6.Festival Internazionale del Cinema - Premio Ciak di Calabria 02.01.12
6.Festival Internazionale del Cinema - 2. Gennaio 2012 Cine teatro Aroldo Tieri - Serata dedicata alla Star italo canadese Nick Mancuso - Proiezione del film Anna, Teresa e le resistenti con Nick Mancuso, Antonio Tallura, Antonella Civale, Teresa Gullace, Joe Mariano Rigillo, Paolo Turrà. Premio Ciak di Calabria a Matteo Scarfò, Nick Mancuso, Paolo Turrà e Giovanni Scarfò.
Il cinema nella scuola
La settimana Incom 01579 del 24/09/1957
Il cinema nella scuola
Descrizione sequenze:Brescia: rassegna di cinedidattica ; l'on. scagli visita la mostra organizzata in occasione della rassegna ; testate specializzate: Lanterna, Filmstrips e altre ; un proiettore della Incom ; all'on. Scaglia vengono illustrati proiettori e materiali didattici esposti ; un lavagna che abbina all'ardesia il telone dello schermo ; coppe e bobine inpalio ; discorso di Scaglia al pubblico presente, il prof. Branca comunica i vincitori del concorso per film cinedidattci ; il delegato riceve il primo premio della bobina d'oro, poi l'Incomscuola riceve la bobina d'argento ; il delegato dellaMagis riceve una coppa ;
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Langella
Francesco Langella è il direttore scientifico della Biblioteca internazionale per ragazzi Edmondo De Amicis e il presidente dell’Associazione Nazionale biblioteche, bibliotecario dal 1984, ma prima ancora pedagogista. Nel corso della nostra intervista ci ha parlato della sua lunga esperienza in mezzo ai ragazzi. Ha iniziato a 20 anni con attività di doposcuola per i pavoniani, è stato volontario per un’organizzazione che si occupava di infanzia abbandonata, si è poi occupato nuovamente di attività doposcuola ma questa volta per il servizio integrativo scolastico comunale, è stato poi anche direttore nelle colonie del Comune e si è dedicato ai centri estivi e ai parchi Robinson. Sono state tutte esperienze straordinarie e formative, dal punto di vista gestionale ma soprattutto pedagogico. Langella ha avuto modo di conoscere esperti pedagogisti che si possono considerare maestri, cita Bini, Gosio, Montobbio e poi l’amico Vigo.
Diventato bibliotecario, ha continuato il suo lavoro di pedagogista, anche all’interno delle biblioteche, con tanti progetti mirati (dislessia, disagio minorile…), ma il lavoro a cui è più legato è quello della lettura ad alta voce. La lettura ad alta voce è spesso sottovalutata, ma ha una grande importanza, non solo perché riesce a trasmettere l’amore per i libri ai bambini che non hanno ancora la padronanza della lettura in autonomia, ma anche perché crea un rapporto di interazione tra lettore e ascoltatore: “le storie contengono vita, lo scambio di storie è uno scambio di vita”, afferma Langella. La lettura ad alta voce è unità, integrazione, e anche rispetto delle regole, perché l’ascolto dell’altro è fatto di rispetto dell’altro e di rispetto di regole. Si pensa che la lettura ad alta voce sia fatta solo per i bambini piccoli, ma l’ascoltatore può essere anche un bambino più grande, un ragazzo, anche un adulto, infatti anche per gli adulti è importante sviluppare la capacità di ascolto e anche con loro si può creare quello scambio e quella spinta di energia. Quando si scopre la lettura ad alta voce spesso ci si innamora di questa abitudine e adesso in effetti si sta diffondendo. Ma ci vorrebbe uno sforzo per diffonderla maggiormente. Le biblioteche dovrebbero diventare il centro propulsivo, ma potrebbero occuparsene anche le associazioni, giovani volontari…
Langella ci parla poi di quella che sarà la nuova biblioteca di Molassana. Una nuova struttura può essere uno stimolo anche per la comunità, può portare un nuovo interesse da parte degli abitanti, ma ci vorrebbero delle sinergie, dei progetti per l’infanzia e per gli anziani, insomma dovrebbe diventare una biblioteca intergenerazionale. Ci vorrebbe il supporto delle associazioni, possibilmente l’apporto di giovani. “La biblioteca dovrebbe però aprirsi, anzi spalancarsi” dice Langella, per creare opportunità educative culturali e anche di intrattenimento, offrire attività diverse. Dalla nuova sede della biblioteca e magari da un nuovo cinema di quartiere (che potrebbe risorgere, perché no, proprio dalle ‘ceneri’ del vecchio cinema Nazionale) potrebbe partire il “sogno di Molassana”.
E a proposito di sogno, pensiamo al nostro sogno, un Festival del libro della Valbisagno, e chiediamo a Langella che cosa ne pensa. La Valbisagno ha una storia importante dal punto di vista culturale e pedagogico e negli anni passati ci sono già state delle esperienze di manifestazioni legate al libro, lo stesso Municipio ha supportato degli eventi considerevoli, per cui sarebbe fattibile e auspicabile. Certo festival ne esistono molti, per cui bisognerebbe riuscire ad organizzarlo in modo da differenziarlo, sicuramente portando autori, magari illustratori, inserendo attività vivaci, dove si possa interagire. Si potrebbe cercare una peculiarità, una connotazione specifica, per esempio un tema legato all’ambiente. Un festival ha bisogno di un supporto finanziario, si dovrebbero allora cercare degli sponsor.
Nella cultura è comunque sempre importante il supporto delle istituzioni. Le stesse librerie indipendenti sono riuscite a fiorire maggiormente laddove hanno avuto un supporto politico.
Da questo punto di vista in Valbisagno tante cose sono state cominciate, ora bisognerebbe fare un passo avanti e nei prossimi anni vedere dei bei risultati concreti.
Insieme si può!
MEIS: architetture per un museo 3/4
domenica 8 maggio 2011, ore 11.00: Palazzo dei Diamanti
Inaugurazione della mostra
MEIS: architetture per un museo
a cura di Carla Di Francesco (Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia - Romagna)
Dall' 8 maggio al 12 giugno
dalle ore 10.00 alle ore 18.00
dal martedì alla domenica
lunedì 9 maggio e giovedì 2 giugno aperto
Nell'aprile 2010 la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia Romagna d'intesa con il Comune di Ferrara e la Fondazione MEIS ha bandito il Concorso Internazionale volto all'individuazione del miglior progetto per il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah. La giuria del concorso ha concluso i suoi lavori nel gennaio 2011, visionando ben cinquantadue proposte fatte pervenire da gruppi di progettisti di tutto il mondo. Il tema del concorso era di per sé delicato per la richiesta dell'Ente banditore di trasformare l'ex complesso delle carceri di via Piangipane in un luogo aperto alla città, reinserendo nella nuova configurazione architettonica almeno una porzione significativa dell'edificio preesistente. Il compito dei concorrenti, dunque, era quello di pensare una struttura in grado di trasformarsi in museo e centro di produzione culturale dedicato alla storia ed all'attualità dell'Ebraismo in Italia, nell'ambito di un dialogo tra antico e nuovo che si è rivelato il vero punto focale delle proposte. Ne scaturisce un variegato e significativo panorama di soluzioni progettuali, a testimonianza dell'interesse suscitato dal tema. Palazzo dei Diamanti ospiterà dall'8 maggio i cinquantadue progetti esaminati, permettendo nel contempo di comprendere il contesto urbano di riferimento e di approfondire le peculiarità dell'architettura scelta per il futuro Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah.