MANU e Museo Archeologico di Orvieto, le attività 2018
La Direttrice del Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria e del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, Luana Cenciaioli, ha presentato le attività previste nel 2018. Il servizio TcNews
MUSEO FAINA --Orvieto Italy ( fbcvideoproduction)
Visita al Museo Faina di Orvieto
Rinnovato l'apparato didascalico del Museo Faina - Orvieto
E' stato completamente rinnovato l'apparato didascalico del Museo etrusco Claudio Faina, che compare ora nelle vetrine sia in lingua italiana che in lingua inglese. Un'operazione che si rendeva necessaria, è stato spiegato dal Direttore, Prof. Giuseppe Della Fina, in un museo importante e frequentatissimo da stranieri quale è il Faina.
A compiere questa rivoluzione comunicativa è stata una giovane studiosa americana dell'Università dell'Arizona, la dottoressa Nancy Leo che sta seguendo un corso indipendente di studi in archeologia classica all'interno dei programmi scolastici che l'università statunitense svolge presso la sede di Orvieto Studi con il coordinamento del prof. Claudio Bizzarri.
La rivisitazione dei testi in lingua inglese cerca di rapportarsi alle esigenze di persone con una preparazione classica diversa da quella della nostra civiltà mediterranea e offre ai visitatori la possibilità di comprendere a fondo le caratteristiche dei reperti esposti.
Per ognuno di essi viene segnalata la datazione, l'attribuzione e il contesto di provenienza quando esso è noto, vengono inoltre forniti gli strumenti di base per comprendere l'uso antico dei singoli oggetti e capire il significato delle scene eventualmente raffigurate su di essi.
Orvieto. La necropoli di Crocifisso del Tufo
Il Dott. Paolo Bruschetti, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, illustra il fascino e il valore archeologico della necropoli etrusca di Crocifisso del Tufo.
Le Stanze delle Meraviglie - Palazzo Papale - Orvieto
visita al museo dell'opera del duomo all'interno del palazzo papale ad Orvieto
Orvieto (Terni - Umbria - Italy)
Piccolo borgo dell’Umbria, abbarbicato su di una rupe di tufo, Orvieto ha una storia antica. Ed è un vero e proprio gioiello dell’architettura etrusca, ricco di testimonianze, d’architetture civili e religiose e di angoli da esplorare.
Famosa soprattutto per il Duomo dalla facciata a mosaico, Orvieto offre in realtà tutta una serie di itinerari storico-artistici.
DA VEDERE:
Gli Etruschi a Orvieto
A ridosso di Orvieto, numerosi sono i siti d’epoca etrusca e i luoghi di sepoltura che negli anni sono stati scoperti. Tra i principali siti, meritano una visita la Necropoli di Crocifisso del Tufo – costruita secondo uno schema di vie ortogonali che ricalca i modelli urbanistici dell’epoca – e i vari musei che ospitano testimonianze provenienti dalle vicine necropoli etrusche.
Il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto e il Museo della Fondazione Claudio Faina ospitano ceramiche a figure rosse, armature da parate composte di elmo, corazza, schinieri e scudo, e tutta una serie di oggetti da corredi funerari, sia di importazione che di produzione locale: spille, monili, pugnali in metallo, vasellame di bucchero.
Infine, in piazza della Repubblica, è possibile visitare i sotterranei della chiesa di Sant’Andrea.
Il duomo di Orvieto
Simbolo di Orvieto, e capolavoro dell’arte gotica italiana, il Duomo cittadino è molto più che una chiesa. Il suo Sacro Corporale ospita moltissime opere d’arte, e la sua armonia è incredibile se si pensa che – qui – hanno lavorato per oltre tre secoli più di venti artisti.
Iniziato nel 1290 per offrire al Corporale del Miracolo di Bolsena un posto dove essere venerato, il Duomo fu costruito fino alla seconda metà del Millecinquecento. Arnolfo di Cambio, Lorenzo Maitani e Andrea Orcagna si alternarono, e l’effetto è straordinario: i bassorilievi con Storie del Vecchio e Nuovo Testamento e del Giudizio Finale, il fronte impreziosito dai mosaici e dal rosone di Andrea Orcagna, le cappelle. Veri capolavori d’arte religiosa.
E sono proprio le cappelle, ad essere imperdibili. Innanzitutto la Cappella del Corporale, dove il corporale è quello del Miracolo di Bolsena, un evento fondamentale per la chiesa cattolica, che vide un’ostia perdere del sangue. Il Duomo fu costruito proprio per ospitare il corporale, che oggi trova posto – insieme all’ostia – in un reliquiario d’oro, argento e smalto, d’epoca medievale.
C’è poi la Cappella di San Brizio, importantissima testimonianza del Rinascimento italiano e affrescata da Beato Angelico, Benozzo Gozzoli e da Luca Signorelli. A tema Giudizio Universale, ospita scene straordinarie che incantano il visitatore.
Il pozzo di San Patrizio
Capolavoro dell’ingegneria costruito nel 1527 per volere di papa Clemente VII da Giuliano da Sangallo il Giovane, il pozzo di San Patrizio aveva un obiettivo: assicurare ad Orvieto la disponibilità d’acqua per tutto l’anno. E in effetti, questo pozzo scavato nel tufo, raggiunge l’acqua nascosta sotto la rupe su cui il borgo è costruito.
Profondo 62 metri e con 72 finestre, si caratterizza per le due scale elicoidali gemelle: una per la discesa, una per la risalita. Grazie ad esse, e grazie alla possibilità di far scendere nel pozzo i muli da soma, le operazioni di carico dell’acqua erano molto più semplici. Oggi, il pozzo di San Patrizio può essere visitato. Basta aver voglia di scegliere, e poi di risalire, i suoi 258 gradini.
Underground: la città sotterranea
Ma Orvieto non è bella solo in superficie: nella sua rupe si nasconde un complesso labirinto scavato nel corso di 2500 anni e composto da oltre 1200 grotte, cunicoli, pozzi e cisterne, venute alla luce per caso dopo una frana. Oggi, grazie al progetto di Orvieto Underground, quel labirinto può essere visitato. Ed è un’esperienza davvero indimenticabile.
La visita guidata, prenotabile online, si snoda lungo un agevole percorso che attraversa strutture ipogee rimaste intatte. Laddove il sentiero corre parallelo alla rupe, panoramiche aperture fanno filtrare la luce. E tutto s’accende di leggenda.
La bistecca del villano
Testimonianze storiche a parte, Orvieto ha anche una sua tradizione culinaria. O, meglio, ha prodotti tipici assolutamente degni di nota. Su tutti, la pera di Monteleone. Soprannominata “bistecca del villano” per via del suo valore nutrizionale, ha un peso medio di 140 – 160 grammi e una forma conica corta. La sua buccia è gialla, liscia e spessa, la polpa saporita e aromatica. E, a detta dei buongustai, è buonissima al forno oppure in una zuppa dolce, insieme alle castagne. L’ideale per rifocillarsi, dopo un giro tra le diverse anime d’Orvieto.
Storie di Persone e di Musei - L'ecomuseo del Paesaggio, Porano (TR)
La riproduzione della conferenza tenutasi ad opera del direttore Mirko Pacioni il 22 dicembre 2017 presso la Sala della Fortuna del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
L'Ecomuseo del Paesaggio degli Etruschi pone al centro della propria attenzione il territorio come un museo diffuso, dove rendere leggibile e apprezzabile, in primo luogo alla sua popolazione, l'identità e la diversità del proprio paesaggio e la cultura materiale e immateriale qui radicata nei secoli.
L'Ecomuseo si fonda sui rapporti di collaborazione tra il Comune di Porano, la Provincia di Terni, la Regione Umbria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria e l'Associazione ACQUA.
Quest'ultima, soggetto gestore dell'Ecomuseo, opera da un decennio nell'area geografica che anticamente fu la Tuscia, cuore dell'Etruria federale, un territorio oggi compreso tra l'alto Lazio, il comprensorio di Orvieto e la bassa Toscana. Tra i soci si annoverano: Guide Turistiche, Guide Ambientali Escursionistiche, Naturalisti, Geologi, Ceramisti, Archeologi, Restauratori, Insegnanti e Videomakers.
Porano condivide con la vicina Orvieto un notevole patrimonio storico, archeologico ed ambientale, tale da essere inserito a pieno titolo nel PAAO (Parco Archeologico Ambientale dell'Orvietano).
Sul territorio insistono infatti pregevoli esempi di sepolture di epoca etrusca come la Tomba Hescanas e le Tombe Golini I e II (IV sec. a.C.) le uniche con pitture murali presenti in Umbria, in situ e presso il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, dimore storiche come Villa Paolina con il parco settecentesco e i giardini all'italiana, fortificazioni come Castel Rubello (XIII sec.) con torri e mura imponenti.
Il Tempio del Belvedere, storia e reperti del sito- (Orvieto)
Il tempio etrusco del Belvedere in Orvieto è uno dei più importanti della civiltà etrusca dell'Italia tiberina Gli scavi archeologici (4 per l'esattezza)fatti in più riprese ad incominciare dai primi anni dell'ottocento e terminati nel 1879, hanno riportato alla luce molti reperti di sculture in argilla risalenti al 5° ed inizi 4° secolo avanti Cristo ed oggi conservati al museo archeologico di Orvieto- Il filmato è andato in onda nella TV locale Orvieto 39 nell'anno 2003 e facente parte della serie di puntate Scavare nel passato condotta da Mauro Sborra -
ORVIETO UNDERGROUND HD2
Orvieto è una delle città più antiche d'Italia, arroccata su una rupe di tufo, domina una vallata incantevole; fu insediata da civiltà etrusche a partire dal IX secolo A.C. all'interno di cavità tufacee. Molto interessante è Orvieto Underground, la città nascosta nel sottosuolo, che consente di effettuare visite guidate alla scoperta di antichi pozzi, cave, laboratori e frantoi per le olive, utilizzati per millenni dagli abitanti della città sovrastante. Inoltre è possibile visitare il Pozzo di San Patrizio, una straordinaria opera di ingegneria civile del Cinquecento, profondo 62 metri, con un diametro di 13,5 metri, percorribile a piedi attraverso due scale elicoidali che non si incontrano mai. Il video ben illustra questo percorso misterioso.
Ringrazio Magix per avermi concesso la base musicale.
Orvieto capitale degli studi sugli etruschi
Si è svolto ad orvieto il 18° Convegno Internazionale di Studi sulla Storia e l'Archeologia dell'Etruria, il tema di quest'anno è stato la fortuna degli Etruschi durante il Risorgimento e nei primi decenni post-unitari,
Orvieto sempre più protagonista per quanto riguarda gli studi sugli etruschi, in questi giorni infatti è stata inaugurata al museo archeologico nazionale anche una mostra sui reperti degli scavi di campo della fiera come ci spiega la Soprintendente ai beni archeologici dell'Umbria Elena Calandra e la professoressa Simonetta Stopponi
iFilmati: ORVIETO (Museo Faina)
Visita il nostro sito: ifilmati.com, che contiene 1.000 pagine, 15.000 foto e oltre 1.200 filmati.
Regia: Gigi Oliviero
Produzione: Luma Film
Durata: 2'30
ORVIETO: In giro per la città - di Sergio Colombini (Video 4K)
Orvieto è un piccolo borgo dell'Umbria abbarbicato su una rupe di tufo. Il Duomo (1290) con la sua facciata a mosaico ospita una scultura marmorea della Pietà. Il Pozzo di San Patrizio (XVI secolo) dispone di una doppia scala a chiocciola. Una rete di grotte sotterranee testimonia le radici etrusche della cittadina. Manufatti di quel periodo, tra cui ceramiche e oggetti in bronzo, sono esposti al Museo Archeologico Nazionale.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
#Orvieto #Terni #Borghi
In mostra arte perduta al Museo archeologico umbro
Retesole Umbria
I Mosaici del Fanun Voltumnae
La scoperta dei mosaici nell'area archeologica del Campo della Fiera a Orvieto dal quale riemerge l'antico Fanum Voltumnae, il tempio federale degli Etruschi
Sarno. Museo Archeologico Nazionale. Mostra
saraci
Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria - Scoprendo l'Umbria
3. Il dono votivo: il santuario presso Porta San Lorentino
Il dono votivo: il santuario presso Porta San Lorentino
Nel 1553, presso Porta San Lorentino, fu ritrovata la grande statua in bronzo raffigurante la mitica Chimera, databile agli inizi del IV secolo a.C. La statua presenta lungo la zampa anteriore destra l’iscrizione tinścvil, la quale è stata incisa direttamente sul modello in cera prima della fusione. Tale parola, composta dai termini tinś e cvil, è stata generalmente intesa come “dono a Tina”, seppure si propenda ora verso il significato più generico di “offerta”. E’ stato ipotizzato che la scultura, isolata o assieme al suo avversario Bellerofonte, fosse un dono per un importante santuario sub-urbano, forse dedicato al medesimo Tina, come lascerebbero intuire altri bronzetti votivi rinvenuti assieme alla più grande scultura.
L’iscrizione rientra in una serie di testi etruschi che indicano il dono di un oggetto alla divinità. In età arcaica il testo di dedica conteneva il nome e il verbo usato nel dono fra uomini, esplicitando così una pratica che ricalcava quella in uso fra gli aristocratici; era invece assente il nome della divinità, pertanto sottinteso. Successivamente e su influsso greco, la formula cambiò e si fece sempre più ricorrente il nome della divinità. Tale nuovo formulario rientrava in una pratica di ex-voto legata a grazie ricevute o risposte oracolari. Nella Chimera, l’isolamento della parola tinścvil costituisce il massimo della stringatezza e della discrezione della dedica votiva. L’assenza del donatore potrebbe suggerire una collettività pubblica, e la divinità, in questo caso sottintesa, deve essere stata quella venerata nel santuario.
L’iscrizione della Chimera presenta lettere in uso nell’Etruria meridionale, come dimostra la presenza del gamma, e settentrionale insieme. Questa peculiarità agli inizi del IV secolo a.C. è forse da legare ad una maestranza itinerante composta di artigiani magnogreci ed etruschi provenienti dall’area tra Orvieto e Veio o dai vicini territori falisci, che operarono ad Arezzo attirati dalle possibilità economiche della città.
Crediti
Voce: Francesco Botti (Spazio Seme)
Testo e video: Andrea Gaucci
Perugia - Luana Cenciaioli
Festival Bluetrusco (edizione 2017)
Nell'ambito del ciclo di incontri programmato che ha coinvolto i maggiori centri dell'Etruria antica, Luana Cenciaioli, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria, illustra
Perugia: tra Etruschi e Umbri.
Realizzazione e montaggio video a cura di Fabio Cappelli.
3. La narrazione dei miti: la pàtera cospiana
La narrazione dei miti: la pàtera cospiana
Nel 1630 fu rinvenuto ad Arezzo uno dei più mirabili specchi dell’arte etrusca, comunemente definito “pàtera cospiana” dal nome del suo più importante e noto proprietario, il Marchese Ferdinando Cospi di Bologna. Lo specchio è oggi conservato al Museo Civico Archeologico di Bologna.
La descrizione del ritrovamento, in un luogo non meglio specificato di Arezzo, ne testimonia l’uso come coperchio di un’urna cineraria. Lo specchio è datato al 330-320 a.C. circa ed è caratterizzato da un lato riflettente e dal retro decorato con una complessa scena incisa. Si tratta della narrazione della nascita di Menerva dalla testa di Tina, trasposizione etrusca del noto mito greco della nascita di Atena dalla testa di Zeus. Le divinità sono indicate da didascalie, assecondando così l’esigenza di individuare i protagonisti dei miti, secondo un uso presente nelle iconografie etrusche dal VII secolo a.C. Al centro della scena siede su un rialzo roccioso Tina, la massima divinità etrusca, corrispettivo di Zeus, assistito da Thalna e Thanr, cioè le Ilizie greche, divinità tutelari dei parti; a lato Sethlanś, il greco Efesto, riposa dopo aver spaccato con l’ascia bipenne la testa del padre. Sopra Tina, piccola e già armata, è Menerva, unica divinità senza didascalia.
Nel VI secolo a.C. il processo di identificazione delle divinità etrusche con quelle greche si era ormai concluso. Questo processo portò in alcuni casi a vere e proprie assimilazioni, in altri a vaghe somiglianze, mentre alcune divinità rimasero tutte locali. Zeus, per esempio, entrò in Etruria con il suo bagaglio greco di miti e immagini, come lo specchio ben dimostra. Il permanere del nome pienamente etrusco rivela tuttavia come Tina, cioè il dio “della luce” (dove tin- è radice comune al nome del dio e alla parola “giorno” in Etrusco), fosse già venerato e parte dell’antico patrimonio religioso locale.
Crediti
Voce: Francesco Botti (Spazio Seme)
Testo e video: Andrea Gaucci