmacia ,bar ristoranti,e negozi vari.)
Il complesso edilizio, in origine dei baroni de Julis, in via ARCO DE JULIS, costituisce un “elemento” rilevante del sistema centro storico di Capestrano e una “emergenza” fortemente significativa del “profilo urbano” visto dalla valle.
(ved. planimetrie e foto panoramiche).
Il complesso è costituito da due edifici costruiti in epoche differenti: il primo è ascrivibile al XV-XVI secolo, il secondo è del XVII-XVIII sec.; i due palazzi sono connessi da un corpo di fabbrica più piccolo ed arretrato - che comprende anche la cappella gentilizia dedicata a Santa da Lima - il quale si affaccia sul grande cortile interno in pietra, dove sorgono interessanti episodi architettonici e scultorei come l’antico pozzo, le gradinate, il grande portico, i terrazzi, tutti in pietra. Il piano nobile del palazzo settecentesco è in parte abitabile. Gran parte dell’unità settecentesca è stata restaurata e consolidata con il rifacimento delle coperture, il restauro delle facciate con particolare cura degli elementi architettonici in pietra (timpani delle finestre e balconi, balaustre, stemmi gentilizi..), e con il restauro di parte dei pavimenti in cotto originale, dei soffitti lignei, degli infissi, degli arredi interni (camini in pietra, mostre porte..), mentre la parte più antica (1400/1500) è stata consolidata ed è da ristrutturare negli interni. Il complesso è completato da un sistema di cantine, scavate nella roccia, con accesso dalla strada porticata lungo le antiche mura.
Il complesso rientra nel programma di intervento prioritario in corso della Regione Abruzzo (Ambito 1 Piano di Ricostruzione Borgo Medioevale) per il suo valore storico-monumentale, (ufficialmente è considerato uno dei due edifici di pregio del nucleo storico) e per completare ed integrare il consolidamento e il restauro interno ed esterno.
L’intero complesso presenta elevate potenzialità di destinazione ed uso, per la sua struttura, per la qualità architettonica, per le visuali sulla valle e sui monti circostanti, sia come ricettivo turistico di qualità, sia come centro benessere, centro studi-congressi, residence.
Pietrasecca, L'Aquila, Abruzzo, Italy
L'abitato del centro storico presenta case costruite per difesa a picco su uno sperone roccioso, denominato Vena Cionca posto sopra la località di valle Marino. Un notevole sviluppo abitativo si ebbe dopo il 1860 e portò le costruzioni fino all'attuale Piazza delle Canapine con un'estensione che include parte di monte Dritto. Il paese si è poi espanso verso est dove con la costruzione di alcuni palazzi delle case popolari.
Nuove costruzioni sono sorte in località Ara delle Pietre (in dialetto locale ar'elleprete) mentre il centro storico è rimasto quasi del tutto disabitato, se si esclude il periodo estivo quando si ripopola con gli abitanti emigrati soprattutto nella Capitale che tornano in villeggiatura. Suggestiva è la visione del paese vecchio arroccato a mo' di presepe dalla sottostante autostrada A24 Roma-Teramo. Tra Pietrasecca e il comune confinante di Sante Marie si estendono due riserve naturali, la riserva naturale speciale delle Grotte di Pietrasecca e la riserva naturale regionale Grotte di Luppa. Il paese è noto anche per la presenza di alcune falesie sullo sperone roccioso della Vena Cionca molto frequentate dagli arrampicatori.
Nel luogo si trovava con ogni probabilità un centro fortificato degli Equi, mentre la presenza romana è testimoniata da frammenti ceramici e da un'iscrizione funeraria.
Secondo la tradizione locale la fondazione dell'attuale abitato si deve al Re Pipino che non distante dall'abitato contemporaneo avrebbe fondato il castello di Luppa dove sarebbe morto nell'810 per essere sepolto in località Fosso Feca. Pietrasecca venne espugnata, insieme a Saracinesco, dai saraceni in ritirata sulla via Valeria e successivamente riconquistata dalle truppe papali. Si apprezzano ancora i resti delle opere fortilizie erette nei secoli sia con tecniche occidentali che orientali. La struttura della cittadella interna presenta una poderosa muraglia di cui, dopo i terremoti occorsi nei secoli, si conservano le tracce che sono ben visibili. L'imponente rocca originaria è osservabile soprattutto dal lato nord-ovest, in prossimità dell'odierno cimitero.
Da questa angolazione si può infatti osservare la maggior parte delle opere fortilizie superstiti. La località fu fortificata fin da epoca remota, già prima della dominanza equa, per la sua posizione strategica. Posizione che conservò in epoca romana sulla direttrice della via consolare Valeria e rafforzò in epoca medioevale per essere al confine tra i ducati longobardi di Spoleto e quelli di Benevento. I resti del castello hanno caratteristiche costruttive simili a quelle di altre strutture difensive del territorio della Marsica e della confinante Sabina, costruite tra la fine del X e gli inizi dell'XI secolo, ma recano in sé anche opere murarie arabe oltre che occidentali medioevali.
Il toponimo di Petram Siccam è citato per la prima volta in un documento del 1074. Nel XV secolo passò dal dominio degli Orsini, conti di Tagliacozzo, alla baronia di Collalto Sabino e alla fine dello stesso secolo ai signori Savelli. Nel 1655 è documentata una forma di autonomia amministrativa con la presenza dell'università di Pietrasecca. Uno spaccato dell'economia e della vita sociale dell'epoca è documentata nel Catasto del 1749.
L'8 dicembre del 1860, a circa due chilometri dal paese, avvenne in località Casale Mastroddi di Sante Marie la cattura del generale legittimista spagnolo José Borjès venuto in Italia per riconquistare il perduto regno borbonico di Francesco II, sperando in un'alleanza con il brigante lucano Carmine Crocco. Deluso dal comportamento delle bande brigantesche meridionali finanziate dalla stesso re, stava andando a Roma per dissuaderlo dal continuare a spendere inutilmente il suo denaro. Ad 8 km dal confine pontificio fu catturato e fucilato lo stesso giorno a Tagliacozzo, senza alcun processo, dai bersaglieri del regno al comando del maggiore Enrico Franchini.
A causa del terremoto di Avezzano del 1915 crollò la chiesa di Santo Stefano, ricostruita in seguito più in basso all'ingresso del paese. Agli inizi del XX secolo il paese superava i 1.000 abitanti. Lo spopolamento è stato determinato da scarse possibilità di occupazione nel posto e dalla conseguente emigrazione soprattutto nella vicina Roma.
Nel 1984 è stata scoperta la meravigliosa Grotta grande del Cervo che, unitamente alla già conosciuta grotta dell'Ovito, ha determinato la rivitalizzazione del centro e la valorizzazione turistica del territorio. Ciò è avvenuto soprattutto attraverso l'istituzione nel 1992 da parte dell'ente Regione Abruzzo della riserva naturale speciale delle Grotte di Pietrasecca.
In occasione della scoperta della Grotta del Cervo nell'aprile del 1984 furono ritrovate dal CAI di Roma anche 18 monete di epoca romana.
Continua:
L' Aquila , dedicato a una Stella
L' Aquila , dedicato a una Stella , si perche' di una Stella di prima grandezza si tratta . Niente terremoti o altro . L' Aquila , la citta' di Federico , ha una Storia importante che non finira' mai ..Acciano Aielli Alfedena Anversa degli Abruzzi Avezzano Balsorano Barisciano Bisegna Bugnara Calascio Campo di Giove Campotosto Canistro Cansano Capestrano Capistrello Capitignano Caporciano Cappadocia (Italia) Carsoli Castel di Ieri Castel di Sangro Castellafiume Castelvecchio Subequo Celano Cerchio Civita d'Antino Civitella Roveto Cocullo Collarmele Collelongo Corfinio Fagnano Alto Fontecchio Fossa Gagliano Aterno Gioia dei Marsi Goriano Sicoli Introdacqua L' Aquila Lecce nei Marsi Luco dei Marsi Lucoli Magliano de' Marsi Massa d'Albe Molina Aterno Montereale Morino Navelli Ocre Ofena Oricola Ortona dei Marsi Ortucchio Ovindoli Pacentro Pereto
Pescasseroli Pescina Pescocostanzo Pettorano sul Gizio Prata d'Ansidonia Pratola Peligna Prezza Raiano Rivisondoli Rocca di Botte Rocca di Cambio Rocca di Mezzo Roccacasale Roccaraso
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