Loreto Aprutino (Pescara) Processione di San Zopito Video storico del 1932
Documento dell'Archivio Nazionale Luce
Dalle prime luci dell’alba, in una contrada di Loreto Aprutino, inizia la “vestizione” e la preparazione del bue, oggi non più usato nei lavoro della campagna ma un tempo necessario per le attività agricole e il lavoro contadino. La “vestizione” è lunga, accurata, meticolosa da parte del comitato e del proprietario del bue che custodisce l’animale divenuto simbolo insostituibile dell’intera comunità religiosa. Ghirlande, copricorni di raso scarlatto, il corno rosso, campane d’argento, stoffe pregiate, specchi ed altri simboli come l’effigie di San Zopito rivestono e arricchiscono il bue che per un giorno, in un anno, viene spostato da una ordinarietà quotidiana per divenire il “tramite”: elemento soprannaturale, di devozione, di rispetto e capiremo il perché.
La preparazione delle ghirlande e dei nastri sulla testa del bue di Loreto Aprutino. La leggenda narra che alcuni contadini erano impegnati ad arare con un bue un terreno in località “Collattuccio” nel giorno di Pentecoste, irriverenti della festività e della processione di San Zopito che attraversava l’abitato, le campagne e giungeva davanti al loro campo. Al passaggio della statua del santo, il bue che trainava l’aratro si inginocchiò davanti allo stupore dei contadini e dei fedeli al seguito della processione.
248604_galleryLa sfilata della statua di San Zopito. La leggenda, continuando nel suo racconto, vuole evidenziare che nel giorno dedicato alla festività gli uomini non devono dimenticarsi dell’autorità religiosa, San Zopito, protettore del paese, e sono richiamati al rispetto con l’accadimento prodigioso dell’animale, il bue, che si inginocchia al loro posto.
Un altro elemento della narrazione leggendaria è costituito dalla bambina che, a cavalcioni sul bue, sfila per tutto il percorso della rappresentazione popolare. La bambina con l’abito bianco e ricami dorati, coperta di monili d’oro, secondo la leggenda del bue e del santo, è l’angelo messaggero che San Zopito ha voluto inviare: il tramite cioè tra la divinità e i contadini che, collocato sulla groppa del bue con in bocca un garofano rosso sbocciato straordinariamente nella stagione primaverile, “guida” il bue e lo fa inginocchiare.
Lago di Occhito e Castello di Gambatesa, Escursione Cai Sez.di Campobasso, Domenica 11-05-2014
Il lago di Occhito è in realtà un grande invaso artificiale, il più grande lago artificiale d'Italia e il secondo in Europa, creato con uno sbarramento sul Fortore. Il lago segna il confine naturale tra la Puglia e il Molise per circa 10 km, ha una lunghezza di circa 12 km e appartiene per metà alla Provincia di Campobasso e per la restante alla Provincia di Foggia. I comuni che si affacciano sul lago sono Sant'Elia a Pianisi, Macchia Valfortore, Pietracatella, Gambatesa e Tufara per la provincia di Campobasso; Carlantino, Celenza Valfortore e San Marco la Catola per la provincia di Foggia.
Tutta la zona costituisce un importante luogo di sosta, rifugio e riproduzione per numerosi animali, e variegato è il patrimonio faunistico esistente, difatti possiamo trovare varie specie di mammiferi (istrice, martora, quercino, ratti, faine, puzzole, tassi, ecc.), anche il lupo è stato segnalato in diverse località.
Si possono trovare inoltre molti rettili (cervoni, saettoni, biacchi, vipere, bisce, natrix, lucertole, ramarri), insetti e farfalle, uccelli (nibbio bruno, nibbio reale, poiana, smeriglio, allocco, assiolo, civetta, aironi, nitticora) oltre a varie specie di pesci presenti nell'invaso (carpe, cavedani, pesci gatto, lucci, tinche, anguille) e anfibi (rospi, granchi, gamberi, raganelle, salamandre, ululoni, tartarughe).
La zona del lago di Occhito presenta un ambiente tipico delle zone pre-appenniniche.
Terreni coltivati che arrivano a lambire le sponde del fiume, e piccoli boschi di latifoglie, sparsi tra una coltura agricola e un'altra.
Nelle immediate vicinanze del fiume si trovano zone a tipica vegetazione fluviale con boschetti di roverella, pioppeti e saliceti. Molte sono le specie di rilevante interesse botanico, tra cui è da
rilevare la presenza di numerose specie di orchidee selvatiche.