COCULLO Festa dei Serpari di San Domenico - HD
© CLAUDIO MORTINI™◊
Cocullo è un paese abruzzese di circa duecento abitanti, posto ai confini tra la valle Peligna e la Marsica.
Durante la Festa dei Serpari la statua di San Domenico viene portata lungo le vie di Cocullo con decine di innocui serpenti aggrovigliati, raccolti nella campagna abruzzese dopo il lungo letargo invernale.
Prima della processione, i manipolatori portano i serpenti tra il pubblico, che li può toccare senza paura: la maggior parte dei serpenti appartiene alla specie dei Saettoni e Cervoni, totalmente innocue.
La Festa dei Serpari è un evento emozionante che finisce nel modo più giusto: i serpenti infatti vengono poi liberati proprio dove sono stati catturati giorni prima dagli abitanti di Cocullo. Questo è molto importante perché forse non tutti sanno che i serpenti sono animali territoriali, che non si spostano di più di un paio di chilometri nel corso della loro vita.
Cocullo la Festa di San Domenico e dei serpari (1 maggio 2019) Integrale
Il primo maggio a Cocullo, un piccolo borgo caratteristico situato nel cuore dello scenario montano aquilano, si celebra la festa di San Domenico Abate e la processione dei serpari.
Durante le celebrazioni, nel paese abruzzese si assiste ad uno spettacolo unico e affascinante che richiama ogni anno migliaia di turisti ed altrettanti fedeli: piazze, vicoli ed ogni angolo del paese si popolano di serpari e serpenti che attirano la curiosità dei tanti visitatori, più o meno coraggiosi.
Dopo la celebrazione della messa in onore del santo nella chiesa di San Domenico si svolge il rito più atteso e caratteristico di questa giornata, la processione dei serpari. La statua, posta al centro della piazza viene ricoperta quasi interamente dai rettili e portata a spalla nelle vie del paese tra una folla immensa di persone “rapite” da questo momento altamente suggestivo.
La festa dei serpari a Cocullo è sicuramente la più famosa celebrazione folcloristica in Abruzzo e allo stesso tempo la più misteriosa dato che l’origine stessa del rito è ancora incerta. Un evento in cui le usanze pagane si fondono con la tradizione cristiana: la devozione per San Domenico, protettore dal morso dei rettili, si intreccia con il rito arcaico dei “serpari”, manipolatori dei serpenti.
• San Domenico studiò nel monastero della SS Trinità, situato vicino alla città in cui nacque nel 951, Foligno. Intorno all’anno mille partì per raggiungere le terre d’Abruzzo e non fece più ritorno nella sua terra natia.
Chiesa di Villalago
Chiesa di Villalago
• L’abate è protettore sia di Cocullo che della località poco distante di Villalago, dove sono presenti una chiesa e un lago che portano il suo nome. Alle spalle della chiesa, scavato nella roccia, c’è l’eremo dove San Domenico si ritirava in preghiera.
• Secondo i fedeli San Domenico, minacciato di morte dagli eretici, fuggì da Villalago per raggiungere Cocullo. Lasciando il paese frappose tra se e i suoi aggressori un orso a guardia della strada.
• Le reliquie dell’abate furono donate dallo stesso San Domenico agli abitati di Cocullo e Villalago in occasione della sua partenza. Nella chiesa di Cocullo sono presenti un dente e il ferro della sua mula. A Villalago un dente molare.
• La figura di San Domenico è invocata per proteggersi dal morso dei serpenti e dei cani affetti da rabbia, ma anche contro piogge e tempeste, malaria e per curare il mal di denti.
Mano san domenico firmata
Mano della statua del Santo
• E’ usanza dei fedeli che visitano la chiesa di San Domenico a Cocullo tirare con i denti la catena di una campanella, presente all’interno del santuario, per proteggersi dalle malattie della bocca.
• All’interno della chiesa è presente una grotta la cui terra, benedetta, viene solitamente raccolta dai fedeli e utilizzata in diversi modi: tenuta in casa per proteggersi dal maligno, sparsa nei campi per favorire il raccolto e, nell’antichità, sciolta nell’acqua e ingerita contro le malattie.
• Il culto di San Domenico e il collegamento con i serpenti, si sovrappone, frequentemente ma non in maniera del tutto attendibile, a due importanti elementi culturali che già esistevano nella zona di Cocullo: la tradizione del popolo dei marsi, che aveva al centro del suo culto la dea Angizia e l’importanza dei gruppi dei serpari che popolavano la zona, maneggiatori di serpenti e curatori.
1° maggio: festa di San Domenico Abate a Cucullo in Abruzzo
1° maggio: Lucia Ascione si collega con Daniele Morini che racconta ai telespettatori di Bel Tempo si Spera la festa di San Domenico Abate a Cucullo in Abruzzo
Festa di San Domenico Cocullo 1 Maggio 2017
Festa Patronale di Cocullo. La statua di San Domenico è portata in processione dopo essere stata rivestita di serpi che i cittadini hanno raccolto nei giorni precedenti. Le serpi sono innocue bisce tra cui biacchi e soprattutto cervoni, la specie europea di maggiori dimensioni. Si tratta di specie protette, infatti gli abitanti di Cocullo hanno un permesso speciale che li autorizza alla cattura, con l'impegno di reinserirle il giorno successivo esattamente nei luoghi dove le hanno raccolte. Gli esemplari sono marcati e alcuni hanno anche dei trasmettitori utilizzati per scopo di ricerca. Vi sono esemplari che hanno già partecipato, perfettamente indenni, a numerose manifestazioni precedenti.
La processione con i serpenti, a Cocullo la festa dei serpari
Roma, (askanews) - La statua di San Domenico ricoperta di serpenti portata in processione per la città. Un rito antico che si ripete da anni a Cocullo, comune in provincia dell'Aquila in Abruzzo: è la festa dei serpari, che si svolge in onore di San Domenico abate, di cui sono conservate due reliquie nel paese, che si ritiene protegga dal morso dei serpenti e guarisca le malattie dei denti.
Gli abitanti si preparano da marzo per questa festa folkloristica che da alcuni anni si celebra il primo maggio. Gli esperti serpari vanno a caccia di serpenti, li catturano e li custodiscono e nutrono per giorni. Dopo la processione che parte dalla chiesa di San Domenico e attraversa le vie del centro i serpenti vengono liberati. Le specie sono tutte non velenose e ogni anno per i cittadini e i turisti attirati da questa tradizione, è un'occasione per avere un incontro ravvicinato con i rettili.
La festa è talmente radicata nella tradizione abruzzese che si stanno raccogliendo le firme per chiedere che venga riconosciuta patrimonio immateriale dell'Unesco.
RITO DEI SERPARI COCULLO
Cocullo - Aq - Italy - 5 Maggio 2011 - Rito dei Serpari di San Domenico Abate
Come ogni primo giovedì del mese di maggio, a Cocullo si rinnova il rito della festa dei Serpari. In migliaia tra turisti e pellegrini per assistere alla processione di san Domenico Abate. Sul sagrato della Chiesa, la Statua del santo viene vestita di serpi dai serpari di Cocullo sotto gli occhi dei fedeli accalcati nella piazza. I pellegrini della Compagnia del Sacro Cuore di Gesù da Chieti, suonano e ballano al ritmo della tarantella.
As every year, the 1th thursday of May, in Cocullo Abruzzo Italy it's the Feast of Sneakers. In thousands of tourists and pilgrims came to the small village to see the Procession of S. Domenico. Out of the Church, the statue is dressed with a lot of snakes in the presence of the believers in the square.
The pilgrims of the Compagnia of Sacro cuore di Gesù from Chieti, are playing and dancing a tarantella.
Processione del Corpus Domini nella Basilica di San Domenico Abate
Processione del Corpus Domini 2015 nella Basilica di San Domenico Abate a Sora con Don Felice Calò e Don Vittorio Ricci.
SAN DOMENICO - TRANI
I luoghi del cuore - FAI
Video tutorial istruzioni per votare a favore della Chiesa di San Domenico sita a Trani (BT)
Cocullo omaggio dei Pellegrini
il video mostra l'omaggio dei pellegrini a san Domenico abate a Cocullo. La festa si svolge ogni anno il primo giovedì di maggio.
COCULLO 2013 I SERPENTI
video della festa di San Domenico
fuochi di san domenico.
Questa è la festa di san domenico in sicilia. Ad Augusta.
Soriano Calabro SAN DOMENICO festa 2016 ricollocazione del Sacro quadro Acheropita sull'altare.
Soriano Calabro (VV) Calabria Italia.
BY EUGENIO SELVAGGIO VV.
Pellegrini
La compagnia dei Pellegrini di Fornelli in visita alla chiesa parrocchiale di Scanno, nel loro cammino verso l'Eremo di San Domenico a Villalago
BUONA NOTIZIA CAMMINO SAN DOMENICO VILLALAGO
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l'emittente televisiva sempre con te dal 1984
Storia dell'Abruzzo: Canzoni popolari dialettali (con filmati storici del primo '900)
Audio originale tratto dall'Archivio del Folklore Italiano Rai - MUSICA POPOLARE ABRUZZESE
Un video da me realizzato a forma di documentario con gli audio originali dei canti popolari della regione, registrati dalla Rai tra il 1948 e il 1958 per L'ARCHIVIO DEL FOLCLORE ITALIANO, e divisi in 4 gruppi per provincia: L'Aquila, Pescara, Chieti, Teramo.
Tra i pezzi più noti: Maria Nicola nella versione pescarese, Lu Sant'Antonie, Tutte le funtanelle, Quant'è bello jì in campagna, Lo spazzacamino, i saltarelli e le mazurke teramane, i canti delle contadine marsicane
L'accompagnamento visivo è fornito da filmati e video storici provenienti dall'Archivio Nazionale Luce; tra questi abbiamo i preziosi filmati dei primi anni '20 realizzati dalla Teatina Film (Chieti) su Chieti e Pescara, L'Aquila e dintorni della valle dell'Aterno, Sulmona (città di Ovidio) e dintorni, Pescocostanzo, Roccaraso, Pettorano, Castel di Sangro, la costa abruzzese di Vasto, Fossacesia, San Vito e Casalbordino con panorami della città e dell'abbazia di San Giovanni in Venere.
A seguire alcuni panorami dell'Abruzzo lungo il fiume Pescara, una visita in un documentario del 1924 alla storica fabbrica di confetti di Mario Pelino, alcune cerimonie rituali della tradizione, come il vespro abruzzese a Orsogna, il matrimonio di Scanno, la processione della Madonna che Scappa a Sulmona, la festa dei Serpari di San Domenico a Cocullo, la coltivazione dello zafferano di Navelli (AQ) in un video del 1929, la processione patronale del bue di San Zopito (1926) presso Loreto Aprutino, le vedute di Teramo e dei paesi del circondario del Gran Sasso, come il santuario di San Gabriele dell'Addolorata, Montorio, Giulianova e il paese di Castelli, famoso per le maioliche dipinte. Tutto queste vedrete e tanto altro ancora. Buona visione!
Roccamontepiano: la devozione per San Rocco
Tra le festività abruzzesi più sentite vi è quella legata al culto di San Rocco che richiama tantissimi turisti e pellegrini. in particolare a Roccamontepiano, paese della provincia di Chieti, dove già nel 1600 esisteva una chiesa dedicata al Santo.
rete8.it
Santuario Madonna dei Miracoli
L'imponente Santuario della Madonna dei Miracoli rappresenta il polmone spirituale dell'Arcidiocesi di Chieti-Vasto. Il Santuario, retto dal 1925 dai monaci Benedettini, si erge sul luogo dove, secondo la leggenda, sarebbe apparsa la Madonna. Si narra, infatti, che l'11 giugno 1526, un contadino di Pollutri, Alessandro Muzio, si avviava recitando il rosario verso il proprio campo per constatare i danni causati dalla violenta grandinata che poco prima si era abbattuta sulla zona. Udito il suono della campana che annunziava in paese la celebrazione della messa, si inginocchiò. Fu a quel punto che nei pressi di un querceto apparve la Madonna per rivelargli che la tempesta del giorno precedente era la conseguenza dello sdegno di Dio per i molti peccati dei suoi compaesani e lo ammonì ad indurre costoro al rispetto del riposo festivo onde evitare il castigo della grandine e dei venti rovinosi. Sul luogo sorse, l'anno stesso dell'apparizione della Vergine, una piccola cappella rurale che poi venne man mano ampliata fino ad assumere le forme attuali. La facciata oggi si presenta in stile rinascimentale, con tre portali lignei e una cupola alta 37 metri. L'interno è a croce latina. Nella cripta è visibile il punto esatto nel quale secondo la tradizione avvenne l'apparizione. Oltre al pregevole dipinto murale che raffigura la Madonna dei Miracoli col beato Muzio, si può ammirare un sontuoso altare ligneo elegantemente intagliato, dipinto in oro con effetto marmorizzato. Il monastero attiguo alla chiesa ospita una ricca biblioteca che raccoglie ben 70.000 volumi tra cui preziosi codici e miniature della tradizione benedettina italiana medievale. Tutt'oggi il Santuario, in particolare nei giorni della festa (9-11 giugno), richiama una grande folla di pellegrini che in attesa della grazia richiesta alla Vergine fino a pochi anni fa trascorreva la notte all'interno della chiesa, dove oggi è anche accessibile la sala degli ex-voto dell'800 e dei primi del '900.
Le forme devozionali di matrice popolare che in passato si svolgevano nel Santuario hanno trovato importante collocazione in ambito letterario e pittorico. Il vate Gabriele D'Annunzio ne rimase profondamente colpito tanto da appellarle come barbariche nella sua opera Il trionfo della morte. A questo primitivo mondo di contadini e pastori il pittore Francesco Paolo Michetti dedica invece un'attenzione quasi da antropologo e studioso delle tradizioni che trova la sua migliore espressione nella processione che egli dipinse nel quadro Gli Storpi (1900).
The imposing Shrine of Madonna dei Miracoli is the spiritual driving force of the Archdiocese of Chieti-Vasto. The Sanctuary was built in 1526 by the Benedictine monks on the exact location where according the legend, Our Lady appeared. As the story goes, on the 11th of June 1526 a farmer from Pollutri by the name of Alessandro Muzio, was praying the rosary while on his way to check on his farm that was damaged by a violent hailstorm that struck the entire area the day before. He heard the church bells ring announcing the Holy Mass and knelt down. It was in this very spot by a small oak tree that Our Lady revealed that the storm of the day before was a consequence of God's disdain for the many sins of his fellow villagers and admonished them to respect the weekly holyday to avoid the punishment of hail and ruinous winds. On that spot the year after Our Lady's apparition, a small rural chapel was built and was enlarged little by little until it reached its present state. The façade today is in Renaissance style, with 3 wooden doors and a 37 metre high dome. The interior floor plan is a Latin cross. In the crypt it is possible to see the exact spot where, according to tradition, Our Lady appeared. Aside from the precious wall painting that depicts Our Lady of Miracles with Blessed Muzio, one can admire the lavish wooden altar elegantly carved and painted in gold with marbled effect. The adjacent monastery houses a vast library that holds 70.000 volumes of precious codes and traditional Italian Benedictine miniatures.
Up to this day the Shrine attracts a great number of pilgrims, especially on the feast days (June 9-11), who spend the night inside the church while waiting for a special grace from Our Lady. Today even the 18th-19th century ex voto room is also made available.
The popular devotional practices that in the past were carried out in the Sanctuary have found their way into the art and literary fields. The poet Gabriele D'Annunzio was taken profoundly aback so much so as to call them barbaric in his work, Il Trionfo della Morte. To this primitive world of farmers and shepherds, the painter Francesco Paolo Michetti dedicated close attention to the traditions as an anthropologist or scientist would do, and expressed them vividly in the procession of his painting called Gli Storpi (1900).
Il miracolo di San Domenico a Pretoro (Ch)
Tra le antiche storie sacre abruzzesi che si sono conservate passando di padre in figlio sul filo della tradizionale devozione dei nostri paesi, una delle più significative è quella che si ricorda a #Pretoro ogni prima domenica di maggio: il miracolo di San Domenico e il lupo.
Ai serpari è dedicata la prima mattinata: nella piazza centrale del paese si tiene la premiazione per i più grandi e bei serpenti trovati nei dintorni di #Pretoro.
La vicenda - il bambino che viene rapito da un lupo mentre i genitori sono nel bosco a far legna; quindi, l'intervento di San Domenico che, mosso dalle accorate preghiere dei genitori, ammansisce il lupo facendo sì che lui stesso riporti a casa il piccino - si prestava assai bene ad una trasposizione drammatica; e Raffaele Fraticelli, con felice intuizione poetica, ha fissato le scene salienti del racconto in una vera e propria sacra rappresentazione.
Ogni miracolo, si sa, è conseguente ad un profondo atto di fede; bene ha fatto dunque il Fraticelli a fondare l'intera azione sulla religiosità ingenua e istintiva della gente di paese. I protagonisti, così, levano alla Divina Provvidenza un pensiero riconoscente, prima di toccare il pasto frugale; si segnano all'atto di incominciare il lavoro quotidiano; e quando infine invocano da San Domenico il miracolo della restituzione del loro bambino, lo fanno con fervida umiltà e totale fiducia. Il miracolo allora può compiersi: un suono di campane ne diffonde la notizia per valli e vette, fino al Monte Amaro. Ma ciò che acquista maggior valore nelle sobrie pagine del volumetto, è la spontaneità e la genuinità del linguaggio.
Una storia abruzzese, antichissima per di più, non poteva che essere interpretata con il linguaggio nativo del popolo; e il dialetto, ricondotto qui alla sua più elementare struttura sintattica, e centrato inoltre sulle espressioni più vicine alla semplicità del mondo contadino, consegue una trasformazione quasi magica delle scene: queste, così, sembrano davvero ricondurci all'aura mistica e popolare delle Laudi umbre del Trecento.
Foto archivio Comune di Pretoro e Concorso Fotografico Nicola D'Innocenzo
Vallepietra (Roma) - Santuario della Santissima Trinità
Colonna sonora : Ave Maria di Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli
Il Santuario della Santissima Trinità sorge vicino al confine tra il Lazio e l’Abruzzo nel comune di Vallepietra. La sua posizione è davvero spettacolare e affascinate, trovandosi su un ripiano sotto una parete di roccia alta 300 metri del Colle della Tagliata (1.654 m.). Si trova nel cuore del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, nella valle in cui nasce il Simbrivio, affluente dell’Aniene. Per giungere al santuario, specie per chi proviene da Roma o da Latina è lungo a causa della tortuosità del percorso ma che una volta arrivati saprà ripagare dello sforzo fatto. La strada che sale da Vallepietra al Santuario della Santissima Trinità è stata asfaltata da tempo ma rimane chiusa nel periodo autunnale e invernale. Nel piazzale sorgono diversi centri di devozione; chiesetta-Santuario della SS. Trinità, la Cappella del Crocefisso, La Cappellina di Sant’Anna e quella di San Giuseppe, restaurata per l’Adorazione Eucaristica. I pellegrini, attraverso un percorso obbligatorio, potranno trovare oggetti di culto e documenti inerenti la storia del Santuario della Santissima Trinità. La bellezza del Santuario della Santissima Trinità risiede principalmente nello straordinario affresco all’interno della piccola chiesetta. Molto venerato, da un numero sempre maggiore di pellegrini che ogni anno la visitano, raffigura proprio la Trinità. Si tratta di antichissimo affresco, che risale al XI secolo ed è stato eseguito su un intonaco particolare che presenta filamenti di paglia e fiori. Sono rappresentate le “Tre Persone” solennemente sedute, ciascuna con un libro aperto, sorretto dalla mano sinistra e benedicenti alla maniera Greca, cioè il pollice e l’anulare della mano desta. Poche e non sempre attendibili o chiare sono le origini del Santuario della Santissima Trinità. Una leggenda della tradizione locale narra che un contadino, mentre arava i campi della Tagliata, vide i buoi improvvisamente fuggire e precipitare lungo la rupe del Colle della Tagliata. Miracolosamente sia l’aratro che i buoi rimasero aggrappati alla roccia a metà altezza. Il pastore giunto sul ripiano del Santuario con sua grande meraviglia e felicità ritrovò i buoi vivi e incolumi.Alcuni studiosi ritengono che il Santuario sia sorto su un antico tempietto pagano. In tempi passati si era ipotizzato che che il Santuario fosse stato realizzato dai monaci Benedettini di Subiaco a da Monaci Basiliani che si rifugiarono nella grotta e lì avrebbero eseguito l’affresco della Trinità. L'ipotesi più accredita circa la sua fondazione è quella che vede come fondatore del Santuario San Domenico di Sora o di Cocullo, (nel 1031). Tale affermazione è avallata anche dalla biografia del Santo, scritta da un suo discepolo.Ciò che fa del Santuario della Santissima Trinità un luogo di culto da visitare è sicuramente il connubio che c’è tra storia, natura e arte che, specie nei pressi della chiesetta completamente incastonata nella roccia, si manifesta in tutta la sua bellezza e suggestione.Quindi visitare il Santuario è come immergersi in un’atmosfera mistica e sacra, purtroppo in parte deturpata dalle fin troppe attività commerciali e dal moderno altare coperto, ma che non hanno eliminato del tutto il fascino di uno dei più bei luoghi di culto del Lazio e del centro Italia.