Giornata delle Oasi wwf 20-5-12 h 19_30 Tgr rai Friuli Venezia Giulia
La Giornata delle Oasi WWF si celebra oggi in tutta Italia con un pensiero rivolto alla tragedia di Brindisi avvenuta ieri e al terremoto di questa notte, e viene dedicata alla tutela della natura come presidio contro l'illegalità, il degrado, i rischi connessi alla fragilità del territorio, richiamando la necessità di un'azione più incisiva delle istituzioni, che deve concretizzarsi in maggiore coordinamento e coerenza nella pianificazione e in un rafforzamento del sistema di vigilanza e controllo.
Ancora una volta la fragilità dell'Italia appare in tutta la sua drammatica evidenza. I dati che vengono ogni volta ripetuti rafforzano l'indignazione del momento ma vengono poi dimenticati, travolti da politiche quotidiane lontane dalle priorità degli interventi di messa in sicurezza del territorio. Durante lo speciale Oasi WWF di Ambiente Italia, settimanale della testata giornalistica italiana che ha seguito la giornata in diretta, il WWF ha ricordato i numeri del dissesto e del rischio sismico in Italia: negli ultimi ottanta anni 5.400 alluvioni, 11.000 frane e smottamenti con danni stimati in 20 miliardi e 5581 Comuni in aree a rischio idrogeologico, mentre è a rischio sismico il 70% del territorio italiano, con un totale di 2965 su 8102 Comuni inclusi nelle prime tre fasce di rischio sismico e 30.000 terremoti medio/forti avvenuti negli ultimi 1000 anni (vedi approfondimento in coda).
Il WWF ha dedicato la campagna Oasi di quest'anno ad alcune delle aree più fragili del nostro paese, quali sono quelle costiere, dove si è consumata ogni forma possibile di insediamenti sbagliati e abusivi, e dove quel 30% sopravvissuto a speculazioni e infrastrutture è quanto mai prezioso e da preservare contro ogni tentativo di trasformazione. Il consenso della campagna Un mare di Oasi per te, avviata nelle scorse settimane per tutelare tre preziose aree costiere italiane, ha consentito al WWF di siglare l'accordo con la proprietà di Scivu ad Arbus e garantire formalmente la nascita della nuova Oasi WWF sulla costa sarda. Ma alla luce della tragedia di Brindisi, che ha profondamente colpito la società civile e tutti coloro che lottano per liberare il paese dall'illegalità, anche ambientale, l'Associazione ha deciso di concentrare i fondi finora raccolti in primo luogo sulla bonifica della spiaggia delle Cesine, in Salento -come segno di vicinanza e presidio in un territorio minato dall'illegalità e drammaticamente colpito dalla tragedia. I cinque chilometri di spiaggia che costeggiano la Riserva Naturale e Oasi WWF delle Cesine verranno presto liberati dai rifiuti che li assediano da anni, e restituiti in tutta la loro bellezza e vitalità al territorio e agli italiani.
Valle Grotari e Giornata delle Oasi WWF 20-5-12 h 14_30 Tgr rai Friuli Venezia Giulia
La Giornata delle Oasi WWF si celebra oggi in tutta Italia con un pensiero rivolto alla tragedia di Brindisi avvenuta ieri e al terremoto di questa notte, e viene dedicata alla tutela della natura come presidio contro l'illegalità, il degrado, i rischi connessi alla fragilità del territorio, richiamando la necessità di un'azione più incisiva delle istituzioni, che deve concretizzarsi in maggiore coordinamento e coerenza nella pianificazione e in un rafforzamento del sistema di vigilanza e controllo.
Ancora una volta la fragilità dell'Italia appare in tutta la sua drammatica evidenza. I dati che vengono ogni volta ripetuti rafforzano l'indignazione del momento ma vengono poi dimenticati, travolti da politiche quotidiane lontane dalle priorità degli interventi di messa in sicurezza del territorio. Durante lo speciale Oasi WWF di Ambiente Italia, settimanale della testata giornalistica italiana che ha seguito la giornata in diretta, il WWF ha ricordato i numeri del dissesto e del rischio sismico in Italia: negli ultimi ottanta anni 5.400 alluvioni, 11.000 frane e smottamenti con danni stimati in 20 miliardi e 5581 Comuni in aree a rischio idrogeologico, mentre è a rischio sismico il 70% del territorio italiano, con un totale di 2965 su 8102 Comuni inclusi nelle prime tre fasce di rischio sismico e 30.000 terremoti medio/forti avvenuti negli ultimi 1000 anni (vedi approfondimento in coda).
Il WWF ha dedicato la campagna Oasi di quest'anno ad alcune delle aree più fragili del nostro paese, quali sono quelle costiere, dove si è consumata ogni forma possibile di insediamenti sbagliati e abusivi, e dove quel 30% sopravvissuto a speculazioni e infrastrutture è quanto mai prezioso e da preservare contro ogni tentativo di trasformazione. Il consenso della campagna Un mare di Oasi per te, avviata nelle scorse settimane per tutelare tre preziose aree costiere italiane, ha consentito al WWF di siglare l'accordo con la proprietà di Scivu ad Arbus e garantire formalmente la nascita della nuova Oasi WWF sulla costa sarda. Ma alla luce della tragedia di Brindisi, che ha profondamente colpito la società civile e tutti coloro che lottano per liberare il paese dall'illegalità, anche ambientale, l'Associazione ha deciso di concentrare i fondi finora raccolti in primo luogo sulla bonifica della spiaggia delle Cesine, in Salento -come segno di vicinanza e presidio in un territorio minato dall'illegalità e drammaticamente colpito dalla tragedia. I cinque chilometri di spiaggia che costeggiano la Riserva Naturale e Oasi WWF delle Cesine verranno presto liberati dai rifiuti che li assediano da anni, e restituiti in tutta la loro bellezza e vitalità al territorio e agli italiani.
Taranto, in spiaggia si schiudono le uova: la corsa verso il mare di 77 piccole tartarughe
È la penultima schiusa della stagione. Ed è da record: 77 uova su 81 depositate. A Torre Ovo, nella Marina di Torricella (Taranto), le piccole tartarughe Caretta caretta sono riuscite a raggiungere il mare dopo essere state vegliate dai volontari del Wwf per oltre un mese. Grazie al supporto di una luce calda, gli esemplari hanno seguito il percorso che li ha portati in acqua. È stato evitato così il pericolo di essere attratte dai lampioni della vicina litoranea e finire in strada. L'Oasi Wwf Pantano di Policoro, che ha curato l'organizzazione coordinata dal biologo marino Gianluca Cirelli, ha avuto il supporto speciale di volontari del luogo come Oreste D'ippo per la costruzione del corridoio, oltre che del sindaco Michele Schifani. Questa zona del Tarantino si conferma luogo privilegiato per questa specie a rischio estinzione. A ottobre si attende l'ultima schiusa a 500 metri dalla spiaggia teatro del lieto evento della scorsa notte. Ma è tutto l'arco Ionico da Rossano calabro fino a risalire il Salento ad aver regalato numeri confortanti: dieci nidi per quasi un migliaio di uova in totale . .Di Gino Martina,
Il Parco del Monte Linas Gonnosfanadiga Autore: Ivano P.
Il Monte Linas in Gonnosfanadiga con i suoi 1236 S.L.M., rappresenta una delle più vaste catene montuose della Sardegna, situata a Nord/Ovest di Cagliari. Di notevole interesse, sono le numerose Cime, che formano i Canaloni di una bellezza unica, le numerose Cascate, la Flora endemica, la Fauna, e i Boschi secolari che fanno da Cornice..
Villaggio Minerario Abbandonato di San Leone ~ Aprile 2015 | Viaggiare in Sardegna
Esplorazione del villaggio abbandonato nei pressi della miniera di San Leone, fondata dai primi minatori francesi nel 1861 e dismessa definitivamente nel Gennaio del 1963.
L'insediamento di archeologia industriale immerso nel verde si trova in località Cirifeddi, non lontano dai monti di Gutturu Mannu.
Per questione di tempo non ho potuto visitare tutto il complesso, ma solo la parte alta dove è presente il vecchio villaggio, un agglomerato di edifici di epoche diverse e alcune pittoresche miniere.
Se volete un nuovo video sull'interno complesso industriale ( compresi due hotel abbandonati! ) lasciate un mi piace e un commento, vedrò di tornarci prossimamente!
Come raggiungerlo:
Il giacimento ferrifero di San Leone è situato nel Sulcis settentrionale.
L'accesso più agevole é attraverso l'area industriale di Cagliari, seguendo le indicazioni per l'oasi del WWF di Monte Arcosu, giunti presso l'incrocio per Santadi si prosegue dritti e si arriva al sito minerario.
Si può raggiungere anche da Capoterra seguendo quello che era il vecchio percorso della ferrovia verso nord-ovest.
Storia:
Nel 1861 la Societè Anonyme des Auts Fourneaux, Forge set Accieries, Petit Gaudet et C. di Rive de Gier ( Loire-Francia) acquistò 360 ettari d terreno includenti le masse ferrifere, da alcuni permissionari per lire 1400.
Nel 1863 accordata la concessione, sotto la direzione del Ing. L. Gouin iniziò la coltivazione del giacimento minerario.
Venne inoltre costruita una strada ferrata lunga 15,4 km per il trasporto del materiale su locomotiva a vapore, che collegava la miniera con la spiaggia della Maddalena ( presso Capoterra ).
La domenica del 2 aprile del 1865 dalla stazione della miniera di San Leone partì per il suo viaggio inaugurale il primo convoglio ferroviario della Sardegna.
Nella spiaggia della Maddalena fu realizzato un ponte d'imbarco lungo 200 metri, per mezzo del quale piccole barche trasportavano il minerale sui grandi bastimenti ancorati a largo.
Il minerale estratto dalla miniera di San Leone veniva trasportato ai forni fusori della Società concessionaria in Francia.
Per il trasporto del minerale all'interno dei cantieri minerari venne costruita una piccola ferrovia di servizio, mentre per quelli più lontani una funivia.
I lavori di coltivazione continuarono a cielo aperto fino a che il diminuire degli affioramenti, ed il calo del prezzo del ferro costrinsero la società a sospendere l'estrazione del minerale.
Tutto questo è evidenziato nella relazione sulle Condizioni dell'Industria mineraria sarda nel 1871 redatta dal deputato Quintino Sella.
Nel 1868 il costo totale per tonnellata ( estrazione-trasporto-imbarco ) ammontava a 16,36 lire a tonnellata, mentre il valore dichiarato dai produttori per il materiale di prima qualità era di 11 lire a tonnellata è evidente quanto la Società mineraria fosse in perdita.
Dopo un lungo periodo di inattività i lavori ripresero nel 1877 fino al 1884 con una produzione di circa 13.000 tonnellate annue. Fu la piaga della malaria a costringere ad una nuova inattività la miniera.
Dal 1886 fino al 1922 vi furono altri piccoli tentativi di risveglio della coltivazione, ma con scarsi risultati a causa anche dell'alto costo del minerale di San Leone.
Nel 1922 fu revocata la concessione e la miniera passò al demanio.
Nel 1937 la società Breda aveva eseguito dei lavori di esplorazione con un programma di valorizzazione che però a causa degli eventi bellici non fu attuato.
Nel 1950 la concessione fu ceduta alla Società Mineraria e Siderurgica Ferromin che mise in luce un quantitativo di minerale pari ad alcuni milioni di tonnellate e costruì un importante impianto di trattamento del minerale.
Inoltre ai piedi dei cantieri a cielo aperto sorse il villaggio minerario, con grandi palazzine che sostituirono quelle vecchie realizzate da Gouin.
Enormi edifici in cemento armato ospitarono gli impianti di trattamento, mentre la ferrovia fu smantellata perché si optò per un più agevole trasporto su camion.
La chiusura della laveria nel gennaio del 1963 anticipò di poco la chiusura della miniera.
Negli anni 1970-75 i terreni ed i fabbricati vennero venduti ad una industria alimentare a cui tutt'oggi appartiene.
FONTE:
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Parco regionale dei Sette Fratelli (7 Fradis) - Monte Genis.m2ts
Il Parco regionale dei Sette Fratelli - Monte Genis, con i suoi 58,846 ettari di estensione, è tra i più estesi parchi della Sardegna.Il parco si estende a sud-est della provincia di Cagliari e interessa 9 comuni. Occupa parte del Sarrabus e del Campidano di Cagliari.È una zona poco abitata; l'unico centro abitato di tutto il parco è Burcei, che risulta completamente circondato dal parco.La strada principale che attraversa il parco è la SS 125.Quasi tutti i monti del parco non raggiungono i 1000 metri d'altezza. L'unico monte che supera questa quota è il Serpeddì, un monte aguzzo che domina il Basso Campidano e il Golfo degli Angeli, che tocca i 1069 metri d'altezza.Nel parco scorrono diversi ruscelli che poi danno vita ad alcuni corsi d'acqua di media importanza con una portata maggiore.Le montagne sono ricoperte per la maggior parte da una rigogliosa lecceta e da querce da sughero.
Queste montagne sono l'habitat naturale del cervo sardo sottospecie del Cervo europeo. Nel parco ne vivono circa 350 esemplari che costituiscono circa il 35% della popolazione mondiale di questi cervidi. Nel parco vivono anche 5 coppie di Aquile Reali. Altri mammiferi presenti sono il Gatto selvatico, la Martora, il Cinghiale, il Muflone e il Daino.
Rosa tramonto
17 giugno 2017
Attività per lo studio e la conservazione della fauna selvatica: Centro_Nazionale_inanellamento.mpg
Le conseguenze ambientali delle attività umane dirette (modifica, frammentazione, distruzione degli habitat) o indirette (mutamento climatico globale) necessitano di indicatori efficaci che ne possano descrivere e misurare gli effetti sulla biodiversità. A tale riguardo gli uccelli rappresentano il gruppo di organismi meglio noto a livello internazionale. Essi si caratterizzano anche per le serie di dati storicamente più estese e rappresentano gli organismi più diffusamente utilizzati quali bio-indicatori della qualità ambientale e delle conseguenze del riscaldamento globale.