Sessa Aurunca città d'arte, cultura e tradizioni
Video a cura dell'Associazione Turistica Pro Loco Sessa Aurunca (CE)
prolocosessaaurunca.it
responsabile progetto
Rosario Ago
riprese e montaggio
Angelo Palmieri
riprese aggiuntive
Interzone Visions Srl
voce narrante
Francesco Rizzi
postproduzione
STUDIOPALMIERI.IT
Sessa Aurunca (CE)
brano Làudibus Phoèbum Fecùndum
progetto L'esperienza del teatro
Liceo Classico Agostino Nifo
Sessa Aurunca (CE)
compositore ed esecutore
Nicola Simone
autrice
Rosa Nicolò
interpreti
Carola Sophie Abbate
Monica Vellucci
registrazione
STUDIO12
Falciano del Massico (CE)
si ringrazia per la collaborazione:
Dott. Luigi Tommasino
Sindaco del Comune di Sessa Aurunca
Sua Ecc.za Mons. Orazio Francesco Piazza
Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca
Dott. Bernardo Mazzeo
Presidente Associazione Turistica Pro Loco Sessa Aurunca
Francesco Di Marco
Ciro Marcigliano
Gaetano Mastrostefano
Don Roberto Palazzo
Umberto Valletta
Amalia Vingione
[ TEANO ] ■○■ BY Mark Lo Stallone
■ TEANO ■
Il territorio era stato frequentato in epoca protostorica e la città venne fondata nel IV secolo a.C. come capitale dal popolo italico dei Sidicini, facente parte degli Osci[3]: a quest'epoca sono attribuiti i resti tuttora esistenti delle mura pre-romane. La città era situata in posizione strategica sulla via Latina (odierna Via Casilina), tra Suessa e Cales.
Nel 340 a.C. i Sidicini furono alleati con i Latini e i Campani contro Roma, nella guerra latina.
Si oppose agli attacchi dei Sanniti prima e dei Romani dopo. Con la conquista romana, Teano divenne quindi municipio romano (Teanum Sidicinum) con propria monetazione. Ottenne lo stato di colonia sotto Augusto.
Secondo Strabone era in epoca augustea la maggiore città della parte interna della Campania dopo Capua, raggiungendo al culmine del suo sviluppo una popolazione di circa 50.000 abitanti.[senza fonte]
In questo periodo, di grande sviluppo urbanistico, si estese dalla sommità del colle verso la pianura, e si arricchì di edifici pubblici: un anfiteatro, un Foro, un teatro - tempio di età tardo repubblicana e ampliato nella media età imperiale, con capienza stimata a circa 5000 persone, templi e strutture termali.
Nella prima metà del IV secolo divenne sede episcopale, soppressa tuttavia nel periodo tra il 555 e l'860. Fu espugnata nel 594 dai Longobardi del duca Arechi I, e fu sede di una contea longobarda e insediamento militare a guardia del confine. Fu governata in quest'epoca da un gastaldo, dipendente da Capua (Landenolfo, il nipote Ajenardo, Adelgisi e Maginolfo si successero nella carica nel corso del IX secolo). Dopo aver fatto parte della contea di Capua, Teano e Caserta (Pandenolfo), fu quindi contea indipendente dal 981, sotto Landolgo e Gisulfo, figli di Pandenolfo.
Nel IX secolo vi si trovavano tre monasteri benedettini. Nel monastero di San Benedetto si rifugiarono temporaneamente i monaci dell'abbazia di Montecassino, in seguito alla distruzione della loro sede (22 ottobre 883) e all'uccisione dell'abate Bertario per mano dei Saraceni. I monaci portarono con loro parte del tesoro abbaziale e l'originale della regola scritta dal fondatore e per circa 30 anni rimasero a Teano, finché un incendio distrusse il monastero e la regola.
Nella curia comitale di Teano vennero redatti due dei quattro Placiti cassinesi ( probabilmente primissimi documenti scritti in lingua italiana[senza fonte]), il Placito di Teano dell'anno 963 e il Memoratorio, conservati nell'archivio storico dell'abbazia di Montecassino conseguentemente al rientro dei benedettini, che li portarono con loro.
Federico II, dopo la sua incoronazione ad imperatore, rese demaniali le città di Sessa Aurunca, Teano e Mondragone. Successivamente, mentre Federico era impegnato in Siria per la crociata, l'esercito papale ne approfittò per impadronirsi con la forza di Teano, Calvi e tutte le terre dei figli di Pandolfo, cioè del territorio dell'antica contea longobarda di Teano. L'imperatore, ritornato in Italia nel 1229, riconquistò le città e nell'ottobre dello stesso anno le truppe del pontefice, di stanza a Teano, si arresero a Federico.
Via Appia Roma- Guida turistica di Roma ALessandro Innocca
VIA APPIA
La via Appia Antica è una delle più famose strade romane di cui siano rimasti grandi tratti. La sua importanza è testimoniata dal soprannome che gli stessi Romani gli avevano attribuito: regina viarum (regina delle strade). Collegava l'Urbe a Brindisi, il più importante porto per la Grecia e l'Oriente nel mondo dell'antica Roma; i lavori di costruzione iniziarono per volere del censore Appio Claudio Cieco nel 312 a.C., che ristrutturò e ampliò una strada che metteva in comunicazione Roma e le colline di Albano, successivamente fu restaurata durante il governo di Augusto, Vespasiano, Traiano ed Adriano. In seguito alla caduta dell'Impero Romano, questa strada cadde in disuso fino al momento in cui Papa Pio VI la riportò in attività grazie ad un nuovo restauro, per poi ricadere nuovamente all'abbandono fino all'Età Rinascimentale. L'Antica Via Appia collegava Roma, partendo dai pressi delle Terme di Caracalla, con Ariccia, il Foro Appio, Terracina, Fondi, Itri, Formia, Minturno, Sessa Aurunca e Capua; in seguito all'ampliamento del 190 a.C. giungeva a Benevento e Venosa, poi fu prolungata fino a Bari e Brindisi. Rispetto ad altre vie, si distingueva positivamente per la precisione con cui fu realizzata, degna dei migliori ingegneri moderni, che ne permetteva la percorribilità con qualsiasi condizione meteorologica e con ogni mezzo grazie al particolare tipo di pavimentazione che la caratterizzava: grandi pietre levigate e perfettamente combacianti agevolavano la circolazione anche in caso di pioggia, (che invece rendeva difficile il cammino dei mezzi di trasporto a ruote sul semplice sterrato), e poggiavano su uno strato di pietrisco che assicurava il drenaggio. Quasi sempre rettilinea, la larghezza di quattro metri abbondanti, permetteva la circolazione in entrambi i sensi e i crepidines (marciapiedi) agevolavano anche quella pedonale. Sulla Via Appia apparvero anche per la prima volta le pietre miliari, (cippi iscritti utilizzati per scandire le distanze lungo le vie pubbliche romane). Queste innovative tecniche rivoluzionarie permisero alla Repubblica e all'Impero Romano di costruire una vastissima rete stradale. Si sono preservati fino ad oggi vasti tratti della strada originale, alcuni tuttora percorsi quotidianamente da automobili. Soprattutto vicino Roma, numerosi sono i resti di tombe e catacombe romane risalenti alle prime comunità cristiane, e vista la presenza di questi reperti archeologici, molte volte è stata proposta l'istituzione di un'area protetta che garantisca la preservazione di queste ricchezze. Per questo il 10 novembre 1988 è stato istituito il Parco Naturale Regionale Appia Antica con un'area di circa tremilacinquecento ettari, esteso nei comuni di Roma, Ciampino e Marino. Quasi parallela a quella antica, venne costruita nel 1784 una Nuova Via Appia che collega Roma a Brindisi.
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