16 - Alla scoperta di Canzano (Teramo - Abruzzo)
Sulla cima di un colle, a 448 metri di altezza sul livello del mare, a soli 16 Km. da Teramo, svetta il paese di Canzano, vivace centro agricolo del sub appennino abruzzese raccolto su di un rilievo del versante sinistro della media valle del fiume Vomano.
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Il paese merita una visita per tanti motivi, uno dei quali la suggestiva veduta panoramica.
A sentinella delle vallate del Tordino e del Vomano dal suo belvedere è possibile scorgere l'intera provincia.
Oltre alle vette del Gran Sasso i monti della Laga e la Maiella, il mare di Giulianova e di Roseto degli Abruzzi.
La strada principale inizia dalla porta che oggi si dice Nuova, percorre Via Roma e in piazza si dirama tra vie strette e vicoletti, tipiche viuzze dei castelli medioevali come la Strada Piazzetta larga solo 65 centimetri.
Il borgo contiene una antica cinta muraria con un torrione merlato medioevale del secolo XI°.
Le tre alture di Canzano, riportate anche nel suo stemma, sono Colle Civetta, Colle Castellano con la famosa Chiesa della Madonna Dell'Alno e Colle San Salvatore, con la famosa chiesa omonima.
Oltre alla ricchezza storico archeologica, alla bellezza del paesaggio e al fascino degli antichi borghi è necessario ricordare la spontaneità della gente e le ricche tradizioni folkloristiche.
Tra le frazioni più interessanti ricordiamo Valle Canzano che si allunga sul crinale tra i due alti rami del fosso Santo Stefano.
Documentario realizzato da Vincenzo Cicconi (PacotVideo.it) e da Sergio Scacchia.
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Esposizione Triennale di Arti Visive - Estratto dell'inaugurazione - www.HTO.tv
Grande successo di pubblico per l'inaugurazione dell'Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma e per il lancio del manifesto dell'Estetica Paradisiaca che si sono tenute venerdì 6 Giugno presso l'Università La Sapienza di Roma.
Direttore Artistico del grande evento il Prof. Daniele Radini Tedeschi il quale, per l'edizione 2014, ha proposto una profonda disamina sulla situazione in cui verte oggi l'arte contemporanea, approfondita nel volume Tiltestetica (Editoriale Giorgio Mondadori).
L'atto di recuperare un atteggiamento di amore per lo spettatore, in maniera opposta a quanto avvenuto nel Novecento, diviene la base per la riconfigurazione iconografica ovvero per l'Estetica Paradisiaca, sostiene il Prof. Radini Tedeschi.
L'Estetica Paradisiaca è uno tre filoni rappresentativi della contemporaneità, presenti alla mostra. Gli altri due sono: La Maniera (cioè l'arte dopo la Transavanguardia) ed I Poli opposti (astrazione e realismo).
A parlare di Transavanguardia ci ha pensato l'esimio Prof. Achille Bonito Oliva, grande teorico della Transavanguardia e celebre curatore di mostre internazionali, che per l'occasione ha anche inaugurato l'Esposizione.
A commentare l'evento il Prof. Fabrizio Vestroni (Preside della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale, Università La Sapienza) ed alcuni membri del comitato scientifico di selezione, il Prof. Sergio Rossi (Università La Sapienza), il Prof. Stefano Valeri (Università La Sapienza, Responsabile Archivio Lionelli Venturi), il Prof. Egidio Maria Eleuteri (Galleria Eleuteri), il Prof. Luciano Carini (Studio C. Piacenza) ed il Dott. Carlo Motta (Responsabile Libri Illustrati Editoriale Giorgio Mondadori, Gruppo Cairo).
Tantissimi gli artisti che hanno esposto le loro opera d'arte, non solo nella sede ufficiale presso l'Università La Sapienza, Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale, ma anche in quelle collaterali come il Museo Venanzo Crocetti, il Palazzo Pontificio Maffei Marescotti e la Galleria d'Arte Maggiore.
Insomma, l'arte diventa democratica, ma non prima di essere passata attraverso la sua morte; la morte dell'arte simboleggiata nella processione di una bara funebre che, a spalla, è stata fatta transitare attraverso tutti gli spazi espositivi, di fronte a tutte le opere esposte.
Arte allo stato puro, in valore assoluto, artisti in libertà; ad ognuno il suo spazio, ad ognuno secondo i propri meriti, ad ognuno secondo quanto l'arte ha riservato per lui/lei. Questi i confini, i bordi, gli argini entro i quali ognuno ha avuto la possibilità di esprimere, con la massima libertà, il proprio pensiero e la visione del mondo, di questo mondo, dove l'arte si fa veicolo per capire, interpretare, amalgamare, sviscerare, tagliuzzare, frammentare, per poi ricomporre, la vita, il quotidiano fatto di attimi, di visioni, di sensazioni, ognuna delle quali merita la sua attenzione, quasi un caleidoscopio interpretativo, dove, la realtà non è mai simile a se stessa, si evolve, si trasforma, camaleontica ed istrionica, fino a che un artista non ne fissa, quasi fosse un fermo immagine, quello specifico istante, trasformando il pensiero puro ed etereo in opera concreta e completa.
Le opere esposte, quasi come dei nudi, l'anima degli artisti volutamente vilipesa dagli elementi, la luce che disegna volute di ombre volubili, ombre che disegnano i demoni che albeggiano fra le forme, gli aliti che intaccano la purezza dell'idea, il vocio che avvolge, rimbalza e viene sospinto alla fonte, la calura che intorbidisce l'aria e mesce gli elementi costitutivi, li rende, forse, più umani, ne fa scoprire l'odore; forme, anche familiari, che prendono vita in altre dimensioni dando l'illusione di visioni surreali, ma al tempo stesso reali, non fosse altro che per il fatto che le troviamo davanti a noi.
L'arte che vuole essere un universo con cui giocare, confrontarsi, misurarsi, partendo sempre dalle origini, ma solo per avere un riferimento temporale certo, preciso, definito, tangibile, e da li muoversi, inesorabilmente in avanti, mai in maniera lineare. Non esistono binari paralleli nell'arte, tutto, o meglio, il tutto è una continua, inestricabile, circonvoluzione, un susseguirsi di movimenti inconsulti, non definibili a priori, ma interpretabili, liberamente, dai posteri. Forse in questo va cercato il senso dell'arte, e, se vogliamo, del suo stesso funerale. Una morte che in realtà si trasforma in una nuova forma di vita, una trasfusione espressiva, mai dicotomica, forse parossistica, ma di certo non omologabile, non catalogabile, non immagazzinabile.
L'arte come messaggio per le generazioni a venire, l'arte per descrivere un mondo visto attraverso gli occhi di chi, quel mondo, ha avuto la capacità di percepirlo da un angolo ancora inesplorato, mistico ed ineffabile.
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