Santa Maria delle Grazie con L'Ultima Cena di Leonardo da Vinci Milano Patrimonio dell'Umanità
Santa Maria delle Grazie è una chiesa di Milano, patrimonio dell'umanità dell'Unesco, insieme al Cenacolo di Leonardo da Vinci che si trova nel refettorio del convento.
Storia
Nel 1463 il duca di Milano Francesco I Sforza fece costruire un convento domenicano ed una chiesa nel luogo dove si trovava una piccola cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie. L'architetto fu Umberto Scopatello, il convento fu completato nel 1469 mentre per la chiesa fu necessario attendere il 1482. Altri cambiamenti furono eseguiti quando, salito al potere, Ludovico il Moro decise di cambiare il chiostro grande e l'abside della chiesa. La costruzione fu terminata intorno al 1490. Il Moro aveva anche deciso di fare delle Grazie il luogo di sepoltura degli Sforza e nel 1497 vi venne sepolta la moglie Beatrice d'Este. Secondo una antica tradizione milanese Ludovico il Moro fece anche costruire un cunicolo collegante il castello, poi chiamato Sforzesco al convento. Il tiburio dapprima fu attribuito a Bramante, anche se manca qualunque tipo di prova se non che il Bramante era in quegli anni ingegnere ducale e viene nominato una volta negli atti della Chiesa (una consegna di marmo nel 1494, ma gli studi più aggiornati propendono per l'Amadeo; al più si ritiene[senza fonte] che il Bramante sia stato responsabile del progetto iniziale, ma non abbia poi seguito i lavori veri e propri, che sicuramente furono diretti da Giovanni Antonio Amadeo. La misura di base di 24 braccia milanesi utilizzata per la sacrestia fu usata dallo stesso architetto per il sacello in Santa Maria alla Fontana. Ancora nel 1497 acquistò 64 colonnine di pietra chiara di Saltrio per il tiburio e altri 128 pezzi di pietra bianca e nera da consegnare per il trasporto sul Ceresio a partire da Porto Ceresio o da Riva San Vitale. All'interno, nel corpo più antico della chiesa (in stile gotico), si segnalano, in una cappella di destra, gli affreschi con Storie della Passione di Gaudenzio Ferrari. Nella stessa cappella era un tempo conservata l'Incoronazione di spine di Tiziano oggi al Louvre. Nel chiostrino adiacente alla tribuna, sulla porta che conduce alla sacrestia, c'è un affresco realizzato da Bramante.
Seconda guerra mondiale [modifica]
La notte del 15 agosto 1943, i bombardieri anglo-americani colpirono la chiesa e il convento. Il refettorio fu raso al suolo, si salvarono pochi muri, fra cui quello del Cenacolo, che era stato rinforzato appositamente con sacchi di sabbia.
chiesa Santa Maria delle Grazie
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è situata ai piedi del Pollino, in provincia di Potenza, a Castelluccio Inferiore.
Sorta come cappella del Convento dei Padri Minori Osservanti che nella seconda metà dell’Ottocento prese, per devozione popolare, il nome di S.Antonio.
BERGAMO - Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie 4K
La chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie si trova sul viale Papa Giovanni XXIII, in prossimità dei propilei chiamati anche Barriera delle Grazie, è il primo luogo di culto che il visitatore incontra arrivando dalla stazione ferroviaria. (Wikipedia)
Filmata in 4K con Sony RX10M3.
Cappella di San Vito a Villa Guariglia - Raito (Sa)
04/07/2010 - Visita alla Cappella di San Vito a Villa Guariglia a Raito in occasione della processione della Festa per Madonna Incoronata delle Grazie.
Convento di San Domenico e Santa Maria della Porta - Salerno
Dallaredazione di 12mesi.it
38. Экскурсия по Салерно ✯ Escursione a Salerno ❈ Il Duomo di Salerno, Cattedrale di San Matteo
09.06.2016 ITALY.
La cattedrale metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio Magno è il principale luogo di culto cattolico della città di Salerno, chiesa madre dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno. Ha la dignità di basilica minore.
La cattedrale venne costruita in stile romanico nel'XI secolo ed in seguito più volte modificata.La Cripta costituisce il primo nucleo nella costruzione del duomo. Già nel Marzo 1081, alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell'Arcivescovo Alfano I, venivano deposte le reliquie di san Matteo, dei santi martiri e di altri santi come si evince dalle diverse lapidi ivi collocate, le quali dimostrano che a quella data la struttura era già completa. La cripta, come la si vede oggi,corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del Seicento ad opera degli architetti Domenico Fontana e del figlio Giulio Cesare, i quali hanno sfruttato la centralità del sepolcro di san Matteo, il luogo più sacro di tutta la chiesa ed intorno al quale ruotano tutti gli altri spazi. L'altare in marmi policromi è arricchito da entrambi i lati da un elegante baldacchino. Ad ornamento dell'altare il Collegio Medico Salernitano donò nel 1666 e nel 1673 due coppie di pregevoli candelabri in ottone, fatti realizzare da Francesco Rosso. Negli scorsi anni '60 la struttura dell'altare fu totalmente trasformata. Sul lato settentrionale fu eretto un nuovo altare. Qui attraverso una piccola apertura è possibile vedere il sepolcro di S.Matteo. Al centro del doppio baldacchino dell'altare sono collocate due statue gemelle di S. Matteo realizzate da Michelangelo Naccherino nel 1606. Il Santo è raffigurato mentre scrive il Vangelo con un libro poggiato sul ginocchio sinistro e una penna sulla mano destra. Al suo fianco un angelo gli porge un calamaio.Il luogo più sacro per la città di Salerno è, senza dubbio, il Sepolcro che custodisce le preziose Reliquie del suo augusto patrono S. Matteo.La posizione stessa del Sepolcro, collocato al centro della Cripta, sta ad indicare che esso ne forma la parte più vitale da cui irradia luce e fervore.Nel 1081, terminata la nuova e spaziosa cripta, Alfano I deponeva le reliquie dell'apostolo e quelle dei santi e martiri che dovevano fargli corona.Oggi, come la si vede, la Cripta corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del '600 su progetto degli architetti Domenico e del figlio Giulio Cesare Fontana, i quali hanno reso scenografico e funzionale lo spazio organizzandolo intorno alla doppia statua bifronte del santo, eretta sopra il sepolcro, con un doppio altare.
Questa doppia statua è stata realizzata da Michelangelo Naccherino nel 1606.L’abside destra è detta dei Santi Confessori di cui vi è una rappresentazione al di sopra dell’altare di marmo attribuita a Luigi Roderico. Sulle pareti in alto due affreschi illustrano l’Assedio di Salerno da parte di Barbarossa e la Tempesta scatenata da San Matteo, avvenuta grazie ad un miracolo del santo che fece affondare gran parte della flotta nemica e salvare la città. Nella volta gli affreschi raffigurano S. Grammazio, il Miracolo della liberazione di un indemoniato, la guarigione di un malato e le allegorie: La Sapienza, La Fortezza e La Giustizia.Nell’abside centrale sono custodite le spoglie dei santi martiri Caio, Ante e Fortunato e di San Felice. L'altare in marmo policromo fu donato dalla Scuola Medica Salernitana nel 1753. I busti di bronzo dei santi martiri sono stati realizzati da Giovan Domenico Vinaccia, e datati 1680. La volta è ricoperta di stucchi ed affreschi di Belisario Corinzio che raffigurano scene della vita dei Santi Martiri.L’abside sinistra è dedicata alle Sante Vergini. Qui erano infatti conservate le reliquie di Marina e Costanza. L’altare in marmi policromi risale al sec. XVIII, con una cornice marmorea che inquadra la tela dipinta da Pacecco De Rosa raffigurante la Madonna delle Grazie e le SS. Trofimena Costanza e Agata. Nella lunetta laterale si trova un affresco esagonale che rappresenta S.Agata guarita in carcere da S.Pietro. La cappella delle reliquie fu fatta realizzare nel 1957 dall’Arcivescovo Moscato. In essa sono state trasferite, in appositi ovali le reliquie dei Santi ritrovate nella Cripta.
Il campanile, di grande valore storico ed artistico, è un'importante testimonianza della fusione arabo-normanna del periodo. Su di esso trovano posto otto grandi campane.
Salerno: la processione della Madonna di Santa Maria a mare
Salerno: la processione della Madonna di Santa Maria a mare
39. La Cripta - Cattedrale di Salerno ♝ Il Duomo di Salerno, Cattedrale di San Matteo
La cattedrale metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio Magno è il principale luogo di culto cattolico della città di Salerno, chiesa madre dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno. Ha la dignità di basilica minore.
La cattedrale venne costruita in stile romanico nel'XI secolo ed in seguito più volte modificata.La Cripta costituisce il primo nucleo nella costruzione del duomo. Già nel Marzo 1081, alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell'Arcivescovo Alfano I, venivano deposte le reliquie di san Matteo, dei santi martiri e di altri santi come si evince dalle diverse lapidi ivi collocate, le quali dimostrano che a quella data la struttura era già completa. La cripta, come la si vede oggi,corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del Seicento ad opera degli architetti Domenico Fontana e del figlio Giulio Cesare, i quali hanno sfruttato la centralità del sepolcro di san Matteo, il luogo più sacro di tutta la chiesa ed intorno al quale ruotano tutti gli altri spazi. L'altare in marmi policromi è arricchito da entrambi i lati da un elegante baldacchino. Ad ornamento dell'altare il Collegio Medico Salernitano donò nel 1666 e nel 1673 due coppie di pregevoli candelabri in ottone, fatti realizzare da Francesco Rosso. Negli scorsi anni '60 la struttura dell'altare fu totalmente trasformata. Sul lato settentrionale fu eretto un nuovo altare. Qui attraverso una piccola apertura è possibile vedere il sepolcro di S.Matteo. Al centro del doppio baldacchino dell'altare sono collocate due statue gemelle di S. Matteo realizzate da Michelangelo Naccherino nel 1606. Il Santo è raffigurato mentre scrive il Vangelo con un libro poggiato sul ginocchio sinistro e una penna sulla mano destra. Al suo fianco un angelo gli porge un calamaio.Il luogo più sacro per la città di Salerno è, senza dubbio, il Sepolcro che custodisce le preziose Reliquie del suo augusto patrono S. Matteo.La posizione stessa del Sepolcro, collocato al centro della Cripta, sta ad indicare che esso ne forma la parte più vitale da cui irradia luce e fervore.Nel 1081, terminata la nuova e spaziosa cripta, Alfano I deponeva le reliquie dell'apostolo e quelle dei santi e martiri che dovevano fargli corona.Oggi, come la si vede, la Cripta corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del '600 su progetto degli architetti Domenico e del figlio Giulio Cesare Fontana, i quali hanno reso scenografico e funzionale lo spazio organizzandolo intorno alla doppia statua bifronte del santo, eretta sopra il sepolcro, con un doppio altare.
Questa doppia statua è stata realizzata da Michelangelo Naccherino nel 1606.L’abside destra è detta dei Santi Confessori di cui vi è una rappresentazione al di sopra dell’altare di marmo attribuita a Luigi Roderico. Sulle pareti in alto due affreschi illustrano l’Assedio di Salerno da parte di Barbarossa e la Tempesta scatenata da San Matteo, avvenuta grazie ad un miracolo del santo che fece affondare gran parte della flotta nemica e salvare la città. Nella volta gli affreschi raffigurano S. Grammazio, il Miracolo della liberazione di un indemoniato, la guarigione di un malato e le allegorie: La Sapienza, La Fortezza e La Giustizia.Nell’abside centrale sono custodite le spoglie dei santi martiri Caio, Ante e Fortunato e di San Felice. L'altare in marmo policromo fu donato dalla Scuola Medica Salernitana nel 1753. I busti di bronzo dei santi martiri sono stati realizzati da Giovan Domenico Vinaccia, e datati 1680. La volta è ricoperta di stucchi ed affreschi di Belisario Corinzio che raffigurano scene della vita dei Santi Martiri.L’abside sinistra è dedicata alle Sante Vergini. Qui erano infatti conservate le reliquie di Marina e Costanza. L’altare in marmi policromi risale al sec. XVIII, con una cornice marmorea che inquadra la tela dipinta da Pacecco De Rosa raffigurante la Madonna delle Grazie e le SS. Trofimena Costanza e Agata. Nella lunetta laterale si trova un affresco esagonale che rappresenta S.Agata guarita in carcere da S.Pietro. La cappella delle reliquie fu fatta realizzare nel 1957 dall’Arcivescovo Moscato. In essa sono state trasferite, in appositi ovali le reliquie dei Santi ritrovate nella Cripta.
Il campanile, di grande valore storico ed artistico, è un'importante testimonianza della fusione arabo-normanna del periodo. Su di esso trovano posto otto grandi campane.
Il segreto della Chiesa di S. Giorgio, a Salerno
Nella chiesa di S. Giorgio, del XVIII secolo, sotto il pavimento barocco si nascondo i resti della chiesa di epoca longobarda, visibili grazie a un sistema meccanico di apertura del pavimento riscoperto di recente dal giovane archeologo salernitano Luca Galdi
Video: Luca Galdi
Musica: Allegro dalla Sinfonia della 'Partenope' di Leonardo Vinci, 1725
Esecuzione: Cappella Neapolitana, dir. Antonio Florio
cappellaneapolitana.it
I diritti sono riservati ai rispettivi autori
Pubblicazione finalizzata alla divulgazione giornalistica sulla testata Famedisud.it
1° Domenica d'Avvento Festa della Medaglia Miracolosa
Apertura dei Festeggiamenti per il 175° anniversario dell'Apparizione della Madonna del Miracolo ad Alfonso Ratisbonne
La Cappella della Sindone illuminata per festeggiare la restituzione alla città
Dopo il taglio del nastro alla presenza del ministro per i Beni culturali Alberto Bonisoli in serata la Cappella della Sindone è stata illuminata in modo scenografico, con i sette colori della Liturgia per festeggiare la restituzione alla città, grazie a un progetto di Iren. La restaurata cupola del Guarini potrà essere ammirata dal pubblico da domani a domenica a un prezzo speciale di 3 euro mentre dal 2 ottobre l'accesso sarà compreso nel biglietto dei Musei Reali. . .di Alessandro Contaldo
Pozzuoli, fulmine colpisce campanile della chiesa di Santa Maria delle Grazie | videoagenzie
Pozzuoli - Erano quasi le ore 19 di mercoledì 2 ottobre quando durante il forte temporale che si è abbattuto sulla città, un fulmine ha colpito in pieno il campanile della chiesa di Santa Maria delle Grazie. Paura tra i passanti che fortunatamente sono rimasti illesi.
I battenti incappucciati di Minori in Costiera Amalfitana
Due tonalità e una flebilità di canto che parla al mondo dell’immortalità dell’anima. Sono i canti dei battenti di Minori, una delle più antiche tradizioni extraliturgiche della Costa d’Amalfi e per la cui tutela, nel 2010, prestò la sua opera intellettuale il grande musicologo Roberto De Simone. Anche quest’anno la forza della fede e della tradizione si rinnova a Minori con i riti della Settimana Santa, uno dei momenti più suggestivi da scoprire nella meravigliosa cornice di questo borgo costiero, in una perfetta sintesi tra liturgia ufficiale e pietà popolare. I Battenti, i peccatori incappucciati, vestiti di bianco e cinti da una corda di canapa, daranno inizio tra qualche giorno ai riti della passione e morte di Cristo. A partire dalla sera del Giovedì Santo, dopo della santa messa in Coena Domini, intoneranno il loro intenso canto, diviso per i differenti toni, detti “e vascie” (di sotto) e “e ncoppe” (di sopra), una definizione che nasce dalla presenza di due confraternite anticamente attive sul territorio, la prima ubicata in pianura, l’altra nella zona collinare del paese. La processione penitenziale del giovedì si svolge lungo le vie cittadini per concludersi, poi, in tarda serata nella Basilica di Santa Trofimena. I peccatori incappucciati, sfileranno poi alle le prime luci dell’alba del Venerdì Santo. Intorno alle cinque del mattino i Battenti raggiungeranno con il loro canto anche le frazioni più lontane dal centro cittadino, per poi tornare in Basilica intorno mezzogiorno per intonare l’ultima penitenziale. Si tratta di una delle tradizioni più antiche di tutta la Costiera Amalfitana, quella del canto dei Battenti. Una consuetudine che nasce dall’incontro tra religione cristiana e riti pagani e che si tramanda sin dal lontano XIV secolo grazie all’Arciconfraternita del SS. Sacramento che ne è la custode, trovando la sua massima espressione nella Processione del Venerdì Santo. Ed è questo forse, il momento culminante di tutta la Settimana Santa di Minori, quando tutte le luci si spengono e le strade e i vicoli di Minori vengono illuminate dalla sola luce di fiaccole e lumini. Nella calda penombra che si spinge fino al mare, il paese intero si prepara a rivivere la Passione di Cristo, in un’atmosfera unica, avvolta dal mistero di questo antico rito. Quello che si canta per le strade è una Via Crucis; questi canti sono tramandati oralmente da generazioni, e studi recenti non sono riusciti a dimostrare la provenienza dei testi, i quali probabilmente sono posteriori alla melodia, ma nello stesso tempo hanno, però, individuato che ciò che viene cantato sono melodie antichissime definite e fissate nel periodo barocco. Ai canti in strada si aggiungono quelli “e rind’ a chiesa”(canti in chiesa), che si eseguono durante la visita al “sepolcro” (l’Altare della Reposizione). Essi, preceduti dal canto del Perdono mio Dio, sono invocazioni alla Madonna. Infine, come ultimo canto caratteristico dei Battenti, abbiamo il Pianto di Maria che si esegue all’uscita dalla chiesa. A questi va aggiunto il canto “Sento l’amaro pianto”,l’unico non eseguito a cappella, che viene cantato il Venerdì Santo sera durante la processione del Cristo Morto. Negli ultimi anni grazie ad alcune giornate di studio, organizzate dalla suddetta Arciconfraternita e dal Centro di cultura e storia locale, diversi studiosi si sono accostati allo studio dei canti e dei riti dei Battenti di Minori dal punto di vista teologico, musicale e antropologico; tra questi menzioniamo il teologo prof. padre Edoardo Scognamiglio, l’antropologo prof. Luigi Maria Lombardi–Satriano e l’etno – musicologo Roberto De Simone.
Napoli - La Cappella dei Giustiziati apre per la prima volta al pubblico (16.07.17)
- Napoli - Dietro il portale dell’antica Cappella intitolata a Santa Maria SuccurreMiseris quattro secoli di storia stanno per essere svelati al pubblico. Il principale e quasi unico oggetto di tal pia istituzione fu il prestare al prossimo le opere della Misericordia spirituale e temporale.
La Compagnia dei Bianchi della Giustizia ebbe origine nel 1430 ad opera di S. Giacomo della Marca, che riunì persone di animo pio per suffragare con messe ed elemosine le anime dei giustiziati. Con un “Breve” del 28 luglio 1525, Clemente VII, approvò i capitoli della Compagnia e ne definì lo scopo: “procurare la salute dell’anima di quelli che sono a morte condannati, et visitare i miserabili imprigionati e gli spedali de li ammalati, e quelli spetialmente di mali incurabili infermi”, come si legge negli Statuti del 1525.
La Compagnia, che prestò la sua opera caritatevole fino al 1862, dopo diverse sedi, nel 1534, si stabilì presso l’Ospedale degli Incurabili abitando in una casa di proprietà di Maria Longo, fondatrice dell’Ospedale. Qui i confratelli costruirono la cappella intitolata a Santa Maria SuccurreMiseris, che conserva tuttora pregevoli opere d’arte e testimonianze di una intensa e interessante storia, storicamente aperta al popolo solo due volte l’anno per le funzioni di Pasqua e dell’Assunta, poi, definitivamente chiusa dal 1862.
Il valore storico e artistico della sede è incommensurabile, comincia dallo scalone di piperno a tenaglia, passa per la cappella dedicata a Santa Maria SuccurreMiseris, con affreschi di Giovan Battista Beinaschi e seicenteschi stalli lignei con figure fantastiche, alla Sacrestia descritta nelle belle pagine di Luci ed ombre napoletane di Salvatore di Giacomo, per arrivare, tra ritratti di confratelli Pontefici e Santi, pregevoli stucchi e Madonne iconograficamente rare, ad un busto in cera di donna popolarmente conosciuto come “la scandalosa”.
Si tratta di una ceroplastica del XVIII secolo che mostra tutto l’orrore del “mal franzese”, utilizzata come monitoo deterrenteper chiunque avesse intrapreso la strada della dissolutezza.
Questa riapertura è stata resa possibile grazie alla collaborazione sinergica della Diocesi di Napoli, dell’Arciconfraternita dei Bianchi della Giustizia in S. M. SuccurreMiseris e dell’Associazione “Il Faro d’Ippocrate” .(16.07.17)
Santissimo Crocifisso Treia interno
Meravigliosa visita interna del Santuario Santissimo Crocifisso di Treia mediante l'utilizzo di un drone.Un grande grazie ai Frati Minori di Treia, custodi del Santurario, che ci hanno fornito questo video che ci permette di ammirare l'interno di questa splendida chiesa e vedere da vicino il Crocifisso che è un qualcosa di sorprendente, che desta commozione, tenerezza, compunzione
Madonna di Grottaferrata 2015
Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore Napoli
BASILICA DEL CARMINE MAGGIORE NAPOLI Madonna del Carmine
Originariamente la chiesa fu costruita nell'austero stile gotico, come le altre chiese angioine di Napoli. Tra il 1753 ed il 1766, fu coperto completamente l'antico stile gotico, per fare posto allo stile Barocco napoletano fino a raggiungere l'aspetto attuale. I lavori furono affidati all'architetto Nicola Tagliacozzi Canale, che venne aiutato dai marmisti fratelli Cimmafonti e dallo stuccatore Gargiulo. La chiesa è preceduta da un ampio atrio, sotto il cui pavimento furono sepolti alla rinfusa alla caduta della Repubblica napoletana del 1799, molti dei giustiziati nell'attigua piazza Mercato, tra cui ricordiamo: Eleonora Pimentel Fonseca, Luisa Sanfelice, Mario Pagano, Domenico Cirillo, Ignazio Ciaia, Luigi Bozzaotra. Nell'atrio possiamo ammirare un altarino, opera di Tommaso Malvito e dedicato a Santa Barbara, protettrice contro i fulmini, e lì collocata perché vi è la base del campanile, più volte rovinato dai fulmini. La tela di Santa Barbara attribuita a Luca Giordano, non è più esposta al pubblico.
L'interno, ricco di marmi policromi, è caratterizzato da un'ampia navata fiancheggiata da cappelle intercomunicanti e chiuse da balaustre e cancelli in ferro battuto con ornati di ottone, e da un moderno soffitto a cassettoni che sostituisce quello seicentesco in legno, distrutto durante la seconda guerra mondiale a causa di un aeromoto causato dallo scoppio della nave Caterina Costa nel porto di Napoli. Nel mezzo del soffitto si trova una statua in legno raffigurante la Vergine del Carmine opera di Mario Corajola del 1955.
Le cappelle
Sul lato destro, entrando dalla porta grande, abbiamo le seguenti cappelle:
San Nicola di Bari: la tela è opera di autore ignoto del XVII secolo; altare e cornice della tela con marmi commessi;
San Simone Stock: la tela è opera di Mattia Preti; altare e cornice della tela con marmi commessi; tela di Santa Lucia, opera di Luca Giordano;
Madonna del Carmine, detta anche Madonna del Colera per essere stata portata in processione in tempo di epidemie o varie calamità: la statua è attribuita a Giovanni Conte detto il nano;
Beato Franco da Siena: le tele ivi presenti sono opera di Giovanni Sarnelli; affresco del soffitto opera di Francesco Solimena. È la cappella più ricca di marmi pregiati;
Madonna delle Grazie: il dipinto su tavola è opera di Fabrizio Santafede; sulla sinistra c'è il monumento funebre al marchese Carlo Danza;
Santi Angelo e Pier Tommaso: la tela dell'altare è opera di Francesco De Mura, mentre le tele laterali sono di Paolo de Maio.
Sul lato sinistro, entrando dalla porta grande, abbiamo le seguenti cappelle:
San Gennaro: la tela è opera di Giovanni Sarnelli e nel suo interno c'è il fonte battesimale;
Sant'Orsola e Santa Maria Maddalena: la tela dell'altare è opera di Andrea d'Asti;
San Gregorio Magno: la tela è attribuita a Giovanni Bernardo della Lama, ma porta la firma del Sarnelli che forse lo restaurò;
Santa Teresa d'Avila e Santa Maria Maddalena de'Pazzi: le tele sono opera del cavalier Viola;
Sant'Anna: la tela è di Paolo De Matteis;
Santi Elia ed Eliseo: le tele sono opera di Francesco Solimena.
Tratto da Wikipedia.
La CRIPTA di SAN MATTEO nel DUOMO di SALERNO ♥
La Cripta costituisce il primo nucleo nella costruzione del duomo. Già nel Marzo 1081, alla presenza di Roberto il Guiscardo e dell'Arcivescovo Alfano I, venivano deposte le reliquie di san Matteo, dei santi martiri e di altri santi come si evince dalle diverse lapidi ivi collocate, le quali dimostrano che a quella data la struttura era già completa. La cripta, come la si vede oggi,corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del Seicento ad opera degli architetti Domenico Fontana e del figlio Giulio Cesare, i quali hanno sfruttato la centralità del sepolcro di san Matteo, il luogo più sacro di tutta la chiesa ed intorno al quale ruotano tutti gli altri spazi. L'altare in marmi policromi è arricchito da entrambi i lati da un elegante baldacchino. Ad ornamento dell'altare il Collegio Medico Salernitano donò nel 1666 e nel 1673 due coppie di pregevoli candelabri in ottone, fatti realizzare da Francesco Rosso. Negli scorsi anni '60 la struttura dell'altare fu totalmente trasformata. Sul lato settentrionale fu eretto un nuovo altare. Qui attraverso una piccola apertura è possibile vedere il sepolcro di S.Matteo. Al centro del doppio baldacchino dell'altare sono collocate due statue gemelle di S. Matteo realizzate da Michelangelo Naccherino nel 1606. Il Santo è raffigurato mentre scrive il Vangelo con un libro poggiato sul ginocchio sinistro e una penna sulla mano destra. Al suo fianco un angelo gli porge un calamaio.
Il luogo più sacro per la città di Salerno è, senza dubbio, il Sepolcro che custodisce le preziose Reliquie del suo augusto patrono S. Matteo.
La posizione stessa del Sepolcro, collocato al centro della Cripta, sta ad indicare che esso ne forma la parte più vitale da cui irradia luce e fervore.
Nel 1081, terminata la nuova e spaziosa cripta, Alfano I deponeva le reliquie dell'apostolo e quelle dei santi e martiri che dovevano fargli corona.
Oggi, come la si vede, la Cripta corrisponde ai lavori eseguiti agli inizi del '600 su progetto degli architetti Domenico e del figlio Giulio Cesare Fontana, i quali hanno reso scenografico e funzionale lo spazio organizzandolo intorno alla doppia statua bifronte del santo, eretta sopra il sepolcro, con un doppio altare.
Questa doppia statua è stata realizzata da Michelangelo Naccherino nel 1606.
L’abside destra è detta dei Santi Confessori di cui vi è una rappresentazione al di sopra dell’altare di marmo attribuita a Luigi Roderico. Sulle pareti in alto due affreschi illustrano l’Assedio di Salerno da parte di Barbarossa e la Tempesta scatenata da San Matteo, avvenuta grazie ad un miracolo del santo che fece affondare gran parte della flotta nemica e salvare la città. Nella volta gli affreschi raffigurano S. Grammazio, il Miracolo della liberazione di un indemoniato, la guarigione di un malato e le allegorie: La Sapienza, La Fortezza e La Giustizia.
Nell’abside centrale sono custodite le spoglie dei santi martiri Caio, Ante e Fortunato e di San Felice. L'altare in marmo policromo fu donato dalla Scuola Medica Salernitana nel 1753. I busti di bronzo dei santi martiri sono stati realizzati da Giovan Domenico Vinaccia, e datati 1680. La volta è ricoperta di stucchi ed affreschi di Belisario Corinzio che raffigurano scene della vita dei Santi Martiri.
L’abside sinistra è dedicata alle Sante Vergini. Qui erano infatti conservate le reliquie di Marina e Costanza. L’altare in marmi policromi risale al sec. XVIII, con una cornice marmorea che inquadra la tela dipinta da Pacecco De Rosa raffigurante la Madonna delle Grazie e le SS. Trofimena Costanza e Agata. Nella lunetta laterale si trova un affresco esagonale che rappresenta S.Agata guarita in carcere da S.Pietro. La cappella delle reliquie fu fatta realizzare nel 1957 dall’Arcivescovo Moscato. In essa sono state trasferite, in appositi ovali le reliquie dei Santi ritrovate nella Cripta. (fonte
Vena Media MARIA SS.MA DELLE GRAZIE festa 2019 svelazione degli angeli 1/2.
Vena Media fraz. di Vibo Valentia Calabria Italia.
BY EUGENIO SELVAGGIO VV.
MONTE VIVO a PIAGGINE a quota 1239 METRI sul MONTE CERVATI
Dalla cappella della Madonna del Monte Vivo a quota 1.239 mt si può godere di un panorama meraviglioso, ricco di flora e fauna.
Il giorno 15 agosto, sul monte Vivo, a Piaggine, si festeggia la Madonna dell'Assunta ossia l'assunzione di Maria in cielo.
Già dalla sera precedente, soprattutto i giovani, salgono sul monte muniti di tenda, sacco a pelo e vettovaglie e passano la notte nel pianoro sottostante la chiesetta o nel bosco circostante godendosi il meraviglioso spettacolo del cielo sereno trapuntato di stelle. Il giorno seguente salgono altri fedeli, assistono alla Santa messa che si celebra all' ombra dei pini e poi via, assieme a familiari ed amici ad imbandire i tavoli di legno che circondano il piazzale ed a consumare, tra suoni e canti, il ricco pranzo.