Museo della civiltà contadina di Soragna
Alla scoperta di un mondo antico con Mauro Parizzi, collezionista che espone la sua collezione legata all'agricoltura nel museo della civiltà contadina di Soragna. Da visitare. Anzi, da scoprire..... lemappedighiga.it
Chiaravalle Centrale e Il Convento dei Cappuccini. Museo della Civiltà Contadina
#Convento #ChiaravalleCentrale #Cappuccini
In provincia di Catanzaro, a due passi da Soverato, sorge il convento dei cappuccini datata 1594, per cui esso può ritenersi uno dei primi conventi cappuccini non solo in Calabria, ma in tutta l’Italia. E' posizionato su una collinetta che domina l'intera vallata circostante. In un primo tempo contava diciassette celle e una normale famiglia di monaci. In seguito, la struttura conventuale si sviluppò sul terreno donato dalla famiglia Tino. La pianta originaria risultava esserre simile ad una U. All'interno vi è un chiostro con al centro una cisterna per la raccolta delle acque piovane che i frati utilizzavano per le varie necessità.
l convento subì la soppressione napoleonica e quella del governo italiano. Fu comunque riattivato nel 1846 e poi richiuso nel 1860. Vi rimase aperta la chiesa in cui officiava P. Domenico da Badolato. Posto in vendita all’asta, fu comprato nei 1879 da P. Modesto Fera sostenuto da alcuni religiosi, dal popolo e dal beneplacito degli organismi della Congregazione
Fu riaperto nel 1880. Nello stesso anno cominciò a funzionare da Noviziato e cinque anni dopo fu restituito interamente ai frati cori l’annesso giardino. La chiesa, nel 1904, venne demolita e ricostruita, per l’impegno dì P. Bernardo da Petrizzi, più ampia e più bella e nel 1912 consacrata al SS. Cuore di Gesù da Monsignor Eugenio Tosi. Anche il convento fu ingrandito negli ultimi anni del secolo scorso con la creazione del refettorio e della cucina. Nel 1923-24 lo stesso cenobio fu sede di un importante Studio Interprovinciale e, poi, anche di Seminario Serafico. Vi si celebrarono anche tre capitoli Provinciali e fu pure sede del Noviziato Interprovinciale. Notissima la guardina di P. Mariano da Fiumara, annunciatore della parola di Dio alla Rai Televisione, durante la quale la cappella di Raffaele fu trasformata nell’artistica grotta con la Madonna di Lourdes. Padre Consolato, invece, fece costruire la capiente sala attigua alla chiesa a beneficio delle riunioni del terzo Ordine e per le esigenze della numerosa gioventù da sempre gravitante nell’orbita del convento. Padre Giustino, nello stesso periodo, fece innalzare il campanile, alto ben 25 metri e fornito di parafulmine. Tra il 1967 ed il ‘68 P. Alessandro Nardi provvide a far rimodernare la chiesa con marmi pregiati e l’artistico altare liturgico. La felice posizione sul poggio isolato all’estremità dell’abitato ricorda che il convento di Chiaravalle non ha nulla da invidiare agli antichi cenobi dell’Umbria francescana.
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* Le riprese sono di Massimo Iannuzzi - 320.0652319
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Museo della Civiltà Contadina dell'Appennino Bolognese, Monghidoro.
Museo della Civiltà contadina dell'Appennino bolognese, testimonianza storica del nostro passato, documenti, attrezzi e utensili usati dai nostri nonni, ricostruzione di ambienti agricoli, e attività agricole. In un locale di questo museo c'è anche la sezione del Piccolo Museo dell'Emigrante. Via Provinciale, 13 Piamaggio di Monghidoro (Bologna Italia). I brani popolari e tradizionali del repertorio montanaro: Oh Vilan, La Ciònfa, Ei Baraben, sono cantati dal Coro Scaricalasino (diretto all'epoca dal maestro Pier Stefano Guernelli), armoniz. del Maestro Giorgio Vacchi. Riprese di Gilberto Tedeschi, luglio 2016.
Speciale Museo Civiltà Contadina Montefalcone
I Videoracconti di Roma&Più: Il museo della civiltà contadina di Roviano
Quest'anno, a ottobre, saranno dieci anni che noi abbiamo il museo della civiltà contadina, qui in questa sede più appropriata sia per numero di stanze sia anche per la bellezza dell'allestimento.
Il primo allestimento del museo della civiltà contadina risale al 1980 circa. Poi intorno alla fine degli anni Novanta ci fu un secondo allestimento a cura di un maestro elementare di Roviano che andava, insieme ai bambini delle sue classi, a cercare gli oggetti dismessi dei nonni.
Facevamo uva, facevamo vino, facevamo olio, fagioli, patate, granturco, grano: tutto. Io ero orfano. Mia madre si dava da fare con la campagna, noi per quello che potevamo l'aiutavamo, però eravamo sempre piccoli.
Il prosciutto si doveva vendere per pagare le tasse. Il maiale, le spallette... Noi mangiavamo solo un po' di salsicce e il lardo per condire, per fare da mangiare. Il resto (non era per noi).
E con le ossa del maiale, si mettevano sotto alla saliera, si insaporivano e poi ci si faceva il sugo. Perché la carne ripeto: la carne (non potevamo). Noi quando mangiavamo la carne, mangiavamo baccalà, perché allora il baccalà era la carne dei poveri.
Questi sono i bigonci che si riempivano di letame, dalla stalla coi somari. Questo era il basto, noi lo chiamavamo il masto: il basto si metteva sui somari, poi si caricavano questi bigonci, si riempivano di letame, poi avanti e indietro, avanti e indietro, sempre questo lavoro a portare il letame in campagna per coltivare la terra, per seminare.
Questo si metteva come collare ai cani per proteggerli dai lupi: perché i lupi di solito prendevano i cani per la gola, così il lupo si pungeva contro questi chiodi e lasciava perdere.
Quest'altro attrezzo invece è per tosare le pecore. Anche questo è per tosare le pecore e quella è una campanella che portava al colo la pecora capo branco.
Questi sono i caravegli nei quali, oltre che il vino, ci si portava l'acqua quando andavamo in montagna. Si caricavano di acqua e quelle che avanzavano la sera si mettavno dentro i frantoi per mantenerle fresche.
Questo è la stessa cosa, ma più piccolo, ci si metteva anche qui il vino e poi si beveva così a garganella.
E veramente questo è un museo di memoria, oltreché oggetto della cultura materiale della civiltà contadina fino agli anni Cinquanta della Valle dell'Aniene.
Diciamo che le scuole sono un po' lo zoccolo dureo dei nostri visitatori. E' particolarmente dedicato a loro questo museo perché mostra loro com'era la vita dei loro nonni fino a qualche tempo fa.
Esclusiva: il Museo della Civiltà Contadina a Ruvo di Puglia (video)
E se ci fosse un museo della civiltà contadina a Ruvo? Ebbene sì, è in corso il progetto, di imminente realizzazione. Abbiamo potuto intervistare, in esclusiva, il promotore Michele D’Ingeo, cultore di civiltà contadina con la passione tramandatagli dal padre, nata dal desiderio di riportare alla luce i ricordi del passato e delle tradizioni locali. Partendo da alcuni documenti ereditati, il signor Michele ha svolto numerose ricerche su oggetti e attrezzi della vita contadina rubastina, ormai fuori uso. La sua idea non è solo quella di raccogliere ed esporre, ma anche spiegarne le varie funzioni e modalità d’uso. È un’impresa a volte non certo facile poiché bisogna coinvolgere la popolazione più anziana. D’Ingeo ci ha ospitati nel locale di famiglia che ospiterà i pezzi museali, nelle vicinanze del Museo Jatta.
La presentazione a cura di Michele D'Ingeo
Il parere di Rocco Lauciello, presidente Pro Loco Ruvo di Puglia
Servizio a cura di Anna Guastamacchia e Irene Minafra
redazione L'Eco della scuola
Il Museo della Civiltà Contadina a Expo 2015
114 strumenti del Museo della Civiltà Contadina di Bentivoglio prestati dall'Istituzione Villa Smeraldi della Città metropolitana di Bologna a Expo 2015 per allestire la Sala del Padiglione Zero dedicata all'ingegno dell'uomo.
musica: Summer Corporate - Music For Your Media (cc)
Museo della civiltà contadina
la cucina di Gaville FI
MUSEI DELLA CIVILTA' CONTADINA di MORIGERATI - PISCIOTTA- MONTANO ANTILIA (CILENTO)
I MUSEI INCONTRANO LE SCUOLE.....documentario sui musei della civiltà contadina di Morigerati- Pisciotta- Montano Antilia
Inaugurato il Museo della civiltà contadina Francoprovenzale a Celle di San Vito studio9tv
Inaugurato il Museo della civiltà contadina Francoprovenzale a Celle di San Vito
“ Il museo francoprovenzale. Un contributo vivo , concreto per la conoscenza delle nostre origini, uno spaccato dell’ economia , delle abitudini e delle difficoltà di vita dei nostri avi”
Il borgo più piccolo della Puglia ha inaugurato il Museo della civiltà contadina Francoprovenzale, intitolato al compianto promotore Vincenzo Rubino.
Celle di San Vito è il più piccolo paese della Puglia, in provincia di Foggia, situato a circa 700 m.s.l., la cui origine si intreccia alla storia e alle gesta dei soldati francesi in guerra contro i Saraceni.
Il Borgo, con Faeto, è l’unico centro dell’ Italia meridionale in cui si parla la lingua minoritaria francoprovenzale.
L’idea parte da lontano e ci sono voluti diversi anni prima di concretizzarla: dopo la dipartita improvvisa di Vincenzo Rubino, fondatore del Museo etnografico di Faeto e Celle, situato nella vicina Faeto, e varie vicissitudini familiari, la stessa famiglia ha messo a disposizione del Comune di Celle, antichi mezzi rudimentali, antichi attrezzi della vita contadina, oggetti delle abitazioni del passato, collezionati in numerosi anni di passione dal Sig. Vincenzo. Il Sindaco Maria Giannini, con l’amministrazione, ha così deciso di dedicare uno dei luoghi più importanti della Storia di Celle, al Museo della civiltà contadina. Non cellese ma francoprovenzale, in quanto i due Borghi hanno una vena in comune: sia per la stessa nascita del Museo sia per l’origine storica: figli entrambi dei soldati di Carlo d’Angiò.
Tanti anche i contributi di abitanti di Celle che si sono subito affascinati all’idea.
Dell’allestimento del museo se n’è occupato lo Sportello Linguistico di Celle di San Vito, con l’aiuto logistico del prof. Pasquale Bloise, coadiuvato dalla dott.ssa Ulderica di Biccari, architetto della Cooperativa di Comunità di Biccari.
Il museo è suddiviso in più sezioni:
“ Casa contadina com’era” , dove è ricostruito fedelmente l’ ambiente domestico .
“ Le botteghe e la memoria delle mani” , sezione dedicata ai mestieri del passato .
“Vita contadina”, dove sono esposti gli antichi strumenti, di cui i più particolari sono presentati con targhette bilingue .
Il museo è stato arricchito con foto d’epoca gentilmente donate dalla signora Ausilia Pirozzoli, dal signor Aldo Genovese e dal popolo cellese.
Bel tempo si spera - Santuario Beato Sante a Mombaroccio (PU)
Visitiamo il Santuario Beato Sante a Mombaroccio (PU) in compagnia di padre Alvaro
Museo della civiltà contadina di Mairano.avi
reportage by Rai Tre Regione ...ecco uno dei validi motivi per pagare il canone
Museo degli Antichi Mestieri di Strada - Massa Fermana - Marche
Per maggiori informazioni:
Il Borgo di Mombaroccio
Descrizione
Al via la 40esima edizione della Mostra di Soragna (Parma)
INAUGURAZIONE SCUOLA A MACERATA FELTRIA
Rocca di Soragna, Soragna (Pr)
Valorizzare il patrimonio artistico italiano è un grandissimo piacere, oggi a Soragna per volare sopra e dentro la bellissima Rocca.
Un ringraziamento per la sua squisita ospitalità al Principe Diofebo Meli Lupi.
Pilota di Drone (APR) Fabio Manera.
Museo di Gaville - Esplorando
Esplorando 1997
programma di Alex Revelli, progetto di Augusto Tocci, regia di Antonio Cherici
Museo di Arti e Mestieri di un tempo Cisterna d’Asti
Museo di Arti e Mestieri di un tempo Cisterna D’Asti
2018 - versione integrale
Il video è una “visita virtuale” del Museo ospitato all’interno del castello di Cisterna d’Asti, effettuata con una guida d’eccezione: Bartolomeo (Lino) Vaudano, che ne è stato ideatore e promotore insieme ad un gruppo di volontari desiderosi, come lui, di salvaguardare il patrimonio materiale ed immateriale del territorio. Fondato nel 1980, è attualmente il museo etnografico più importante del Piemonte. La preziosa collezione di oggetti domestici, attrezzi, arredi della civiltà contadina ha trovato collocazione all’interno di ben 23 sale distribuite sui tre piani del bel castello medievale, completamente restaurato e ristrutturato dallo stesso gruppo della Pro Loco, poi costituitosi come “Associazione Museo”, in collaborazione con l’amministrazione comunale.
Il Museo è oggi organizzato in 25 “botteghe” che raccolgono gli strumenti di lavoro di un tempo: dal ciabattino all’orologiaio, dal lattoniere all’ostetrica al bottaio, gli oggetti si fanno testimonianza di storie e persone. Più di 7000 sono attualmente gli oggetti che compongono la collezione, che è in costante ampliamento grazie a donazioni, ritrovamenti, lasciti.
Lino Vaudano ci illustra, con il suo stile coinvolgente da abile narratore, le vicende che hanno fatto crescere il progetto in oltre 35 anni di storia, le sue ricerche personali di pezzi attraverso i paesi, i solai, le cantine del territorio astigiano, alessandrino, cuneese, gli incontri con i sostenitori del progetto, ma non solo: dietro ad ogni bottega, ogni oggetto, si dipana una storia di vita vissuta, la sapienza antica di una popolazione, gli insegnamenti che devono essere salvati per il mondo contemporaneo, lo stile di vita sobrio e risparmiatore delle generazioni che ci hanno preceduto, e a cui dovremmo guardare per comprendere cosa sia un modello di “sviluppo sostenibile”.
Il Museo è attualmente un luogo di cultura molto vivace e attivo: oltre alle migliaia di visitatori italiani e stranieri che ogni anno lo raggiungono, il luogo è animato dalla costante presenza di Scuole di ogni ordine e grado, che usufruiscono di laboratori e attività didattiche inerenti gli antichi mestieri, riscoperti attraverso il gioco, la danza, il teatro, la produzione di cibo e manufatti; il castello è poi sede di convegni, mostre temporanee, eventi culturali e benefici. Il Museo si è inoltre dotato di una piattaforma multimediale che consente l’accesso alle risorse anche a chi non si può recare in loco. Notevole è il progetto delle “Narrazioni Museali Digitali” realizzate con la collaborazione della comunità di Cisterna e del gruppo ANFFAS Asti “Casa Patty”.
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video realizzato nell'ambito del progetto Il Banco delle Memorie
ideato e diretto da Luciano Nattino
promosso dall'Unione Colli DiVini nel Cuore del Monferrato
sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti
realizzato da casa degli alfieri - Archivio della Teatralità Popolare
in collaborazione con la rivista Astigiani
e con il progetto Granai della Memoria - Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo
intervista realizzata da Patrizia Camatel
editing e regia video: Riccardo Bosia
organizzazione e coordinamento Massimo Barbero
bancodellememorie.it
Servizio TG3 Museo Luisa Carminati (19.01.16)
Servizio del TG3 Lombardia sul problema dello sfratto del Museo di Civiltà Contadina Luisa Carminati di San Giuliano Milanese.