Abbazia di San Clemente al Vomano (IX sec.), Guardia Vomano di Notaresco (TE)
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Antonio Gumina - Gli Affreschi di San Clemente al Vomano
il prof Antonio Gumina parla degli affreschi presenti all'interno dell'abbazia di San Clemente al Vomano, a Guardia Vomano nel comune di Notaresco (Te)
Abbazia di San Clemente a Casauria
questi miei filmati al ritorno da un viaggio si ripromettono di dare qualche spunto a chi non ci è ancora stato, ma soprattutto di aiutare a ricordare chi ci è già stato.
INAUGURAZIONE ABBAZIA DI S. CLEMENTE - Guardia Vomano, maggio 1991
ABRUZZO - ATRI incantevole città d'arte [HD]
© By CLAUDIO MORTINI °°°
Atri è un'antica città d'arte abruzzese del Medio Adriatico, che conta 11.225 abitanti È situata nel comprensorio delle Terre del Cerrano, la cosidedetta Costa Giardino. È in provincia di Teramo. Già Ducato, Atri rappresenta uno dei centri storicamente ed artisticamente più significativi del Medio Adriatico e del Centro Italia.
La città capoluogo sorge su tre colli (Maralto, Muralto e Colle di Mezzo) che si affacciano sul mare Adriatico, verso il quale digradano, e su maestosi calanchi. La parte litoranea del territorio è costituita da una vasta pianura, che è attraversata dall'autostrada A/14 Adriatica e si estende nei pressi della Strada Statale 16 Adriatica. Lì si trova una grande area industriale che confina con quella della vicina Pineto.
Furono gli Illiri, provenienti dalla Dalmazia, durante le migrazioni tra il X e il IX secolo a.C., a dare il nome alla città, la cui forma più antica, Hatria, deriva da Hatranus o Hadranus, divinità illirica - sicula raffigurata sulle monete cittadine, le più antiche dei popoli italici, coniate, secondo molti studiosi, tra il VI e il IV secolo a.C. Atri si contende con Adria, in provincia di Rovigo, l'onore di aver dato il nome al mare Adriatico.
In seguito arrivarono le migrazioni umbro - sabelliche, a loro volta soppiantate dai Piceni, i cui corredi funerari possono farsi risalire al VII secolo a.C.
La chiesa di San Clemente al Vomano, detta anche abbazia di San Clemente al Vomano, è un edificio religioso abruzzese che sorge sulla sommità di un piccolo colle sulla riva sinistra del fiume Vomano, poco distante da Guardia Vomano di Notaresco, in provincia di Teramo. Appartenne al complesso abbaziale dell'ordine dei benedettini che qui ebbero sia la chiesa che il monastero.
Non esistono documenti che riportino la data esatta della fondazione del cenobio di san Clemente, si ritiene che l'intero complesso abbaziale fu edificato nella seconda metà del IX secolo intorno all'anno 871 e, sicuramente, non oltre l'890.
In questo periodo storico vi fu un notevole sviluppo del monachesimo benedettino nelle vallate della provincia teramana, in particolare nella valle del fiume Vomano dove crebbero anche altri importanti cenobi come: San Salvatore di Canzano e Santa Maria di Propezzano.
L'intera estetica architettonica della chiesa attuale appartiene ai lavori di rifacimento avvenuti nell'anno 1108, come testimonia la lapide apposta sul piedritto dello stipite sinistro dell'ingresso che reca incisa la scritta: «ANNI AB INCARNATIONE DOMINI NOSTRI JESU CHRISTI SVNT MCIII INDICTIONE XV».
La facciata di stile romanico si eleva semplice e austera, aperta nella zona centrale da un importante portale e da una monofora sovrastante, concludendosi con coronamento a spiovente. Ai lati si evidenziano gli speroni in muratura dei contrafforti aggiunti per consolidare e conferire maggiore stabilità all'equilibrio della chiesa.
La chiesa di Santa Maria di Propezzano è un edificio religioso abruzzese di stile romanico presente nel territorio della valle del Vomano, nel comune di Morro d'Oro, in provincia di Teramo. Insieme con l'adiacente monastero fu parte dell'abbazia omonima appartenuta all'ordine dei padri benedettini. Il cenobio si sviluppò nello stesso periodo in cui crebbero nella vallata teramana anche altri importanti abbazie come San Salvatore di Canzano e San Clemente al Vomano. Il nome Propezzano sembra si possa etimologicamente ricollegare a quello della Madonna Propiziatrice ai miseri, cui la chiesa è intitolata.
L'iscrizione narra della sosta di tre pellegrini tedeschi, definiti archiepiscopi magni, che qui si fermarono per riposare sotto un piccolo albero di corniolo durante il viaggio di ritorno dalla Terra Santa. Questi avevano assicurato ai rami della pianta i loro cavalli e appoggiato le borse in cui trasportavano alcune reliquie prese in Palestina. Poco dopo l'albero iniziò a crescere rapidamente sollevando verso l'alto le loro bisacce, e questi, nonostante i numerosi tentativi, non riuscirono a riappropriarsene dovendovi rinunciare e continuare ad osservarle, increduli, appese e irraggiungibili sui rami.
323 - Chiesa di San Clemente al Vomano (2008-03-17)
Alle porte dell'antico borgo di Guardia Vomano c'e' una splendida chiesa dedicata a San Clemente.
Il monastero si eresse intorno all'874 per volere di Ermengarda, figlia dell'imperatore Ludovico II, ideale continuazione dell'abbazia di Casauria e di San Liberatore a Maiella.
La chiesa di San Clemente al suo interno è composta da tre navate sorrette da colonne in cotto e in pietra e con il pavimento a vetrate da dove si possono osservare reperti archeologici di un tempio ben più antico.
Il ciborio, uno dei più belli d'Abruzzo, si trova alla fine di una scalinata.
Realizzato da artisti di origine normanna, ha un che di orientale con i suoi intagli quasi merlettati, di stile arabo sapientemente miscelato al gusto classico dei capitelli.
Al di sotto c'è un altro tesoro ... l'altare con scolpito un agnello mistico.
Il pavimento è in parte vetrato per consentire di ammirare i reperti archeologici sottostanti, la bella cripta dalle tante colonne, conserva resti di antiche pietre.
L'Abbazia di San Clemente a Casauria in Abruzzo - Raro documentario storico
Una delle chiese abbaziali più interessanti della regione, importante monumento di transizione dal romanico al gotico cistercense. L'abbazia sorse sul posto o nei pressi dei pago romano d'Interpromio, con un tempio cui era annesso un ponderarium; alcuni pensano che il nome Casáuria deriva da Casa Aurea con cui potrebbe esser stato chiamato il tempio, altri, viceversa, pensano sia stata la località Casa Urii, luogo dedicato a Urios, Giove apportatore di venti, a dare nome al tempio. Nell'871 l'imperatore Lodovico II, in adempimento di un voto fatto per essere stato liberato dalla prigionia nel ducato di Benevento, innalzò questo monastero con l'annessa chiesa della SS. Trinità, nella quale l'anno seguente fece trasportare le ossa di S. Clemente papa e martire, concesse da papa Adriano II. L'abbazia divenne potente per i beni donati dall'imperatore, ma nel 920 fu saccheggiata da Saraceni; risorse lentamente e si arricchì dopo il Mille per varie donazioni; dal 1076 al 1097 fu saccheggiata nuovamente e ripetutamente da Ugo Malmozzetto, conte normanno. Al principio del sec. XII l'abate Grimoaldo restaurò il monastero e la chiesa, che venne consacrata nel 1105; infine l'abate Leonate (eletto nel 1152, morto nel '92) e il suo successore Ioele la ricostruirono. Fu questo il periodo di massimo splendore dell'abbazia, poi cominciò la decadenza; nel sec. XIV il monastero divenne commenda e nel 1775 fu dichiarato di regio patronato. Chiesa e monastero furono rovinati nel 1348 da un terremoto, e soltanto la prima fu restaurata nel 1448, ma parzialmente, tanto che il transetto rimase mutilato in elevazione e senza volte. Del monastero, che conteneva in origine un ricco chiostro a colonnine binate, resta solo un'ala, rifatta nel '700 e ridotta ora al pianterreno per il terremoto del 1915, che arrecò danni anche alla chiesa, già restaurata nel 1891. Restauri condotti nei primi decenni del Novecento hanno portato alla sistemazione del monumento.La facciata è preceduta da uno stupendo *portico , quasi intatto da manomissioni, a tre arcate divise da pilastri rettangolari con colonne addossate su ogni faccia. Bellissimi i capitelli e ricchi di sagome e di fregi gli archivolti. Nell'alto della facciata, al di sopra di una specie di attico coronato da bella cornice ad archetti, sono quattro bifore, di cui due architravate e le altre leggermente ogivali, provenienti probabilmente dal monastero e ivi collocate in occasione dei restauri del 1448. Il portico è coperto da possenti volte a crociera con costoloni prismatici. Il *portale mediano ha l'archivolto formato da tre archi a ferro di cavallo, concentrici e gradualmente rientranti.Nella lunetta, figure a rilievo rappresentanti S. Clemente seduto con alla sua d. i Ss. Fabio e Cornelio e alla sua sin. l'Abate Leonate che presenta il modello della chiesa da lui rifatta. Nel grosso architrave sono raffigurate, in ordine di successione, storie relative alla fondazione dell'abbazia. Negli stipiti sono scolpite, entro nicchie, quattro figure incoronate, rappresentanti forse i principi e i sovrani protettori o benefattori del monastero. I *battenti bronzei, dovuti probabilmente all'abate Ioele (1192), sono suddivisi in 72 riquadri occupati da formelle con croci, figure di abati e di monaci (nell'alto), rosoni, i Castelli (con tre torri ciascuno) soggetti alla abbazia (14 in tutto residui), coi nomi relativi, e i riquadri coi picchiotti (uno, di legno, di imitazione).L'interno maestoso, lungo m 48, riproduce un tipo di transizione dal romanico al gotico cistercense: è a croce latina coi bracci poco sporgenti, diviso in tre navate e con un'unica abside semicircolare (invece che quadrilatera), secondo la tradizione romanica; è stato rimosso l'intonaco, per mostrare la differenza di manufatto tra il IX e il XII secolo. Le navate sono divise da arcate ogivali su pilastri rettangolari, eccetto il 1° e il 3° a sinistra, che sono cruciformi, e altri due con mezze colonne addossate. La navata mediana è, nella metà anteriore (corrispondente ai primi quattro archi), notevolmente alta e illuminata da tre monofore per lato; nel rimanente, è più bassa, probabilmente per i limitati restauri del '400. Spicca sulla destra il grande, magnifico *ambone (D), scolpito da un frate Giacomo da Pópoli, a forma di cassa posata direttamente su quattro colonne architravate, con bei capitelli; di assai ricco intaglio gli architravi, mentre i davanzali, tripartiti da cornici intagliate a sguincio, sono ornati da stupendi rosoni molto rilevati e da rameggi; nella faccia anteriore il lettorino è sostenuto da un'aquila che ferma gli artigli su un libro aperto appoggiato sul dorso di un leone accovacciato, il quale a sua volta ha un volume tra le zampe anteriori: rappresentano evidentemente i simboli degli Evangelisti Giovanni e Marco . A sinistra è l'elegantissimo *candelabro per il cero pasquale , nel quale però la parte superiore, assai più ricca e impreziosita da mosaici, appare di altra mano e alquanto più tarda
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