Goodbye Padre Marco (Davitti)
di Massimiliano Cordeddu
E' spirato, nella notte tra il 19 ed il 20 agosto, Padre Marco Davitti, rettore della parrocchia ortodossa di San Basilio il Grande di Bologna. Il prelato, che avrebbe compiuto 75 anni il prossimo settembre, è stato un protagonista dell'Ortodossia in Italia. La parrocchia, situata nella centralissima via Sant'Isaia a Bologna, è al servizio, come amava ripetere Padre Marco, di tutta l'Ortodossia e indipendentemente da questo o quel Patriarcato.
Padre Davitti riuscì anche ad acquistare una chiesa a Ravenna per le necessità spirituali della nascente comunità ortodossa locale.
Padre Marco era intimamente innamorato della cultura russa, della quale era un profondo conoscitore ed estimatore fin dalla gioventù, aiutato in questo dalla sua completa conoscenza sia del russo che dello staroslavo.
I fedeli, presenti numerosi alle esequie, hanno ricordato con sincera commozione la semplicità e l'umanità di Padre Marco: Ogni ortodosso - dichiara un parrocchiano - sapeva di poter contare sul suo aiuto spirituale e, fin dove poteva, anche materiale in qualunque momento.
Alle solenni esequie erano presenti 10 sacerdoti ortodossi provenienti da tutta l'Italia. Al termine del rito funebre, secondo le ultime volontà dell'Archimandrita, la salma è stata trasferita a Reggello, piccolo comune in provincia di Firenze, paese che diede i natali a Padre Marco Davitti.
Massimiliano Cordeddu
Scuola Superiore di Giornalismo
Ilaria Alpi
Università di Bologna
Le campane di Chiesanuova di Savigno (BO)
Chiesanuova di Savigno (Valsamoggia - BO) - Parrocchia dei Ss. Biagio e Martino
4 ottime campane intonate in quarto maggiore:
Lab3 = Giuseppe Brighenti, 1898
Sib3 = Giuseppe Brighenti, 1898
Do4 = Giuseppe Brighenti, 1898
Mib4 = Giuseppe Brighenti, 1898
Non è conosciuta l'epoca della fondazione della parrocchia di San Biagio ma si hanno documenti che ne dichiarano la presenza già nel 1366, dedicata però a San Martino. Ci sono invece altri documenti che la indicano sia con l'uno che con l'altro nome, in un documento del 1400 si fa riferimento alla costruzione come chiesa di S. Biagio di Savigno nella villa di S. Martino*. Dal XVI secolo la chiesa si indicò solo come S. Biagio, ed era collocata presso all'antico castello di Savigno in luogo detto al presente 'chiesa vecchia'. Quindi per generosa donazione dei fratelli Bignami trovato l'opportuno terreno, a 16 miglia da Bologna fuori porta S. Isaia, si edificò la nuova chiesa, che dietro licenza del vescovo Giovanni Battista Scarselli fu benedetta nel 1741. La chiesa aveva l'altare maggiore consacrato a S. Biagio, rappresentato in una tela dipinta a olio, ai lati due cappelle minori. Negli anni fra il 1906 e il 1919 fu costruita la chiesa attuale, a pochi passi dalla precedente e sempre dedicata a San Biagio. Il quadro del Santo Patrono sull'altare maggiore è del Guardassoni (1819-1888). Di fianco alla chiesa vi è situato un casotto in pietra contenente le 4 buonissime campane fuse dal Cav. Giuseppe Brighenti di Bologna nel 1898. La grossa di nota Lab3 pesa 5,50 q.li ca. La mezzana di nota Sib3 pesa 4 q.li ca. La mezzanella di nota Do4 pesa 2,50 q.li ca. La piccola di nota Mib4 pesa 1,20 q.li ca.
Suonate:
-Doppio e Tirabasse: 6 buttate, 3 Fatte a Campanini e Mezze e 12 Lisce
-Tirabasse: 10 di Monzuno e 12 Becche
-Tirabasse: 14 della Croara
17 Febbraio 2018, suonate in occasione di un raduno campanario organizzato in occasione del Patrono S.Biagio
Buona visione :-)
Giacomo (Bolocampanaro02):
Andrea Tescari:
Nicolò (CampanaroBolognese 2002):
Da 30 anni, missionari di San Carlo
12PORTE - 12 novembre 2015: La Fraternità sacerdotale San Carlo Borromeo, celebra quest’anno il 30mo anniversario dalla sua costituzione. A Bologna sono presenti nella parrocchia di Sant’Isaia e in altre realtà pastorali e sabato hanno celebrato con il card. Caffarra una messa di ringraziamento.
Bologna vista dai vicoli tra v.S.Isaia e Piazza S.Francesco
3 GLI AGOSTINIANI Chiesa di Santa Maria del Popolo e a Sant’Agostino
Gli Ortodossi russi incontrano il Vescovo
12PORTE - 21 novembre 2013: Domenica scorsa la parrocchia ortodossa di San Basilio, in via Sant'Isaia, ha ricevuto la visita dell'Arcivescovo Mark, al quale il Patriarcato di Mosca ha affidato la cura pastorale delle parrocchie italiane. Era presente anche una delegazione della diocesi bolognese.
Guardia di Finanza
12PORTE - 22 settembre 2011: Le tasse vanno pagate per obbligo morale. Chi le evade pecca contro il Signore, vindice di ogni ingiustizia: è uno dei passaggi forti dell'omelia per la Messa che ieri mattina il Cardinale Arcivescovo ha celebrato nella Chiesa di Sant'Isaia, in occasione della festa di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza.
Le Campane della Parrocchia del Corpus Domini - Bologna
Bologna - Chiesa Parrocchiale del Corpus Domini - concerto di 4 campane fuse da De Poli (Vittorio Veneto) nel 2008. Montate alla bolognese su ceppi in ferro ed elettrificate a doppio sistema (l'impianto a catene è sganciabile per consentire il suono manuale a doppio bolognese). Doppio: scappata in quarto, 36 dell'Annunziata in Scala, calata in rovescio eseguito in occasione del Corpus Domini, solennità titolare di questa parrocchia. Nota: suonare su questo campanile risulta particolarmente impegnativo a causa delle sue pronunciatissime oscillazioni.
Campane di Brandizzo (TO) - Chiesa di San Giacomo - Gran tribauda e plenum
Chiesa di San Giacomo, Brandizzo (TO).
5 campane: MI bemolle 3 (a corda) fusa da Achille Mazzola nel 1967, SOL3 (a corda) fusa da Giuseppe Mazzola, SI bemolle 3 (a corda) fusa da Luigi Ottolina nel 1941, RE4 e MI bemolle4 (fisse) fuse da Achille Mazzola nel 1967 + un sonello del 1703 anticamente usato per l'allarme del fuoco.
* * *
Gran Tribauda e plenum in occasione della celebrazione di riapertura della chiesa parrocchiale dopo i lavori di restauro - suona il sottoscritto (mi scuso per alcune imperfezioni nella tribauda dovute alla necessità di suonare in contemporanea il campanone a corda e seconda e terza con la tastiera).
Nel pomeriggio di sabato 9 novembre 2019 siamo stati invitati a suonare le campane di Brandizzo (TO) in occasione della riapertura della chiesa parrocchiale di San Giacomo dopo i lavori di restauro che hanno interessato gli impianti e la sicurezza. Dalle ore 17.15 sono state proposte alcune suonate a festa in manuale dalla cella campanaria e alle ore 17.45 la tribauda e il plenum in elettrico manuale. Queste campane attualmente, oltre al battito delle ore assicurato da una piccola centralina Tower sat di competenza comunale, vengono suonate in manuale o in elettrico manuale soltanto in occasione delle celebrazioni sempre se, come riferitoci dal parroco, c'è qualcuno che sappia suonare!. Le baudette sono azionate da un piccolo impianto d'epoca dotato solo del pannello manuale con tastierina e tre pulsanti a cui corrispondono tre melodie: Ave Maria, Lento, Veloce.
Un sentito ringraziamento al dott. Claudio Anselmo e al parroco don Mario per la calorosa accoglienza nonchè per avermi invitato a suonare questo concerto di campane.
FB:
WEB:
Roma - Montelparo, Tomba del card Gregorio Petrocchini nella Chiesa di st Agostino (manortiz)
Cardinale Agostiniano Gregorio Petrocchini
PETROCCHINI IL CARDINALE DI MONTELPARO, O.E.S.A., (1535-1612)
GREGORIO PETROCCHINI UNA SENSIBILITÀ ARTISTICA E PEDAGOGICA.
Il Cardinale di Montelparo, nel suo lungo peregrinare, non ha dimenticato la sua città natia. Dona, infatti, a Montelparo in primo luogo la chiesa di Gregorio Magno(seconda metà XVI secolo primo ventennio secolo XVI), numerosi quadri che quasi sicuramente fa commissionare nelle botteghe romane e fa arrivare nel piccolo borgo marchigiano come la bellissima Madonna con Bambino e la Santa Lucia per la cantoria di sant'Agostino ora co'nservate nel Palazzo Comunale e come non ricordare, anche, le opere per la chiesa matrice san Michele Arcangelo: la Madonna del Carmelo non più visibile a causa della sua misteriosa trafugazione e molte altre opere tutt'oggi tutelate1.
Come non si può citare il meraviglio lascito alla nipote Gerolama sposa di Antonio Ricci III, alla quale dona il palazzo Ricci-Petrocchini di Macerata, progettato nella seconda metà del cinquecento dal maestro di muro Giovan Battista Capitani2.
Prima come provinciale poi come diplomatico per la Santa Sede, dell'ordine degli eremitani agostiniani esigeva nei vari conventi visitati l'istituzione o la costituzione di una biblioteca. Nella seconda metà del cinquecento propone di allestire o implementare le biblioteche di Bologna, di Venezia, di Milano e Padova e anche quelle spagnola di Madrid e portoghese di Coimbra3.
Non solo il Cardinale Gregorio Petrocchini di Montelparo fu un uomo di religione ma anche attento intellettuale del suo tempo. Si deve, altresì, far menzione del Cesare Ripa nel suo libro: Iconologia alla voce Religione: « o mio signore». Ripa lo cita non ha caso in prima istanza per senso di gratitudine, infatti, il cardinale perora la sua causa presso la Santa Sede, gli fa riceve il cavalierato di santi Maurizio e Lazzaro ed in seconda istanza perchè amico del suo mecenate il cardinale Antonio Maria Salviati. I salotti del cardinale romano ospitavano i maggiori intellettuali e artisti dell'età del manierismo italiano4.
In conclusione ricordare una tale figura, Gregorio Petrocchini il Cardinale di Montelpare, un religioso, intellettuale e pedagogo e di grande interesse e vitale per accedere a nuove conoscenze storiche di valorizzazione e promozione della nostra provincia fermana in sinergia, capacità e consapevolezza di un montelparese dinanzi le corti più importanti d'Europa.
from:
La testimonianza di una Filippina bolognese
12PORTE - 21 novembre 2013: Domenica scorsa la parrocchia ortodossa di San Basilio, in via Sant'Isaia, ha ricevuto la visita dell'Arcivescovo Mark, al quale il Patriarcato di Mosca ha affidato la cura pastorale delle parrocchie italiane. Era presente anche una delegazione della diocesi bolognese.
Visita Bologna - Galliera
Guida di Bologna dai viali di circonvallazione al centro in 14 percorsi per visitare Bologna
Da porta Galliera alle 2 Torri
visitabologna.it di Giovanni Bertini
Santo Stefano.avi
Visita Bologna - Santo Stefano
Pasqua ortodossa a Bologna
12PORTE - Puntata del 9 maggio 2013: Domenica scorsa, numerose comunità cristiane, anche sotto le due torri, hanno celebrato la Pasqua di Risurrezione. Si tratta delle comunità ortodosse e cattoliche di rito orientale che seguono il calendario giuliano.
Visita Bologna - Castiglione
Guida di Bologna dai viali di circonvallazione al centro in 14 percorsi per visitare Bologna
Da porta Castiglione alle 2 Torri
visitabologna.it di Giovanni Bertini
San Felice.avi
Visita Bologna - San Felice
San Petronio: torna la facciata
12PORTE - 13 marzo 2014: È iniziata in Piazza Maggiore la fase di smontaggio delle impalcature sulla facciata della basilica di San Petronio.
MILANO - Chiesa di SANTA MARIA DELLA PASSIONE
La storia della Chiesa di Santa Maria della Passione è complessa, e la sua struttura ha subito molte modifiche nel corso dei secoli. La chiesa, che venne fatta costruire dai Canonici regolari di Sant'Agostino, detti Lateranensi, comprende perciò tanto elementi tardorinascimentali quanto elementi barocchi. La sua costruzione iniziò alla fine del quindicesimo secolo e durò tre secoli.
La parte più antica della Chiesa di Santa Maria della Passione è costituita da quella posteriore, che comprende un tiburio ottagonale cui erano collegate otto cappelle, alternativamente a pianta semicircolare o rettangolare. Il primitivo impianto venne forse progettato da Giovanni Antonio Amadeo, ma a realizzarlo fu comunque Giovanni Battagio. Esso era quindi centralizzato, come in molti santuari mariani della Lombardia rinascimentale.
La cupola, divisa in otto spicchi e con decorazioni pittoriche di Panfilo Nuvolone, comunque, venne completata da Cristoforo Lombardo, detto il Lombardino.
Da notare che la struttura è resa più grandiosa dal fatto che la cupola non poggia direttamente sulla trabeazione, ma su un tamburo nel quale si aprono finestre inframmezzate da semicolonne poste in corrispondenza dei vertici dell'ottagono.
Lungo tutta la base della cupola è presente un cornicione che sintetizza la profezia di Isaia sulla Passione e riporta citazioni provenienti dall'Antico Testamento.
Si notino, anche, fra la trabeazione e gli archi dell'ottagono affreschi monocromatici di sibille e profeti (si ricorda che nel Rinascimento si collocavano le sibille a fianco dei profeti per suggerire un parallelismo, nell'attesa del Cristo, fra mondo pagano e mondo ebraico).
Il tiburio, la struttura che si sovrappone esternamente alla cupola, è caratterizzato da linee classiciste, tanto sobrie e classicheggianti quanto imponenti e severe.
A partire dal 1573, su richiesta di Carlo Borromeo, l'edificio fu trasformato in un impianto longitudinale, più adatto alla predicazione. Furono così aggiunte le navate, ad opera di Martino Bassi. Quella centrale è coperta da una volte a botte lunettata, quelle laterali sono più basse e hanno semplici volte a crociera.
Sulle navate laterali si aprono le cappelle, ben sette per lato. Esse sono assai profonde e questo fa sì che l'osservatore che si trova all'interno della chiesa tenda a sottovalutare le dimensioni complessive in larghezza dell'edificio.
Per quanto riguarda la facciata della Chiesa di Santa Maria della Passione, il progetto è anche esso di Martino Bassi ma venne realizzata dal suo allievo Dionigi Campazzo. In origine era presente una statua di angelo su tutti i sei piloni, non solo sui due più esterni.
La Chiesa di Santa Maria della Passione è importante non solo dal punto di vista storico e architettonico, ma anche perché ospita innumerevoli opere di grande pregio di vari artisti, in gran parte dedicate al tema della passione di Cristo.
Da segnalare, fra le tante opere, le quattro grandi pale nel transetto, l'Ultima Cena di Gaudenzio Ferrari e La Crocifissione di Bernardino Campi nel transetto di sinistra, La Deposizione in quello di destra. Curiosamente dell'Ultima Cena del Ferrari esiste una quasi copia all'interno della Basilica Vecchia del Santuario di Oropa presso Biella. I personaggi sono quasi identici, mentre lo sfondo è totalmente diverso.
Molto belli anche i dipinti sulle ante dei due organi, con opere di Daniele Crespi e Carlo Urbino.
Le mezze figure dei santi lateranensi sui pilastri della navata si trovavano in origine nel refettorio del convento e vennero spostate nella chiesa alla soppressione di questo nel 1782.
Opere molto belle di Carlo Urbino sono infine presenti nella Cappella Taverna, coincidente di fatto, nella chiesa attuale, con il ramo destro del transetto e caratterizzata da un soffitto stupendamente decorato.
Dato il grande numero delle opere presenti, risulta impossibile citarle tutte. Si rimanda quindi alla letteratura specializzata. Per chi visita la chiesa è anche possibile acquistare un agile opuscolo che permette di orientarsi fra tutte le principali opere presenti.
Un discorso a parte lo merita la sala capitolare, recentemente restaurata, costituita da un ambiente quattrocentesco a bassa volta lunettata e contente un importante ciclo di affreschi del Bergognone. In particolare, alle pareti, sono raffigurati i padri della Chiesa, inseriti in impianti prospettici che si raccordano con la sala.
Molti personaggi illustri si fecero seppellire nella Chiesa di Santa Maria della Passione, ad esempio Bartolomeo Calco (1508), segretario di stato di Ludovico il Moro, e il suo amico Demetrio Calcondila (1511), greco di Atene, tanto per citare due esempi.
Illustri famiglie milanesi si fecero inoltre assegnare il patronato delle cappelle e il diritto di sepoltura. Fra le più note: Pirovani, Legnani, Taverna, Cicogna, Litta, Dugnani, Tettoni. Nomi che si ritrovano legati a vari palazzi e monumenti milanesi.
Ravenna Basilica di san Vitale
Ravenna Basilica di San Vitale
I MOSAICI : Il punto focale della decorazione musiva è situato nella zona presbiteriale. Sull'estradosso dell'arco absidale due angeli in volo reggono un clipeo cristologico solare, ai lati sono le Gerusalemme e Betlemme celesti [3]. Sul catino è il Cristo Pantocrator, con il rotolo della Legge nella mano sinistra, assiso su un Globo azzurro, affiancato da due angeli, dal protovescovo di Ravenna Ecclesio e da San Vitale, che si credeva morto e sepolto a Ravenna (invece era morto a Bologna nel 393). Nell'intradosso dell'arco alcune cornucopie intrecciate culminano in un altro clipeo cristologico.
Sulla vòlta a crociera del presbiterio quattro angeli sostengono un clipeo con l'Agnus Dei (un tema già utilizzato a Ravenna nella Cappella Arcivescovile) immersi fra girali abitati, cioè popolati in questo caso da fiori stilizzati. Nell'intradosso dell'arco trionfale si snodano cliepi con il Cristo e gli Apostoli. Ai lati del presbiterio si aprono due coppie di trifore, su ciascuna delle quali le quali è una lunetta che ospita mosaici con i sacrifici di Abele e Melchisedec (a destra) e una scena in due tempi che rappresenta l'Ospitalità di Isacco ai tre angeli e il Sacrificio di Isacco (a sinistra). Le lunette sono sormontate ciascuna da una nuova rappresentazione di due angeli in volo che reggono un clipeo con il Monogramma cristologico, e nei pennacchi di risulta esterni alle lunette sono le immagini di Geremia e Mosè (a destra) e, sovrapposti, Mosè che custodisce il gregge di Ietro e Mosè che si appresta a togliersi i calzari prima di entrare nel Rovento Ardente; e Isaia e Mosè (a destra), e Mosè che sale sul Monte per ricevere le Tavole della Legge. Nell'ordine superiore si apre da ciascun lato una nuova trifora più stretta, con i simboli degli Evangelisti (Matteo e Marco a destra, Giovanni e Luca a sinistra).
Celeberrimi sono i mosaici collocati entro due pannelli sotto le lunette dell'ordine inferiore in posizione speculare, con il corteo dell'Imperatore Giustiniano e della moglie Teodora in tutto lo sfarzo che richiedeva il loro status politico e religioso. Le figure sono ritratte frontalmente, secondo una rigida gerarchia di corte, con al centro gli augusti, circondati da dignitari e da guardie. Accanto a Giustiniano è presente il vescovo Massimiano, l'unico segnato da iscrizione, per cui può darsi che fosse anche il sovrintendente dei lavori, dopo essere stato nominato primo arcivescovo di Ravenna. Le figure accentuano una bidimensionalità che caratterizza la pittura tutta di linee e luce dell'età giustinianea, che accelera il percorso verso una stilizzazione astrattizzante che non contraddice lo sforzo verso il realismo che si nota nei volti delle figure, nonostante l'idealizzato ruolo semidivino sottolineato dalle aureole. Non esiste prospettiva spaziale, tanto che i vari personaggi sono su un unico piano, hanno gli orli delle vesti piatti e sembrano pestarsi i piedi l'un l'altro.
La decorazione di San Vitale mostra tutta la sintesi tipica del periodo giustinianeo nella volontà di asseverare il fondamento apostolico della chiesa ravennate, il potere teocratico dell'Impero e la linea dell'ortodossia contro le eresie, specialmente quella nestoriana, attraverso la riaffermazione trinitaria e la prefigurazione della Salvezza nella Scrittura. Non si può non notare come l'apparizione dei tre angeli nella scena di Isacco sia da interpretare teologicamente come prefigurazione delle tre persone della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo, e le stesse scene di sacrificio (Isacco, Abramo, Melchisedec) sono prefigurazioni del sacrificio di Cristo. Il clipeo con l'Agnus Dei immacolato, al centro della volta del presbiterio, circondato nel cielo dell'Apocalisse da ventisette stelle, innalzato in offerta dai quattro arcangeli (Michele, Gabriele, Raffaele, Uriele) è il punto di partenza per l'interpretazione simbolica dei cicli di mosaici, dato che, per il sacrificio Giustiniano offre il pane, Teodora il vino, Ecclesio la chiesa, Massimiano, la Croce e l'incenso. Le ventisette stelle, numero trinitario (multiplo del 3), sono chiavi teologiche che rimandano alla lotta contro le eresie. Le fonti bibliche per la Pasqua cristiana sono rappresentate per il Vecchio Testamento dai Profeti Isaia (a destra) e Geremia (a sinistra), per il Nuovo Testamento dai quattro evangelisti: Matteo, Marco, Luca, Giovanni.
Testo da Wikipedia
Il restauro dei putti in fasce di Andrea della Robbia
In sei minuti vengono descritte le principali operazioni di restauro compiute sui dieci rilievi in terracotta invetriata, murati nel 1487 sulla facciata brunelleschiana dell'Ospedale degli Innocenti di Firenze.
Si inizia con la rimozione dall'architettura compiuta con una gru munita di cestello e si conclude con il montaggio su un nuovo supporto in carbonio, passando attraverso le fasi di pulitura, consolidamento, integrazioni plastiche e ritocco pittorico.
Fino a novembre 2016 le opere saranno esposte nel nuovo Museo degli Innocenti inaugurato il 23 giugno 2016.