38 di 41 I longobardi di Cividale
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Cividale del Friuli è tra le città italiane che meglio testimonia il passato longobardo del nostro paese; quei due secoli durante i quali il Regno dei Longobardi (568 d.C. – 774 d.C.) insediò una nuova dominazione politica sulle maceria dell’Italia romana, finché non fu sconfitto e spodestato dai Franchi di Carlo Magno. Cividale del Friuli è in qualche modo la via d'accesso obbligata per entrare nelle vicende di questo popolo germanico. È qui, infatti, nell’antica Forum Iulii romana, fondata secondo la tradizione da Giulio Cesare nel primo secolo a.C., che i Longobardi stabiliscono il loro primo centro, fondando il Ducato dei Friuli; è qui che i Longobardi raggiungono la massima raffinatezza artistica e architettonica, nella parte finale della loro parabola storica, alla fine dell'ottavo secolo; ed è qui che ha i natali Paolo di Warnefrit - giunto fino a noi come il dotto Paolo Diacono, autore di quella Historia Langobardorum che rappresenta una delle fonti principali sulla storia di questo popolo. Questa puntata, realizzata in collaborazione con ArcheoFrame – Università IULM Milano, è un viaggio nella Cividale Longobarda. Dagli oggetti rinvenuti nelle necropoli longobarde cividalesi, (armi, gioielli, fibule, ecc.) che ci raccontano gli usi e i costumi delle prime generazioni arrivate in Italia al seguito del leggendario Re Alboino. Al preziosissimo manoscritto dell’Historia Langobardorum, un codice del IX secolo che rappresenta la più antica copia esistente del testo di Paolo Diacono, conservato proprio a Cividale. Alle magnifiche testimonianze conservate nel Museo Cristiano di Cividale: il Tegurio del patriarca Callisto e l’Altare del duca Ratchis. Sino al maestoso Tempietto Longobardo con i suoi incantevoli stucchi, che rappresenta l’apice dell’arte longobarda. Ad accompagnarci in questo viaggio, due importanti storici del Medioevo come Paolo Delogu e Stefano Gasparri, storici dell’arte come Marina Righetti e Saverio Lomartire, e altri testimoni che ci aiuteranno a ricostruire un’immagine più corretta e suggestiva di questo popolo e del ruolo che giocato nella storia italiana. Un’immagine che la storiografia ottocentesca (da Manzoni in poi) aveva contribuito a rendere fosca e priva di qualsiasi valore. Ma che oggi può essere vista sotto una nuova luce. Non è un caso che la Cividale longobarda (insieme ad altri sei luoghi della nostra penisola: Brescia, Castelseprio-Torba, Campello sul Clitunno, Spoleto, Benevento e Monte Sant’Angelo) fa parte oggi di un sito seriale riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.
Ermanno Arslan: I Barbari in Italia. La memoria storica: Paolo Diacono, Erchemperto.
Ermanno Arslan: I Barbari in Italia. La memoria storica: Paolo Diacono, Erchemperto. Ciclo: Archeologia e antichi testi, a cura dell’Associazione Lombarda Archeologica (A.L.A.) in collaborazione con la Biblioteca Centrale Palazzo Sormani ”Sala del Grechetto”. Milano, 6 aprile 2017
PALIO DI S.DONATO 2012 @ Cividale del Friuli
24/26 Ago 2012 - Palio di S.Donato @ Cividale del Friuli
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CIVIDALE DEL FRIULI, Udine
Cividale del Friuli, o semplicemente Cividale (Cividât in friulano standard Zividât in friulano centro-orientale , Čedad in sloveno , è un comune italiano di 11157 abitanti della provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia.
In base alla legge regionale 26/2014 Riordino del sistema Regione - Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia, Cividale del Friuli è sede della UTI del Natisone di cui fa parte con i comuni di Buttrio, Corno di Rosazzo, Drenchia, Grimacco, Manzano, Moimacco, Premariacco, Prepotto, Pulfero, Remanzacco, San Giovanni al Natisone, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna e Torreano.
Fondata da Giulio Cesare con il nome di Forum Iulii, da cui poi ha preso il nome tutta la regione, divenne il capoluogo longobardo del Friuli.
La città, ai tempi dei romani, era chiamata Forum Iulii. La tradizione la indica come fondata da Giulio Cesare: «Forum Iulii ita dictum, quod Iulius Caesar negotiationis forum ibi statuerat»[8]. Il toponimo Forum Iulii potrebbe, invece, aver avuto origine dalla gens Iulia, che ha lasciato nella zona diverse altre testimonianze nei nomi attribuiti ai luoghi della regione. Tra il VII e l'VIII secolo venne chiamata Civitas Forum Iulii. Alla fine dell'VIII secolo Paolo Diacono la citava come Civitas vel Castrum Foroiulianum. Nel X secolo, essendo allocata nella parte orientale del regno di Lotario, cominciò a chiamarsi Civitas Austriae. Abbreviando il nome ufficiale, la popolazione la denominò Civitate(m), da cui discesero i nomi locali di Sividàt, Zividàt, Cividàt e successivamente, intorno al XV secolo, prima in ambito letterario, quello di Cividale. La presenza umana nella zona dove oggi sorge Cividale risale a epoche piuttosto antiche, come attestato dalle stazioni preistoriche del Paleolitico e del Neolitico trovate appena fuori della città; ad esse si aggiungono abbondanti testimonianze dell'Età del Ferro e della presenza veneta e celtica risalenti sino al IV secolo a.C. La strategica posizione di questo primitivo insediamento indusse i Romani a stabilirvisi, fondando forse alla metà del II secolo a.C. un castrum, di ovvia natura militare, il quale fu in seguito elevato da Giulio Cesare a forum (mercato) e per tale motivo la località assunse il nome di Forum Iulii poi divenuto identificativo di tutta la regione. Successivamente la località fu elevata a municipium, venendo ascritta alla tribù romana Scaptia e assurse infine al rango di capitale della Regio X Venetia et Histria allorché Attila rase al suolo Aquileia nel V secolo .
Monumento equestre di Marcantonio di Manzano, condottiero cividalese, appartenente alla nobile famiglia dei di Manzano, morto eroicamente nel 1617 durante l'assedio di Gradisca.
Scongiurato dopo quasi un trentennio il pericolo dei turchi, i quali pure in queste zone compirono razzie e violenze sino al 1499, nel primo Cinquecento scoppiò la guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai e l'Impero tentò di occupare la città assediandola con le armate del duca Enrico VII di Brunswick nel 1509, ma dopo un'epica lotta i cividalesi riuscirono a far desistere l'esercito alemanno. Quest'ultimo, tuttavia, riuscì comunque a occupare Cividale due anni più tardi, ma solo per poche settimane, dovendo abbandonare la città anche a causa di un terremoto e di una pestilenza. Attorno al 1530 la città perdette la gastaldia di Tolmino e le annesse miniere di mercurio d'Idria: ciò ne decretò un'inesorabile decadenza economica oltre a una marginalizzazione geografica e in seguito viaria dalla quale non ebbe mai più modo di riprendersi. Più di una volta si tentò di riportare a Cividale la sede del patriarcato d'Aquileia ma invano, con l'eccezione di Nicolò Donà nel 1497 .
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Trame longobarde: tra architettura e tessuti fino ad ottobre alla Rocca Albornoziana di Spoleto
Uno straordinario lavoro di ricostruzione, sulla base dei dati archeologici, un viaggio per scoprire la vita quotidiana dei longobardi attraverso tessuti, abiti e monili prodotti da questa straordinaria civiltà: inaugura giovedì 16 marzo (ore 12.30) al Museo Nazionale del Ducato alla Rocca Albornoziana di Spoleto la mostra ‘Trame longobarde: tra architettura e tessuti’, visitabile fino al 30 luglio a Spoleto MUSEO del DUCATO ROCCA ALBORNOZIANA
italia langobardorum Comune di Spoleto Regione dell'Umbria IIS Sansi Leonardi Volta Casa di Reclusione di Spoleto Museo del Ducato
a cura di Giorgio Flamini e Glenda Giampaoli
La mostra dopo quattro anni torna a Spoleto, alla Rocca Albornoziana, in una veste rinnovata e ampliata, dopo gli allestimenti a Monte Sant’Angelo, Brescia, Benevento. Sono previste nuove tappe a Cividale del Friuli, Museo Nazionale dell’Alto Medioevo a Roma, Ferentillo, Abbadia San Salvatore (provincia di Siena).
I tessuti e le bordure sono stati realizzati nella Casa di Reclusione di Spoleto dai detenuti del corso di tessitura, con i telai dell’IIS Sansi Leonardi Volta, dopo uno straordinario lavoro di studio e ricostruzione di trame e orditi desunte dalle scoperte archeologiche. La composizione dell’abito maschile e femminile è stata realizzata con attenti confronti iconografici uniti alle poche fonti letterarie (Historia Langobardorum di Paolo Diacono), il risultato è un’accurata proposta delle antiche tecniche di tessitura e di taglio e cucito dell’abito altomedievale. Sono rappresentati i diversi ceti sociali completati da accessori realizzati dai detenuti del Liceo Artistico ristretto. Il visitatore condotto da icone equine e lance tra reperti dei secoli dal IV all’VIII incontra i protagonisti di trame longobarde davanti a grandi fondali fotografici della basilica di San Salvatore, di cui può ammirare i dettagli e i particolari decorativi, per contemplare infine la composizione dei Duchi di fronte al presbiterio della basilica patrimonio della città e dell’Umanità.
La mostra, curata da Glenda Giampaoli e Giorgio Flamini, con il confronto scientifico di Donatella Scortecci, è stata realizzata grazie alle risorse della Regione Umbria, legge regionale 24 del 2003 progetto “Musei che hanno stoffa”, del MiBACT, legge 77 del 2006 a sostegno dei siti UNESCO e dall’Associazione stessa per il valore scientifico, didattico illustrativo e sociale.
Si tratta di un progetto nato da una eccezionale collaborazione tra enti e istituzioni, dal Comune di Spoleto alla Regione Umbria, dall’Istituto Sansi Leonardi Volta, alla Casa di Reclusione di Spoleto, al Museo Nazionale del Ducato coordinati e diretti dall’associazione Italia Langobardorum (l’ente che gestisce il sito UNESCO dei Longobardi che include le evidenze monumentali di 7 città: Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio, Campello sul Clitunno, Spoleto, Benevento, Monte Sant’Angelo) e dall’Ufficio UNESCO di Spoleto.
gavettoni all'agraria di Cividale
aghe par dut!!!!!!
MOLFETTA. INAUGURATO IL MUSEO DEL RISORGIMENTO E DELLA GRANDE GUERRA
MOLFETTA - Dopo un attento lavoro di restauro e di risistemazione degli ambienti, grazie a valenti e giovani ingegneri ed architetti, è stato inaugurato in via San Pietro, nel centro storico di Molfetta il Museo del Risorgimento e della Grande Guerra.
Il museo è stato intitolato al capitano Domenico Picca di cui ricorre il centenario della morte e chiude una serie di iniziative che hanno preso il via lo scorso 4 novembre con la deposizione di una corona proprio presso la sua casa natale dove si è svolta una cerimonia commemorativa a cui è seguito un convegno storico sulla figura del decorato militare molfettese intitolato: “Il volto dell’ eroe, il valore dell’ uomo”.
La cerimonia, a cui hanno preso parte autorità civili e militari, le associazioni combattentistiche e d’arma, alcuni reduci e parenti del capitano Picca, è stata organizzata dall’ ANMIG e dall’ Associazione Eredi della Storia, rappresentate entrambe dal direttivo con i loro presidenti.
E’ stato il giovane ricercatore dell’ Associazione, l’ing. Andrea de Gennaro ad illustrare ai presenti come è nato il Museo, le peculiarità, le fasi del restauro, i cimeli conservati, le chicche che custodisce. In questo compito è stato affiancato da Sergio Ragno che ha raccontato le ore trascorse per rendere fruibile al pubblico il museo, restaurando tutti gli oggetti di grande valore affettivo donati nel tempo.
E’ stata poi ribadita l’ importanza dei giovani che stanno custodendo e portando avanti questo importante bagaglio storico tramandato dai nostri avi. E’ toccato poi al presidente dell’ Associazione Eredi della Storia, il dott. Michele Spadavecchia tracciare la figura storica del capitano Picca, che affrontò le difficoltà della Grande Guerra conducendo il battaglione in azioni vittoriose. Sacrificò la sua giovane vita per la Patria meritandosi la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
A tenere le fila degli interventi l’ avvocato Nico Bufi, presidente ANMIG, che ha salutato i numerosi presenti e di volta in volta accolto i numerosi ospiti tra cui il vescovo Mons. Domenico Cornacchia, le autorità militari, il generale Giuseppe Picca, parente del decorato e alcuni anziani soci centenari.
Un altro giovane ricercatore dell’ Associazione, l’ing. Biagio Stoia ha tracciato il forte legame fra la Chiesa molfettese, i suoi vescovi e l’ Associazione: Ha ricordato alcuni episodi salienti legati a Mons. Gioia, Mons. Salvucci, Mons. Bello, Mons. Martella. Ognuno ha lasciato un segno indelebile.
Subito dopo la benedizione si è proceduto allo scoprimento della targa del museo, momento molto sentito e coinvolgente.
E’ seguita la visita al contenitore culturale che contiene solo una piccola parte di divise, reperti, documentazione, fotografie e cimeli in possesso delle associazioni, derivanti da donazioni di privati.
I presidenti dei sodalizi auspicano quindi che si possa trovare una sede più grande ed idonea ad ospitare tutto il prezioso materiale storico perché i giovani conoscano il passato attraverso la microstoria dei loro predecessori e nello stesso evitino di commettere gli stessi errori.
Come ha detto il Vescovo, mai più guerre riconoscendo il valore e il sacrificio dei nostri caduti.
Paola Copertino
alteRMiX quartet - Recording Sessions
alteRMiX quartet - Recording Sessions
MINI DOCUMENTARIO - 2019
Scopri di più ⬇
Un breve video che fa luce sul progetto alteRMiX, su chi sono i suoi componenti e sulla nascita di AMX, primo disco del quartet.
Un progetto interamente nato e realizzato in Friuli Venezia Giulia - Italia.
Regia a cura di Simone Vrech.
Con:
Noela Ontani - flauti e voce
Andrea Zampieri - clarinetto e voce
Giovanni Grisan - chitarra
Federico Pace - percussioni
Un ringraziamento particolare a Valentino Cimenti, Gianni Cimenti, Gianluca Pace, Alessandro Floreani ed Elisabetta Olivo per aver messo le loro competenze al servizio della nostra musica.
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Intervento in lingua Friulana, tenutosi il 29/01/2016 presso la sede della Società Filologica Friulana, all'interno del ciclo diincontri organizato dalla Società Friulana di Archeologia Dialoghi tra passato e futuro
Relatore: Gabriele Zorzi, presidente dell'associazione La Fara
in camera
vianney se dirije a su compartimento
todas estabamos en familia
lo q estar lejos de casa hace
muecas raras, tenia algo en el diente xD ew.