Il monumento a Jane Bertie Mathew La Marmora a Biella
Le pillole della Civetta di Torino #14
Questo martedì vi parlo del monumento commemorativo alla moglie del generale Alfonso La Marmora, Jane o Giovanna Bertie Mathew, nobildonna inglese (1813-1876).
Il monumento, realizzato dallo scultore Odoardo Tabacchi, è un capolavoro di realismo e si trova lungo la navata laterale destra della chiesa di San Sebastiano a Biella, dove si trova anche la cripta che accoglie le tombe della famiglia La Marmora.
Leggendo qua e là ho anche scoperto che la donna era una lontana parente della scrittrice Jane Austen!
Consiglio: visitate Biella, il Palazzo La Marmora e la chiesa di San Sebastiano!
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Campane della Chiesa di San Sebastiano in Scandolaro di Foligno (PG) (01) v.196
Distesa festiva per la messa domenicale delle ore 10:00.
I° suonata con distesa delle 2 campane maggiori (io al campanone e un mio amico alla mezzana);
II° suonata con la distesa del campanone (suonato da me);
III° suonata con la distesa della mezzana (suonata da me).
Concerto di 3 campane a slancio manuale, di diverse epoche e fusioni:
I: Lab3 crescente, fusa inizialmente da Demetrio Soli di Foligno nel 1899, e poi rifusa nel 1903 sempre da Demetrio Soli. Ha un diametro di 87,9 cm e uno spessore di 6,1 cm, per un peso di 422 kg circa.
II: Mib4, fusa da Demetrio Soli di Foligno nel 1899 assieme al campanone. Ha un diametro di 57,5 cm e uno spessore di 4,2 cm, per un peso di 143 kg circa.
III: Lab4 crescente, fusa dalla De Poli di Vittorio Veneto nel 2008 per conto della OES Brevetti Scarselli. Ha un diametro di 43,3 cm e uno spessore di 3,1 cm, per un peso di 46 kg circa.
Sul pavimento della cella campanaria è riposta l’ex campana piccola fusa nel 1977, ed è sostituita dalla De Poli perché crepata.
Il castello in ferro e i ceppi sono stati installati dalla OES Brevetti Scarselli, mantenendo intatto il suono manuale, nel periodo in cui è stata fusa l’attuale piccola. Infatti il precedente castello era in legno, e possedeva delle travi sopra al campanone che permettevano il suono a rinterzo, oggi non più eseguibile a causa del fatto che queste travi non sono state riproposte nell’attuale incastellatura. La suonata solenne attuale è perciò il rinterzo a campane ferme, eseguita con lo scampanio tradizionale.
Le 2 campane minori purtroppo hanno i battagli legati alla ringhiera, perciò alle volte rintoccano e altre volte no. Inoltre il battaglio del campanone spatola leggermente. Non sembra essere un problema grave, ma è meglio tenerlo sotto controllo.
La piccola chiesa si trova proprio nella piazzetta del paesino, in cui troviamo uno splendido campanile quadrangolare di colore rosso vivo, culminato in alto con la guglia, edificato nel 1899. E per un paesino mondano, avere un campanile così elegante... E' già tanto. Queste campane le conoscevo fin da quando ero piccolo, ma pensavo non suonassero mai; così non ci avevo più dato peso fino a quando non le ho sentite rintoccare dal paesino limitrofo di Cancellara, e così la domenica successiva, l'11 Agosto, decido di riprenderle. Entrato in chiesa, trovo la sacrestana alla quale chiedo il permesso di suonarle. Già a vederle dal basso mi sembravano belle grandi, e quando mi sono messo a tirare la corda del campanone, facendolo rintoccare quasi subito... Sentivo che era un Lab3! WOW!!!! Bellissimo!! Una bella chicca per questa frazione! Il video era fatto, ma... Per un mio errore marchiano, ho cancellato la ripresa della I° suonata, quella più bella, ovvero la distesa del campanone. L'unico clip che ho conservato è quello della distesa della mezzana, sperando che mi potesse servire per il futuro video che avrei rifatto. Dopo tanto tempo, eccomi di nuovo a Scandolaro a rieditare queste stupende campane, in una mattinata poco nuvolosa ma purtroppo ventosa, con la cognizione di aver già preparato le inquadrature possibili.
Il video inizia con una ripresa alla graziosa facciata, dopodiché mi sposto sull'elegante campanile costituito da un bellissimo contrasto rossastro assieme alle sue sfumature. Quindi ancora un'inquadratura, stavolta laterale, sulla torre, con un primo piano alle campane viste di profilo, successivamente mi sposto sullo splendido panorama, con un primo piano sul paesino di Cancellara e poi su Montefalco.
Per la I° suonata mi sono posizionato leggermente spostato a sinistra rispetto al campanile, così da far vedere le 2 campane maggiori. Sbadatamente suono prima la piccola credendo fosse la corda del campanone, ma per fortuna riesco a rimediare, e iniziamo così con la distesa festiva vera e propria. Cercate di comprendere il mio amico per qualche suo errore, ma è la prima volta che suonava!
Nella II° suonata avrei dovuto muovere la squillina (motivo per cui l'inquadratura è proprio diretta su di essa), ma poi mentre facevo un paio di prove arriva la sacrestana che mi chiede di suonare a distesa il campanone. Bah... Secondo me non ha molto senso, ma ho dovuto eseguire una sua richiesta...
E come III° e ultimo segno, ho suonato la mezzana, più o meno 30 secondi (sentite bene che suona male, sempre quel fastidioso problema).
Il video termina con una ripresa alla splendida chiesina, mettendo in risalto soprattutto lo stanzino dove ci sono le corde delle campane.
L'altare dei Fogaccia a Clusone
Giustizia e Prudenza: sono le statue che vegliano lo stemma della famiglia dei Fogaccia sulla sommità dell'altare dedicato a Sant'Antonio nella basilica di Clusone.
Questo altare è stato commissionato da Evangelista Fogaccia - spie ga Mino Scandella - nel 1667, ma non era qui, era in una cappella laterale che era stata aggiunta alla vecchia chiesa. Per gli arredi venne incaricata la bottega di Carlo e Antonio Carra. Il Conte Vittorio Fogaccia accetta di dare la vecchia cappella in cambio della possibilità di avere un altare nella nuova basilica. In basso l'arca con stilemi cinquecenteschi per accogliere le reliquie acquistate a Roma dalla zio. Per la pala dell'altare venne incaricato il pittore veronese Giambettino Cignaroli. La composizione ordinata è su due linee oblique, in quella in alto i cherubini, in basso la Vergine e Sant'Antonio.
ARNAD (Valle D'Aosta) località Machaby - Chiesa di San Martino - slideshow
La chiesa si presenta oggi con una pianta trapezoidale e tre absidi, di cui quella centrale più grande.
All'esterno è visibile la muratura in pietra ottenuta con materiali litici di diverso tipo e provenienza locale. La facciata è disposta obliquamente rispetto all'asse della chiesa, è del tipo a salienti, nelle sue proporzioni molto più sviluppata in larghezza piuttosto che in altezza. Tutte le aperture convergono al centro, allineate sull'asse centrale, con l'originale portale, l'oculo e la feritoia a croce, posta sulla sommità.
Il portale, di forma rettangolare, architravato, è inquadrato da una fantasiosa cornice scolpita nel tufo con il motivo ripetuto di due rami d'albero intrecciati che forma uno stemma rovesciato. Alcuni studiosi ritengono che l'intreccio simboleggi l'unione delle due casate di Vallaise e di Challant celebrato con un matrimonio.
Girando intorno alla chiesa, verso il fondo si vede il campanile, anch'esso in pietra. Si tratta di una torre di pianta quadrata e proporzioni massicce, costruito in più fasi: la base risale al XII secolo, il resto della costruzione è del XV secolo, con modifiche nel XVI secolo. La cella campanaria è traforata da monofore e coperta da cuspide ottagonale.
Nel retro della chiesa si possono notare le lesene e gli archetti pensili, tipicamente romanici, che decorano l'abside centrale.
L'interno, è un ambiente particolarmente suggestivo, anche per l'utilizzo, tipicamente romanico, dei giochi di luce e di ombra. Le rare fonti di luce sono le piccole monofore aperte sulle pareti di navata e nel coro oltre all'oculo di facciata. Le navate laterali rimangono in penombra e nella navata centrale il getto luminoso che proviene dalla facciata accompagna il fedele verso l'altare.
Lo spazio è organizzato in campate, i pilastri a sezione quadrata, bassi e molto robusti, sorreggono profondi archi a tutto sesto. Sulla navata centrale le volte a crociera rinforzate dai costoloni sono state realizzate dopo il 1420.
La chiesa è priva di transetto, ma presenta due cappelle che concludono le navate laterali.
All'interno della chiesa sono ancora visibili diversi affreschi tardogotici, databili intorno al 1420, riferiti dagli studiosi ad un anonimo maestro locale,
detto Maestro di Arnad, autore anche dei dipinti nella chiesa di San Solutore presso Issogne. Nella navata sinistra sono rappresentati San Giorgio e il drago, il Banchetto di Erode, gli Apostoli, la Crocifissione, San Maurizio a cavallo e il Martirio di Santo Stefano. In fondo alla navata si apre la Cappella dei Vallaise, ornata di stucchi e con lo stemma dei Vallaise al centro della cupola.
Nel presbiterio, l'altare maggiore è corredato da un paliotto ligneo e da un grande Crocifisso in legno dipinto.
Nella navata destra , tra la facciata e la porta laterale sono ancora visibili alcuni frammenti di affreschi con San Cristoforo e San Pietro, sempre attribuiti al Maestro di Arnad.
Nella stessa navata altri dipinti, più recenti ed in stato frammentario, con il Martirio di Sant'Agata, il Martirio di San Lorenzo e l'immagine di
San'Antonio abate sull'arcata, sono attribuiti ad un altro artista sconosciuto.
In fondo alla navata destra la Cappella della Confraternita del Rosario, seicentesca, è sovrastata da una cupola a spicchi decorata con affreschi e stucchi di stile barocco. Contiene un sontuoso altare in legno intagliato e dipinto del XVIII secolo.
La chiesa di San Martino contiene anche un piccolo Museo d'Arte Sacra, con sculture, reliquiari, oggetti liturgici, bassorilievi, opere d'oreficeria. Tra
gli oggetti più belli, sono da ricordare il Crocifisso del XIII secolo e due bassorilievi in legno dipinto, probabilmente parti di un altare rappresentano
San Rocco e San Sebastiano. Questi ultimi sono databili al XVI secolo e artribuiti alla bottega dello scultore tedesco Michael Parth.
Asti - Duomo - Cattedrale di S. Maria Assunta - interno ed esterno - videomix
LA CATTEDRALE DI ASTI (sec. XIV)
Questa Cattedrale, con i suoi 86,50 metri di lunghezza e 24 di altezza e di larghezza, è la più grande chiesa del Piemonte, ed anche il più insigne monumento gotico della regione.
Iniziata agli albori del XIV secolo, al tempo del vescovo Guido di Valperga, e dedicata alla Madonna Assunta, fu continuata da Mons. Arnaldo De Rosette e terminata sotto il vescovo Baldracco Malabaila, nel 1354.
La chiesa che è giunta a noi è comunque assai diversa da quella progettata dai 'Magisteri muratores' Antonio Neucoto e Macario nei primi anni del '300. I secoli hanno portato alla Cattedrale aggiunte, molte delle quali di grande pregio artistico.
Nel 1470 le famiglie astigiane dei Pelletta e dei Troya fecero edificare il magnifico portale laterale sud, in stile gotico fiorito; verso la metà del '600 le famiglie nobili Zoia, Asinai e Cacherano fecero costruire le cappelle barocche sul lato nord, dedicate rispettivamente a San Teobaldo, a San Giovanni Battista e allo Sposalizio della Vergine. Due preziose tavole poste in queste cappelle (una Madonna e santi e lo sposalizio della Vergine) sono di Gandolfino d'Asti, un importante pittore degli inizi del '500; sue sono anche le parti rimaste di un polittico successivamente smembrato e incastonato nell'altare del SS. Sacramento.
La decorazione barocca dell'interno risale invece alla fine del '600 e fu voluta dal vescovo Innocenzo Milliavacca, milanese; è opera dei pittori Francesco Fabbrica e Bocca per le volte, e di Pietro Pozzi per i pilastri e le pareti. La cappella dell'Epifania fu decorata invece dall'astigiano Gian Carlo Aliberti; sull'altare un altro astigiano, lo scultore Giovanni Groppa, realizzò la splendida statua in rame dorato raffigurante la Madonna Assunta.
La parte absidale della chiesa, in origine più piccola, fu portata alle attuali proporzioni dall'architetto Bernardo Antonio Vittone, nel 1764, al tempo del vescovo Paolo Maurizio Caisotti, che riprese un progetto iniziato cinquant'anni prima dallo stesso vescovo Milliavacca. Venne allora arretrato ed ampliato il coro con le due absidi laterali con tre nuove arcate di volta; nel nuovo presbiterio fu collocato il nuovo, grandioso altare centrale. L'antico coro ligneo realizzato nel 1477 dal pavese De Surso (che si può ammirare oggi nella Pinacoteca Civica di Palazzo Mazzetti) fu sostituito con uno nuovo, opera del maestro artigiano Salario di Moncalvo.
Pochi anni dopo, nel 1768, fu ultimata la decorazione ad affresco del nuovo presbiterio e dell'abside. L'autore fu il pittore com'asco Carlo Carlone, aiutato dal concittadino Gaetano Perego. Le due eleganti tribune che accolgono i due organi contrapposti sono del 1766, opera del moncalvese Bartolomeo Varale. L'antico organo del Grisante, deterioratosi nel 1844, fu sostituito da uno più poderoso dei fratelli Serassi di Bergamo, e posto sulla tribuna lato sud. Il concerto di sette campane risale al 1844 ed è opera dei fratelli Barigozzi.
La parte più bella della costruzione, perché più mossa, con notevoli effetti di ombre e di luci, è il lato sud; oltre al portale gotico sono rimarchevoli le strette finestre, altissime; il tiburio ottagonale e soprattutto il possente campanile romanico, risalente alla precedente Cattedrale (1266) ed abbassato in epoca napoleonica.
Voglio ancora ricordare, in questa breve presentazione della Cattedrale di Asti, le opere pittoriche di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, e di Gandolfino d'Asti, che ornano la sala capitolare e le sacrestie della chiesa.
Lendinara Santuario Beata Vergine Nostra Signora del Pilastrello - la Madonna Nera (Rovigo Veneto)
Il santuario della Beata Vergine del Pilastrello è una chiesa dedicata alla Beata Vergine sita a Lendinara. Nel gennaio del 1911 papa Pio X la elevò al rango di basilica minore.
L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo.
Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
Nella navata sinistra si trova l'ingresso del Bagno. L'impianto è quello voluto dal Baccari ma ha subito molti rifacimenti e aggiunte di epoca successiva. Sulla sinistra si trova la fonte miracolosa coronata dalla Madonna in bronzo (1910) del melarese Policronio Carletti mentre alle pareti si trova il ciclo ottocentesco dei dodici dipinti con I miracoli della Vergine del Pilastrello di Giovanni Baccari. In una vasca monolitica in marmo degli inizi del Novecento sgorga l'acqua della fonte miracolosa.
Festa Madonna della strada Monastir 30.05.2015
Questo video lo dedico al meraviglioso gruppo che, da dietro le quinte ha dedicato il proprio tempo libero alla realizzazione della bellissima festa, dedicata alla Madonna della strada.
Monastir 30 Maggio 2015, Festa della Madonna della strada
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Madonna Della Strada
Il dipinto originale della Madonna della Strada, appeso nella Chiesa del Gesù a Roma
Madonna della Strada o di Santa Maria della Strada - l'italiano per la Madonna del Cammino, o la Madonna della Strada è il nome di una immagine della Beata Vergine Maria, sanciti nella Chiesa del Gesù a Roma, motherchurch della Compagnia di Gesù, ordine religioso della Chiesa Cattolica Romana.
La Madonna della Strada è la patrona della Compagnia di Gesù. Il suo fondatore, Ignazio di Loyola, è stato detto di essere stato protetto per intercessione della Beata Vergine Maria durante la battaglia al suo servizio come soldato.
Storia
Il nome risale al santuario costituita a Roma nel 5 ° secolo dalla famiglia Astalli, originariamente conosciuto come la Madonna degli Astalli, a un bivio lungo il percorso cerimoniale dei papi.
Il secolo affresco del 13 ° 14 ° - un muro pittura fatta su intonaco umido - è stato originariamente dipinta sul muro di Santa Maria del Cammino a Roma, la chiesa dei padri gesuiti, dato a Sant'Ignazio da Papa Paolo III nel 1540.
Nel 1568, il cardinale Alessandro Farnese eresse la Chiesa del Gesù di Roma, la chiesa madre dei Gesuiti, al posto della ex chiesa di Santa Maria della Strada. L'affresco è stato spostato lì nel 1575 per una cappella laterale dove i gesuiti pronunciato i loro voti. Qualche volta nel 19 ° secolo, l'immagine è stata trasferita su tela e apposto su un pannello di ardesia.
Altare della Madonna della Strada
L'icona si trova tra i due altari, la prima dedicata a S. Ignazio, il secondo, l'altare maggiore della chiesa, dedicata al Santo Nome di Gesù.
L'icona è stata restaurata nel 2006, rivelando di almeno due strati di vernice precedente, l'arte originale di essere un affresco che era stato staccato da una parete ed apposto tela.
Eredità
C'è una cappella dedicata alla Madonna della Strada alla Loyola University di Chicago, Illinois, presso l'Università di Scranton, Scranton, Pennsylvania e presso Marquette University di Milwaukee, Wisconsin.
La Società della Signora del Cammino è un istituto secolare a Vienna, in Austria, che segue la spiritualità di S. Ignazio di Loyola.
Foto e filmato di Ignazio Carboni
Colonna sonora di: SME - Adagio (Italian version) - Lara Fabian
Sebastiano del Piombo entre Miguel Ángel y Rafael (V.O. italiano)
Maestros en la sombra. La otra cara del Museo del Prado
Conferencia impartida por Antonio Forcellino, Restaurador e Historiador del Arte
Curso anual 2012-2013
© Fundación Amigos del Museo del Prado
Brescia - chiesa Santa Maria Assunta
Il Duomo Nuovo, non essendo il risultato di una edificazione secolare ma frutto di un unico cantiere, presenta una struttura complessivamente omogenea e coerente, nell'architettura e nelle decorazioni. Unico elemento che tradisce la lunga durata della fabbrica, protrattasi 230 anni circa, è il sottile connubio che si avverte all'interno, ma soprattutto in facciata, fra gusto barocco e stile neoclassico, il cui risultato è una specie di stemperato barocco classicheggiante, praticamente un edificio iniziato barocco e finito neoclassico.
Esterno
Facciata
La facciata su Piazza Paolo VI si rivela come l'elemento più caratterizzante dell'edificio: realizzato in marmo di Botticino, è simmetrica e si sviluppa su due ordini, con quello inferiore più largo per contenere i due ingressi laterali. Quello superiore è invece di carattere soprattutto decorativo, essendo molto più alto di quanto sia in realtà il soffitto della cattedrale. L'ordine architettonico utilizzato è ovunque il corinzio e le basi sono tutte attiche. Sull'asse di simmetria centrale si aprono, a livello della strada, il grande portale d'ingresso con frontone ad arco, ospitante il busto del Cardinale Angelo Maria Querini realizzato da Antonio Calegari nel 1750. Sul livello superiore è posto invece un alto finestrone, sormontato da un frontone triangolare.
Triangolare, come detto, è anche il frontone principale della facciata, dove campeggia lo stemma della città di Brescia (a ricordo, fra l'altro, che le cattedrali erano di proprietà del Comune), coronato dalle statue della Vergine Assunta e dei Santi Pietro, Paolo, Giacomo e Giovanni di Giovanni Battista Carboni, Stefano Citerio e Pier Giuseppe Possenti, realizzate nel 1792. Sono invece, come detto, di Antonio e Carlo Carra le statue dei Santi Faustino e Giovita nelle nicchie dell'abside e il San Giovanni Battista collocato sulla porta laterale nell'odierna Via Querini, verso il Broletto.
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La Madonna del Rosario a San Lorenzo di Rovetta
La Madonna del Rosario è una delle ultime opere che il pittore clusonese Lattanzio Querena ha dipinto per la chiesa vecchia di San Lorenzo di Rovetta prima di trasferirsi a Venezia. Come spiega Mino Scandella in questa puntata di Racconti di Ieri, il componimento è di grande valore artistico.
Il dipinto è posto sull’altare laterale dedicato alla Madonna del Rosario. «Maria, seduta in trono, - spiega Scandella - regge il figlio in braccio, è posta sull’asse centrale ed è ritratta con il viso rivolto verso sinistra. Il Bambino stringe nella mano un rosario dai grani irregolari. Il volto è incorniciato da boccoli dorati disegnati finemente e posticci, rappresentazione tipica del Querena. Sullo sfondo, a sinistra, due colonne e un tendaggio, elementi tipici della pittura settecentesca, creano uno spiraglio aperto su un ambiente esterno, componente caratteristica delle opere rinascimentali».
La concomitanza di diversi stili pittorici presenti, è frutto dell’ampia formazione artistica di Querena . «Ha studiato - continua Scandella - prima nel nostro territorio, successivamente a Verona presso Saverio della Rosa e infine a Venezia dove muore nel 1853. Nel dipinto possiamo vedere i contatti del pittore con l’ultima parte della pittura del ‘700, l’accostamento a quella veneta e le reminiscenze di quella lombarda del ‘600. Il tappeto rosso e blu è vicino allo stile lombardo, mentre il mantello blu, il vestito roseo e la resa del panneggio caratterizzata da ampie e insistite pieghe, si accostano maggiormente a quello veneto».
«Attorno al quadro - conclude - erano presenti i misteri del rosario capolavori di pittura miniata. Non si è conservato nulla della loro bellezza originaria in quanto sono stati ridipinti in seguito».
LUCA PACCAGNELLA SALVE REGINA cello from INVOCATIONS (2017) alla MADONNA del PILASTRELLO LENDINARA
LUCA PACCAGNELLA SALVE REGINA violoncello (2017)
dedicata alla MADONNA del PILASTRELLO di LENDINARA
THE SOUND OF STONE - Architetture Sonore (Live Recording)
L' Abbazia situata a pochi chilometri da Rovigo e in vicinanza delle provincie di Ferrara, Padova e Vicenza, fa parte della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. I primi monaci giunsero nel settembre 1578, chiamati dal Consiglio di Lendinara a reggere il Santuario mariano, ancora oggi cuore spirituale del Polesine e meta di pellegrinaggi. Il 29 ottobre 1771 i monaci lasciarono il luogo per decreto di soppressione da parte della Repubblica Veneta. Nel 1905, dopo 134 anni di forzata assenza, vi fecero ritorno. Il monastero venne eretto in abbazia il 15 dicembre 1920 da papa Benedetto XV.Il Santuario di Santa Maria del Pilastrello è considerato a più titoli il tesoro di Lendinara. La venerazione della statua lignea, cinquecentesca, della Madonna con Bambino risale al 1509. L'artistico Santuario, iniziato il 26 agosto 1577, venne affidato ai monaci Benedettini Olivetani il 7 settembre 1578.L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo. Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
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Palazzi Veneziani sul Canal Grande
Facciamoci un giro sul Canal Grande e veidamo i piu' maestosi e belli palazzi veneziani, un po di descrizione e un po di Storia. Dalla maledetta ca'Dario alla bellissima ca' D'oro, dal palazzo dell'universita' di Venezia ca'Foscari, per passare ai palazzi dei vari musei, fondaco dei Turchi, ca' Pesaro , ca'Rezzonico, fino ad arrivare al palazzo Grassi, spero che questo video vi sia piaciuto e fatemi sapere se volete vedere altri palazzi del Canal Grande.
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J.S. BACH MINUET 1 SUITE Luca Paccagnella cello Santuario del Pilastrello
J.S. BACH MINUET 1 SUITE
Luca Paccagnella cello
Santuario del Pilastrello di Lendinara . L' Abbazia situata a pochi chilometri da Rovigo e in vicinanza delle provincie di Ferrara, Padova e Vicenza, fa parte della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. I primi monaci giunsero nel settembre 1578, chiamati dal Consiglio di Lendinara a reggere il Santuario mariano, ancora oggi cuore spirituale del Polesine e meta di pellegrinaggi. Il 29 ottobre 1771 i monaci lasciarono il luogo per decreto di soppressione da parte della Repubblica Veneta. Nel 1905, dopo 134 anni di forzata assenza, vi fecero ritorno. Il monastero venne eretto in abbazia il 15 dicembre 1920 da papa Benedetto XV.Il Santuario di Santa Maria del Pilastrello è considerato a più titoli il tesoro di Lendinara. La venerazione della statua lignea, cinquecentesca, della Madonna con Bambino risale al 1509. L'artistico Santuario, iniziato il 26 agosto 1577, venne affidato ai monaci Benedettini Olivetani il 7 settembre 1578.L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo. Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
THE SOUND OF STONE -Architetture Sonore (Live Recording)
J.S. BACH Suite n. 1 Luca Paccagnella cello ABBAZIA S. MARIA DEL PILASTRELLO LENDINARA
J.S. BACH Suite n. 1 BWV 1007
Luca Paccagnella cello (Live Recording)
ABBAZIA S. MARIA DEL PILASTRELLO LENDINARA
THE SOUND OF STONE - Architetture Sonore
L' Abbazia situata a pochi chilometri da Rovigo e in vicinanza delle provincie di Ferrara, Padova e Vicenza, fa parte della Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. I primi monaci giunsero nel settembre 1578, chiamati dal Consiglio di Lendinara a reggere il Santuario mariano, ancora oggi cuore spirituale del Polesine e meta di pellegrinaggi. Il 29 ottobre 1771 i monaci lasciarono il luogo per decreto di soppressione da parte della Repubblica Veneta. Nel 1905, dopo 134 anni di forzata assenza, vi fecero ritorno. Il monastero venne eretto in abbazia il 15 dicembre 1920 da papa Benedetto XV.Il Santuario di Santa Maria del Pilastrello è considerato a più titoli il tesoro di Lendinara. La venerazione della statua lignea, cinquecentesca, della Madonna con Bambino risale al 1509. L'artistico Santuario, iniziato il 26 agosto 1577, venne affidato ai monaci Benedettini Olivetani il 7 settembre 1578.L'architettura della chiesa attuale è frutto di notevoli rimaneggiamenti di fine Settecento e inizio Ottocento curati dall'architetto lendinarese don Giacomo Baccari. La facciata, col doppio ordine ritmato da lesene, è stata modificata parzialmente nel 1933. Lo spazio interno della chiesa è diviso in tre navate ed è ritmato da archi a pieno centro che poggiano su pilastri. Le volte e il catino absidale vennero affrescati tra il 1939 e il 1942 dal pittore caucasico Giuseppe Chiacigh. Nel soffitto della navata centrale si trova Il Sacro simulacro che riceve forza dalla Vergine in gloria, nella controfacciata sopra il portale La salvezza dall'alluvione del 1822, verso la navata laterale sinistra il Miracolo della preservazione di Lendinara dalle rotte dell'Adige, verso la navata laterale destra La preservazione della città dalla peste del 1630 e La liberazione degli animali dalla peste del 1748, nel catino absidale L'incoronazione di Maria e dei Santi Benedetto e Francesca Romana, e del beato Bernardo Tolomei, La Natività della Vergine e I quattro profeti, nelle navate laterali gli angeli e i simboli araldici e nella cappella di Sant'Antonio Le virtù cardinali, dipinte in monocromo. Nell'altare a sinistra si trova l'opera di G. Angeli, allievo del Piazzetta, San Francesco visitato da un angelo (1750 ca.), nel II l'Ascensione di Cristo in presenza degli apostoli e del committente V. Malmignati (1580 ca.) opera di P. Veronese e bottega. Nel III altare si colloca Il battesimo di Cristo del Montemezzano, allievo del Veronese. Salendo la scalinata sinistra si incontrano due delle sei tele dipinte tra il secondo e il terzo decennio del Settecento da Angelo Trevisani sulla storia del Pilastrello: La giovane Lucia Zante risuscitata durante il suo funerale (11 febbraio 1592) e La giovane Francesca Bimbato, annegata nel Canalbianco, viene ritrovata viva (19 luglio 1613). Una volta in cima alle scale ci si trova davanti all'altare che conserva una copia della statuetta miracolosa, derubata nel 1981. La statua è circondata da angeli in marmo scolpiti da Giovanni Maria Morlaiter (o dal bellunese Marchiori) tra il 1743 e il 1745. Dello stesso artista le statue della Verginità e dell‘Umiltà ai fianchi dell'altar maggiore.
Scendendo la scalinata opposta si incontra la cappella dedicata all'abate Celestino Colombo in cui si trova una tavola con San Pietro (inizi XVI sec.) di scuola dossesca. Nel II e III altare di destra si collocano due pale tardo settecentesche del pittore siciliano di formazione romana Tommaso Sciacca: Sant'Antonio da Padova che riceve Gesù Bambino e Sant'Antonio abate che visita San Paolo eremita. Nella seconda cappella sono conservate altre due opere splendide del ciclo di Trevisani: La giovane Maria Rigo viene resa invisibile a giovani patrizi male intenzionati (16 maggio 1591) e L'acqua mutata in sangue (1576) (1730 ca.). Tra due statue del padovano T. Bonazza si colloca una seconda pala dello Sciacca San Sebastiano e Santa Lucia (1814).
Un'altra opera di rilievo è conservata nel I altare a destra. Si tratta de I Santi Bartolomeo, Benedetto e il beato Bernardo Tolomei e i committenti Bartolomeo e Battista Malmignati (1580 ca.) di J. e D. Tintoretto. Altre due grandi tele del Trevisani sono conservate nella sacrestia: La città di Lendinara viene preservata dalla pestilenza che infuria in vari luoghi d'Italia e del Polesine (1630) e Per intercessione di Giovanni Battista, la Madonna del Pilastrello salva Lendinara da una tremenda rotta dell'Adige (24 giugno 1677). Sono, inoltre presenti, la Glorificazione del podestà di Lendinara Ludovico Pisani (seconda metà del sec. XVII) attribuita ad Andrea Celesti (o a Matteo Ghidoni), Sant'Andrea (metà del XVII sec.) di J. Ribera, alcuni dipinti di scuola romana di fine Settecento e una copia dal Guercino.
benedettinilendinara.it/
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Roma - Arco di Giano e chiesa di S. Giorgio in Velabro by night - slideshow
La chiesa di San Giorgio in Velabro è un antico luogo di culto cattolico del centro storico di Roma.
La basilica, costruita nel IX secolo in luogo di una più antica ed in seguito più volte rimaneggiata, sorge nei pressi del cosiddetto Arco di Giano e immediatamente accanto all'Arco degli Argentari, nella piazzetta della Cloaca Massima, non lontano dal luogo in cui la leggenda colloca il ritrovamento dei gemelli Romolo e Remo da parte della lupa.
La chiesa è retta dai Canonici regolari dell'Ordine della Santa Croce ed è sede della diaconia di San Giorgio in Velabro.
L'interno è asimmetrico, più largo in corrispondenza della facciata e più stretto nel fondo, ed è a pianta basilicale, con tre navate separate da file di archi a sesto acuto poggianti su colonne di spoglio in marmo scanalato, di pavonazzetto e granito bigio, ed abside semicircolare in corrispondenza della navata centrale. Il soffitto della navata centrale fu dipinto da Francesco Avalli.
L'altare maggiore è una costruzione paleo-cristiana del VII secolo. L'abside, rialzata rispetto al piano pavimentale e riservata al clero, presenta un affresco, molto restaurato, raffigurante Gesù Salvatore fra i Santi Giorgio, Maria, Pietro e Sebastiano, opera inizialmente attribuita a Giotto che l'avrebbe eseguita nel 1298, ma che l'Hermanin rivendica a Pietro Cavallini. Nella navata di sinistra vi sono frammenti del paliotto e di un recinto presbiteriale, opera bizantina dell'epoca di papa Leone II e di un pluteo dei tempi di Gregorio IV.
Nell'ultima campata della navata laterale di sinistra, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito nel 1997 dalla ditta organaria neerlandese Pels & Van Leeuwen. Lo strumento è a trasmissione integralmente meccanica ed ha consolle a finestra con un'unica tastiera di 56 note e pedaliera dritta di 30 note.
Santuario della Madonna della Civita Itri
Il quadro raffigurante la Madonna della Civita è di stile bizantino ed è attribuita a san Luca per la presenza di tre lettere, oramai sbiadite, poste alla base del quadro: L.M.P. a significare Lucas Me Pinxit. Il quadro è stato sottoposto a restauro più volte.
La chiesa è costituita da tre navate, delle quali la più ampia è quella centrale. Al centro della navata principale è situato l'altare maggiore, insieme al quadro (protetto da una lastra di cristallo) della Madonna della Civita. L'altare è composto da marmi ed intarsi di scuola napoletana (del Settecento), opera del maestro Filippo Pecorella, ed è circondato da una balaustra (ricca di intarsi di pregio). Sulla volta sono presenti delle decorazioni che raffigurano alcuni degli avvenimenti più rilevanti che caratterizzarono la nascita e la storia del santuario. Questi ultimi sono stati eseguiti nel 1919 da san Cozzolino, di Napoli, e successivamente ritoccati dal prof. A. Rollo di Bari, a cui si deve anche la statua della Madonna posta in cima alla chiesa. A completamento delle navate laterali, vi sono i due altari dedicati a san Gioacchino (sulla sinistra) e a sant'Anna (sulla destra).
Le due colonne dell'altare ed il lavabo che si trova in sagrestia provengono dal convento di San Francesco (un tempo situato in città, ma ora distrutto). La chiesa è ulteriormente arredata con un coro ligneo del XVIII secolo ed un organo a canne. In una sala, collocata in fondo alla navata laterale di sinistra, sono custodite moltissime reliquie, nonché oggetti preziosi e paramenti sacri donati da fedeli e pellegrini (compresi quelli di Pio IX).
All'interno del santuario sono custodite alcune tele, tra le quali una Natività di scuola napoletana, una Madonna con San Francesco di Paola e l'Assunta più una copia della Madonna della Civita, su legno (Sebastiano Conca). Fonte: Wikipedia
Oratorio di San Giovanni Battista Urbino - Said in Italy
Oratorio di San Giovanni Battista Urbino - Said in Italy
Da
Oratorio di S. Giovanni Battista
via F. Barocci 31 61029 Urbino (PU)
Telefono: 07222613-3476711181
Dopo il Palazzo Ducale èil monumento più insigne della città per la sua decorazione pittorica quattrocentesca dei Salimbeni; la costruzione venne compiuta nell'ultimo decennio del sec. XIV, ma la facciata, d'imitazione gotica, è stata ricostruita al principio del Novecento. L'interno, ad aula con soffitto ligneo carenato, ha tutte le pareti decorate di importanti *affreschi, sapientemente restaurati, dei fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni (1416), notevole espressione della corrente del gotico internazionale, ricchi di elementi narrativi e di eleganti soluzioni decorative. Alla parete destra, in due fasce, Storie del Battista. Serie superiore, da sinistra: l'Angelo annuncia a Zaccaria la paternità e Zaccaria ne scrive a Elisabetta; Visitazione e Maria ed Elisabetta che si recano da Zaccaria; Natività del Battista, il padre che ne scrive il nome e circoncisione; Maria prende commiato da Elisabetta; La Madonna e il Bambino con l'asinello accanto incontrano S. Giovannino nel deserto. Serie inferiore: Predicazione del Battista; Battesimo dei neofiti; Battesimo di Gesù; Il Battista rimprovera Erode che avanza a cavallo. Nella parete di fondo, grandiosa *Crocifissione (firmata 1416 dai due fratelli), con molte figure, di ispirazione nordica.0Alla parete sinistra sono affreschi alquanto deperiti di artista posteriore ai Salimbeni, vicino ad Antonio Alberti da Ferrara. Nella parte superiore, da sinistra, gli ultimi due episodi delle Storie del Battista: Morte del Battista e Deposizione della salma; nella parte inferiore, sempre da sinistra; Il Battista; Il Beato P. Spagnolo; Madonna col Bambino e i Ss. Battista e Giacomo; Madonna col Bambino e i Ss. Sebastiano e Battista. L'ultimo restauro ha messo in luce le tracce delle finestre originali, evidentemente chiuse quando alla parete sinistra dell'oratorio fu addossata una casa, e la scena del Battesimo di Cristo, affresco di ignoto pittore dei primissimi del sec. XV, mutilo nella parte centrale, precedentemente nascosto da un altare laterale.
lunedì-sabato 10-12.30 e 15-17.30, domenica e festivi 10-12.30; anche a richiesta