Chiesa di San Martino - Fondi Città Smart
Le strutture rinvenute durante il recente restauro della chiesa medievale di San Martino, risalente presumibilmente al XIII sec., costituiscono il peristilio di una domus romana situata nel settore orientale del centro storico.
I lacerti di un mosaico pavimentale a minute tessere nere con inserimento di scaglie marmoree policrome, riquadrato da due fasce bianche intervallate da una nera, risalgono forse ai primi decenni del I sec. d.C.
In età imperiale il livello pavimentale venne rialzato per ospitare un peristilio di quattro corridoi porticati intorno ad una zona centrale scoperta, a cui successivamente fu aggiunta una vasca di fontana.
All’interno degli ambienti è stato rinvenuto un accurato sistema idraulico di canalette di adduzione e deflusso delle acque.
È probabile che il peristilio abbia avuto continuità di vita dall'età augustea fino al III secolo d.C.
Tra i materiali raccolti ci sono frammenti di un capitello corinzio, un’antefissa fittile a testa di Gorgone relativa alla decorazione del tetto, una porzione di statua femminile in marmo lunense, una colonnina in marmo sormontata da un vaso da cui fuoriusciva l’acqua della fontana, il frammento di un’iscrizione, vetri e pedine lenticolari, una bianca e una nera, usate in età romana in diversi giochi da tavolo.
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Video chiesa di San Martino a Fondi (LT)
La chiesa di San Martino si trova in via Vetruvio Vacca, nel centro storico di Fondi (Provincia di Latina).
La chiesa risale probabilmente al XIII secolo, ma non si hanno informazioni sulla sua edificazione.
Gli scavi archeologici
Durante recenti restauri della chiesa, sono stati condotti ad opera della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio scavi preventivi che hanno consentito di individuare i resti di un peristilio di una domus romana con pavimentazioni marmoree e musive risalenti al I e II secolo d.C.
Al III secolo d.C. si data la risistemazione dell'ambiente con l'inserimento di una vasca di fontana al centro dell'ambiente. Contestualmente venne realizzato anche un sistema idraulico per l'immissione e il deflusso delle acque.
La domus conservò la sua funzione fino al V-VI secolo d.C., quando la vasca di fontana venne obliterata e vennero impiantate nel vano strutture successive, non è escluso relative ad un edificio di culto cristiano.
Opere trovate negli scavi archeologici:
un capitello corinzio,
un'antefissa a forma di Gorgone,
una statua muliebre in marmo lunese,
una colonnina di marmo con vaso sovrastante per fare uscire l'acqua da una fontana,
un frammento di un'iscrizione,
resti di un gioco da tavolo romano a pedine bianche e nere lenticolari.
Da vedere un prestigioso mosaico di Marko Ivan Rupnik.
SAN MARTINO DIVIDE IL MANTELLO CON UN POVERO
La leggenda narra che San Martino, una notte, mentre ispezionava i posti di guardia, incontrò un misterioso mendicante, il quale non avendo che pochi stracci addosso, era preda del freddo intenso. Così, il nobile Martino si dispiacque per quel poveraccio e gli offrì metà del suo caldo mantello militare, tagliandolo con la spada. Martino, militare romano non cristiano, andò a riposarsi e quella notte sognò Gesù che, vestito del suo mantello, raccontava agli angeli del soldato Martino che lo aveva riparato col suo mantello. Se questo sogno lo aveva profondamente impressionato, si può immaginare cosa provò San Martino quando trovò, al risveglio, il suo mantello completamente integro.
San Martino, dopo la mistica esperienza, si convertì, fu battezzato e dopo vent'anni di carriera militare, divenne Vescovo di Tours, dove acclamato dai suoi cittadini, proseguì umilmente fino alla morte la sua opera pastorale. Il suo mantello miracoloso divenne reliquia e fu conservata dai Re Merovingi.
Chiesa di S.Martino
Griante, Como Lake
Chiesa di San Pietro - Fondi Città Smart
Questa chiesa monumentale, a tre navate in stile gotico, vanta un’origine antichissima, risalente ai tempi apostolici.
La tradizione vuole che fosse dapprima un antico tempio di Giove o una chiesuola edificata in quelle vicinanze dalla pietà dei primi cristiani convertiti dalla voce dei Santi Apostoli Pietro e Paolo; successivamente, cresciuto il numero dei cristiani, San Paolino da Nola pensò di ampliarla convertendola in cattedrale che dedicò alla Vergine Madre di Dio. Sarebbe stato il conte di Fondi, Leone Caetani, pronipote del Pontefice Gelasio II, senatore di Roma, spinto dalla sua pietà e munificenza, a far ricostruire la chiesa che venne intitolata a S. Pietro e il 12 Dicembre 1638 fu consacrata dal vescovo Maurizio Rogano, come si legge nell’epigrafe posta alla sinistra del tempio.
La facciata della chiesa, tutta di travertino scalpellato, è in stile rinascimentale, ed ha un portale ogivale intagliato. Il protiro è formato da due colonne poggianti sui leoni che sostengono l’architrave, sovrastato da una rosetta in stile normanno. Il mosaico della lunetta rappresenta l’episodio evangelico di Gesù che consegna le chiavi a San Pietro. Nel mezzo dell’architrave vi è un altro mosaico, raffigurante Gesù Cristo nell’orto del Getsemani. Entrambi sono stati realizzati dal M° Domenico Purificato. Sull’arco del portone, proprio sopra il cornicione che divide orizzontalmente la facciata grandeggia, in un’edicola gotica, la statua di S. Pietro opera di Arnolfo di Cambio (1240-1310 ca.) vestita di abiti pontificali col triregno sul capo in atto di benedire la città. Entrando, a destra vi è un’epigrafe che ricorda il fausto avvenimento del passaggio di Pio IX, accompagnato dal Re Ferdinando II, quando da Gaeta ritornava a Roma. Incorporato tra l'abside e la serie delle cappelle laterali in cornu epistolae, il campanile, risalente alla seconda metà del XIII secolo, si presenta, nella sua mistura di monofore romaniche a pieno centro, di bifore ad arco acuto, di bifore trilobate nello stesso piano, come un'opera architettonica inorganica. Nella sala capitolare si conserva il tronetto marmoreo, meglio conosciuto come la “sedia dell’antipapa” Clemente VII, lo svizzero Roberto da Ginevra eletto a Fondi da 13 cardinali francesi e italiani, protetti da Onorato I Caetani, il 20 settembre 1378 in contrapposizione ad Urbano VI. Su quel trono appunto Clemente VII prese la tiara dalle mani del conte di Fondi, determinando così il Grande Scisma d’Occidente.
La Chiesa custodisce, tra gli altri, due splendidi dipinti: l’Annunciazione di Cristoforo Scacco (1499) e il trittico della Maestà con i SS. Pietro e Paolo di Antoniazzo Romano (1479). Sul fondo della navata centrale si eleva una Croce, in stile bizantino, raffigurante un Cristo dipinto su legno.
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Inno San Sotero papa fondano coro parrocchiale San Pietro Fondi LT
Secondo il Liber Pontificalis (in italiano Libro dei Papi fonte importante per la storia del primo medioevo che ha ricevuto un intenso scrutinio critico) Sotero, nacque a Fondi da famiglia di origine greca, in una data non conosciuta; Fondi era l’antica Fundi, cittadina del basso Lazio, di origine Aurunca a poi Volsca, fu noto anche come il Papa della carità, mori a Roma nel 174 o 175, fu il XII Vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica.
Fu papa in un periodo compreso tra il 166/167 e il 174/175, operò la sua missione episcopale interamente sotto l’Impero di Marco Aurelio.
Interessante fu l’iniziativa di inviare una raccolta di denaro alla Chiesa di Corinto per necessità economica; la lettera che accompagnava il denaro andò persa, in compenso è conservata la lettera di ringraziamento inviata da Dionisio, Vescovo di Corinto a Roma.
Questo di Sotero, fu anche un gesto diplomatico della Chiesa di Roma, oltre che di soccorritrice delle altre Chiese cristiane, Sotero con questo gesto voleva anche sottolineare che Roma era guida di amore e carità, come tradizione del messaggio evangelico, per questo motivo Papa Sotero è noto anche come il Papa della carità .
Purtroppo in questo periodo a Roma si diffusero sempre di più le idee dell'eresia montanista, che portò a posizioni di rigore estremo, cosa che spinsero l'Imperatore Marco Aurelio a proseguire nella repressione e persecuzione dei Cristiani, presi indistintamente tra i cristiani ortodossi e i cristiani eretici, non comprendendo la società pagana romana, la differenza tra le due correnti.
Sotto Marco Aurelio, nel corso delle tremende guerre marcomanniche, avvenne un fatto famoso che pare indusse l’Imperatore ad emanare un editto di tolleranza nei confronti dei Cristiani, come riporta lo scrittore ed apologeta cristiano Tertulliano, questo fatto è il cosi detto Miracolo della pioggia” che riguardò in particolare la Legione XII detta anche Fulminata.
Tertulliano riferisce che nel corso della campagna contro i Quadi (Germania) del 174 d.C, la Legione XII stava per essere annientata dal nemico perché debilitata da una gravissima siccità quando, in seguito alle preghiere di un gruppo di Legionari cristiani, cominciò a piovere così violentemente che le truppe furono rinfrancate e per contro i fulmini sbaragliarono il nemico propiziando così la vittoria e la salvezza della Legione che a seguito di questo fatto fu denominata: Fulminata.
L'avvenimento è storicamente vero e accertato tant'è che è stato anche raffigurato in uno dei pannelli della Colonna Antonina in Piazza Colonna a Roma.
Sembra però improbabile che l'autorità pagana lo abbia accreditato come intervento del Dio dei cristiani piuttosto che di Giove Pluvio o di qualche altra divinità dell'Olimpo romano, si pensa infatti anche a Mercurio; nessun'altra fonte, oltre quella di Tertulliano, parla di editti di tolleranza da parte di Marco Aurelio.
Tra le normative religiose prese da Sotero si ricordano la dichiarazione che il matrimonio era valido solo come sacramento benedetto da un sacerdote.
Rinnovò il decreto, già in auge, che proibiva alle donne di toccare patena e calice e di bruciare incenso durante le cerimonie religiose. Tale decreto costituì un momento importante nella storia della Chiesa e del rapporto tra la Chiesa di Roma e le donne; infatti fin dai primissimi tempi della Chiesa le diaconesse erano una figura presente nell'ordinamento ecclesiastico ma con compiti ben limitati e definiti.
Sotero venne sepolto nel cimitero di San Callisto a Roma mentre secondo un'altra tradizione fu sepolto vicino alla Tomba di Pietro.
Al tempo di papa Sergio II i suoi resti mortali furono traslati nella Basilica dei Santi Silvestro e Martino nella omonima Piazza, al rione Monti, dove una lapide del 1655 indica un preteso ritrovamento delle spoglie e successivamente nella Basilica di San Sisto; inoltre secondo un’altra tradizione alcune spoglie sarebbero conservate a Toledo in Spagna; retaggi questi della passione del Medioevo, quando si ricercavano affannosamente le reliquie dei Santi e dei Martiri cristiani.
Chiesa e Chiostro di San Francesco d'Assisi - Fondi Città Smart
La chiesa e l’attiguo convento di San Francesco in Fondi furono costruiti da Onorato I Caetani nel 1363 circa, sul luogo di un più antico e modesto complesso, edificato dai primi frati francescani giunti a Fondi. Il convento e la chiesa furono restaurati dal conte Onorato II Caetani, come attesta l’iscrizione posta sull’architrave del portale d’ingresso alla chiesa, tanto che la prescelse come sua ultima dimora. Fin dal 1466 il complesso monumentale appartenne ai Frati Minori Osservanti della provincia di Napoli. Venne perduto una prima volta durante il Decennio francese.
Riaperto nel 1843, fu chiuso di nuovo nel 1866. I frati vi ritornarono nel 1881 ma vi rimasero per poco tempo. L’intero complesso fu gravemente danneggiato durante l’ultimo conflitto mondiale. Nel 1960, non ancora riaperta al culto, il regista Vittorio De Sica vi girò le scene della violenza subita da Cesira e Rosetta - impersonate da Sophia Loren ed Eleonora Brown - nel film “La ciociara”, ispirato all’omonimo romanzo di Alberto Moravia, alla cui stesura lo scrittore lavorò essendosi rifugiato per alcuni mesi sulle colline di Fondi durante il secondo conflitto mondiale.
Attualmente vi risiede una comunità religiosa responsabile della chiesa conventuale che dal 1968 è divenuta parrocchia. Preceduta da un ampio porticato con archi acuti e a tutto sesto, gli interni dell’ex convento e della chiesa riflettono le epoche medievali e rinascimentali. Da ammirare le vetrate istoriate che raffigurano la storia del poverello di Assisi, realizzate nella seconda metà del sec. XX dal frate minore P. Giorgio Ascione.
La chiesa di San Francesco è situata in piazza IV Novembre, poco lontana dal centro storico, che costituiva l’antica città romana. Il complesso del convento risalirebbe all’incirca al Duecento.
L’interno della chiesa è costituito da due navate in stile gotico con influssi romanici e tra le lapidi infisse nel muro divisorio delle due navate si può notare il bassorilievo funerario a finestra (III - IV sec. d.C.) rappresentante la “coniuctio dextrarum”, la congiunzione delle destre, in segno di eterna fedeltà, cioè di matrimonio sintetizzato nel diritto romano, nella formula “ubi tu Gaius ego Gaia”.
Notevole è il coro moderno, costituito da tredici stalli ogivali in sintonia con la chiesa, che ci ricordano l’ultima cena.
Il convento, restaurato nel 1946, è preceduto da un ampio porticato con archi a tutto sesto.
L’edificio è strutturato intorno ad un luminoso chiostro in stile ogivale, con volte a crociera sorrette da pilastri ottagonali in pietra piperina, culminanti in capitelli a foglie di palma.
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Abbazia di San Magno - Fondi città Smart
Ai piedi del Monte Arcano, a ridosso della sorgente che alimenta il fiume Licola, sorge l’abbazia di San Magno che con il suo profilo austero e maestoso domina il Campo Demetriano.
Qui nel 522 d.C. circa Sant'Onorato volle fondare, insieme ad altri 2597 cristiani, al fine di perpetuare la memoria del martirio di San Magno, un complesso monastico comprendente la chiesa, una curtis (azienda agricola) per la funzione economica, il chiostro, il dormitorio e la mensa per i monaci. Il monastero di San Magno fu governato fino al 1072 dagli abati ordinari senza alcuna dipendenza, dopodiché fu donato all'abbazia di Montecassino da Gerardo, Console di Fondi. Nel sec. XV fu riedificata da Prospero Colonna. Secondo la tradizione popolare, il corpo di San Magno, in onore del quale erano stati eretti il monastero e la chiesa, riposò nella sua cripta fino all'anno 847 circa, quando fu sottratto dal tribuno Platone, il quale lo portò nella sua città, Veroli, e lo depose nella chiesa di S. Andrea.
Qui vi rimase per 30 anni, poiché nel 877 con l'invasione della città di Veroli da parte dei Saraceni, il corpo del Santo, fu prelevato e venduto alla città di Anagni.
Il ruolo dell'abbazia, non solo in senso religioso ma anche economico e sociale, è rilevante attraverso i secoli. Essa subì numerosi saccheggi e distruzioni ad opera dei barbari. I francesi nel 1798 demolirono alcuni locali del convento dopo averlo saccheggiato e lo lasciarono in balia degli “sciacalli”.
Dopo un lunghissimo periodo di abbandono in cui raggiunse il massimo degrado, a causa delle intemperie e di usi impropri, l’abbazia è oggetto da alcuni anni di un imponente intervento di restauro e può essere visitata in tutta la sua bellezza.
Nell’Alto Medioevo, sulla sommità del terrazzamento sul quale si appoggia (di epoca romana di opera incerta) fu impiantata una necropoli.
Il sepolcreto consta di quindici fosse in parte visibili grazie al pavimento in vetro della chiesa inferiore.
In seguito sulla platea fu costruita una chiesa destinata al culto cristiano; essa infatti era a croce latina, con una cripta sottostante al presbiterio accessibile da una scala che fu inglobata nella struttura medioevale successiva.
La cripta fu costruita attorno ad un pozzetto che molto probabilmente conservava delle reliquie. L’abside ed il transetto sono decorati da affreschi del XII secolo che ripercorrono la vita di San Benedetto, anche se sotto di questi sono stati trovati altri affreschi datati all’XI secolo.
Nella struttura sono ancora visibili le ultime fasi della vita del complesso con il mulino, che dopo secoli è tuttora in funzione, e le vasche per la lavorazione dell’olio. Anche sul monastero di San Magno esiste una “leggenda”. L’intera struttura è sormontata da un enorme masso di pietra che sembra sempre sul punto di cadere, anche se vi si trova dal VI secolo. Su questo masso, staccatosi dalla cima della montagna, pare che si sia posata la mano di Sant’Onorato, che ne evitò la caduta sul complesso monastico.
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Chiesa di San Pietro a Fondi LT Insigne ex Cattedrale novembre 2018
La chiesa di San Pietro apostolo è il principale luogo di culto cattolico di Fondi, in provincia di Latina e arcidiocesi di Gaeta, già cattedrale della diocesi di Fondi soppressa nel 1818.
Storia
La tradizione vuole la chiesa di San Pietro, originariamente dedicata alla Vergine Madre di Dio, fondata su un tempio di Giove da fedeli convertiti dal paganesimo dall'evangelizzazione nei dintorni dei Santi Pietro e Paolo.
In epoca imprecisata fu distrutta, ma riedificata in seguito col nome odierno su commissione di Leone Caetani, conte di Fondi, il 12 dicembre 1138. Basandosi sull'epigrafe a sinistra dell'ingresso la chiesa è consacrata dal vescovo Maurizio Rogano (1636-1640). Invece, l'epigrafe a destra ricorda il passaggio di papa Pio IX.
Descrizione
Esterno
Al centro della facciata si apre il portale gotico; le colonne ai lati della porta poggiano su tre animali stilofori; un leone a destra e un ariete sormontato da un altro leone a sinistra, invece le colonne sono poggianti sull'architrave. Sull'architrave, al centro, vi è un bassorilievo di Gesù, mentre alla sua sinistra San Paolo, Sant'Onorato e un cherubino con un candelabro in mano, alla sua destra San Pietro apostolo, San Giovanni Evangelista e un secondo cherubino reggente il turibolo.
Al di sopra di esso, un piccolo rosone. Nella lunetta vi è la recente raffigurazione a mosaico della consegna da parte del Cristo delle chiavi a San Pietro, opera del fondano Domenico Purificato (1970). Sopra gli archi del portone impera la statua di San Pietro apostolo, seduto in trono con paludamenti pontificali e la destra benedicente, opera attribuita ad Arnolfo di Cambio che l'avrebbe eseguita nel 1302. Vedasi foto
Il campanile sorge in posizione arretrata e risale alla metà del XIII secolo; presenta monofore centrali, bifore ogivali e bifore trilobate.
Interno
L'interno è a tre navate inizialmente in stile gotico, in seguito rinascimentale. In quella maggiore, incorporato al terzo pilastro di sinistra si ammira un bassorilievo di accurata e morbida fattura, raffigurante San Pietro benedicente, assiso su due leoni.
Alla destra della controfacciata si trova la cappella della Madonna di Loreto, antico sepolcro dei conti di Fondi (tra i quali Marcantonio Prospero Colonna), caratterizzata da affreschi del XV secolo. Sul lato opposto, invece, il battistero, con lacerti di pavimentazione cosmatesca e fonte battesimale del XIII secolo.
Il pulpito, o ambone, è in stile cosmatesco con decorazioni a mosaici e figure geometriche in smalti chiari. Esso poggia su quattro colonne poste su due leoni e due arieti stilofori. Al centro del parapetto vi è l'immagine di San Girolamo, mentre ai suoi angoli vi sono i simboli degli evangelisti (un bue, un'aquila, un leone e un angelo). Sopra gli archivolti vi sono tre versi recanti la firma del maestro Giovanni di Nicola (XII-XIII secolo).
Lungo la navata destra si apre la cappella della Croce che ospita il monumento funebre del conte Cristoforo Caetani (XV secolo), eretto dal figlio Onorato II.
La sua base è sorretta da tre leoni su cui poggiano altrettante figure di donne che rappresentano rispettivamente la Fortezza, la Carità e la Prudenza.
Nella parete anteriore il sarcofago presenta un bassorilievo raffigurante la Madonna tra i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Caterina d'Alessandria e Lucia. Il conte è raffigurato in abiti militari ed una corona, tra due angeli. In alto, Gesù crocifisso tra la Madonna e san Giovanni Evangelista.
Nella medesima cappella vi sono due trittici a fondo oro della fine del XV secolo: quello di destra è di Antoniazzo Romano e raffigura la Madonna con Bambino ed il conte Onorato Caetani tra i santi Pietro e Paolo (1425), quello di sinistra è invece di Cristoforo Scacco e rappresenta l'Annunciazione tra i santi Onorato e Benedetto (1499).
Vi è inoltre la cattedra dell'antipapa Clemente VII, in marmo con inserti cosmateschi.
In fondo alla navata di destra vi è la cappella del Santissimo Sacramento, con altare e balaustra barocchi in marmi policromi.
La navata maggiore termina con l'abside quadrangolare, coperta con volta a crociera ogivale ed illuminata da una monofora che si apre nella parete di fondo e che presenta una vetrata con San Pietro (XX secolo); al di sotto dell'arco absidale, un pregevole crocifisso dipinto su tavola del XII secolo.
Il presbiterio è rialzato rispetto al resto della chiesa ed è costituito da moderni arredi marmorei; alle sue spalle, l'organo a canne costruito dai Fratelli Ruffatti nel 1950
La chiesa ospita i corpi di san Mauro, conservato in una cassa d'argento, e dei santi Paterno e Libertino, in urne lignee dorate
Chiesa Santa Maria - Fondi Città Smart
Camminando su Corso Appio Claudio – Decumanus Maximus (strada principale), l’antica strada lastricata romana che collega il complesso dei Caetani con il foro in Piazza della Repubblica – si arriva alla Chiesa di Santa Maria.
Dopo il castello è senz’altro il monumento più caro alla città. La ragione è semplice: è situata nel cuore del centro storico, dove da sempre si svolge la vita del paese. E’ una delle presenze architettoniche più significative non solo di Fondi, ma di tutto il sud pontino e ha da poco festeggiato il suo 500° compleanno. Fu voluta fortemente da Onorato II Caetani, che si fece eternare nella statua della lunetta sul portale d’ingresso, insieme con S. Caterina d’Alessandria e la Madonna con il Bambino.
Il portale centrale è di stile classico, con stipiti e architrave di marmo bianco finemente scolpiti con motivi floreali e con gli stemmi dei Gaetani d’Aragona. Architettonicamente è l’ultima testimonianza di una contea che di lì a poco avrebbe subito i duri colpi dei pirati Saraceni, ma soprattutto della malaria e dell’incuria dei feudatari.
L’imponenza architettonica della struttura è messa in rilievo da una larga scalinata e da un falso podio.
È questo un primo riferimento alle origini della città, dove all’epoca i templi sorgevano appunto su un podio ed erano accessibili mediante scalinate.
La civiltà romana è esemplificata nel campanile che scavalca via Onorato II. La base della torre campanara è un fornice, l’elemento architettonico tipicamente romano.
Dall’epigrafe collocata in alto a sinistra del portale principale si evince che il tempio dedicato alla Beata Vergine Maria fu eretto a proprie spese dal conte di Fondi Onorato II Gaetani d’Aragona nel 1490.
Sulla stessa area sorgeva una chiesa molto modesta, completamente distrutta per far luogo alla Collegiata a croce latina con 6 ingressi (3 principali e 3 secondari).
L’interno presenta tre ampie navate, divise da pilastri in pietra locale e quadrati.
Al di là del transetto si aprono tre absidi, abbellite da cornici e da costoloni in pietra piperina.
Addossati ai due pilastri finali si ergono due pulpiti gemelli, semplici ma d’impatto. L’altare interamente di marmo era del 1507.
Il pavimento fu ristrutturato nel 1990 per volere del parroco don Giulio Peppe.
Nel passato, dal pavimento dell’abside si approdava alla sottostante cripta riservata al clero defunto.
Ora l’accesso è chiuso da una lastra marmorea rettangolare, sul cui piano è scolpita in bassorilievo la figura di un vescovo vestito con i paramenti rituali del XV sec., calice in mano, disteso sul letto di morte e col capo poggiato su un cuscino. Vero capolavoro è, poi, il Tabernacolo nel transetto di sinistra. La chiesa di S. Maria Assunta custodisce inoltre una veneratissima statua lignea della Madonna del Cielo, di scuola barocca napoletana. Realizzata nel 1613 da G.B. Amato, fu ricavata da un tronco di ulivo e poi dorata.
Molti sono i presagi che le sono stati attribuiti. Viene portata in processione ogni 25 anni o in casi eccezionali.
La Collegiata, infine, conserva capolavori pittorici che testimoniano la vivacità artistica della città nei secoli: un polittico raffigurante una Natività, dipinto tra il 1460 ed il 1470 da Giovanni da Gaeta, ed una Pietà - databile allo stesso periodo - realizzata dal medesimo artista.
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Chiesa di San Martino, Bollate 2
La chiesa di san Francesco d'Assisi a Fondi
Con il sorgere dell’Ordine Francescano nel 1209, l’apostolato di San Francesco ebbe le più vaste e profonde risonanze. I suoi figli penetrarono dappertutto e fondarono molte case religiose. Una di queste vivente ancora il Santo fu istituita anche a Fondi, dove certamente ha sostato S. Francesco stesso, transitando per la città, che costituiva una tappa obbligatoria per i religiosi in viaggio da Roma a Napoli e viceversa.
Tommaso da Celano, primo biografo di San Francesco, ci riferisce un lamento del vescovo di Fondi per due frati che portavano la barba più lunga del tollerabile e il dolore del Santo per questo rimprovero. La prima comunità francescana in Fondi, accanto alla propria dimora, costruì una chiesa di modeste proporzioni.
IL COMPLESSO MONUMENTALE DI S. FRANCESCO
La Chiesa e l’attiguo convento di S. Francesco in Fondi furono costruiti da Onorato I Gaetani nel 1363 circa, sul luogo di un più antico e modesto complesso, edificato dai primi frati francescani giunti a Fondi. Il convento e la chiesa furono restaurati dal conte Onorato II Gaetani, come attesta l’iscrizione posta sull’architrave del portale d’ingresso alla chiesa. Fin dal 1466 il complesso monumentale appartenne ai Frati Minori Osservanti della provincia di Napoli. Venne perduto una prima volta durante il Decennio francese. Riaperto nel 1843, fu chiuso di nuovo nel 1866. I frati vi ritornarono nel 1881 ma vi rimasero per poco tempo. L’intero complesso fu gravemente danneggiato durante l’ultimo conflitto mondiale. Attualmente, in attesa di riaprire lo storico convento lavora una piccola comunità religiosa che è responsabile della chiesa conventuale che dal 1968 è divenuta parrocchia, con decreto dell’allora Arcivescovo di Gaeta, Mons. Lorenzo Gargiulo.
Il CONVENTO
Il convento - restaurato nel 1946 - è preceduto da un ampio porticato con archi a tutto sesto. L’edificio è strutturato intorno ad un luminoso chiostro in stile ogivale, con volte a crociera sorrette da pilastri ottagonali in pietra piperina, culminanti in capitelli a foglie di palma. Al centro, tra piante di agrumi, un caratteristico pozzo dell’epoca.
San Martino |Don Nicola Gagliarde: sono stati 2 anni eccezionali
Il parroco don Nicola Gagliarde lascia la comunità di San Martino dopo 2 anni.
Storia, arte e natura a Fondi, Segmento 3, Codice MSS6745 -0303AA
Questo modulo ha lo scopo di illustrare e far conoscere le bellezze storico-artistiche e naturalistiche del territorio fondano. Si inizia dal Museo civico del castello, dove è possibile ripercorrere la storia della città sin dalle sue antichissime origini. Si ammireranno poi il Castello, simbolo di Fondi, e l'attiguo Palazzo comitale, residenza dei Caetani prima e dei Colonna Gonzaga poi. Si prosegue con il Duomo, ex Cattedrale, intitolato a San Pietro. Altro segmento è dedicato alla Chiesa di Santa Maria Assunta, gioiello rinascimentale, recentemente elevata a santuario. Nel segmento successivo è illustrato il complesso di San Domenico, con la chiesa e il chiostro rinascimentali e la chiesetta medievale di San Tommaso. Altro segmento è dedicato al complesso di San Francesco e all'antico quartiere ebraico chiamato Giudea, si conclude la parte dedicata alla storia e ai monumenti fondani. Per gli ultimi segmenti, dedicati alle bellezze naturalistiche, ci si è avvalsi della preziosa collaborazione dei Parchi naturali dei Monti Aurunci e dei Monti Ausoni. Per la parte monumentale, modulo è stato curato dalla dott.ssa Paola De Luca
Il progetto “Officina dei giovani” prevede la collaborazione e la messa in rete degli istituti scolastici di Fondi: al termine dell’intervento sarà possibile per i soggetti partecipanti facilitare l’opportunità che lo studio delle discipline venga integrato con progetti che ne facilitino l’apprendimento, tramite l’utilizzo di tecnologie informatiche.
San Martino in Pensilis (Campobasso) 2016
Palazzo Caetani - Fondi Città Smart
Il Palazzo Caetani, detto anche Palazzo del Principe, è un notevole esempio di architettura rinascimentale “mediterranea” e, come si deduce dal nome, fu la dimora abituale del feudatario, ovvero dei Caetani, e dei Colonna-Gonzaga.
Forse, insieme con il castello, la sua costruzione ebbe inizio con la prima vera signoria della città, assunta dalla famiglia Dell’Aquila. Si deve ad essa, infatti, se dopo l’anno Mille Fondi comincia ad acquistare di nuovo le sembianze di una città ed un ruolo politico-economico di rilievo nel circondario.
I Caetani continuarono il disegno dei Dell’Aquila fino a far risplendere di monumenti e di arte la città. Anche in virtù del fermento culturale che la animò sotto il governo di Giulia Gonzaga, Fondi si fregiò della definizione di “Piccola Atene d’Italia”.
Il Palazzo, parzialmente restaurato, presenta elementi architettonici distinti: una porta nettamente di stile angioino durazzesco, come se ne vedono esempi nella città e nel quartiere medievale di Gaeta, e un loggiato ogivale nel primo piano (con altra loggia al secondo piano), al quale si accede con una scala esterna dal pittoresco cortile. Ma la parte più caratteristica della residenza è costituita dalla fantasiosa decorazione delle eleganti finestre monofore e bifore, due interne nel cortile e due esterne (in parte danneggiate nel corso del secondo conflitto mondiale), formate nella parte superiore da una lastra di pietra tenera, lavorata a traforo così da sembrare un ricchissimo ricamo, un pannello intagliato.
Onorato II, acquisita dopo l’invasione angioina (1464) notevole potenza e ricchezza, volendo rendere la residenza più consona al suo nuovo stato, chiamò da Napoli o da Gaeta maestranze e artisti forestieri.
Si attribuisce appunto al catalano Matteo Forcimanya la nuova squisita eleganza di linee e di ornamenti, magnifico esempio di arte italo-catalana che si manifesta anche in alcuni edifici di Gaeta, Sessa, Carinola e Capua. L'epoca della ricostruzione del palazzo si può fissare con certezza al periodo 1466-1477.
Infatti Ferrante I concesse al conte di Fondi nel 1466 il privilegio di portare il cognome e lo stemma di casa d'Aragona, così le armi dei Caetani unitamente a quelle aragonesi figuravano nei camini e nei rosoni delle volte.
L’edificio, che formava parte della cinta fortificata di cui sono ancora visibili i resti sulla strada di circonvallazione, risulta ricostruito sulle antiche mura e nell'area compresa tra la cinta castellana e la chiesa di S. Pietro. Rocca e Palazzo erano uniti dall’arco che costituiva la porta della città verso Napoli e da un ponte ligneo, come si evince dall’Annunciazione dipinta da Cristoforo Scacco nel 1499 (ora custodita nell’adiacente Duomo di S. Pietro). All’interno, il Palazzo doveva essere ricco di affreschi e decorazioni. Le catastrofiche vicende cui andò incontro nei secoli cancellarono gran parte delle testimonianze artistiche. Sono rimasti, comunque, dei lacerti di affreschi in alcuni ambienti che rivelano una mano d’artista molto raffinato.
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Comprensorio di San Domenico - Fondi Città Smart
Il convento, con l’annessa chiesa, fu donato secondo la tradizione al Patriarca San Domenico dai Benedettini nel 1215.
Nulla sappiamo di certo sull’epoca della sua erezione, che risale a tempi antichissimi. Sappiamo però che fu restaurato dal Conte Ruggiero dell'Aquila, e poi nel 1466 il Conte Onorato Caetani II lo riedificò quasi dalle fondamenta, ampliandolo.
Nella chiesa, come si rileva dalla lapide a destra di chi entra, è seppellito il fondano Giulio Camponesco, giovane guerriero fondano che militò sotto Prospero Colonna e fu compagno d’armi di Ettore Fieramosca.
Dopo quello di San Domenico di Napoli, il convento di Fondi è il più antico del Napoletano, ed il Priore godeva del suffragio nell’elezione del Generale con onori di provinciale. Il complesso religioso ospitò per lungo tempo San Tommaso d’Aquino, che vi esercitò l’ufficio di lettore.
Anche il Pontefice Benedetto XIII lo onorò della sua presenza quando nel 1727 si recò a Benevento per visitare la sua antica sede Arcivescovile. Il Pontefice, partito da Roma il 26 Marzo, uscendo da Terracina si fece precedere dal SS. Sacramento sino al confine. Qui il cardinale Abbattitiano, Vice Re di Napoli, accompagnato dal Vescovo di Fondi Antonio Carrara da Sora, lo ricevette nella sua carrozza sino a Fondi, dove la notte riposò nel convento come religioso di San Domenico.
Vi si fermò ancora al ritorno, come pure nel primo di aprile del 1729, quando dovette transitare nuovamente per Fondi nel recarsi una seconda volta a Benevento.
Nel convento si osservano ancora tre stanze abitate da San Tommaso d’Aquino, una dove dettava lezioni, un’altra dove egli dormiva e in cui si celebrava anche la messa, e la terza che era l’oratorio dove riposò il suo corpo dopo la morte del religioso. Nel giardino del convento esisteva fino al 1835 un albero di aranci con le radici in su, che la tradizione vuole piantato da San Tommaso e che offriva molti frutti. Poi si disseccò e il tronco fu dalla pietà dei fedeli conservato sotto l’altare, dove era il corpo del santo. L’illustre Prof. Orazio Comes (1848-1917), Direttore dell’Istituto Superiore Agrario di Portici, in una sua breve dimora in questa Città studiò minutamente quel resto del tronco e dopo serie riflessioni avvalorò la tesi dell’arbusto piantato con le radici in su, adducendo spiegazioni scientifiche. Nel medesimo giardino esiste tuttora il piccolo pozzo dove il Santo Dottore attingeva l’acqua, e che si vuole sia stato costruito per sua disposizione. Il 7 Marzo del 1274 San Tommaso morì a Fossanova. Il corpo dopo varie peripezie, per ordine di Urbano V, nel 1367 fu trasportato a Tolosa di Francia, nella chiesa dei Padri Domenicani, e ciò per porre fine alle gravi contese tra i monaci di Fossanova e i frati Domenicani di Fondi.
Il complesso conventuale è oggetto da alcuni anni di un significativo intervento di ristrutturazione, che ha tra l’altro consentito di scoprire una chiesa al suo interno - Santa Maria Antiqua, dal 2007 dedicata a San Tommaso e riaperta al culto dopo quasi otto secoli - che conserva al suo interno alcuni affreschi medievali. A seguito del completo recupero la struttura ospiterà sale multimediali, spazi museali e culturali e attività didattiche.
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Macerata Campania Torre del campanile della Chiesa San Martino Vescovo provincia di Caserta
un bel panoramic della torre del campanie della chiesa di Macerata Campania
La bellissima torre e' stata ristrutturata bµnella sua antica gloria , bellissima colorossissima la Fierezza dei Maceratesi, Casertani e Napolitani
Chiesa abbaziale di San Martino Vescovo
Macerata CE Terra di Lavoro
Regno di Napoli
Buona Visione
Foto-video Sant'Onorato Fondi 10 ottobre 2017
Foto-video della Messa e della processione dei festeggiamenti per il santo patrono della Città di Fondi Santo Onorato. 10 ottobre 2017.
Elaborazione e montaggio a cura di Gaetano Orticelli
La chiesa di san Francesco di Fondi.wmv
La chiesa di san Francesco d'Assisi di Fondi - LT